vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
RELAZIONI CAUSALI: Tripartizione tra tipi di subordinate distinti con criteri sintattici
I linguisti contemporanei hanno individuato almeno 3 tipi morfosintattici di subordinate:
- Sintagmi nominali (si comportano come nomi).
All'interno di una struttura frasale breve i sintagmi nominali possono occupare la posizione di soggetto o complemento oggetto, ed allo stesso modo esistono subordinate che possono occupare la posizione di soggetto o aggettivo (subordinate soggettive o oggettive), le subordinate che si comportano in questo modo sono:
- Interrogativa indiretta: le interrogative indirette, come le subordinate oggettive, occupano la posizione del complemento oggetto. Le interrogative indirette infatti non sono altro che subordinate oggettive in cui il verbo non asserisce ma domanda.
- Frasi complemento/completive/argomentali: frasi che si comportano come nomi (soggettive, oggettive, interrogative indirette).
- Sintagmi aggettivali (si comportano come aggettivi).
Università di Bologna,
A.A. 2018/19 Linguistica italiana Prof. Marco Mazzoleni
L'aggettivo è un elemento opzionale di un sintagma nominale che serve a determinare il nome o ad attribuirvi delle caratteristiche. Tra le subordinate che si comportano in questo modo ci sono le frasi relative.
- Frasi relative: occupano la posizione tipica dell'aggettivo all'interno di un sintagma nominale. Non dipendono da una frase, ma da un elemento di essa. Modificano il sintagma nominale e hanno il compito di facilitare l'identificazione del referente (cioè a cui si riferisce l'aggettivo) da parte del destinatario.
3. Sintagmi preposizionali o avverbiali (si comportano come preposizioni o aggettivi)
Es. ieri ho telefonato a Piero > ieri = avverbio che serve a determinare temporalmente quanto affermato nella frase > Es. quando sei salita a trovarmi / mi sono ricordato di telefonare a Piero > la subordinata temporale ha la stessa funzione di "ieri", ossia indicare quando
È avvenuto il fatto narrato e definirlo temporalmente
Relazioni causali
Le frasi causali possono essere classificate in base al nesso che lega la subordinata alla reggente; secondo questa prospettiva si distinguono in:
- Causa materiale/fisica/fenomenica
- Motivo di fare
- Motivo di dire
- Inferenziale abduttivo
- Illocutivo
- “Puro”
1. Causa fenomenica
Si parla di causa fenomenica quando lo stato di cose espresso nella reggente è la diretta conseguenza di uno specifico evento descritto nella subordinata: ex. l’automobile si è fermata / perché si è rotto il motore. In altre parole, tra subordinata e reggente c’è un legame rigido di causa-effetto. Gli enti coinvolti hanno poco spazio per opporsi all’effetto, in quanto questo tipo di legame è particolarmente rigido (l’agente non ha modo di sfuggire dal rapporto di causa effetto.)
Scansione temporale:
Eserciziario1, 2, 3, 4: il mittente non marca la scansione temporale
poiché sia nella principale che nella subordinata il tempoverbale rimane lo stesso (1. Presente – presente; 2. Passato remoto – passato remoto, etc.). Il mittente avrebbe potuto decidere di sfruttare la "marcatura differenziale dei tempi verbali" (ossia, più semplicemente, cambiare i tempi verbali) per marcare l'ordine cronologico degli eventi, come avviene nelle frasi 5, 6, 7, 8, in cui è presente la scansione verbale. Tramite la scansione verbale il mittente segnala la causa come precedente all'effetto. 9: la scansione temporale data dai verbi non funziona; il rapporto causa-effetto non è rispettato. 10: la coordinata alla principale è l'effetto; la subordinata causale è la causa ed è codificata dalla congiunzione subordinante 'perché'; la coordinata (alla subordinata) causale non è codificata, ma inferita. Il rapporto tra causa ed effetto è molto rigido, anche se volesse.L'agente non potrebbe camminare più veloce perché la causa della sua lentezza glielo impedisce in maniera categorica. 11 - 17 (vedi su eserciziario)
2. Motivo di fare
Si parla di motivo di fare quando il contenuto della subordinata serve a giustificare ciò che viene compiuto nella reggente. In questo tipo di causali, l'agente desidera compiere una determinata azione in risposta ad una determinata causa. L'agente è un soggetto razionale e responsabile in grado di prendere decisioni in merito ai suoi comportamenti/reazioni. In questo tipo di subordinata il rapporto tra causa-effetto è molto meno rigido rispetto a quello presente nelle cause fenomeniche.
Eserciziario
Scansione temporale: nel motivo di fare la scansione temporale viene utilizzata come nel caso delle cause fenomeniche: la causa determina l'effetto. In questo caso, un motivo determina un'azione. La scansione cronologica non è particolarmente rigida, infatti
Può succedere che il motivo di un'azione si presenti nel futuro, mentre l'azione venga compiuta nel presente (es. frase 21).
Università di Bologna, A.A. 2018/19 Linguistica italiana Prof. Marco Mazzoleni
Il motivo futuro può essere previsto o intenzionale.
18: l'agente fa l'azione di stare a casa a causa del fatto che è stanco; la subordinata è codificata dalla congiunzione subordinante poiché. Il rapporto di causa effetto non è rigido come nelle cause fenomeniche, infatti il fatto che il protagonista sia stanco non gli impedisce categoricamente di uscire: se volesse, l'agente potrebbe comunque uscire.
21: la ragione dell'azione che avviene nel presente è futura; il rapporto causa-effetto non è particolarmente rigido e permette a causa-effetto di posizionarsi nel tempo in maniera più libera;
23: "perché Giorgio si arrabbiasse" è una subordinata finale, quindi non
si può dire che sia motivo di fare. Si tratta solo quando abbiamo delle subordinate causali. [vedi eserciziario per 24-31] 3. Motivo di dire: il contenuto della subordinata serve a giustificare ciò che viene detto nella reggente; la causa è data dal motivo che porta il mittente a dire qualcosa. In questo tipo di causale, agente e mittente corrispondono. Eserciziario32: il mittente dice "piove" e successivamente spiega la causa che l'ha portato a dirlo "poiché l'asfalto è bagnato". In altre parole, il mittente sa che l'asfalto è bagnato (poiché lo vede); sulla base del fatto che l'asfalto è bagnato quando piove, il mittente dice che l'asfalto è bagnato. Le sue conoscenze e il fatto che l'asfalto fosse bagnato sono il motivo che l'ha portato a dire che piove. Il motivo di dire è quindi dato da un ragionamento del mittente aiutato da un indizio dipartenza (in questo caso il fatto che l'asfalto sia bagnato) e dalla conoscenza di come funzionano normalmente/solitamente le cose (in questo caso il fatto che se l'asfalto è bagnato deve essere piovuto).
Esistono tre sottotipi del motivo di dire:
- Motivo di dire inferenziale abduttivo: il mittente dice qualcosa di cui non è sicuro partendo da un indizio e dalla conoscenza del fatto che le cose normalmente funzionano in un certo modo [abduzione: sillogismo in cui la premessa maggiore è certa e la premessa minore è probabile, per cui anche la conclusione risulta solo probabile. ≠ induzione: ragionamento che parte dal concreto per arrivare all'astratto, dal particolare al generale ≠ deduzione: ragionamento che parte dall'astratto per arrivare al concreto, dal generale al particolare]
- Deduzione: gli uomini sono mortali > Socrate è un uomo > Socrate è mortale
- Induzione: tutti gli uomini sono animali > tutti gli
animali sono mortali > tutti gli uomini sono mortali
Eserciziario36: il narratore sente una voce ferma e, dalla sua conoscenza di come vanno normalmente le cose, non si riesce ad avere una voce ferma quando si piange, quindi abduce che Emilio non pianga, perché la sua voce è ferma. Si tratta di un motivo di dire inferenziale abduttivo.
38: il verbo dovere viene utilizzato in diverse modalità, si può utilizzare in modalità deontica (o campo modale deontico) per esprimere il dovere/l'obbligo/divieto di far qualcosa. In questa frase "dovere" viene usato in modalità epistemica (o campo modale epistemico), come modo per modulare il grado di certezza/conoscenza del narratore rispetto a quello che sta dicendo. In questo caso, con il verbo dovere il narratore segnala la sua incertezza rispetto a ciò che viene detto/alla sua conoscenza dei fatti.
Ex. Non devi attraversare la strada col rosso; devi mangiare tutto > modalità deontica.
Dov'è andato Giulio? Dovrebbe essere andato dal dentista > modalità epistemica.
Motivo di dire illocutivo: relazione causale in cui il parlante compie un atto linguistico e motiva il fatto di averlo compiuto. Atti linguistici – speech acts: dire qualcosa in un modo che consiste di per sé nel fare un'azione di carattere comunicativo e socialmente rilevante (ex. dire "grazie" corrisponde all'azione di carattere comunicativo e socialmente rilevante di ringraziare)
Ex. A: grazie.
B: perché mi ringrazi?
A: ti ringrazio perché mi hai risposto subito
Il parlante non sta ringraziando, ma sta narrando il motivo che ha portato all'atto linguistico precedente.
Motivo di dire puro/semplice: questa categoria è non-omogenea, perché comprende tutti i motivi di dire che non sono né illocutivi, né inferenziali abduttivi.
Eserciziario: 7
Università di Bologna, A.A. 2018/19 Linguistica italiana Prof.
praticabilità morfosintattica (ossia una condizione morfosintattica senza la quale il test non può