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TRASPOSIZIONI PARTI DEL DISCORSO:
1- Trasposizione nome/verbo: uso aumentato nell’800 nelle frasi della costruzione nominale
che esprime ciò che il verbo non è in grado di rendere, lo fa emergere in modo diretto. Al
sostantivo viene chiesto di sostituire il verbo, l’aggettivo e a volte l’avverbio. Nella
traduzione dal francese all’italiano si tende a sostituire il verbo italiano con una
nominalizzazione (di essere il padre/da paternitè); mentre dal francese all’italiano si
privilegerà il verbo rispetto al nome (recitation des lecons/ripetere le lezioni).
2- Trasposizione nome/aggettivo: il francese si mostra sobrio nell’uso dell’aggettivo e non
evita di sostituirlo con delle parti del discorso che non svolgono un ruolo caratterizzante.
Nei sostantivi come stradona il traduttore sdoppia la traduzione in nome più aggettivo (gran
rue) o riduce al semplice sostantivo (saletta/salle).
3- Trasposizione nome/avverbio: sia italiano che francese fanno largo uso di avverbi e
locuzioni avverbiali. Traducendo accade spesso che si renda un avverbio con una
locuzione avverbiale o viceversa. Si ha una trasposizione locale. Questa è legata alla
tendenza del francese alla nominalizzazione e alla riluttanza nell’usare gli avverbi in –ment.
Entrambe le lingue hanno la possibilità di formare avverbi in –ment/-mente, ma il francese a
sfrutta di meno.
4- Trasposizione verbo/avverbio: gli avverbi deirtici come via, fuori, etc vanno a precisare
l’aspetto di un verbo (andiamo via, esci fuori!) e sono tipici dell’italiano. Nel francese di
tende a sostituirli con un semplice verbo (nous partons, sors!).
5- Trasposizione avverbio/preposizione: l’avverbio deittico italiano viene sostituito da una
preposizione di stato in luogo in francese (incontro/vers lui)
6- Trasposizione avverbio/aggettivo: l’avverbio che caratterizza il verbo italiano (apertamente
derisorio) diventa aggettivo in francese per poter qualificare il nome (franche ironie).
TRASPOSIZIONE O ORGANIZZAZIONE FRASTICA
1- Trasposizione ordine progressivo/ordine regressivo: in francese l’ordine delle parole è
cambiato rispetto all’archetipo latino. Il francese moderno tende verso un ordine logico,
obbedisce alla regola detta della sequenza progressiva. L’ordine fondamentale degli
elementi è il determinato, il determinante.
2- Trasposizione delle funzioni sintattiche: le parti del discorso non variano, ma il
complemento oggetto diventa soggetto nel corso dell’operazione traduttiva.
3- Scissione/unificazione di periodi: capita che il traduttore debba effettuare lo sconvolgimento
di un intero enunciato, talvolta di un capoverso. Si chiama trasposizione a catena: una
trasposizione può provocare una serie successiva di reazioni traspositive. A provocarla è la
prima trasposizione, a cui il traduttore non può rinunciare.
4- Trasposizione proposizione principale/ altro tipo di proposizione: problema della
proposizione participiale con uso del participio passato. In genere viene risolta con una
coordinata o con una subordinata esplicita.
5- Trasposizione proposizione subordinata congiuntivale/proposizione subordinata infinitiva: il
francese usa raramente la proposizione subordinata congiuntivale che si è andata a
sostituire con quella infinitiva. Si rinuncia al congiuntivo italiano e lo si rende in francese
con un infinito.
6- Trasposizione forma attiva/forma passiva: se italiano è passiva in francese è attiva. Spesso
si tradue in francese con il pronome on.
7- Trasposizione affermazione/interrogazione/negazione/esclamazione: a volte questi vari tipi
di frasi appaiono interscambi ali nel passaggio da una lingua all’altra. Vi sono delle
trasposizioni di questo tipo che cambiano del tutto il senso dell’enunciato pur non alterando
il senso generale del discorso. Un altro tipo di trasposizione è il passaggio dallo stile diretto
a quello indiretto.
CAP 2. LA MODULAZIONE
La modulazione riguarda le categorie di pensiero oltre che nella forma, anche nel discorso. Le
modulazioni testimoniano percezioni diverse della realtà, come tuorlo d’uovo è rosso in italiano e
giallo in francese. Quando una modulazione viene registrata dai dizionari, viene detta
lessicalizzata. Può porre problemi quando si tratta di cliches, di detti o di metafore consuete di cui
l’autore fa un uso originale. Esistono 2 tipi di modulazione: metaforica e metonimica.
Modulazione metaforica
La modulazione è protagonista della traduzione di molte metafore o similitudini. Reboul descrive i
passaggi che portano dalla similitudine alla metafora: La similitudine esplicita, la similitudine che
non esplicita le sue ragioni, la metafora in praesentia e la metafora in absentia. La modulazione
appare nel secondo termine, il comparant, e non nel comparè. I traduttori scelgono quasi sempre
per rendere una metafora originale, una traduzione diretta o trasposta e adottano il procedimento
di modulazione per le metafore consuete e i cliches. In qualsiasi lingua il traduttore intenda
tradurre il procedimento più utilizzato è la riorganizzazione morfo-sintattica, che consente la
conservazione della metafora, laddove la traduzione letterale non è possibile. La metafora non
viene alterata in nessun modo.
Le metafore sono state create ad hoc dagli autori del testo di partenza e sono del tipo universale.
Possono essere interpretate da tutte le culture. Vi sono però, delle metafore culturali, dette cliches
che non possono essere capite se non dal lettore del testo di partenza. Non è che non siano del
tutto traducibili, sono non-trasferibile nel senso.
Spesso per tradurle si utilizza una figura dello stesso tipo a senso equivalente nella lingua d’arrivo
o traducendola come una similitudine inserenzo la preposizione modale “come”. È la lingua parlata
che utilizza di più le immagini-cliches. Per rendere le idee cerca costantemente punti di contatto
con il mondo sensibile ricorrendo a paragoni e immagini. Nella modulazione della
metafora/assenza di metafora il livello metaforico più concreto si esprime per mezzo di mots-
images, mentre quello più astratto con mots-signe. Si può dover scegliere o preferire
un’espressione concreta al posto di una astratta o viceversa. Questa modulazione riguarda
soprattutto metafore-cliche, detti e proverbi.
Modulazione metonimica
La metonimia è uno spostamento di senso, è una sostituzione del tipo “la vela” per “la barca a
vela”. Nella metonimia il signifiant abbandona il signifiè al quale di solito è legato, per un altro col
quale ha un rapporto di contiguità spaziale, temporale o logica. Le metonimie sono meno vistose
delle metafore.
Le metonimie causa/effetto sono le più diffuse. Accade che un concetto nel testo d’arrivo sia la
conseguenza di quello di partenza. Le metonime contenuto/contenente consiste nel nominare il
contenente per il contenuto (l’eau d’aff/bicchiere). Le metonimie di una parte per un’altra o di una
caratteristica per un’altra: talvolta una lingua nominando un oggetto lo caratterizza per il suo
colore, mentre un’altra ne precisa la sua funzione (carte grise/libretto di circolazione). Le
metonimie caratterizzante/caratterizzato: sono del tipo possessore/ oggetto posseduto
(chitarre/chitarristi). Le metonime parte del corpo/sensazione o sentimento che rappresenta:
accade che si esprima un sentimento o una sensazione con le parti del corpo cui sono solitamente
legati (a suo giudizio/ a ses yeux).
Le sineddoche e l’antonomasia sono una varietà di metonimia. Esistono 2 tipi di sineddoche:
generalizzante e particola rizzante. La prima va dal particolare al generale e si usa per evitare una
ripetizione oppure come alternativa ad un prestito quando si incontrano termini che designano un
oggetto o concetto inesistente nella lingua d’arrivo. Le seconde vanno dal generale al particolare.
Concentrano l’attenzione del lettore di arrivo su una parte di una cosa o di un concetto.
L’antonomasia è chiamata anche modulazione nome proprio/nome comune ed è una sineddoche
in cui di adopera un nome proprio per sostantivo o un sostantivo al posto di un nome proprio
(millante/Fiat). La modulazione nome comune per il nome proprio comporta la caduta nel nome
proprio sostituito dal sostantivo. Serve per evitare una ripetizione, ma porta una perdita stilistica
del testo.
CAP 3. L’ADATTAMENTO
Si ricorre all’adattamento quando si tocca il limite della traduzione, laddove non è più tale perché fa
entrare in gioco fattori socio-culturali che diventano una preziosa fonte di informazione
sull’ambiente circostante. L’adattamento non pone il lettore del testo d’arrivo davanti ad un testo
nuovo. I problemi traduttivi che si risolvono con un adattamento sono limitati a cinque ambiti definiti
da Nida: ecologia, vita materiale, quotidiana e tecnologica, sociale, linguistica e religiosa. Tuttavia il
primo ambito, quello ecologia, è rilevante solo nella misura in cui sconfina, per la traduzione
italiano-francese, nel’ambito vita materiale, quotidiana (es. cibo), riducendo così i settori a 4: vita
materiale e quotidiana, vita sociale, cultura religiosa, cultura linguistica. L’ambito della vita
quotidiana è il luogo per eccellenza dell’adattamento. Le abitudini gastronomiche di ogni paese
dipendenti da fattori ecologici, rimangono fortemente tipizzate e legate alle tradizioni. Quando la
traduzione comporta la transuculturation questi prodotti vengono sostituiti (panettone in biscotti).
Nelle favole di rodari, in tutte le traduzioni i personaggi cambiano nome, indirizzo, città e
nazionalità, diventano francesi., spostando così i protagonisti dell’ambiente di partenza ad un
ambiente della cultura d’arrivo. La trasculturazione porta anche ad un adattamento della struttura
sociale (carabinieri-carabiniers). L’organizzazione scolastica in Francia è diversa da quella italiana.
Attua il conteggio alla rovescia delle classi, quindi la sixsieme sarà la prima media in Italia. Anche
l’organizzazione legislativa richiede spesso degli adattamenti. Due culture cattoliche europee,
come quella francese e italiana, sono simili dal punto di vista religioso. Tuttavia vi sono delle
variazioni di ritualità, nei festeggiamenti e nelle superstizioni. Ad esempio gli stessi sacramenti
vengono amministrati in età diverse e le feste annue vengono festeggiate con diversa enfasi. Il
gioco di parola è il luogo d’eccellenza dell’intraducibilità. Si basa sull’ambiguità e sul doppio senso,
e spesso si risolve con una nota del traduttore. Ha intenzioni umoristiche e gioca sulla polisemia,
sull’opposizione senso proprio e senso figurato e sull’omonimia fonetica. Talvolta si riesce a<