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CRITERI DI DISTINZIONE:
• Cambiamento categoria sintattica:
a) le regole di morfologia derivazionale possono modificare la categoria
sintattica del lessema di partenza
b) le regole di morfologia flessiva, non alterano mai la categoria del
lessema di partenza, poiché lo adattano al contesto sintattico di
partenza.
Il cambiamento di categoria sintattica è condizione sufficiente, ma non
necessaria, per identificare una regola di morfologia derivazionale.
• Dipendenza dal contesto sintattico:
a) se la forma che si ottiene per l’applicazione di una regola morfologica
è condizionata dal contesto sintattico in cui la parola occorre, si tratta di
una regola di morfologia flessiva
b) l’applicazione di una regola derivazionale non è condizionata dal
contesto sintattico
• Regolarità semantica:
a) le regole di morfologia flessiva sono semanticamente regolari: il
significato descrittivo del lessema non viene modificato
(es. verbo: in tutte le forme il primo morfema è la base lessicale, il cui significato descrittivo
rimane costante;il secondo morfema esprime il tempo verbale; l’ultimo morfema esprime
l’accordo grammaticale con il soggetto per i tratti i persona e numero grammaticale)
b)le regole di morfologia derivazionale modificano il significato descrittivo
rispetto a quello della base lessicale di partenza; questo cambiamento di
significato non è sempre regolare.
• Sistematicità:
a)le regole di morfologia flessiva si applicano in modo tendenzialmente
sistematico, creando paradigmi flessivi completi
b) le regole di morfologia derivazione, si applicano in modo non
sistematico
• Chiusura morfologica:
L’output di una regola derivazionale può costituire l’input per un’altra
regola derivazionale. Una regola di morfologia flessiva ‘chiude’ la parola,
facendoci passare da un lessema ad una forma flessa, e impedisce
l’applicazione successiva di una regola derivazionale.
Il criterio della chiusura trova una spiegazione nel quadro della morfologia scissa: le regole derivazionali si
applicano all’interno del componente lessicale, le regole di morfologia flessiva si applicano dopo la
costruzione della struttura sintattica.
MORFOLOGIA FLESSIVA
La struttura dei paradigmi flessivi non è uniforme, varia da una lingua all’altra. Le
proprietà flessive vengono rappresentate nella forma di tratti morfosintattici con
valori diversi.
Le lingue differiscono riguardo alla ricchezza morfologica dei paradigmi flessivi, ma
questi vengono definiti all’interno di un ‘inventario’ di flessioni possibili per
ciascuna categoria sintattica.
Tipi principali di flessione:
INERENTE, una parola viene flessa per un tratto che non è condizionato
sintatticamente da un altro elemento, e che contribuisce in un modo regolare al
significato.
ACCORDO, una parola condivide i tratti morfosintattici di un’altra parola, in base
ad una relazione sintattica.
SOTTO REGGENZA: una parola assume un tratto morfosintattico che è
determinato(ma non condiviso) dal membro reggente della relazione sintattica
Principali caterogie flessive:
• NOME
Tratti inerenti: genere: m,f,n; numero:s,p,duale; definitezza
Tratti contestuale(per reggenza o accordo): caso grammaticale (lat. Nominativo,
accusativo, dativo, genitivo, vocativo, ablativo// it. Iome)
• VERBO
Tratti inerenti: tempo: pres, pass, fut; aspetto: progressivo, compiuto; voce: attivo,
passivo, medio; modo: indicativo, congiuntivo...
Tratti contestuale (per accordo): persona;numero;genere
• PRONOME
Tratti inerenti: genere; numero; persona
• AGGETTIVO
Tratti inerenti: grado: positivo, comparativo, superlativo; funzione: attributiva,
predicativa
Tratti contestuali (per accordo): genere; numero; caso
DERIVAZIONE
Le regole derivazionali si applicano a una base lessicale, per ottenere un altro
lessema, a cui si potrà poi applicare un’ulteriore regola derivazionale.
La produttività di una regola derivazionale si evince dalla sua capacità di applicarsi a
nuove basi lessicali appena introdotte nella lingua.
Le regole derivazionali si applicano secondo un ordine ben definito:
I. Nella prima applicazione di una regola derivazionale ad una base lessicale semplice, la
categoria della base lessicale deve corrispondere alla categoria di input della regola
II. Nell’applicazione in sequenza di due regole derivazionali, la categoria sintattica di input
della seconda regola deve corrispondere alla categoria di output della prima regola.
Regole derivazionali:
• Prefissazione: consiste nella concatenazione di un morfema in posizione che precede la base
lessicale. In italiano la prefissazione non provoca lo spostamento di accento e non modifica
la categoria morfosintattica della base lessicale
• Suffissazione: consiste nella concatenazione di un morfema in posizione che segue la base
lessicale. In italiano la prefissazione provoca lo spostamento dell’accento e può modificare
la categoria sintattica della base di partenza
• Parasintesi (morfemi circumfissi) consiste nella concatenazione, in contemporanea, di un
prefisso e un suffisso ad una base lessicale
REGOLA DI SUFFISSIONE DI –bile che deriva un aggettivo da una base verbale(lavabile fattibile
godibile). Il significato del suffisso può essere caratterizzato come la proprietà di poter subire il processo
espresso dalla base verbale. Questo ci porta ad ipotizzare che il suffisso si possa concatenare soltanto a
basi verbali transitive( andabile* dormibile* moribile*). Ci sono delle eccezioni (papabile papare*; papa )
per il quale non è plausibile immaginare una base verbale derivante da basi nominali anziché verbali.
Questo suggerisce che l’ambito di applicazione di una regola derivazionale è intrinsecamente meno
rigido di quello delle regole flessive
TIPOLOGIA DEI MORFEMI
MORFEMI LIBERI: costituiscono parole a sé stanti
MORFEMI LEGATI: devono concatenarsi con altri
morfemi per produrre una sola parola ben formata
All’interno di queste due classi si ha un’ulteriore
divisione:
MORFEMI LESSICALI: 1) portatori di significato
descrittivo; 2) appartengono a classi aperte (che
possono liberamente arricchirsi nel corso del tempo)
MORFEMI FUNZIONALI:1) portatori di significato di tipo più astratto (es. numero
grammaticale, tempo ecc); 2) appartengono a classi chiuse, non si arricchiscono
liberamente nel corso del tempo ma costituiscono l’ossatura morfosintattica della
lingua.
Gli affissi si possono ulteriormente classificare in funzione della loro posizione rispetto
alla base lessicale di partenza. Caso a parte, gli infissi che vengono realizzati
all’interno della base lessicale, rompendone la continuità
MORFOLOGIA NON CONCATENATIVA
E’ un tipo di morfologia in cui i morfemi non corrispondono a segmenti separabili della
parola (es. lingue semitiche: arabo e israeliano). In queste lingue: la base lessicale
consiste in una sequenza di consonanti; i morfemi derivazionali o flessivi consistono in
pattern vocalici che si inseriscono tra le consonanti della base lessicale.
Anche in lingue a morfologia prevalentemente concatenata ci possono essere tracce di
morfologia non concatenata fenomeno dell’ APOFONIA: variazione di un fonema
vocalico all’interno della base lessicale che produce un lessema diverso o una forma
flessa del lessema di base.
TIPOLOGIA MORFOLOGICA DELLE LINGUE
TIPO LINGUISTICO ISOLANTE: in cui ogni parola coincide con un solo morfema. Non si
ha quindi combinazione di due morfemi in una singola parola, né in modo concate
nativo, né in modo non concate nativo: vi sono solo morfemi liberi
TIPO AGGLUTINANTE: in cui i morfemi si concatenano all’interno di una parola
mantenendo una forma invariante ed esprimendo ciascuno un solo tipo di
informazione grammaticale. I morfemi sono quindi segmentabili.
TIPO FLESSIVO: in cui i morfemi si concatenano all’interno di una parola, ma un
morfema non mantiene sempre una forma invariante e può trasmettere più di un tipo
di informazione grammaticale. I morfemi non sono sempre segmentabili in modo
trasparente. (appartengono a questa cat. Lingue indoeuropee e ita)
TIPO POLISINTETICO: è quello in cui tutte le funzioni grammaticali vengono espresse
all’interno di una singola parola, che può essere anche estremamente complessa.
Questo tipo costituisce l’estremo opposto rispetto al tipo isolante.
IL MORFEMA NELLE LINGUE FLESSIVE ci sono diversi problemi nel rapporto fra il piano
della forma e il piano del significato. Ci sono casi in cui la stessa unità di significato è
espressa da forme diverse.
Si ha ALLOMORFIA quando uno stesso morfema ha realizzazioni diverse che sono
condizionate dal contesto e in distribuzione complementare. Le diverse realizzazioni
sono dette allomorfi.
Si ha SUPPLETIVISMO quando, in un paradigma flessivo (o in una famiglia
derivazionale) si trovano basi diverse, senza evidenti
rapporti formali tra loro.
Si ha ESPONENZA CUMULATIVA quando un singolo
morfema esprime più di una unità di significato
In altri casi, la stessa forma morfologica veicola due unità di
significato distinte in contesti diversi: si tratta di
MORFEMI MULTIFUNZIONALI
Si ha ESPONENZA ZERO quando ad una unità di significato non corrisponde alcuno
esponente morfo-fologico. La possibilità dell’esponenza zero qualifica il presente come
VALORE NON MARCATO del tratto flessivo di tempo (es. parl+ Ø +o)
Esponenza zero: ad un “pezzo di significato” non corrisponde alcun esponente
morfo-fonologico. (L’esponenza zero è tipica del membro non marcato di un
paradigma.)
MORFOLOGIA E FONOLOGIA
ALTERNANZA MORFO-FONOLOGICA: la morfologia concatenativa unisce più morfemi in
una singola parola, si possono quindi verificare fenomeni di ‘aggiustamento’
fonologico nel punto di congiunzione fra due morfemi.
Al contrario alcuni morfemi sono FONOLOGICAMENTE TRASPARENTI, in quanto non
alterano mai la forma della base a cui si uniscono.
RESTRIZIONI MORFO-FONOLOGICHE
Alcuni morfemi si uniscono solo a basi con certe caratteristiche fonologiche
(arrivearrival, survivesurvival, developdevelopal*)
COMPOSIZIONE
Questo fenomeno morfologico forma un nuovo lessema a partire da due lessemi
esistenti.
I due elementi del composto possono esistere come lessemi autonomi
(capo+stazione) oppure in alcuni casi, uno due elementi costituisce una base legata,
non esistendo come lessema indipendente (tele+visione; lacrimo+geno).
Un lessema creato tramite composizione, può fornire da input per una regola
derivazionale (croce+rossacroceross-ina;
vero+similein+verosimil(e)inve