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CODE-SWITCHING:
Utilizzo di più di una varietà nella conversazione. Il parlante in parte bilingue, usa parole o
frasi di più lingue SENZA mescolarne grammatica e fonologie.
Può essere interfrasale o intrafrasale.
INTERFRASALE: un’intera frase in lingua straniera inserita in un testo madre lingua.
Può essere la soluzione meno marcata: unmarked code-switching. Possibile solo se
entrambe le lingue hanno per il parlante valore positivo.
LINGUA FRANCA:
Lingua internazionale non associata a una determinata etnia.
LINGUE MISTE :
Lingue al cui interno convivono più sistemi grammaticali. Non è sintomo di lingua mista avere
dei prestiti. Tutti gli esempi mostrano il peso della ricerca di un’identità nel processo di
creazione e stabilizzazione di una lingua mista.
I casi di lingue miste sono pochi: MICHIF (Canada), MA’A (Tanzania), MEDIA LENGUA
(Equador), MEDNYI ALFUT (Isole Auleuntine, tra Alaska e Russia)
MA’A (MBUGU) : Lingua segreta o interna a una parte degli Mbugu (Tanzania), è una sorta di
seconda lingua. La lingua comune è Bantu (Pare).
Ma’a utilizza parole cuscitiche, non banu, quindi sono sconosciute.
1 stadio: Secondo Maus (Professore Olandese), i ma’a parlano una lingua cuscitico-
meridionale.
2 stadio: i ma’a passano ad una lingua banu e diventano Mbugu.
3 stadio: gli Mbugu decidono di rendersi diversi dai Pare e riscoprono la loro lingua
ancestrale, arricchendola di prestiti il più possibile diversi dalla lingua Banu. Vogliono rendersi
interessanti.
PIDGINS :
Un PIDGIN è una lingua semplificata che si sviluppa come mezzo di comunicazione fra più
gruppi, che non hanno mezzo di comunicazione in comune.
Non è la lingua materna di nessuno dei due gruppi e in generale ha poco o nessun prestigio.
L’uso di un pidgin non è simbolo di identità o di appartenenza -> solo strumento di
comunicazione.
Il lessico di un pidgin proviene dal substrato comune.
PIDGIN più famosi: America Centrale, Area del Pacifico e ANTILLE -> schiavi costretti a
imparare rudimenti di una lingua europea per comunicare fra loro e con i padroni.
Asus
DAI PIDGIN AI CREOLI :
Con il tempo i pidgin delle Antille diventano CREOLI -> quando il Pidgin diventa lingua madre
di una comunità di parlanti.
Esempio: parlanti Sudanesi, dopo aver acquisito una certa conosenza di Pidgin Arabo (Juba
Arabic) furono costretti nel 1888 a trasferirsi in Kenya e Uganda dove questa forma di arabo
si è creolizzata diventando la loro lingua materna -> si chiama KI-NUBI.
LINGUE AFRICANE:
Famiglia di LINGUE AFRICANE: Classificazione data dal lavoro di Joseph Greenberg,
linguista americano del ‘900.
1. AFROASIATICO (camito-semitico)
Viene divisa in altre sottofamiglie:
- Ciadico zona a Sud del Lago Chad, ovvero Cameroon e Nigeria. A nord della Nigeria
LINGUA HAUSA con tantissimi parlanti.
-Berbero sono residui, poteva essere area compatta rotta poi dall’arrivo dell’Arabo. La varietà
maggiore è il KABYLO, una varietà algerina.
-Egiziano antico oggi è una lingua estinta, si intende un’unica lingua del III millennio a.C. Il
Copto è l’ultima lingua ricollegabile all’egiziano antico, poi subentra l’Arabo.
-Semitico nome biblico, adottato da Schlotzer nel 1700, poichè secondo la Bibbia i popoli che
rientrano sotto la famiglia linguistica semitica erano tutti discendenti di Sem, figlio di Noè.
-Cuscitico le varietà più conosciute sono SOMALO, ‘AFAR e OROMO.
-Omotico Occupa la zona tra il fiume Omo (o anche chiamato Bottego da colui che l’ha
scoperto) e il Lago Turkana (o Lago Rodolfo-Roodolph era figlio della principessa austriaca
Sissi). Il nome “Omotico” deriva dal fiume Omo, è perciò una denominazione recente del
1970-1980.
La famiglia AFRROASIATICA ha un altro nome, CAMITO-SEMITICO. E’ un modello di fine
‘800 che si divide in due branche, quella Africana (camitico) e quella Asiatica (semitico), dalla
divisione biblica Cam-Sem.
Le ramificazioni partono da “nodi”, ogni “nodo” corrisponde a innovazioni condivise da tutti e
soltanto i rami che nascono da lì. Qualcuno inventa qualcosa e viene adottato da tutte e solo
le famiglie che si diramano da uno stesso nodo, perchè devono essere elementi distintivi e
comuni a tutte le famiglie, proprio per poter accomunarle.
LE ORIGINI : la patria originaria dei primi parlanti afroasiatico doveva essere “Urheimat”.
Su quale fosse ci sono varie ipotesi, ma la vincente è quella secondo la quale la proto patria
fosse in Africa. In questo modo ci fu solo un movimento preistorico e non cinque movimenti
contemporanei.
Asus
Secondo Beirentz, il quale analizza dati di paleobotanica dal deserto del Sahara, il deserto
divenne verdeggiante nel periodo 10.000 a.C - 6.000 a.C, dopo di che tornò ad essere
progressivamente desertico. I fossili vennero ritrovati nel Kordofan (Sudan) nella zona
centrale. L’idea è che parte del Sahara era verde ed abitabile, poi con la desertificazione i
popoli si divisero e si trasferirono e nacquero i Berberi e i Ciadici.
CARATTERISTICHE DELL’AFROASIATICO:
- Due generi (M e F): Il femminile è il genere marcato e il marcante di cui trovo tracce in tutte
le lingue AA è -t.
L’accordo va sul verbo, riflette il genere del soggetto, es. Kitaba, Kitabat.
Se una lingua pone il genere del soggetto alla 3ps allora di conseguenza può farlo anche per
la 2ps e di conseguenza per la 1ps.
-Coniugazione a prefissi : In tutte le famiglie linguistiche afroasiatiche abbiamo coniugazioni
a prefissi o tracce residue dal passato.
Arabo: opposizione di genere in 3 e conseguentemente in 2. 3ps maschile del Perfetto è la
FORMA BASE.
Imperfetto arabo: 2pm ta-ktub-una; 3pf ta-ktub-na; 3pm ya-ktub-una; 3pf ya-ktub-na ->
abbiamo marcature di genere e di numero
Somalo: opposizione di genere in 3. Passato: 1pl ni-qiin 2pl ti-quiineen 3pl yi-quiineen.
√Q-N = “sapere” -> la vocale del tema assimila il prefisso t- + qaan = taqaan “tu sai”.
Marcanti in lingue AA: 1 glottal stop; 2 t-; 3m y-; 3f t-; 1p n-; 2p t-; 3p y-.
In Somalo la vocale cambia per APOFONIA: un valore morfologico non viene espresso in
modo usuale (prefisso, suffisso), ma tramite modificazione della radice (es feet-foot).
Gender polarity in Somalo : Il genere del nome cambia secondo il suo numero.
In Somalo il femminile spesso non è marcato -> uso l’articolo per capire se è maschile o
femminile : -ta (f) , -ka (m); es. Dibi “toro” -> dibiga “il toro”; naag “donna” -> naagta “la
donna”.
Per il plurale accade che la parola maschile diventa femminile e la parola femminile diventa
maschile.
Es. Dibi “toro” -> dibi “tori” -> dibida “i tori” con articolo femminile
Es. Naag “donna” -> naago “donne” (-o non ha genere, trasforma F->M e viceversa) ->
naagoka “le donne” con articolo maschile
Es. Baabuur “mezzo” -> baabuurka “il mezzo” -> baabuurrada “i mezzi” con articolo femminile
-Sistema delle radici
2. NIGER-CONGO: