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CAPITOLO 2 - L'ACCOGLIENZA E LA PRESA IN CARICO DEI BENEFICIARI:
METODOLOGIA DI LAVORO E IMPLICAZIONI RELAZIONALI
L'obbligo giuridico dell'accoglienza da parte dello Stato
Accoglienza per i richiedenti e rifugiati: diritto fondamentale, gli Stati devono garantire livello di
vita dignitoso. D.Lgs 25/08: il richiedente può soggiornare legittimamente nel territorio per tutta la
durata della procedura.
Fondamento normativo in materia di accoglienza: D.Lgs 140/05, che attua Direttiva Europea
2003/9/CE, considerato in combinato disposto col Decreto procedure e Decreto qualifiche.
Comunque, le misure di accoglienza terminano una volta che si è ricevuta la decisione in merito alla
domanda di asilo. Se negativa, si ha comunque diritto all'accoglienza per la durata della nuova
decisione in base all'eventuale ricorso che viene fatto, "per il periodo in cui non gli è consentito il
lavoro ovvero nel caso in cui le condizioni fisiche non gli consentono il lavoro".
Se il richiedente possiede i mezzi per garantirsi una vita adeguata, lo Stato può richiedere di
contribuire alle spese di accoglienza.
L'individuazione delle strutture di accoglienza: presupposti e procedure
Chi valuta se non si hanno i mezzi sufficienti a sostentarsi? La Prefettura-UTG.
Come si individua la struttura di accoglienza?
Se sussistono i presupposti di cui all'art. 20 = CARA
Se sussistono i presupposti di cui all'art. 21 = CIE
Negli altri casi = SPRAR (salva disponibilità di posti)
L'assistenza inizia nel momento della presentazione della domanda (Anche se la Prefettura può
disporre accoglienza preventiva). Ciò non avviene nella prassi, data la carenza di strutture che
lasciano quindi molti richiedenti asilo senza un servizio assistenziale.
La situazione si aggrava se ad averne bisogno sono i soggetti in situazioni vulnerabili, che a
maggior ragione avrebbero necessità delle misure assistenziali.
Il sistema CDA, CARA e SPRAR
La normativa che regola il tema dei centri di accoglienza è contenuta in una serie di leggi e decreti.
CDA→ garantiscono un primo soccorso allo straniero rintracciato in territorio nazionale. Vi si
stabiliscono i migranti appena arrivati, indipendentemente dallo status giuridico. No limite
temporale di permanenza (comunque strettamente necessario).
Non sono chiari i diritti dello straniero accolto in questo centro.
A questi centri si sono aggiunti Centri straordinari, per far fronte all'emergenza sbarchi, e sono
gestiti da privati e associazioni (finanziati dal Ministero dell'Interno)
CARA→ istituiti nel 2008, vi viene inviato lo straniero richiedente protezione internazionale
-privo di documenti di riconoscimento ,
-che si è sottratto ai controlli di frontiera,
-chi presenta domanda di protezione int.le dopo esser stato fermato in condizione irregolare,
CIO' ALLO SCOPO DI CONSENTIRE IDENTIFICAZIONE E APPLICAZIONE PROCEDURA.
I CARA devono "garantire una ospitalità che garantisca la dignità della persona e l'unità del
nucleo familiare".
Si ha diritto all'assistenza medica, ad alloggi separati tra uomini e donne, ad alloggiare assieme ai
familiari, alla visita da addetti UNHCR, avvocati, familiari... Preferenze sul cibo e esigenze
particolari, x es quelle religiose.
La permanenza è pensata per essere breve, anche se quasi sempre si proroga, tardando il processo di
integrazione.
SPRAR→ sistema di accoglienza e integrazione, promosso dal MdI con Enti Locali, con la
collaborazione di organizz umanitarie. Offre supporto alloggiativo e aiuto per l'avvio del percorso di
integrazione. È costituito dalla rete degli enti locali che accedono al Fondo nazionale per le
politiche e i servizi d'asilo.
Chi può permanere all'interno degli SPRAR?
::: in caso di richiedente asilo, si ha diritto fino alla decisione della Commissione Territoriale
::: in caso di riconoscimento di protezione int.le, sussidiaria o umanitaria fino ai 6 mesi
::: se la Commissione dà parere negativo alla domanda, la presentazione dà diritto all'accoglienza
finché non gli sia consentito il lavoro o quando le condizioni fisiche non glielo consentano.
Si svolgono attività di accompagnamento sociale, per conoscere il territori, i servizi locali, la lingua
italiana. Si iscrivono i minori al sistema scolastico e gli adulti a corsi di istruzione, e sono
disponibili interventi e consulenze legali in relazione allo status.
Sono sviluppati percorsi formativi e professionalizzanti per promuovere l'inserimento lavorativo.
In casi di situazioni vulnerabili, la permanenza può essere prorogata.
Nel 2009 i posti disponibili erano 3000 (501 per soggetti vulnerabili) ma, nonostante l'aumento di
posti negli anni, la sproporzione tra richiedenti e posti effettivi è molto alta.
Questa alta richiesta comporta :::tempi di accoglienza limitati, che non consentono la conclusione di
progetti di integrazione, oppure :::tempi di accoglienza eccessivamente protratti che non consentono
un turn-over efficace e bloccano il sistema.
È riconosciuta priorità alle segnalazioni della Prefettura e quelle relative alla categorie vulnerabili.
Altre forme di accoglienza
Altri centri sono i Centri Polifunzionali, istituiti dal MdI di concerto coi Comuni Metropolitani (Mi,
To, Ro, Na, Fi): questa tipologia non è normata, e non sono assimilabili né a CARA né a SPRAR.
I CIE sono invece destinati al trattenimento, convalidato dal giudice di pace, degli extracomunitari
irregolari e destinati all'espulsione. Vi sono trattenuti i richiedenti protezione internazionale che
hanno presentato domanda di asilo a seguito di un provvedimento di espulsione. In questi centri ci
si può rimanere max 180 giorni, ma la durata massima nei CIE è diversamente regolata dall'art. 21
D.Lgs n. 25/08.
Si garantisce → generi di prima necessità, assistenza sanitaria, assistente sociale per i vulnerabili.
Nella pratica → queste garanzie variano da centro a centro.
Ad ogni modo, si raccomanda di distribuire le risorse in modo equilibrato, attenendosi su 60% per il
personale, 25% per costi di strutture e utenze, 15% per alimenti.
Si raccomanda inoltre di prevedere la copertura dei costi per i mediatori linguistico-culturali,
particolarmente utili nelle prime fasi (colloqui, raccolta informazioni).
Il riconoscimento della vulnerabilità
Per il riconoscimento delle vulnerabilità è necessario dapprima instaurare un rapporto di fiducia.
Occorre creare un ambiente che favorisca contatto strutturale e informale, per far sì che
vulnerabilità talvolta nascoste come segno di difesa possano uscire allo scoperto.
La disponibilità delle strutture è il primo criterio orientatore dell'invio a questo o quel centro.
Recuperare una dimensione individuale del rapporto con l'ospite è prioritario per tutelare i diritti di
ciascuno: contesti che privilegiano il rapporto uno a molti (es centri monoetnici) sono problematici
per individuare le vulnerabilità e per organizzare un servizio di prima accoglienza.
É pericolosa la collocazione dei neo arrivati in un contesto monoetnico, spesso perchè si fugge da
persecuzioni causate dai loro connazionali, e il ridotto contatto col mondo esterno impedisce i
processi di apprendimento e inclusione socio culturale.
Ha molto rilievo dimensione del centro e num di ospitati, ci si deve tenere a 40-50 unità, meno se in
casi vulnerabili.
Il colloquio e le procedure di presa a carico
Colloquio → svolge due funzioni: informazione/orientamento e intervento.
L'operatore, oltre al recepimento dei bisogni primari, deve recepire anche bisogni celati da fattori
culturali, personali, dal disagio psichico.
Rapporto di fiducia → nasce dal rispetto formale e sostanziale, dalla non instrusività.
Il colloquio, mediamente uno al mese, va svolto in un centro riservato e pulito, non affollato,
rispettando i tempi dell'interlocutore. Si consiglia calma e ordine durante il colloquio.
Non sono raccomandati atteggiamenti troppo affettivi durante la fase di studio, dato che
l'interlocutore deve sentire la professionalità e competenza del suo interlocutore. È quindi
raccomandato l'uso del "lei". Va fatta attenzione al rispetto dell'identità individuale di ciascuno,
rispettare le proprie caratteristiche.
La costruzione di un progetto individuale, l'orientamento sociale, sanitario e al territorio
E' necessaria, durante la costruzione del progetto, la partecipazione attiva del destinatario: se così
non si facesse, le indicazioni ordinarie (iscrizione alla ASL, corsi e tirocini) rischierebbero di cadere
nel vuoto.
Al destinatario vanno illustrate le opportunità disponibili, che vanno calendarizzate per dare senso
del tempo che scorre, anche per togliere l'illusione del centro protettivo sine die.
Bisogna approfittare di ogni giorno per il perseguimento degli obiettivi, dato che una volta usciti dal
centro la situazione diverrà più complicata: all'inizio i corsi di lingua italiani sono intensivi, per
consentire all'utente la partecipazione a corsi di formazione.
L'iscrizione ai servizi socio-sanitari è una tappa che va seguita con puntualità, e si deve
accompagnare il migrante nel percorso di scelta del medico, il primo contatto con lo psicologo e
l'assistente sociale.
La giornata deve essere ben organizzata e scadenzata, per far percepire negli impegni quotidiani il
funzionamento del percorso, che va pian piano materializzandosi.
Uscire dal centro favorisce il contatto col mondo esterno, vanno rafforzati i collegamenti con la rete
di servizi pubblici e i contatti col vicinato, volontari e scuole: se si confina tutto al centro sarà poi
più difficile acquisire confidenza col mondo esterno.
La regolarità quotidiana, una routine omogenea fa riacquisire senso di ordine e responsabilità, utile
per un processo di integrazione positivo.
CAPITOLO 3 – IL LAVORO DELL'EQUIPE MULTIDISCIPLINARE
Le figure professionali che la compongono possono variare in funzione della tipologia di
accoglienza prevista e delle specificità dei territori.
Il progetto "Lontani dalla violenza", co-finanziato dal Fondo Europeo Rifugiati hanno sperimentato
il modello organizzativo delle équipe multidisciplinari socio-sanitarie, che integrano
professionalità degli enti di tutela con personale sanitario dei servizi territoriali.
I diversi territori impegnati hanno formato un'équipe con composizioni diverse e personale
appartenente ad enti che si sono coordinati nella realizzazione di progetti individuali.
Il percorso d'aiuto va concordato per primo col soggetto interessato, infatti gli obiettivi "calati
dall'alto" difficilmente porta ad esiti soddisfacenti, dato che è necessaria pa