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SECONDO CAPITOLO: LA FONOLOGIA
Il primo oggetto della linguistica italiana è la lingua nella sua realtà fonica, articolatoria. L'oralità è essenziale nella lingua, la struttura è un fattore secondario. Quando si parla dei suoni siamo sempre portati a pensare alla grafia che è una convenzione, infatti l'h del verbo avere ha un valore diacritico, non fonico, è un relitto grafico. All'inizio del '900 c'erano persone più che istruite che utilizzavano l'accento per distinguere "ha" da "a", non mettevano l'h.
I FONI: suoni articolati di una qualsiasi lingua. Alcuni hanno la capacità, alternandosi nella stessa posizione, di individuare parole diverse (petto/letto/tetto).
IL FONEMA è la più piccola unità di suono dotata di valore distintivo, è capace quindi di individuare significati diversi alternandosi con altre unità di suono. I fonemi
possono vibrare per produrre suoni. La pronuncia corretta di una parola dipende dalla corretta combinazione dei fonemi che la compongono.trovarsi in posizione unita o scostata (II o ^). Possono entrare in vibrazione aprendosi e chiudendosi rapidamente producendo un fonema sonoro, l'aria passa attraverso le pliche e le fa vibrare quando sono unite. Possono restare inerti producendo così un fonema sordo quando sono scostate, l'aria vi passa attraverso senza farle vibrare. Un suono sonoro si distingue da un suono sordo dalla vibrazione delle corde.
Poi c'è la cavità orale: la prima parte del palato è quella arretrata (palato molle), l'ultima parte è mobile e termina con l'ugola. La parte ultima del palato può trovarsi alzata, e così viene impedita la comunicazione tra bocca e naso e si creano i suoni orali che sono la maggior parte. Quando la parte finale del velo palatino è abbassata si crea un legame di comunicazione tra i due: l'aria fuoriesce anche dal naso e si hanno i suoni nasali: n, m, gn. Con il raffreddore l'aria non può
passare dal naso e qundi si dice babba invece di mamma. Poi gli organi più avanti sono i punti dove può avvenire l’articolazione. Ogni minimo spostamento della lingua crea un suono diverso, è l’organo più importante.
DIFFERENZA TRA VOCALI E CONSONANTI: Le vocali sono pronunciate attraverso il fluire dell’aria dai polmoni che fa vibrare sempre le pliche. Nelle consonati ci sono gli ostacoli diversi tra loro.
In italiano: vocali = sonore, consonanti = sorde e sonore (b, d, g, z, v, ʤ , dz, m, n, gn, r, l , gl e la i e la u, chiamate semiconsonanti, non accentate, seguite da un’altra vocale)
VOCALI
Le vocali toniche (accentate) dell’italiano sono sette: a, e, ε, i, o, ɔ, u
triangolo vocalico
Il suono delle varie vocali cambia a seconda della posizione che la lingua assume all’interno della cavità orale nell’articolarle. Ci sono 7 vocali e non 5. Le vocali labiali sono o aperta, o chiusa e u. La A rappresenta il
massimo grado di apertura della bocca
Nell'articolare la E APERTA, E CHIUSA e la I, la bocca si restringe progressivamente fin quasi a chiudersi con la i. La lingua avanza sul palatoduro. Queste vocali si chiamano PALATALI/ANTERIORI
Nell'articolare la O APERTA, O CHIUSA e la U, la bocca si restringe progressivamente fin quasi a chiudersi con la u. La lingua retrocede sul palatomolle. Queste vocali si chiamano VELARI/POSTERIORI
Per distinguere le due e le due o, si usano gli accenti grave (è,ò), e acuto (è, ó). Le vocali atone, senza accento, sono cinque: a,e,i,o,u.
SEMICONSONANTI: IOD e UAU, si considerano foni in pratica una i e una u nonaccentate seguite da un'altra vocale (ieri, iena, uovo, uomo), ma hanno una durata più breve: per questo sembra che siano a metà tra vocali e consonanti. Vengono rappresentate convenzionalmente con “j” e “w”.
seguita da una
vocale che forma uno iato è piano opposto a pi ano che vuol dire dipio??? SEMIVOCALI: se i e u non sono accentate e non sono seguite MA PRECEDUTE da una vocale (la i di colui) DITTONGHI: insieme di due vocali che formano un'unica sillaba (le semiconsonanti esemivocali non possono mai essere pronunciate da sole, ma necessitano di una vocale di appoggio) Dittongo ascendente: quando è formato da una semiconsonante e da una vocale (piatto, piede, chiodo, piuma, quale, guerra, buono, guida). Quando vengono pronunciati, la voce sale da un elemento atono ad un elemento tonico Dittongo discendente: quando è formato da una vocale e da una semivocale (mai, farei, noi, pneumatico, colui, causa, fai). Quando vengono pronunciati, la voce scende da un elemento tonico ad un elemento atono. TRITTONGHI: gruppi vocalici più complessi, formati da una semiconsonante, una vocale e la semivocale [i] (es. miei, cambiai [j] + vocale + semivocale, suoi, guai [w] + vocale +semivocale.Aiuola [j] + [w] + vocale, inquiete [w] + [j] + vocale)IATO: quando due vocali si pronunciano separatamente e appartengono a due sillabe diverse (quindi quando le vocali vicine non sono né i né u tipo paese,leone,reale oppure quando una delle due vocali, non importa se la prima o la seconda, è una i o una u accentata e l’altra è a,e,o tipo armonia, teina, tua,sue)
Per identificare le consonanti bisogna tener conto di:
- IL MODO DI ARTICOLAZIONE: le consonanti si producono quando l’aria che esce dai polmoni incontra un ostacolo. La loro articolazione può avvenire se il canale espiratorio si chiude completamente si producono consonanti OCCLUSIVE (dette anche momentanee/esplosive), se il canale espiratorio si restringe soltanto si producono consonanti COSTRITTIVE (dette anche fricative/spiranti/continue). LE AFFRICATE sono quelle che risultano dalla fusione di un’occlusiva e di una costrittiva.
- OCCLUSIVE: p, b, t, d, k, g, n, m, gn.
Sono determinate dalla chiusura netta dellabocca (anche per questo durano meno e si chiamano anche momentanee). Quellepure si pronunciano con il velo palatino alzato e non c'è il collegamento tra bocca enaso, quelle nasali si pronunciano con il velo palatino abbassato e c'è il collegamento.
Occlusive orali: p e b, differenza data solo dalla vibrazione delle labbra. Occlusivedentali: t e d, una sorda e una sonora, dipendono dalla posizione della lingua sulpalato. Occlusive velari: consonanti più arretrate, ch e gh, sorda e sonora
COSTRITTIVE: f, v, s, z, sc, r, l, gl. Si pronunciano attraverso un semplicerestringimento, sono suoni che implicano un tipo di ostacolo meno vistoso o forte,questo rende il suono più fluido e duraturo, sono dette per questo anche continue.
AFFRICATE: ts, g, c, z dolci, pf. Le affricate derivano dalla palatalizzazione delle velari.
2. Il luogo di articolazione:
LABIALI: se il blocco del canale respiratorio avviene a livello
delle labbra (b,p,m)DENTALI: se avviene a livello dei denti anteriori (d,t,n)
PALATALI: se avviene a livello del palato anteriore (gn)
VELARI: se il blocco del canale espiratorio si produce all'altezza del velo palatino (k,g)
LABIODENTALI: se il ristringimento del canale espiratorio avviene fra il labbro inferiore e gli incisivi superiori (f,v)
ALVEOLARI: se la lingua tocca gli alveoli degli incisivi superiori (s,z,l,r)
PALATALI: (non occlusive ma costrittive) se nel momento del ristringimento, la lingua si appoggia sul palato anteriore (sc,l)
3. Il tratto della sordità e della sonorità
I fonemi consonantici dell'italiano sono 21, in alcuni casi lo stesso grafema rinvia a due fonemi diversi (c: occlusiva velare sorda/affricata palatale sorda). La h e la i usati nel pronunciare parole con g e c (es. cialda o ghiro) non vengono pronunciate autonomamente: sono SEGNI DIACRITICI -> espedienti grafici che servono per distinguere una pronuncia da
un'altra. 15 consonanti, in posizione intervocalica, possono essere SCEMPIE (tenui:pala) ODOPPIE (intense:palla). Dunque cambia il significato delle parole: Caro /karo/(che havalore fonologico) è diversa da carro /karro/= /kar:o/ suono si allargail TERZO CAPITOLO LA SILLABA è un fonema o un insieme di fonemi che costituiscono un gruppo stabile e frequente. In Italiano per ottenere una sillaba è necessaria la presenza di una vocale SILLABA LIBERA/APERTA: quando termina per vocale (TE-so) SILLABA IMPLICATA/CHIUSA: quando termina per consonante (TER-so) il vocalismo atono dell'italiano coincide con quello del latino volgare Il latino aveva 10 vocali (in posizione tonica) distinguibili in cinque lunghe e cinque brevi. Anche in italiano c'è questa differenza: una vocale seguita da una consonante semplice è lunga, se è seguita da una consonante doppia è breve. Quando il latino si diffuse in Europa e in Africa il senso della quantità
cominciò a perdersi e si trasformò in qualità: i parlanti pronunciarono le lunghe come chiuse e le brevi come aperte. A breve o lunga furono realizzate allo stesso modo, senza differenze nel grado di apertura. E breve, o breve furono continuate come e lunga, o lunga. E lunga, o lunga furono continuate come [e][o]. i breve ebbe lo stesso trattamento di e lunga e divenne [e], u breve ebbe lo stesso trattamento di o lunga e divenne [o]. queste due assimilazioni si spiegano tenendo conto del fatto che la pronuncia di i breve, e lunga/u breve e o lunga doveva essere molto simile e quindi ha dato gli stessi risultati. I lunga, la più chiusa delle vocali palatali, fu pronunciata [i] e u lunga, la più chiusa delle vocali velari, fu pronunciata [u]. dal latino volgare queste trasformazioni si sono riversate su tutte le lingue romanze, compreso l’italiano. La perdita della quantità rappresentò un'osconvo.