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La sillaba

La sillaba è l’unità di pronuncia più estesa di un suono e la più piccola di una parola; è formata da nucleo +

attacco + coda e dal punto di vista articolatorio prevede un incremento della pressione dell’aria, mentre dal

punto di vista acustico il culmine di sonorità corrisponde a un centro di sillaba. (V)

Struttura sillabica: V, CV, CCV, CCCV aperte o libere, terminano con V.

V = vocale

VC, CVC chiuse o implicate, terminano con C.

C = consonante

L’accento

L’accento è un tratto soprasegmentale (o fenomeno prosodico) insieme all’intonazione (che riguarda

l’enunciato e non la singola parola) e può essere: dinamico o d’intensità, aumento della forza espiratoria;

musicale o tonale, aumento o diminuzione delle vibrazioni delle corde vocali; primario (più intenso) o

secondario; tonico (proprio di ciascuna parola) o grafico (nelle parole tronche o nei monosillabi), acuto (‘), per

vocali aperte, o grave (‛), per vocali chiuse. Le sillabe sono definite in diversi modi in base alla posizione

dell’accento: –

. sillaba tonica sillaba e vocale accentate

. sillaba atona non accentate

. sillaba protonica precede la tonica

. sillaba postonica segue la tonica

. sillaba intertonica tra un accendo secondario e uno primario

In base alla posizione dell’accento le parole possono essere:

. piane accento sulla penultima sillaba

– accento sull’ultima sillaba

. tronche –

. sdrucciole accento sulla terzultima

. bisdrucciole accento sulla quartultima

. trisdrucciole accento sulla quintultima

La fonetica sintattica

Le parole non vanno pronunciato una ad una, ma nella normale stringa fonica del parlato. La fonetica

sintattica si occupa di tutti quei fenomeni fonologici che si producono nel contatto tra due parole susseguitesi

nella catena parlata. Ci sono fenomeni che permettono di evitare l’incontro di due vocali, come ad esempio

l’elisione (perdita della vocale finale atona di una parola: di inverno – d’inverno), l’apocope o troncamento

(caduta di un elemento in finale di parola, anche davanti a consonante: buono giorno buon giorno), il

toscano). L’assimilazione può essere: a contatto

raddoppiamento (assimilazione fonetica, tipico del

(regressiva, in+mobile=immobile; progressiva volui-volli), a distanza (vipistello-pipistrello).

Trascrizione fonetica vs fonologica

3. La morfologia

Il principale oggetto di studio della morfologia è la struttura delle parole, analizzando i modi in cui gli elementi

minimi dotati di un significato (morfemi) si combinano tra loro per formare le parole di una lingua. La

morfologia può essere flessiva (desinenze) o derivativa (formazione delle parole da basi lessicali, morfemi

derivativi o affissi).

I verbi, ad esempio, sono formati da radice + vocale tematica (nell’infinito individua le 3 coniugazioni) +

desinenza (individua modi, tempi e persone, di conseguenza si divide in Morfema di tempo/modo/aspetto e

– – –

Morfema di accordo). Es: CANTAVANO : CANT radice; A vocale tematica; V morfema di

tempo/modo/aspetto; ANO morfema di accordo (persona).

Esistono casi di suppletivismo, come ad esempio nel caso del paradigma di andare (and- e vad-); si dice,

pertanto, che vado e vanno sono forme suppletive che sostituiscono forme mancanti di andare.

Morfologia derivativa o formazione delle parole

È il settore della morfologia che si occupa della creazione continua di neologismi e contribuisce allo sviluppo

e all’arricchimento della lingua. Possiamo spiegarlo con un breve esempio: lavoro è l’atto di lavorare,

lavoratore è colui che lavora, da qui: Lavor- è la base lessicale seguita da -atore, uno dei suffissi possibili

Le parole che si formano con l’aggiunta di suffissi prendono il nome di suffissati, mentre

della lingua italiana.

si definiscono prefissati quelle parole che si formano con l’aggiunta di prefissi, ovvero gli elementi pre- e anti-

che precedono la parola. Esistono, poi, i composti, ovvero quelle parole formate da due o più parole (es:

lavapiatti, asciugamano etc.). Diversamente dai prestiti linguistici, la formazione delle parole nei modi

producendo parole che

precedentemente elencati contribuisce ad arricchire la lingua dall’interno,

diventeranno veri e propri vocaboli appartenenti alla lingua.

La base per formare le parole è un morfema lessicale, a cui viene aggiunto un suffisso o un prefisso,

morfemi derivativi. Suffissi e prefissi non hanno un proprio significato, ma lo assumono soltanto in rapporto al

significato della base. Possiamo quindi affermare che la formazione delle parole si divide in tre settori:

suffissazione, prefissazione e composizione.

La suffissazione

La suffissazione, tra le principali regole di aggiustamento, prevede di togliere la desinenza di una parola

prima di aggiungere il suffisso (formal-e -> formal-izzare). Nella maggior parte dei casi, con la suffissazione

una parola cambia anche la sua categoria grammaticale, un verbo può dar luogo ad aggettivi o nomi, ad

esempio; la suffissazione di una parola che rimane nella stessa categoria avviene soltanto nel settore

dell’alterazione (il significato della parola non muta nella sostanza, ma nella dimensione, nella qualità del

referente o nel modo in cui viene percepito dal parlante; ad esempio lavoro ha lo stesso referente di

lavoretto).

I suffissati acquisiscono diverse definizioni in base alla base da cui derivano:

. da un nome denominali

. da un aggettivo deaggettivali

. da un verbo deverbali

Ed anche i suffissati ottenuti sono definiti in vari modi a seconda della categoria di appartenenza (nominali,

aggettivali, verbali). Esistono dei blocchi di derivazione riferiti ai limiti di associazione di basi+suffissi; ad

esempio: da lavare possiamo derivare lavaggio, lavatura, lavata ma NON lavazione, lavamento.

Anche la base può essere modificata, tornando al discorso dei dittonghi mobili (nuovo novità).

Ovviamente ci sono delle regole da seguire nella formazione delle parole, alcune di queste impongono un

determinato ordine degli affissi rispetto alla base (in+scatol+are e mai scatol+in+are), specificano la

categoria sintattica sia della base che del derivato (nome+suffisso=verbo; idea+-are=ideare) e indicano le

proprietà semantiche del derivato, ad esempio il suffisso -aio si aggiunge, nella maggior parte dei casi, a basi

– –

con tratto non umano producendo dei nomi con tratto umano (es: orologio orologiaio; giornale giornalaio).

Paradigmi di derivazione

I rapporti di derivazione che si stabiliscono tra le varie parole di una stessa famiglia possono essere di diversi

tipi, ma si distinguono due schemi (paradigmi) fondamentali:

Paradigma di derivazione a ventaglio, stessa base. Es: Operare -> opera, operatore, operazione etc.

Paradigma di derivazione a cumulo, ciascun suffissato diviene la base per una successiva trasformazione.

– –

Es: globale globalizzare globalizzazione.

Accade, spesso, che in una stessa famiglia di parole siamo presenti entrambi i paradigmi (es: idea -> ideale

-> idealista -> idealistico).

Le linee principali di suffissazione nell’italiano sono:

N -> V: – – –

. -are, -ire (clone clonare, idea ideare, sci sciare). Varianti : -iare (potenziare) -icare (nevicare).

– –

. -eggiare (borsa borseggiare, parco parcheggiare (parcheggio deriva dal verbo, non viceversa).

– –

. -izzare (alfabeto alfabetizzare, indice indicizzare)

– –

. -ificare (deserto desertificare, massa massificare) –

Esistono anche verbi parasintetici nei quali ricorrono sia un prefisso che un suffisso (cappuccio

incappucciare, bandiera sbandierare). Distinguiamo questi verbi secondo i prefissi a + raddoppiamento

della consonante (abbottonare), de (decaffeinare), in (o inn, im, il, ir, i) (inscatolare, innescare, illuminare,

(r)infacciare), s privativo (sbaraccare), s intensivo (sbandierare), di (diroccare), dis (discolpare), tra, tras,

trans (travasare, sostanza transustanziare).

A -> V: – –

. -are, -ire (attivo attivare, calmo calmare)

. -izzare (stabile stabilizzare)

– –

. -eggiare (bianco biancheggiare, largo largheggiare)

. -ificare (beato beeatificare)

Verbi parasintetici dai prefissi: a (allargare), di (dimagrire), in/im (inasprire, impallidire), s privativo (sfoltire), s

intensivo (corto scorciare (con base modificata)), dis (disambiguare, disabbellire), r(i) (rallegrare,

ringiovanire).

V -> N:

I nomi deverbali si distinguono in due specie: nomi che indicano l’azione (operare – operazione) e nomi che

indicano l’agente, cioè la persona che compie l’azione (lavorare – lavoratore).

I primi possono essere ottenuti con i suffissi:

. -zione (circolare circolazione) –

. -sione (con modificazione della base) (comprimere/compresso compressione)

. -aggio (atterrare atterraggio)

. -mento (cambiare cambiamento) –

. -ura (base data dal p.p del verbo) (chiudere chiusura)

– –

. -anza/enza (abbondare abbondanza, diffidare diffidenza)

– –

. -io (cigolare cigolio, mormorare mormorio)

– – – –

. -ato/ito/ata/uta/ita (ruggire ruggito, ululare ululato, telefonare telefonata, spremere spremuta)

– –

. -suffisso zero, cioè senza suffisso (comandare comando, deliberare delibera).

I nomi deverbali che indicano l’agente possono essere ottenuti con i suffissi –

-tore/trice (giocare giocatore), -

– –

sore (variante di -tore, difendere difensore), -ante/ente (cantare cantante).

V -> A: – –

. -ante/ente (abbondare abbondante, diffidare diffidente)

. -tore/trice (nomi deverbali che indicano agente) – –

. -bile (aggettivi che esprimo possibilità: giustificare giustificabile, ossidare ossidabile)

– –

. -evole (ammirare ammirevole, lodare lodevole)

. -ivo (detergere detersivo)

A -> N: –

. -ezza (alto altezza)

. -ia (allegro allegria)

. -ia (concorde concordia)

. -izia (amico amicizia)

– – –

. -ità/età/tà (capace capacità, breve brevità, fedele fedeltà) –

. -anza/enza (formano nomi derivati dai corrispondenti aggettivi in -ante/ente: arrogante arroganza,

– –

elegante eleganza, dipendente dipendenza)

– –

. -ismo/esimo (ateo ateismo, cristiano cristianesimo)

Un altro tipo

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
13 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jull_19 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Macerata o del prof Frenguelli Gianluca.