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TRADUZIONE
Allora il dio disse: «Sui monti gelidi dell’Arcadia, tra le amadriadi di Nonacre,c’era una famosissima Naiade, le compagne la chiamavano Siringa. Non unasola volta ella aveva eluso le insidie e dei Satiri e di tutte le divinità chepopolano il bosco ombroso o la fertile campagna. Ma anche lei venerava la deadi Ortigia con voti per la sua castità; inoltre vestita alla maniera di Diana,avrebbe ingannato e si sarebbe potuta credere la figlia di Latona, se questaninfa non avesse avuto un arco di corno e l’altra uno d’oro; ma anche cosìtraeva in inganno. Pan la vede mentre torna dal colle Liceo e, col capo cintod’aculei di pino, le dice tali parole – e non restava che riferire le parole e che laninfa, lasciate inascoltate le preghiere, fuggì per luoghi impervi, finché nongiunse alle correnti tranquille del sabbioso Ladone; qui, impedendole il fiume dicorrere oltre, pregò le sorelle dell’acqua
di mutare il suo aspetto e Pan, quando ormai pensava d'aver ghermito Siringa, tenne tra le mani, al posto del suo corpo, delle canne palustri e che, mentre sospirava, il vento, vibrando nelle canne, produsse un suono delicato, simile a un lamento. Il dio incantato dalla nuova dolcezza di quella musica disse: "Questo modo di parlare con te mi rimarrà" e così, saldate fra loro con un legame di cera delle canne disuguali, mantenne (per quello strumento) il nome della fanciulla.
deus:v. 689: è il dio Mercurio che utilizza non solo il canto e il suono della zampogna ma spesso accompagna il suono anche a racconti che cercano di far addormentare Argo. Nonacrìnasv. 690: le Amadrìadi erano ninfe arboree, qui, definite perché Nonacrinus è un epiteto geografico legato alla cittadina di Nonàcre in Arcadia. Quindi, c'è una doppia collocazione: attraverso questo epiteto geografico e anche attraverso l'indicazione dei
- monti dell'Arcadia.
- vocant: vocov. 691: è un verbo di chiamata, è un verbo appellativo che presenta l'accusativo di un nome greco (Syringa) e il secondo accusativo di questo verbo è sottinteso (dobbiamo pensare al pronome facente funzione di iam).
- pronome personale
- Siringa era abituata a sfuggire alle insidie dei satiri e delle divinità pastorali e boschive.
- quoscumque deos: quicumque, v. 693: pronome e aggettivo relativo indefinito deos, qui, usato come attributo di che è formato dal pronome relativo qui + sintagma cumque che è indeclinabile. Questo pronome o aggettivo relativo quisque, indefinito, come anche vuole il modo indicativo in latino, anche se, in italiano, possiamo anche, nel caso, scegliere un congiuntivo.
- rus (campagna): è un sostantivo neutro ed è uno di quei sostantivi che abbraccia le stesse particolarità delle determinazioni di luogo. Quindi, per loro, stato in luogo avremo il locativo per il moto a.
addormentare e il narratore interviene facendo notare al suo pubblico di lettori che sta riferendo le parole che, a sua volta, Mercurio ha riferito ad Argo e che riguardano un stabat verba referrera racconto ulteriormente riportato. Questo introduce un discorso indiretto e segna proprio il passaggio al discorso indiretto che proseguirà fino alla fine del racconto. Quindi, come un racconto riportato. Refĕro fero: è un composto del verbo fero, l'anomalia principale di che è quella che caratterizza tutti i verbi anomali, è la presenza di una serie di forme atematiche, come, per esempio, si vede se prendiamo la seconda persona singolare del presente e all'attivo e al passivo: fers/ferris. Si vede come la desinenza -s per la seconda persona singolare attiva e la desinenza -ris per la seconda persona singolare passiva si uniscano direttamente al tema senza la presenza di una vocale tematica. D'altronde, questo è un tema in consonante.
L'altra anomalia, che è più peculiare di fero, è il suppletivismo nel tema del perfetto e del supino. Questo perché, se ricordiamo il paradigma di fero, fers, tuli, latum, ferre, fero, abbiamo: si vede molto bene come il tema del perfetto e del supino siano distanti dal tema del presente. Questo dipende dal fatto che i due temi derivano da una radice comune tra loro ma diversa rispetto a quella da cui è derivato il tema del presente. Si tratta della radice che, in realtà, fa riferimento a tollo, originariamente al verbo che presenta un tema a variazione tul e tlat e tolla pofonica, per cui derivano dalla stessa radice apofonica.
Questo suppletivismo che ha portato ad utilizzare e ad appropriarsi di tollo, del tema del perfetto e del supino di ha fatto sì che a sua volta, supplisse alla perdita del suo proprio perfetto e supino con un altro subtollo, perfetto e supino derivato da un suo composto.
ĕrecercando sul vocabolario, noi troveremo Maria Concetta Carugno 20tollo, proprio perché anche a sua volta, di necessità, ha subito questo fenomeno.
fero: fero- Significati di in si vede molto bene il passaggio da un significato Fero, concreto ad uno astratto, metaforico. Originariamente, significava “portare un peso fisico”. Da questo significato concreto si è poi passato ad un significato astratto e metaforico “portare un peso anche in termini emotivi”, quindi, “sopportare” un dolore, un’angoscia, ma anche portare nel senso di portare una comunicazione, portare un’informazione e quindi “tramandare”, “riferire”, “raccontare”, come ha poi assunto il significato più proprio il composto refĕro, da cui l’italiano “riferire”.
nympham fugisse: v. 701: prima infinitiva.
precĭbus spretis: v. 701: ablativo assoluto con participio perfetto.
cursum inpedientibus undis: v. 703:
ablativo assoluto con il participio presente. illam orasse: vv. 703/704: seconda infinitiva di questo discorso indiretto. Orasse: oravisse. Orosincope per è un verbum rogandi: i verba rogandi presentano 2 costrutti:
- doppio accusativo: accusativo della persona a cui si chiede qualcosa e accusativo dell'oggetto della richiesta;
- un accusativo della persona e una completiva volitiva per la cosa liquida sorores richiesta, come è in questo caso: (accusativo dell'aut se mutarent persona) + (completiva volitiva).
Pana tenuisse: vv. 705/706: terza infinitiva. All'interno di questa infinitiva è racchiuso il cum narrativo, dove abbiamo il verbo puto + doppio accusativo (dell'oggetto e del complemento predicativo dell'oggetto che in questo caso è un participio predicativo: prensam Syringa putaret).
Corpore pro: pro corpore. anastrofe permotos ventos effecisse. vv. 707/708: infinitiva: (accusativo) + dum suspirat: v. 707:
a fronte di una consecutio che vorrebbe un imperfetto, Dum, abbiamo, invece, il presente indicativo. come congiunzione, indica una contemporaneità strettissima e, quindi, il latino preferisce usare esclusivamente l'indicativo presente, anche in dipendenza da un tempo storico. deum dixisse: arte novavv. 709/710: infinitiva. Endiadi molto elaborata: vocisque dulcedine. conpagine: v. 711: ablativo strumentale. disparibus calamis inter se iunctis: vv. 711/712: ablativo assoluto in iperbato conpagine cerae. con, all'interno. Ov. met. III 316-512: Tiresia – Eco e Narciso. In questo passo si affronta il racconto di una metamorfosi molto particolare, quella di Tiresia e, contemporaneamente, si raccontano anche le metamorfosi della ninfa Eco e del giovane Narciso. Quindi, in questo passo è presente la tecnica ad incastro che Ovidio frequenta spesso nelle Metamorfosi. È proprio una caratteristica dell'opera che le storie siano collegate fra loro e si svolgano una.all'interno dell'altra senza soluzione di continuità. Questa tecnica ad incastro, qui, è applicata, in particolar modo, alla storia della metamorfosi digenere occorsa a Tiresia, personaggio che, contemporaneamente, diventa profeta di ciò che accadrà nella vita del giovane Narciso e la narrazione degli eventi accaduti a Narciso, a loro volta, si intrecciano con la storia della ninfa Maria Concetta Carugno 21Eco, in particolare, in questa prima parte del passo del III libro, un passo che comprende circa 200 versi, affronteremo la storia di Tiresia. Tiresia, nel mito così com'è stato racc