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L’insegnante va a scegliere tecnologie pratiche, funzionale a spazi, tempi e obiettivi imposti.

La professione dell’insegnante ha una peculiarità, rispetto a tutte le altre professioni: prima

di essere insegnante, è stato studente. I modelli che incorporiamo da studenti tendiamo a

riprodurli da insegnante: la professione insegnante è una professione conservativa.

- Lezione 5: la tecnologia non può essere considerata «una panacea» per i problemi dell’educazione

La retorica tecno-euforica e la realtà della storia dovrebbe quantomeno indurci a non pensare alla

tecnologia come alla soluzione sempre pronta e sempre valida. 5

Lezione 3 Educazione e tecnologie

La tecnologia trasforma le nuove generazioni di studenti?

Si è affermata una visione secondo cui le nuove generazioni sono definibili come nativi digitali, e quindi

differenti rispetto a coloro che li hanno preceduti.

Tesi sui nativi digitali

Prenskij, esperto di tecnologie che viene dal mondo del videogioco: ha coniato la formula nativi digitali,

divenuta un vero e proprio mantra.

Tesi n.1: sta nascendo una generazione dotata di nuove capacità cognitive legate all’uso intensivo di

tecnologie. La tecnologia è vista come fattore capace di trasformare le capacità cognitive.

Prenskij afferma che si può parlare di nativi digitali a partire dal 1985: Paolo Ferri, autore che in Italia ha

ripreso questi studi, ritiene nativi digitali coloro che sono nati a partire dal 1995.

Queste scansioni ci indicano come sia differente la diffusione delle tecnologie tra Usa e Italia.

Tesi n.2: questa trasformazione radicale sta producendo un sostanziale scollamento tra giovani e istituzioni

educative, che non sono più in grado di rispondere ai nuovi stili cognitivi e soddisfare le nuove esigenze

emergenti.

Gli immigrati digitali sono coloro che hanno acquisito i linguaggi digitali come seconda lingua, quindi nati

prima del 1985: si sente il loro “accento”, perché per quanto possano sforzarsi, si sentirà la loro differenze

rispetto ai nativi digitali.

Vi sono tutta una serie di opposizioni tra nativi e immigrati:

Nativi digitali Immigrati digitali

Studente Insegnante

Veloce Lento

Giovane Vecchio

Futuro Passato

Pensiero multi-tasking Pensiero sequenziale

Immagini Testi

Divertente Serio

Sguardo in avanti Sguardo indietro

Digitale Analogico

Azione Conoscenza

Connessione costante Isolamento

Questo tipo di tesi presenza dei limiti:

- Siamo davvero sicuri che tutti i membri della nuova generazione abbia accesso alle tecnologie?

- Siamo sicuri che tanto uso=tanta competenza?

- Siamo sicuri che gli studenti vogliano una trasformazione della scuola in senso digitale?

Dati e ricerche sull’accesso tecnologico

Nel mondo l’accesso tecnologico è fortemente diversificato: intere aree del pianeta sono fuori dalla rete di

internet. Per i ragazzi nati in quei paesi, parlare di nativi digitali fa sorridere; ma anche all’interno di paesi

industrializzati, le storie legate all’accesso tecnologico da parte delle nuove generazioni sono molto diverse:

giovani cresciuti in famiglie molto ricche hanno maggiori opportunità in termini di accesso e uso delle

tecnologie. La tipologia di tecnologie utilizzate varia molto in base al luogo in cui vengono orientate.

 Questi studi partono da una condizione di neutralità, ma questo è sbagliato: i contesti modificano

l’uso delle tecnologie. 6

In ogni caso, i ragazzi usano le tecnologie in maniera abbastanza banale. Questi nativi digitali non si lanciano

in attività con il computer particolarmente sofisticate dal punto di vista cognitivo, a favore di immagini,

musica, whatsapp, messaggini, etc…

Grande è la differenza tra uso intensivo e competenza, oltre che alla autopercezione e l’effettiva competenza

(possono credermi molto competente, ma non esserlo).

❖ La gran parte degli studenti possiede abilità tecnologiche di base, mentre mostra scarsa familiarità

con applicazioni più sofisticate

❖ La questione della validità dei contenuti non rappresenta un aspetto su cui i giovani internauti si

interrogano spontaneamente (scarsa consapevolezza critica e scarsa consapevolezza del mezzo):

tanto più dipendiamo da un mezzo per accedere alle informazioni, tanto più crediamo alla veridicità

di quel mezzo.

❖ Emerge anche scarsa consapevolezza sugli aspetti etico-sociali legati all’impiego delle tecnologie:

Dati e ricerche sulle aspettative degli studenti

Dalle ricerche emerge un quadro molto più articolato rispetto a quello prospettato dai sostenitori delle tesi

sui nativi digitali:

- Atteggiamento pragmatico di accettazione consapevole legata al ruolo della scuola

- L’uso del computer portatile in classe come una pratica antisociale

- Visioni influenzate più dalle precedenti esperienze di apprendimento in situazioni formali che

dall’uso delle tecnologie al di fuori della scuola

Sostanzialmente: lo studente ha paura di isolarsi attraverso l’uso di un portatile personale in classe, o che

non accettino l’utilizzo di questi mezzi a scuola per il ruolo che questa ricopre. L’uso delle tecnologie al di

fuori della scuola, ad esempio, è legato al divertimento: non per forza deve essere introdotto nella scuola.

Per imparare bisogna attivarsi, affaticarsi: l’uso delle tecnologie può rompere con la passiva ricezione delle

conoscenze e delle nozioni. È chiaro quindi come possano esserci resistenze da parte degli studenti.

La competenza digitale va formata: non proviene semplicemente dall’uso delle tecnologie.

Anche Preskij se ne rese conto: non basta saper smanettare con un videogame per potersi ritenere capaci.

È quindi fondamentale analizzare internet nei suoi rischi e nelle sue opportunità: non vi sono solo benefici e

solo rischi, ma entrambi devono essere considerati. Ci sono delle affordance.

Un gruppo di ricerca europeo da anni conduce degli studi sull’impatto delle nuove tecnologie declinato su

rischi e opportunità. Hanno tentato di costruire una mappa di rischi e opportunità, rispetto a tre diversi ruoli

che l’utente può avere in rete:

- Ricevente: riceve contenuti

- Partecipante ad uno scambio

- Agisce un comportamento

A seconda del ruolo che l’utente ha in rete, si possono delineare rischi differenti.

A esempio: se guardiamo al bambino adolescente come ad un ricevente di contenuti, il rischio si basa sulla

tipologia di contenuti a cui è esposto. Il soggetto che partecipa ad uno scambio online, è soggetto ad un

tracciamento delle informazioni. Altro rischio: bullismo, accuse di taglio razzista, messaggi pornografici.

Varie sono anche le opportunità: dall’apprendimento a nuove forme di educazione civica.

La Normativa Europea richiama gli Stati a porre attenzione sulla competenza digitale.

Tre sono le principali dimensioni:

1. Dimensione tecnologica, non tecnico-procedurale (accendere il computer o mandare un file):

l’elemento caratterizzante di un soggetto competente sta nella capacità del soggetto di esplorare

situazioni tecnologiche nuove.

2. Dimensione cognitiva: accesso, selezione e valutazione critica delle informazioni

3. Dimensione etica: interagire con le TIC in modo responsabile e nel rispetto degli altri

Una dimensione integra le tre:

4. Dimensione integrata: comprendere il potenziale delle tecnologie di rete per la costruzione

collaborativa nella conoscenza e la partecipazione critica e sociale. 7

Lezione 4

Dal 15 novembre sarà possibile prenotarsi per l’esame dalla piattaforma Moodle.

Questionario: 30 domande a risposta chiusa, con 4 possibilità di risposta, su entrambi i testi. Una “non risposta” è 0.

Gli orientamenti teorici che hanno influenzato lo sviluppo delle tecnologie dell’istruzione (intese come

scienza dell’istruzione): ICT, TIC

In una prima fase ha prevalso l’interesse per le caratteristiche dei mezzi; a partire dagli anni ’50-’60

l’attenzione si sposta sui metodi, le conoscenze utili per poter progettare, allestire e gestire interventi

istruttivi efficaci, basandosi in particolare sulle conoscenze acquisite su come apprendiamo e come

comunichiamo (approccio sistemico). Non viene persa l’attenzione per i mezzi, ma a questa si aggiunge quella

per la progettazione, la gestione e la valutazione. Prima degli anni ’50, infatti, la psicologia non aveva

maturato e consolidato conoscenze su come apprendiamo, e anche perché le teorie della comunicazione

muovono i primi passi in quegli anni: un approccio di natura sistemica non era pensabile prima di allora.

Si intraprende quindi una nuova strada: affrontare il problema dell’istruzione in chiave scientifica. Si deve

quindi guardare alle teorie della conoscenza, dell’apprendimento e della comunicazione.

Il comportamentismo: per il comportamentismo, si possono conoscere solo i comportamenti umani, non si

accede alla black box, alla mente. La mente è considerata una scatola nera, non visibile: non possiamo

studiare cosa accade nella mente. I processi cognitivi sono quindi fuori dalla portata della scienza, che ha a

che far con cose visibili e misurabili.

L’approccio comportamentista ha conseguenza dal punto di vista istruttivo: gli obiettivi di apprendimento

non possono essere definiti in termini di costrutti non osservabili, bensì in termini di operazioni concrete

misurabili (operazionalizzazione degli obiettivi formativi).

Ulteriore concetto fondamentale che caratterizza il lavoro di Skinner è che l’essere umano apprende per

rinforzo: secondo Skinner tendiamo ad acquisire, ad immagazzinare, i comportamenti che sono oggetto di

un giudizio, di approvazione o disapprovazione. Tenderemo quindi a ripetere (acquisire e riprodurre) giudizi

di rinforzo positivo o negativo: il rinforzo negativo rimanda a comportamenti indesiderati, quindi Skinner

sottolinea di ricorrere al minimo i rinforzi negativi, mentre si deve implementare il rinforzo positivo.

La questione del feedback torna anche in altri orientamenti: l’idea è che ci deve essere un’informazione di

ritorno allo studente, che lo orienti su quanto sta facendo.

La domanda che Skinner si pone non interroga le tecnologie, ma riguarda un problema didattico, un bisogno

pedagogico: come può un insegnante, in una classe di trenta studenti, garantire un feedback efficace ed

immediato a ciascuno studente? La tecnologia può aiutarmi: ecco entrare in gioco le teaching machines. Una

macchina per studente eroga informazione e spiegazione, dopodiché propone esercizi con feedback

automatico: la risposta è quindi immediata.

Lo schema di ragionamento che Skinner propone parte dalla teoria cognitiva di riferimento, al problema

didattico fino alla sua soluzione, ricercata nella possibilità di fare uso di una tecnologia.

Skinne

Dettagli
A.A. 2017-2018
12 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher federica.gialli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tecnologie dell'istruzione e dell'apprendimento e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Ranieri Maria.