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STRATEGIE COMUNI TRA ACQUISIZIONE SPONTANEA O GUIDATA DI L2 E APPRENDIMENTO DI LS
Secondo alcune ipotesi, l'apprendimento di una L2 segue i processi di acquisizione della L1.
In un contesto migratorio, la varietà parlata dagli immigrati può dipendere da fenomeni di
chiusura e distanza sociale rispetto ai gruppi di parlanti nativi) che porta a fenomeni
ENCLOSURE (
di pidginizzazione o di convergenza.
Questa varietà non è un pidgin, ma un'interlingua => varietà della lingua d'arrivo in cui si
individuano tracce della L1.
LA DESCRIZIONE DELL'INDAGINE
L'oggetto di studio è l'interlingua degli arabofoni marocchini che parlano l'italiano come L2.
Ci sono due procedure con cui si può analizzare l'interlingua:
1- individuazione delle aree grammaticali della L2 difficili da apprendere
2- valutazione della distanza della L2 dallo standard (approccio adottato)
Si è applicata un'analisi di tipo trasversale => analisi sincronica della produzione di un gruppo di
parlanti marocchini che costituiscono un campione omogeneo per la L1 e la lingua input.
I parlanti sono stati intervistati secondo un criterio:
-intervista libera
FASE I: libertà di racconto degli informatori (biografia linguistica, background socioculturale,
cultura d'origine);
FASE II: il parlante descrive ciò che avviene in alcune vignette estratte da un libro per
l'apprendimento dell'arabo;
FASE III: produzione di alcune parole in lingua italiana (rappresentazione grafica);
FASE IV: al parlante è richiesto di elencare le parole in dialetto marocchino per indurlo a produrre
fonemi caratteristici dell'arabo.
Ne è risultato che la situazione linguistica delle comunità immigrate si configura come:
bilinguismo (uso alternato dei codici: L1 e L2 interscambiabili)
– diglossia (distribuzione funzionale dei codici) = (A) lingua paese ospitante, (B) lingua nativa
–
Quindi si avrà:
Vedi schema Libro
CAPITOLO 2
L'ACQUISIZIONE FONOLOGICA
sistema intermedio in continua evoluzione tra la lingua di partenza e la
NOZIONE DI INTERLINGUA:
lingua d'arrivo.
Ci sono diverse teorie sull'acquisizione fonologica della L2:
"transfer" della L1 sulla L2, che può essere positivo quando sta a sottolineare che la L1
– facilita l'acquisizione della L2, o negativo, se è causa di interferenze e determina errori nella
produzione della L2.
Nel 1987 Major propone un modello per l'acquisizione fonologica della L2 basato
– sull'interazione tra fenomeni di interferenza e fattori di sviluppo linguistico
nel corso degli anni comincia aprendere piede la fonologia generativa. Nella grammatica
– generativa si presuppone l'esistenza di una grammatica universale, modello di riferimento
per lo studio dell'acquisizione di L2.
LA PERCEZIONE INTERLINGUISTICA
Ci sono due diversi approcci sullo studio della percezione:
1- percettivo --> fonetico
2- rappresentativo --> fonologico
a livello interlinguistico esiste un rapporto tra la capacità di produrre e quella di percepire i suoni
della L2. La conoscenza di una L1 condiziona il processo di acquisizione di L2. Ciò spiega perchè i
parlanti possono avere difficoltà a produrre determinati contrasti fonologici (foreign accent).
L'esperienza dell'ascoltatore è alla base del processo di interiorizzazione dei confini percettivi della
propria lingua e della categorizzazione dei suoni linguistici in genere.
Le difficoltà percettive possono dipendere da un'interferenza fonetica.
PERCEPTUAL ASSIMILATION MODEL (PAM): gli ascoltatori assimilano i suoni non nativi
alle categorie della lingua nativa sulla base di somiglianze nei gesti articolatori della produzione.
SPEECH LEARNING MODEL (SLM): i diversi sistemi fonologici (L1 e L2) hanno conseguenze
sulla percezione. In età adulta è difficile percepire e acquisire le caratteristiche fonetiche della L2
che nella L1 non sono distintive a livello fonologico.
Quando si apprende una L2 si crea una relazione di dipendenza tra le strutture di L1 e L2,
individuate mediante la comparazione interlinguistica. Dal confronto emergono le aree in cui vi è
corrispondenza tra i due sistemi fonologici, i cosiddetti "holes in the system".
Il principio fondamentale dello SML consiste nello stabilire una distinzione tra suoni "nuovi" e
"simili": i primi sono quelli per i quali non esiste un'esatta corrispondenza con nessun fonema
nativo; i secondi sono quelli che vengono assimilati percettivamente ad alcuni suoni della L1 e
quindi risultano bersagli di fenomeni di transfer.
L' acquisizione più problematica è quella di categorie simili alla L1 perchè secondo quanto
dimostrato con lo SLM, i suoni simili della L2 vengono associati a quelli della L1 creando
fenomeni di transfer.
Secondo lo SLM, se i suoni della L2 sono diversi da quelli della L1 l'apprendente non nativo non
riuscirà a percepirli e di conseguenza a riprodurli.
CAPITOLO 3
IL SISTEMA VOCALICO
CONFRONTO TRA INTERLINGUA E ITALIANO TARGET
SISTEMA TONICO A CONFRONTO
Dall'analisi spettro-acustica è emerso che nella produzione non nativa le vocali si collocano in
un'area più ridotta e centralizzata.
Centralizzazione vocalica: processo di riduzione timbrica che acusticamente si caratterizza come
uno spostamento delle vocali verso il centro dello spazio uditivo con perdita della loro distintività.
Si fa dunque riferimento alla realizzazione di una vocale indistinta centrale, detta schwa:
in arabo marocchino è fonologica;
– in alcune lingue è il risultato di un fenomeno di riduzione timbrica di una vocale (in italiano
– è a causa della ipoarticolazione: velocità d'eloquio, stile del parlato)
nell'interlingua dipende dall'interferenza della L1
–
lo spazio del sistema quadrivocalico dell'arabo marocchino è più ridotto e più centralizzato rispetto
alla distribuzione nello spazio acustico delle vocali italiane.
Quindi i parlanti non nativi, percependo le vocali della L2 attraverso le categorie fonemiche della
L1, producono le vocali non native muovendosi nello spazio acustico della L1.
Dato che l'arabo non ha vocali toniche e atone, ma lunghe e brevi per i valori medi di F1 e F2, i
valori medi delle vocali lunghe dell'arabo vengono confrontati con i valori delle vocali italiane in
posizione tonica.
Il triangolo vocalico dell'intelingua è in posizione intermedia rispetto all'italiano nativo (spazio
maggiore) e all'arabo marocchino (spazio minore).
SISTEMA ATONO A CONFRONTO
Lo spazio vocalico dell'interlingua è compreso all'interno del trapezio vocalico dell'italiano nativo
(in cui l'area del sistema vocalico atono è più circoscritta a causa dell'ipoarticolazione) con
distinzione / , / / / a causa di fenomeni di ipercorretivismo.
Per analizzare la distribuzione delle vocali cardinali nell'interlingua, le vocali atone dell'interlingua
sono state rapportate alle vocali dell'italiano nativo e a quelle brevi dell'arabo marocchino.
Quindi l'arabo marocchino è caratterizzato da uno spazio più circoscritto (la distanza tra le vocali
cardinali è inferiore).
DURATA VOCALICA
Il transfer fonologico della L1 ha effetti anche a livello soprasegmentale, ad esempio
nell'acquisizione di strutture ritmiche.
Non si riuscirà a percepire e ad acquisire quella categoria della L2 che è basata su caratteristica
fonetia non presente in L1 per segnalare un contrasto. (es: contrasto di quantità)
Tuttavia secondo alcuni studiosi il fatto di avere o no esperienza con il contrasto fonologico di
quantità non influisce sulla percezione e sulla produzione della durata vocalica perchè questa gode
di una priorità percettiva della lingua.
Confrontando interlingua e italiano nativo è emerso che le vocali della prima sono più lunghe (forse
per la strategia di raggiungimento del target i parlanti tenderebbero ad allungare la vocale per
raggiungere il timbro della vocale target e per non incorrere nella centralizzazione)..
infatti nell'interlingua si ha una durata ridotta nel caso di realizzazione centralizzata della vocale
soprattutto se quella target è tonica.
NB: la durata dei segmenti è connessa ad una serie di fattori dipendenti dal livello segmentale e di
natura prosodica (struttura sillabica, ritmica, ecc.)
DURATA E ACCENTO LESSICALE
Accento: ha natura contrastiva ==> individua nella catena parlata una certa unità segmentale
rispetto ai foni adiacenti. In italiano è distintivo è il suo correlato acustico è la DURATA, che
realizza l'ooposizione tra tonicità e atonia.
Nell'interlingua la durata è correlata all'ACCENTO LESSICALE: le vocali atone sono più brevi
rispetto a quelle toniche e il rapporto di durata tra tonica ed atona è inferiore a quello per l'italiano.
Quindi in interlingua la durata vocalica ha un ruolo marginale per la segnalazione dell'opposizione
accentuale.
Questo perchè in italiano la quantità non è pertinente, mentre in arabo è distintiva ed ha la funzione
di segnalare contrasti fonologici all'interno del sistema. L'arabo ricorre, per rendere l'opposizione
tonica/atona, alla frequenza fondamentale, all'intensità, ecc.
DURATA E FREQUENZA FONDAMENTALE
In Italiano il parametro della realizzazione acustica dell'accento è la durata, in arabo marocchino
(L1 degli informanti) la durata è fonologica: il parametro acustico primario per indicare l'accento
.
lessicale è la F
In L2 i parlanti in base ad esperimenti effettuati, dovendosi avvalere in maniera ridotta della durata
per segnalare l'opposizione dell'accento lessicale, non ricorrono a ciò che è utilizzato in L1 (la F.)
Potrebbe essere che, per raggiungere il timbro target, i parlanti allunghinole vocali con aumento
della F.
DURATA E TIPOLOGIA SILLABICA
Esiste un rapporto tra durata e struttura sillabica. In interlingua si verificano l'allungamento della
vocale tonica in CV (vocale in sillaba aperta) e una durata inferiore per la vocale tonica in CVC
(vocale in sillaba chiusa)
CV= è maggiore rispetto all'italiano nativo: forse è la strategia per riprodurre il timbro della vocale
target senza causarne la centralizzazione.
"target"= varietà diatopica d'italiano parlata a Roma e Viterbo
CAPITOLO 4
MARCHE CONSONANTICHE "Target
L'insieme di fenomeni che caratterizzano l'interlingua costituiscono il macrofenomeno del
undershoot" (mancato raggiungimento del target