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PALATALIZZAZIONE
L'ultimo testo che abbiamo visto ci fa capire delle cose. Sui modelli lirici siciliani si forma la liricatoscana e anche la lirica settentrionale della generazione precedente a Dante; questa generazione accoglie e riutilizza i sicilianismi che trova nelle trascrizioni toscane e che da quel momento diventano bagaglio lessicale e morfologico della poesia italiana. A partire da questo momento si afferma il prestigio della poesia fiorentina e toscana che ben presto guadagna autorevolezza, è molto diffusa, prodotta in notevole quantità, e inizia un capitolo nuovo nella storia della lingua e della letteratura. Esaurita l'esperienza siciliana, i poeti toscani si impongono come i più autorevoli prima ancora di Petrarca. Nel 1332, primo trattato di metrica volgare italiana scritto dal padovano Antonio da Tempo dedica un capitolo alla domanda "perché scriviamo in toscano?", e scrive che il toscano è più adatto delle.
altre lingue all'uso letterario, è più diffuso ed è comprensibile a un pubblico più vasto. Questi sono i tratti che consentiranno al fiorentino di affermarsi. Nei documenti in prosa, letterari o testi pratici, vediamo un più schietto mantenimento delle forme locali, non c'è una tradizione in prosa toscano-fiorentina capace di imporsi così precocemente, anche se va detto che scorgiamo anche nei testi in prosa una certa tendenza alla diluizione dei tratti più marcatamente connotanti. Molta della produzione in prosa 200-300esca si colloca come VOLGARIZZAMENTO, termine tecnico che sta per mettere in volgare un testo latino o francese. Molti importanti testi in prosa della nostra tradizione è composta da volgarizzamenti. "Volgarizzare" non significa tradurre, chi procedeva con questa pratica ci metteva molto del suo, aggiungendo o togliendo a seconda delle sue necessità; è una modalità diappropriazione culturale e linguistica, mettere a disposizione di un pubblico più municipale testi per un pubblico che non conosceva più così bene il latino. SCHEMA DI ANALISI LINGUISTICA DA SEGUIRE NELL'ANALISI DI UN TESTO 1. Si parte sempre dalla GRAFIA. Quello che troviamo scritto, in fotocopia, appena sotto sono solo i nessi latini in particolare "ct" ecc. Digrammi e trigrammi ad esempio "ch" davanti agli esempi. Per "a", "o", "u", il semplice "gl" per la resa di "gli". 2. FONETICA, che si compone di VOCALISMO (TONICO o ATONO, in quest'ordine!) e CONSONANTISMO. Nel vocalismo atono faremo particolare attenzione alle VOCALI FINALI. 3. CONSONANTISMO, le cose da notare qui sono parecchie. Molto importanti sono le evoluzioni dei gruppi con "l", e qui in generale sarebbe bene notare quando un fenomeno avviene all'inizio della parola o all'interno della parola. Ancora piùimportanti i fenomeni derivanti da J (iod), che può essere INIZIALE o INTERNO-INTERVOCALICO e soprattutto nei NESSI CONSONANTICI ("NJ", "TJ"..) devo:
- individuarlo
- risalire all'etimologia anche con l'ausilio del dizionario
- spiegarlo e descriverlo
Noteremo anche gli SCEMPIAMENTI (tipici al nord) e altri fenomeni.
N.B. Nelle nostre analisi punteremo l'attenzione soprattutto su ciò che differisce rispetto all'esito toscano e fiorentino. Milanese, bolognese e napoletano. Analizzare le parole che divergono dall'italiano e che sono tipiche di un'area o dell'altra, salvo alcuni fenomeni da individuare sempre.
DITTONGO SI O NO, ANAFONESI. Vanno sempre riconosciute anche quando coincidono con lo sviluppo fiorentino.
Lo schema d'analisi prevede poi gli ACCIDENTI GENERALI, vediamo tra gli esempi i 6 casi tipici, si possono individuare nell'ordine che si vuole, non per forza in quello segnato.
MORFOLOGIA, per
quanto riguarda i nomi cioè sostantivi si possono segnalare i METAPLASMI numero all'altro, da una declinazione all'altra, ad esempio in italiano antico al nord (passaggi da un possiamo trovare una parola in una declinazione che invece in fiorentino ne segue un'altra ed è metaplasmo di coniugazione. Ad esempio "il lume" in italiano, ma con un metaplasmo di genere possiamo trovare "la lume") La MORFOLOGIA VERBALE è più ricca e complessa, segnalare le forme più interessanti distinguendole con intelligenza cioè per modo e per tempo SINTASSI, non faremo grossi discorsi a questo proposito però come fenomeno dobbiamo indicare tutti i casi di TOBLER MUSSAFIA (vista nella lezione di ieri). Non però nei verbi infinitivi (gerundio, infinito e participio) ma solo nei tempi finiti (indicativo, congiuntivo, condizionale ecc.). "sviluppo di ... in ..." Ad esempio: per la fonetica scrivo OppurePer altri fenomeni posso usare le frecce > . Mancata chiusura della tonica in iato: … … … (tutte le forme in cui compare la forma). In una parola possiamo trovare anche 4 fenomeni diversi e quindi finirà in 4 zone diverse dello schema d’analisi.
Iniziamo a introdurre un importante volgare italiano, IL BOLOGNESE ANTICO. Il bolognese ci ha lasciato parecchi documenti tra ‘200 e ‘300, è una città molto importante, sede dellapiù antica università italiana. Luogo di elaborazione, produzione e diffusione di altissimo livello edalla quale derivano però anche prodotti non solo latini ma anche volgari in prosa e in poesia. Un ruolo importante lo hanno avuto i NOTAI e l’attenzione alla RETORICA nel senso di arte del dire in (sia scritto che orazioni in pubblico), fin dal pieno ‘200 ci da dei testi in volgari con modelli volgari di discorsi o modelli epistolari, veri e propri manuali su come parlare di un
determinato argomento‘200 scrive in volgare i “parlamenta” edin pubblico. I più eccellenti sono Guido Fava, che a metà“epistole”, veri e propri esercizi di discorso ed esercizi epistolari. Altro testo importante sono “learringhe” di Matteo dei Libri. Le arringhe sono discorsi tenuti in pubblico che possono essere diargomento politico ma anche privato.A Bologna abbiamo anche esempi di cronache in volgare, documenti di tipo pratico tra cui estimi,lettere con interessi pratici, regole di ordini religiosi, testamenti. Nel ricco panorama bolognese contaanche un importantissimo commento alla Commedia, Commedia che ha saputo far sviluppare ungenere letterario autonomo che è il commento, sia in volgare ma anche in latino che commentavanoverso per verso la Commedia. È grazie ai commenti che oggi conosciamo nomi e cognomi deipersonaggi che troviamo nella commedia. Dunque uno dei più antichi ed importanti e il primo
ha scritto tre cantiche, è stato scritto da Iacomo della Lana, un bolognese che ha svolto un lavoro enorme. Fortunatamente, il codice più antico che ci è pervenuto è proprio in bolognese. Tuttavia, parleremo di un trattatello moralistico chiamato "fiore di virtù", scritto tra il 1313 e il 1323, un trattato in prosa scritto a Bologna che ha goduto di grande successo fino al 1500. Questo trattatello mette a confronto un vizio e una virtù. Ha avuto tanto successo che sono stati trovati oltre 100 manoscritti, diffusi ampiamente. È stato tradotto in quasi tutte le lingue europee ed è stato molto fortunato. La massima studiosa di questo trattatello è Maria Corti, che ha insegnato qui a Pavia. Ha anche confermato l'origine bolognese del testo e ha identificato l'unico manoscritto realizzato a Bologna, che è anche il più antico. Questo testo, di cui l'autore ha scritto tre cantiche, è stato scritto da Iacomo della Lana, un bolognese che ha svolto un lavoro enorme. Fortunatamente, il codice più antico che ci è pervenuto è proprio in bolognese. Tuttavia, parleremo di un trattatello moralistico chiamato "fiore di virtù", scritto tra il 1313 e il 1323, un trattato in prosa scritto a Bologna che ha goduto di grande successo fino al 1500. Questo trattatello mette a confronto un vizio e una virtù. Ha avuto tanto successo che sono stati trovati oltre 100 manoscritti, diffusi ampiamente. È stato tradotto in quasi tutte le lingue europee ed è stato molto fortunato. La massima studiosa di questo trattatello è Maria Corti, che ha insegnato qui a Pavia. Ha anche confermato l'origine bolognese del testo e ha identificato l'unico manoscritto realizzato a Bologna, che è anche il più antico.Rimaneanonimo ha la sua copia più antica conservata a Siena nella biblioteca degli intronati ed è il manoscritto su cui noi leggeremo dei brani del Fiore di Virtù. Questo codice S dovrebbe essere proprio di quegli anni, cioè l'originale perduto. Secondo la fonetica il titolo che dovrebbe avere è "Flore de vertù e de costume", pubblicato da Volpi l'anno scorso.
Lezione 12
Leggiamo almeno un capitolo dell'opera in prosa in bolognese "Fiore di Virtù". Secondo decennio del '300, trattatello moraleggiante dedicato a Virtù e Vizi, scritto a Bologna. Lo poco posteriore all'originale che non ci è pervenuto.
Leggiamo su un manoscritto proprio bolognese di. È anonimo ma è senz'altro di ambiente bolognese. Composto da 35 capitoli, dispari perché l'ultimo capitolo è dedicato alla Moderanza, la virtù, secondo l'autore, che guida tutte le altre.
Si trovano altridue capitoli in altri manoscritti, si tratta di "aggiunte", dedicati alla moderazioni e a istruzioni praticheper avere una "bona vita", soprattutto rivolte a pratiche di "ben parlare" arringatorie, secondo quellaera molto diffusa tra '200-'300. Quindi 35 capitoli + 2 aggiunte.tradizione trattatistica di oratoria chePer la struttura vedi appunti della lezione precedente.
"Fior di virtù" si presenta in tutti i suoi capitoli come un volgarizzamento in cui l'autore desume davarie fonti, assemblamento di citazioni. La terza componente di ogni capitolo è composta da una seriedi massime, l'autore ha attinto a repertori latini di raccolte di massime e citazioni che ha selezionatoper aggiungerle al suo testo. Anna Maria Corti ha dimostrato nella sua analisi che esistevano già opereenciclopediche medievali di citazioni, l'autore non doveva andare a recuperare i classici greci e
latini. Ha conosciuto una fortuna strepitosa, con più di 100 copie pervenute e traduzioni in moltissime lingue. Nel '400 è stato un libro molto stampato, così anche nel '700 e '800. Era un libro di lettura per i ragazzini che imparavano i primi rudimenti grammaticali, questo ci fa capire l'enorme diffusione di questo testo.
Abbiamo già accennato ai volgarizzamenti, e in che modo si collega alla tradizione arringatoria bolognese tanto è che in alcuni dei manoscritti trecenteschi che sono stati fatti, troviamo in fondo al libro un elenco di esempi di "dicerie" ovvero modi di rispondere e parlare nelle varie situazioni che vengono esemplificate.
L'aspetto linguistico: "S" ci mostra un esempio di prosa bolognese che ci mostra tutte le caratteristiche principali. Di Bologna gli studiosi hanno sempre detto che sin dai suoi primi documenti in volgare (metà '200) Bologna presenta una caratteristica
che è la TENDENZA ANTI-DIALETTALE. Tendenza a liberarsi dei tratti più marcatamente locali per depurare il dettato e tentare una lingua un po' più