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Le variazioni linguistiche nel latino classico e nelle lingue romanze
A B• “aures —> auriclae” (orecchio, “auriclae” esiste nel latino classico ed era una forma vezzeggiativa)• “genus —> genuclum” (ginocchio, “genuclum” forma vezzeggiativa)
Dunque, il fatto di sbagliare utilizzando il vezzeggiativo al posto della forma normale non era raro e lo si può anche vedere nelle lingue romanze (oreil, oreja, orecchio sono più simili a “auriclae” che ad “aures”). Questo perché le parole si consumano, se una parola bisillaba perde una parte rimane a metà, mentre una trisillaba ne perde solo un pezzo.
Il toscano e il fiorentino, tra le lingue romanze, sono le lingue più vicine al latino, come anche il sardo. Infatti, in toscana c’erano gli etruschi che avevano una lingua completamente diversa dal latino, ed è per questo che per comunicare con i latini avevano bisogno di impararlo in modo specifico. Quando tra due popolazioni
Ci sono molte differenze, la lingua imparata rimane di più rispetto a due popolazioni simili con lingue simili. Ancora oggi ci sono vari tipi di italiano a livello regionale nonostante decenni di scuola e ne siamo consapevoli perché ci accorgiamo delle differenze, conserviamo delle pronunce regionali anche impercettibili, certi modi di dire (es. Piemonte -> "ho solo più da fare questo", ma in italiano non esiste "solo più") e la differenza è enorme perché cambia il significato. Questa frammentazione esiste da sempre.
Il latino volgare è una cosa diversa dal volgare. Epoca post-barbari.
Per quanto riguarda il lessico, esso è sempre quello del latino con una particolare attenzione al latino volgare ("bellus" è del latino volgare). Intorno al 500 vi è un apporto di vocaboli germanici, sia di uso orale che scritto, soprattutto degli Ostrogoti che invasero una parte del territorio.
italiano nel 489 d.C. Il regno ostrogoto finisce con la guerra gotica e l'invasione dei bizantini. Anche se il regno ostrogoto fu breve in Italia, rimase l'impronta linguistica, per quanto riguarda i termini. La lingua gotica si è tramandata grazie alla traduzione della bibbia da Ulfila, con termini come GUERRA che sostituisce "bellum", ASTIO, BEGA, MELMA, NASTRO, REBBIO, RAMI, STECCA, STRAPPARE.
I longobardi diventano importanti nell'Italia settentrionale, anche centrale (Spoleto e Benevento), mentre il sud fu occupato dai bizantini. A differenza degli altri barbari, i longobardi invasero come popolo. I bizantini diedero il nome di "Lombardia" in contrapposizione alla "romagna". I longobardi hanno portato ai volgari italiani molte più parole dei gotici, parole che riguardano il corpo umano, ampiamente nominata già dai greci, come GUANCIA, STINCO, NOCCA, ZAZZERA perché nell'editto di
rotari"erano previste le punizioni corporali. Dopo i longobardi, alla fine dell'VIII sec, vengono sconfitti da Carlo Magno di cui si parla nell'Adelchi di Manzoni. Da loro prendiamo altri vocaboli come BOSCO, GUANTO, BIONDO.
Il primo documento volgare di una lingua romanza è "Giuramenti di Strasburgo" avvenuti il 14 febbraio 842: i due nipoti di Carlo Magno, Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico, stringono un'alleanza contro il Lotario, di fronte ai loro eserciti. Per fare comprendere ai loro eserciti la loro alleanza, giurano di sostenersi a vicenda nella lingua dell'altro (uno in tedesco e l'altro il francese). Chi scrisse questa narrazione storica in latino diede un nome alla lingua, una "rustica romana lingua", ovvero il francese, e una "thiotiscam", quella germanica. È il primo documento scritto in cui viene accertato che oltre al latino ci sono altre lingue romanze.
Il volgare è l'esito
della combinazione tra latino classico e latino volgare. In Italia il primo documento indicato come volgare è l'"Indovinello veronese" (= IX sec. Testo arrivato dalla Spagna in cui c'erano delle parti bianche dove qualcuno ci ha scritto qualcosa, testo breve). Indovinello che ha una lunga storia, non si capisce bene in che lingua è stato scritto, o volgare dell'area veronese o latino. L'indovinello recitava: "Se pareba boves, alba pratàlia aràba et alboversòrio teneba, et negro sèmen seminaba". A lungo non si capì cosa fosse questo testo, fin quando un'allieva di Vincenzo de Bartholomeis disse che quei versi c'erano già in Pascoli nelle Myricae. Infatti, si parla di buoi, di un aratro che ara il terreno e di un seme nero (=metafora dello scrivano che scrive). Per quanto riguarda il significato di "pareba", il contadino“pareggiava i buoi”, ovvero li metteva uno accanto all’altro, significato inuso in veneto in quel periodo. “arava un bianco prato, un aratro bianco, e seminava l’inchiostro”. Si doveva descrivere un aratro, eda quelle parti si diceva “versoio”, diverso dal latino.Dunque, questo è il primo documento in volgare, dimostrato dal significato di “pareba”, diverso dal latino, il versorio e poco altro.“alba, albus” era stato sostituito da “blancus” nel periodo, ma qui viene utilizzato il termine latino.Invece il primo documento più importante d’Italia è “Placiti Capuani”, poco prima abbiamo l’iscrizione del graffito dellacatacomba di Commodillla: il cristianesimo era vietato, nelle catacombe c’erano degli altari per le celebrazioni, in una di queste,venne ritrovato un altare con accanto un graffito breve. Questo graffito dice: “Non dicere ille secrita a
bboce (=non dire quelle segrete a voce). L'“ille” = il nostro articolo deriva da ille, “a bboce” non esiste in latino, in toscana “non bociare” significa “non urlare” rafforzando spesso la B, quindi la doppia B voleva indicare la pronuncia (raddoppiamento fonosintattico tipico del toscano). Il Concilio di Tours, voluto da Carlo Magno, si tenne nell'anno 813 a Tours ed è considerato l'atto ufficiale di nascita delle lingue romanze. Durante i lavori conciliari i vescovi presero atto delle autonomie linguistiche neolatine, le lingue volgari, e ricorsero alla prima attestazione del termine romana (romana lingua), per riferirsi alla lingua comunemente parlata all'epoca in Gallia, in opposizione alla lingua germanica parlata dai Franchi invasori. In definitiva, il Concilio stabilì (XVII deliberazione) che, mentre la liturgia rimaneva in latino, l'omelia (cioè la predica) doveva avvenire in RUSTICAM.ROMANAM LINGUAM (nei volgari romanzi) AUT THIOTISCAM (nelle lingue germaniche). Fra gli esempi, ci sono dei testi, "frammenti", pieni di errori. I "Placiti Capuani" (960/63), primo documento in volgare italiano. Il testo è un atto notarile, si trova all'abbazia di Montecassino. Un signore locale si accorse di avere un terreno dal quale non aveva guadagnato nulla, s'inventò una causa contro i monaci di Montecassino che avevano coltivato la sua terra. Davanti al giudice, Montecassino manda un suo diacono che dice: "sao ko kelle terre per kelle fini que ki contene trenta anni le possette parte sancriti benedicti" (=so che quelle terre entro quei confini che qui si descrivono trent'anni li ha posseduti l'amministrazione patrimoniale dell'abbazia di Montecassino). Il diacono si esprime nella stessa lingua del signorotto, anche se sapeva parlare latino. Nella basilica romana di San Clemente c'è un affresco
dove si narra la storia di San Clemente, anche questo illeggibile. Ci sono degli schiavi che trascinano una colonna, con scritte che rappresentavano i dialoghi, in cui il sovrintendente dice "figli delle pute, traiete!" ("figli di puttana, trainate"). Intorno al 1000 in tutta la Romània (tutti i paesi che parlano dialetti/lingue romanze) questa differenziazione è già iniziata. Qua e là compaiono delle scritture e documenti di varia natura. Il Duecento Con il XIII sec. nell'Italia centrale, soprattutto in Toscana, si comincia a pensare di scrivere, non in modo occasionale, in volgare. Il latino veniva ancora utilizzato per documenti importanti e ufficiali. Mettere per iscritto il volgare è difficile: bisogna inventare un sistema ortografico, l'unico modello era quello latino, questo problema non si risolverà se non tra alcuni secoli. L'Italia non è mai stata una nazione unica, con lingue e dialetti diversi cheIl Trecento
Intorno al 1300 vi è un'operetta chiamata "de vulgari eloquentia" di Dante, scritta in latino, in quanto testo scientifico (il latino verrà ancora utilizzato per secoli in quanto lingua franca, come oggi l'inglese). Dante lo scrisse perché cercava una lingua che potesse sostituire la grammatica (il latino) in prosa e poesia. Quale volgare potrà sostituire il latino? Ce n'erano tantissimi. Deve essere illustre (dà lustro a chi la usa), cardinale (come i cardini, centrale, dalla quale si muovono tutte le altre).
Aulica e curiale nel tribunale supremo. Dunque, Dante passa in rassegna 14 dialetti, immaginò l'Italia rovesciata: egli divise i dialetti di sinistra (regioni sul mar Adriatico) e quelli destra (mar Tirreno). Egli però pensò che ne esistessero molti di più di dialetti, mostrando una certa simpatia per il bolognese e per il siciliano. Il siciliano in quanto conosceva i suoi poeti i quali scrivevano nel loro dialetto. Egli li conobbe attraverso i loro testi, commercializzati dagli usurai fiorentini che s'interessarono a questi testi apparentemente scritti in un latino sbagliato. Loro li fecero copiare dai copisti più volte per poterci ricavare qualcosa, nonostante questi correggessero gli errori e li adattavano secondo il dialetto. Dunque, Dante si avvicinò a questi testi grazie al lavoro di traduzione dei copisti fiorentini. Ciò è importante perché Dante fu uno dei primi a capire che in
Italia si parlavano più dialetti. Il trattato fu tradotto da Gian Giorgio Trissino in toscano. Altri autori accelereranno il processo di evoluzione del toscano, gli daranno prestigio. Dante considerava il latino più importante del volgare, ma già con il "de vulgari eloquentia" si vede come egli comincia a vedere il volgare come possibile.