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prototipo
Caserini: : Ma l’amor mio non muore! dei diva-film, genere di film che costruiva
immagine e racconto sulla base del carisma della prima attrice. Il “monumento” è il corpo
dell’attrice.
L’esordio cinematografico di Caserini risale al 1906 (veniva dal teatro), nella sua carriera il 1913 fu un
momento speciale: aveva finalmente fondato una casa di produzione tutta sua, la Film Artistica Gloria, essa
aveva autonomia produttiva. Gira numerosi film, ma il cinema è ormai cambiato; si trova davanti due
possibilità:
Cercare di emulare il nuovo genere alla moda, il kolossal spettacolare
Cambiare completamente genere e inventare qualcosa di nuovo
Tentò entrambe le strade. Nel 1913 Lyda Borelli, prima donna del teatro italiano accetta di girare due film
per la sua casa produttrice, questo aiutò il riconoscimento artistico del cinema, che, fino ad allora, era visto
con antipatia negli ambienti del teatro drammatico. Caserini voleva costruire intono all’attrice e al suo
potenziale un nuovo tipo di cinema, in cui tutto ruotasse attorno al corpo e ai movimenti della diva.
Sperimenta quindi la costruzione di uno spazio adatto al cinema che aveva in mente, basato sulla tendenza
italiana di utilizzare inquadrature in profondità di campo. Ottenne grandissimo successo della critica e fu il
maggiore successo del regista.
IL FILM
Ma l’amor mio non muore! Fu il primo diva-film italiano. Il tipo di donna incarnato dalla Borelli ebbe un
grande eco nella società italiana. 1910: data simbolica di inizio del divinismo con attrice danese (donna
passionale che sacrifica tutto per amore); per ragioni di tipo sociale e morale (borghese e cattolica) questo
genere non ottenne inizialmente consensi in Italia.
Ma l’amor mio non muore! Cucì addosso a Lyda Borelli il personaggio di Elsa Holbein. Vittima bellissima di
un destino avverso; come Violetta Valery (la Traviata) e Margherita Gauthier (la signora delle
camelie)non può amare liberamente il suo compagno senza arrecargli danno. Differenza: queste eroine
avevano effettivamente qualcosa da farsi perdonare; Elsa no.
Il personaggio di Elsa è in continua evoluzione: inizialmente felice,vivace e un po’ viziata. Alla fine del film
sarà caratterizzato da movimenti lenti, languore ed espressione nostalgica comportamenti dovuti agli
eventi e non connaturati al suo carattere.
Lo sdoppiamento dell’immagine pubblica con quella privata, sottolineata dall’uso dello pseudonimo di
Diana Cadoleur (panni della donna fatale) è un tema cardine del film. In camerino Diana/Elsa svelerà la sua
vera natura di donna fragile,sofferente; nonostante ke avversità la diva dotata di bellezza talento ed
eleganza dimostra di essere provvista di un acuto senso morale. Il film non lesina dettagli volti a fugare ogni
possibile dubbio sulla condotta della protagonista. Il suo vero antagonista non è Sthar, bensì il destino.
Scena del passaggio alla frontiera elsa come ingresso al regno dei morti, la Borelli cammina lenta,vestita
di nero, si avvicina alla MDP come uno spettro e da quel momento il suo atteggiamento cambia.
La diva si ispira a pose teatrali e ne trae atteggiamenti ( spostarsi indietro i capelli con le mani in segno di
disperazione, appoggiare il mento sul dorso della mano per rappresentare la riflessione ecc..). per
un’attrice di prosa passare al cinema era difficile: sfida tecnica, lo schermo imponeva di esprimersi senza