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I POETI ELEGIACI LATINI
In un passo dei Tristia (IV, 10, 51), Ovidio rivolgendosi a Cornelio Gallo, dice che Tibullo fu suo
successore e Properzio successore di quest’ultimo e pone se stesso come ultimo della serie.
Cornelio Gallo Tibullo Properzio Ovidio
CORNELIO GALLO viene quindi considerato il padre dell’elegia latina. Di lui sappiamo che
visse tra il 69 a.C. e il 26 a.C. e fu innamorato di una mima che lui chiama Licoride, ma il cui
vero nome era Citeride, e che fu amata anche da grandi personaggi come Marco Giunio Bruto e
Marco Antonio. Gallo svolse una carriera politica brillante ma cadde in disgrazia per la sua
arroganza e si suicidò.
Un papiro rinvenuto nel 1979 ci ha restituito alcuni versi di Gallo in cui si riscontrano per la
prima volta i temi della NEQUITIA, cioè la sofferenza e l’incapacità di reagire al comportamento
crudele ed infedele della donna, e del SERVITIUM AMORIS.
TIBULLO Della sua biografia sappiamo poco. Deduciamo molto dai suoi componimenti e,
principalmente, da due testi:
- Un epigramma di Domizio Marsio
- Una Vita di Tibullo in prosa, probabilmente dalla sezione De Poetis (dal De viris
illustribus) di Svetonio
Entrambe le fonti affermano che morì giovane, probabilmente entro i 40 anni. Dall’epigramma
sappiamo che la sua morte avvenne all’incirca contemporaneamente a quella di Virgilio nel 19
a.C., quindi la data di nascita è da sistemare dopo il 59 a.C.
La Vita in prosa ci indica il nomen di Tibullo, “Albius”, e che era un cavaliere romano. Grazie ad
una congettura di Baeherens possiamo affermare che nacque a Gabi (la congettura è
confermata da un dall’Epistola I,4 di Orazio che indica la “regione Pedana” come luogo di
nascita, regione dove appunto si trova Gabi).
Appartenne alla cerchia di Valerio Corvino Messalla, personaggio politico di rilievo, console nel
31 a.C., che riunì attorno a sé un circolo di intellettuali, parallelo a quello più vicino ad Augusto
di Mecenate. Con Messalla, Tibullo andò a combattere in Aquitania e ottenne doni dopo la
vittoria, per la quale il suo protettore ottenne il trionfo nel 27 a.C.
IL CORPUS TIBULLIANUM
Probabilmente opera di un copista che unì materiali ritenuti pertinenti al circolo di Messalla,
contiene carmi da attribuire senz’altro a Tibullo e altri no.
I primi 2 LIBRI sono “tibulliani” e si compongono rispettivamente di 10 e 6 elegie.
Un 3° LIBRO ha una composizione più articolata e raccoglie componimenti di autori diversi. In
età umanistica fu ulteriormente suddiviso in due libri:
- 6 elegie di un poeta chiamato Ligdamo costituirebbero il III LIBRO
Il IV LIBRO sarebbe costituito da
- Panegirico di Messalla (in esametri)
- Elegie di Cerinto (5)
- Elegie di Sulpicia (6)
- Un’elegia e un epigramma finali
• Sull’identità di LIGDAMO, che parla nei suoi componimenti del suo amore infelice per
Neèra, si è a lungo discusso. Si è ipotizzato che fosse uno pseudonimo di Tibullo, ma lo
stile e la composizione sono molto diversi, inoltre un verso di Ligdamo sembra indicare la
sua data di nascita che non potrebbe corrispondere con quella di Tibullo.
Al v.18 dell’elegia V, Ligdamo con un verso che ritorna uguale nei Tristia di Ovidio, indica la
propria data di nascita con un anno in cui morirono entrambi i consoli (“cum cecidit fato
consul uterque pari”). Ovidio con questo verso aveva inteso indicare l’anno 43 a.C., in cui
erano morti i consoli Irzio e Pansa nella battaglia di Modena. Si potrebbe quindi vedere in
Ligdamo un alter ego di Ovidio? Anche questa ipotesi sembra improbabile sulla base dei
confronti stilistici.
• Il PANEGIRICO DI MESSALLA è un poemetto in esametri, che quindi non ha niente a
che fare con il resto della collezione di elegie erotiche. Si ritiene che sia stato scritto dopo il
31 a.C., anno del consolato di Messalla, e prima del 27 a.C. in quanto non si fa alcun
riferimento al trionfo. Sulla base di una serie di confronti stilistici è stato anche ipotizzato
che il componimento sia da datare al I secolo d.C. e che l’autore abbia voluto fingere che
fosse stato scritto prima del trionfo. In ogni caso, si tratta di un componimento modesto, in
cui si alternano dichiarazioni di incapacità alla celebrazione di Messalla, come oratore e
soldato, una profezia sulla gloria futura e una serie di rassicurazioni sulla propria fedeltà.
• Il cosiddetto ROMANZO DI SULPICIA si compone di 5 elegie, opera di un autore ignoto
(forse Tibullo stesso) detto “il poeta di Sulpicia”, e 6 elegie composte dalla poetessa
Sulpicia, nipote di Messalla. Il tema è sempre lo stesso, quello dell’amore tra Sulpicia e
Cerinto, forse da identificare con un amico di Tibullo di nome Cornutus. C’è da dire che i
componimenti del poeta di Sulpicia dimostrano una grande capacità ed esperienza, sono
fluidi e molto vicini allo stile di Tibullo. I carmi della poetessa sono scritti come messaggi
d’amore all’amato e a lungo hanno fatto discutere sulla loro natura, se siano da considerare
scritti di getto da una donna innamorata, o facciano parte di un gioco letterario all’interno
del circolo di Messalla.
LA METRICA
Il distico elegiaco ci compone di:
- Un ESAMETRO (“6 piedi”)
- Un PENTAMETRO (“5 piedi”)
Un piede si compone di 2 semipiedi, un ARSI e una TESI. Secondo la lettura metrica, l’accento
tonico è da porre sull’arsi.
Il DATTILO è un piede caratterizzato dalla successione di una sillaba lunga (arsi) e due brevi
(tesi), secondo lo schema . Può essere sostituito da uno SPONDEO, cioè la successione di
due sillabe lunghe ( ).
L’esametro DATTILICO è composto dalla successione di 5 dattili (o spondei) e un TROCHEO
()
Il pentametro è formato dalla successione di 2 dattili (), 1 spondeo () e 2 anapesti ().
||
Per la corretta scansione metrica è necessario tenere a mente due principi fondamentali:
• Una sequenza di due vocali determina che la prima sia breve