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Estratto del documento

C

Circolante

D

Depositi M

Quantità moneta

R

Riserve cr=R/D

Riserve/depositi cl=C/D

Circolante/depositi

mm

Moltiplicatore H=C+R

Base monetaria M=C+D=mmH

Offerta di moneta

Inflazione:

consiste in un aumento del livello generale dei prezzi; in Europa la BCE è indipendente dai governi ed ha il

compito di contenere l’inflazione a livelli minimi (3%, dal trattato di Maastricht, valore medio del 1991).

Deflazione:

­ Debiti che aumentano;

­ Prezzi che si abbassano: i consumatori, prevendendolo, attendono l’acquisto. Se c’è crisi l’attesa la

peggiora.

Teoria quantitativa della moneta:

afferma che variazioni nell’offerta nominale di moneta comportano variazioni equivalenti del livello dei

prezzi (e dei salari monetari), ma non hanno alcun effetto sul prodotto e sull’occupazione.

Illusione monetaria:

­ I soggetti economici soffrono di illusione monetaria quando confondono valori nominali con valori

reali;

­ Il benessere dei soggetti dipende dalle variabili reali e non da quelle monetarie;

­ Se tutte le variabili nominali (prezzi e reddito) crescessero allo stesso tasso, il reddito reale sarebbe

lo stesso.

Iperinflazione: 8

Macroeconomia Anno 2014-2015

situazione in cui l’inflazione raggiunge livelli particolarmente elevati. In questi periodi vi è una “fuga dalla

moneta”: la gente trattiene minore quantità possibile di moneta. La necessità di stampare moneta a causa di

deficit di bilancio può essere una causa che contribuisce ad innescare e alimentare questa situazione: una

lunga inflazione è accompagnata da crescite dell’offerta di moneta.

Sconfiggere l’inflazione:

­ Nel lungo periodo si può ottenere solo con un basso tasso di crescita dello stock di moneta;

­ La transizione da una alta a una bassa inflazione può essere molto dolorosa se le aspettative si

modificano lentamente;

­ Una politica credibile può velocizzare il processo di aggiustamento.

Tasso di disoccupazione (1° tasso)

Percentuale di disoccupati (che sono in cerca di lavoro) rispetto alla forza lavoro (comprende coloro che

hanno un lavoro o che ne stanno cercando uno)

Fl=U/(E+U)

E=occupati (employed) U=disoccupati (unemployed)

Domanda di lavoro (2° tasso)

Tasso di occupazione (Dom.Lav./Popol.) <­ popolazione e DDL (occupati + posti vacanti) <­ elasticità della

domanda di lavoro alle variazioni del valore aggiunto (Var.Dom.Lav./Var.V.A.) <­ Valore aggiunto PIL

Se il PIL cresce del 2% di quanto varia l’occupazione (domanda di lavoro)? Jobless recovery: l’occupazione

non aumenta pur aumentando il PIL.

Offerta di lavoro (3° tasso)

Tasso di attività o partecipazione (Forze di lavoro/popolazione) <­ Offerta di lavoro (forse lavoro= occupati +

disoccupati) e popolazione

Istat

Unemployed: ha cercato lavoro nelle ultime 3 settimane ma non l’ha trovato

Neet: inattivi, scoraggiati, lavoratori in nero

Quando scende la produzione, e il PIL, scende anche l’occupazione.

Se c’è un aumento delle assunzioni, perché aumentano i disoccupati? Perché diminuiscono i Neet. Se

aumenta la disoccupazione e diminuisce il prodotto, diminuisce anche la produttività.

Tipi di disoccupazione

­ Frizionale: tasso minimo di disoccupazione di una società dinamica: persone che stanno cercando

lavoro e persone che si stanno addestrando;

­ Strutturale: disoccupazione dovuta ad una discrepanza tra domanda e offerta di lavoro; occorre

tempo ad un minatore per riqualificarsi nel settore dei software;

­ Disoccupazione ciclica (o Keynesiana): dovuta ad una carenza della domanda aggregata, che genera

un prodotto inferiore al prodotto di piena occupazione; si verifica nel periodo di transizione prima

che i salari e i prezzi si modifichino;

­ Disoccupazione classica (perché per Keynes anche i neoclassici erano classici): dovuta a salari più

alti rispetto al salario che garantirebbe un equilibrio tra domanda e offerta di lavoro.

• Disoccupazione volontaria: quando un lavoratore sceglie di non accettare un lavoro al salario

corrente; 9

Macroeconomia Anno 2014-2015

• Disoccupazione involontaria: quando un lavoratore accetterebbe un lavoro al salario corrente, ma

non lo trova.

Isteresi

L’ipotesi di fondo che una riduzione (di breve periodo) della domanda di lavoro possa comportare una

riduzione permanente dell’offerta di lavoro. Questo contribuisce a spiegare l’alta e persistente

disoccupazione in Europa negli anni ’80.

Cause della disoccupazione

La domanda di lavoro è una domanda derivata perché dipende dalla domanda dei beni.

L’insufficiente domanda di lavoro può dipendere da:

­ Domanda di beni bassa, per ragioni cicliche o a causa di politiche deflazionistiche;

­ Domanda di beni insufficiente a causa di una scarsa competitività: 1) costi troppo alti, 2) bassa

produttività, 3) scarsa innovazione;

­ Domanda di beni insufficiente per l’esiguità degli effetti compensativi del progresso tecnico.

Rimedi alla disoccupazione

­ Più efficienza del sistema (pubblica amministrazione, criminalità, ecc.);

­ Meno pressione fiscale;

­ Più scolarizzazione;

­ Più attività a tempo parziale;

­ Meno orario di lavoro, più turni;

­ Più produttività attraverso la flessibilità contrattata del lavoro;

­ Ricerca e sviluppo;

­ Più attività innovativa;

­ Formazione professionale;

­ Più espansione delle attività ad alto contenuto;

­ Più volontariato.

TEORIA ECONOMIA PRIMA DELLA GRANDE CRISI DEL ’29 – LAISSEZ­FAIRE

1) Il mercato garantisce massima libertà di scelta. I consumatori differenziano il consumo secondo i propri

gusti e le proprie disponibilità, massimizzando la propria utilità. I produttori massimizzano i profitti.

2) Il mercato seleziona i produttori più efficienti.

3) Il perseguimento dell’interesse individuale consente di raggiungere un ottimo sociale ­ mano invisibile.

4) Il mercato fornisce informazioni utili agli agenti. I prezzi svolgono una funzione allocativa come indici di

scarsità (i prezzi sono segnali) e una funzione distributiva nel determinare le quantità che i consumatori

possono acquistare.

5) Il mercato possiede dei meccanismi di autoregolazione.

6) Se non vi sono impedimenti artificiali, sul mercato del lavoro si stabilisce un salario tale che non vi è

disoccupazione involontaria.

6bis) Data l’occupazione di equilibrio, risulta determinato il livello della produzione e del reddito, che

corrisponde al livello di pieno utilizzo delle le risorse disponibili (lavoro e capitale). Assenza di

disoccupazione.

LO STATO SI DEVE LIMITARE A GARANTIRE L’EFFICIENZA DEGLI SCAMBI, TUTELANDO LA

CONCORRENZA E LA PROPRIETA’ DEI BENI, MA INTERFERENDO IL MINIMO POSSIBILE SUL

FUNZIONAMENTO DEI MERCATI.

TEORIA NEOLIBERISTA – LO STATO MINIMALE F. von Hayek 1899­1992 (N.P. 1974)

TEORIA KEYNESIANA

1) Se i redditi generati dalla produzione di beni e servizi non vengono interamente spesi in investimenti e

consumi si genererà una carenza di domanda. Di conseguenza parte della produzione rimarrà invenduta.

10

Macroeconomia Anno 2014-2015

2) Gli investimenti dipendono dalle aspettative degli imprenditori. Se le aspettative sono negative, a causa

dell’incertezza, portare vicino allo zero il tasso di interesse non è sufficiente (trappola della liquidità,

inefficacia delle politiche monetarie).

3) L’ammontare degli investimenti, insieme ai consumi, determina il livello della produzione e reddito.

4) Il livello del reddito determina il livello di occupazione.

5) Se il livello di reddito è inferiore a quello di piena occupazione si crea disoccupazione.

6) Un aumento degli investimenti o della spesa pubblica determina un aumento più che proporzionale del

reddito ­ moltiplicatore keynesiano. L’IMF stima che in Italia attualmente il moltiplicatore corrisponda a 1, 7.

7) L’economia di un Stato no funziona come quella di una famiglia perché:

a) In una famiglia se aumenta il consumo o l’investimento, si riduce il risparmio o aumenta l’indebitamento,

ma ovviamente non aumenta il reddito. Viceversa se in uno Stato aumenta il consumo o l’investimento, ciò

fa aumentare il reddito. In uno Stato il consumo o l’investimento di qualcuno è reddito di qualcun altro.

b) Una famiglia non può stampar moneta, la banca centrale può stampare moneta e acquistare titoli del debito

pubblico.

PROPOSTE

1)Nei periodi di crisi politiche monetarie e fiscali espansive (riduzione del tasso d’interesse, aumento della

quantità di moneta attraverso l’acquisto del debito pubblico, riduzione delle imposte, aumento della spesa

pubblica, sussidi di disoccupazione); nei periodi di espansione politiche monetarie e fiscali restrittive

(riduzione della spesa pubblica e aumento delle imposte).

2) Politiche redistributive che aumentino la domanda di consumi (detassazione dei redditi bassi con alta

propensione al consumo, sussidi, prestazioni di servizi sanitari, istruzione, assistenza ai disabili e agli

anziani).

3)Regolamentazioni dell’attività bancaria che evitino lo scoppio di bolle speculative.

LA TEORIA KEYNESIANA DOMINA FINO ALLA FINE DEGLI ANNI ’60:

­ ANNI ’30: IL NEW DEAL.

­ 1950­1960: 1953 REMISSIONE DEL 50% DEL DEBITO DELLA

GERMANIA, PIANO MARSHALL. GLI ANNI DELLA GRANDE

CRESCITA ECONOMICA.

­ DALLA META’ DEGLI ANNI ’70: LA STAGFLAZIONE

(DISOCCUPAZIONE + INFLAZIONE) DEGLI ANNI ‘70

CRISI DEL PENISERO KEYNESIANO: POLITICHE FISCALI ESPANSIVE PER RIDURRE LA

DISOCCUPAZIONE AVREBBERO AUMENTATO L’INFLAZIONE.

RITORNO DEL LAISSEZ­FAIRE

a)DEREGOLAMENTAZIONE DEI CONTROLLI BANCARI. CRESCITA ENORME DELLA FINANZA.

b)PERICOLI INSITI NELL’INTERVENTO STATALE:

1) Elevato costo di ottenere le informazioni sulle preferenze individuali e possibile incompetenza.

2) Meccanismi decisionali lenti e rigidi. Elevati costi amministrativi (peso della burocrazia). Struttura degli

incentivi distorta (i burocrati non pagano per i propri errori). Mancanza di concorrenza.

3) “Cattura del regolatore” mediante attività lobbistica.

4) Elevata pressione fiscale.

c)FIDUCIA NEL POTERE AUTOREGOLATORE DEI MERCATI.

POLITICHE NEO­LIBERISTE

­ Lasciare che i mercati si riequilibrino da soli, riduzione del deficit grazie a tagli della spesa pubblica

(investimenti e servizi).

­ Incentivi agli investimenti privati.

­ Recupero di competitività attraverso le rifor

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Publisher
A.A. 2015-2016
19 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MarikaTFabbri di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Morroni Mario.