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URBANI.Paesaggio con manichino, ispirato a De Chirico "L'ovale delle apparizioni", 1918

Rappresenta il mondo immobile, pesce simile al modello di latta che usava pasticcere, l'uomo è sostituito da un manichino, alla dea-statua, sfonda casa disabitata. Espellere vita dal quadro, e sostituire alle cose che viviamo una visione delle cose di pietra perché ciò che è vita è dolore, cercare nei quadri anti-vita, simile ai quadri di Mondrian, dove l'artista cercava di espellere la vita e la natura perché sono sinonimo di dolore, creare uno spazio dove dolore non ha luogo, il quadro è un trattato filosofico.

Sironi vede una grande mostra su Carrà e i suoi manichini vivono accanto alle tragedie, non scappano, condividono lo strazio delle città bombardate e distrutte con la caduta del fascismo, e anche la distruzione dei suoi ideali estetici, pittura muraria 1948 morta la figlia durante un gioco con una.

rivoltellaSempre visione drammatica ma positiva, la città vive unadimensione di eternità, e negli ultimi anni forza ed energia sparisce.

Lazzaro,1946 visione drammatica, gli sfondi impediscono spazio, figure schiacciate sulle rocce che imprigionano la natura, albero incastrato sulla roccia. Lazzaro rappresentato senza resurrezione, gravato dai macigni, sembra ancora vivo, tenta di liberarsi dal peso dei macigni, che rappresentano una morte senza resurrezione.

INFORMALE MATERICO dopo guerra in parallelo all'esistenzialismo, rifiuta disegno e forma perché disegnando vuol dire progettare, materia lasciata a se stessa; materia e gesto, idea mondo dove non si sa da dove si viene né dove si andrà, Fautier. In Sironi, rimane disegno ma come pura materia.

L'apocalisse, muore nel 1961, ciclo in cui si ispira ai testo giovanneo ma rappresenta non la parte mistica dei cavalieri che portano castighi ma terremoto universale che scuote la terra, le rocce cadono sull'umanità.

Termina la sua vita con un'immagine di distruzione totale dove si vede la potenza delle rocce, l'umanità passa ma loro stanno lì, idea antichità che rimane. Arte che tocca il negativo e la sofferenza della vita umana, cerca di dare risposte a questa sfida nei suoi paesaggi urbani, nelle sue figure grandiose da risposte con dimensione grandiosità ed eternità.

MOSTRA MUSEO 9001. Mario Sironi nasce a Sassari nel 1885, da Enrico, ingegnere milanese e Giulia Villa, fiorentina. Nel 1886 si trasferisce con la famiglia a Roma. Nel 1898, a tredici anni, rimane orfano di padre.

Nel 1902 si iscrive alla facoltà di ingegneria, che abbandona l'anno dopo per una crisi depressiva. Frequenta invece la Scuola Libera del Nudo di via Ripetta e, attraverso Boccioni e Severini, conosce Balla. Con Boccioni compie un viaggio a Parigi nel 1906. Due anni dopo si reca in Germania, dove tornerà nel 1910-11. Intanto, nonostante le ricorrenti crisi nervose,

Si dedica all'illustrazione e alla pittura. Nel 1913 aderisce al futurismo, di cui dà un'interpretazione soprattutto volumetrica. All'osscoppio della guerra si arruola nel Battaglione Volontari Ciclisti e poi nel Genio. Congedato nel 1919, si sposa con Matilde Fabbrini, da cui avrà due figlie, Aglae nel 1921 e Rossana nel 1929. La coppia si separerà nel 1930 e l'artista si legherà, tra alterne vicende, a Mimì Costa. Nel 1919 si trasferisce a Milano. La sua pittura, che si concentra sul tema dei paesaggi urbani, si orienta verso forme potenti e sintetiche di ispirazione classica, segnate però da una drammaticità moderna. Margherita Sarfatti è tra i primi critici a segnalarlo. L'artista aderisce intanto al fascismo, dal 1921 disegna illustrazioni per il Popolo d'Italia, con cui collabora fino al 1942, tra il 1927/31 anche come critico d'arte. Nel 1922 è tra i fondatori di Novecento Italiano. Negli

Anni Trenta abbandona il cavalletto e si dedica quasi esclusivamente alla pittura murale, di cui diventa il maggio teorico e artefice. Nel 1933 pubblica il Manifesto della pittura murale, firmato anche da Campigli, Funi e Carrà. Il 25 aprile 1945 sta per essere fucilato e si salva grazie all'intervento di Gianni Rodari, partigiano masuo estimatore. Il crollo dei suoi ideali politici e l'angoscia per la morte della figlia Rossana, che si uccide a 18 anni nel 1948, lasciano un segno nella sua pittura, in cui la tensione costruttiva si lascia incrinare da un senso di frammentarietà. Muore il 13 agosto 1961.

2. Dal Simbolismo al Divisionismo

Il mio maggior piacere è sempre stato quello di trattare di cose d'arte ed ho passato parecchie ore al tavolino quando altri della mia età si divertiva (M.Sironi al cugino Torquato, 1903)

Ancora adolescente Sironi attraversa un periodo simbolista, in cui guarda a Beardsley, William Morris e Segantini (Il pascolo, 1902-03).

Intorno al 1903 conosce Boccioni e Segantini e, attraverso loro, Giacomo Balla, da cui apprende la tecnica divisionista (La madre che cuce, 1905-06). Negli anni successivi, compie un viaggio a Parigi (1986) e a Erfurt in Germania (1908, 1910-11). A lungo oppresso da crisi depressive, lavora soltanto negli intervalli della malattia e dipinge soprattutto ritratti. La stagione Futurista. Nel 1913 si avvicina al futurismo, in ritardo di tre anni rispetto al manifesto della pittura futurista, ma con un accentuato senso della solidità del volume (Testa, 1913; Volumi dinamici, 1914; Il camion, 1914-15). Nel marzo 1915 lascia Roma e si sposta a Milano, dove entra nel nucleo dirigente del movimento, e in maggio, all'entrata in guerra dell'Italia si arruola volontario con Marinetti, Boccioni, e altri. Nella sua pittura compaiono temi futuristi della vita moderna (Ballerina, Ciclista). Continua intanto un'intensa attività di illustratore per riviste: fino al 1924.sarà più noto come illustratore che come pittore. Tra futurismo e Metafisica. 4. Nel 1916 conosce Margherita Sarfatti, il critico che maggiormente comprenderà e appoggerà la sua pittura. Firma, inoltre, il manifesto di Marinetti, L'orgoglio italiano, intriso di temi antiborghesi che compaiono anche nella sua pittura (Borghese e cocotte, 1916). Nel 1917-16 combatte in prima linea. Nel marzo 1919, congedato dalle armi, rientra a Roma, dove la pittura metafisica, che vede sulla rivista Valori Plastici, lo influenza profondamente. I temi futuristi, come le ballerine dei locali notturni, si mescolano ora ai manichini (Ballerina: Ballerina per la rivista Ardita). I suoi manichini però non si allontanano dalla vita come quelli di De Chirico, ma conservano una dimensione umanissima. Nel settembre 1919 si trasferisce a Milano, dove rimarrà, tranne alcuni periodi degli anni 30, fino alla sua morte. Non può però portare con sé la moglie, Matilde.sposata due mesi prima, che lo raggiungerà solo a fine anno. 5. I primi anni Venti Dallo squallore della città odierna ha saputo trarre una bellezza e una grandiosità nuove. (M. Sarfatti, Il Convegno, 1920) L'impatto con Milano, porta Sironi a concentrarsi sul tema del paesaggio urbano. Dipinge periferie disadorne, me che mostrano anche tutta la loro imponenza, e in cui si mescolano dramma e grandiosità, pessimismo e volontà costruttiva, tenebrosità del colore e solidità del disegno. Sono città senza verde, fiori, acqua, ma segnate da un senso di eternità, come cattedrali laiche. Sempre nella prima metà degli anni Venti, Sironi dipinge una famiglia di figure, accostate a emblemi di solidità volumetrica come i vasi (Donna con vaso, 1923; Donna con vaso, 1924) o ad architetture spesso visionarie. Sono anni di estrema povertà per l'artista. La moglie Matilde ricordava che il giorno in cui Sironi

Aveva dipinto uno dei suoi paesaggi urbani più belli, avevano mangiato in tutta la giornata "un uovo in due".

6. Sironi e il Novecento Italiano

Nel 1922 Sironi è tra i fondatori, con Bucci, Dudreville, Funi, Oppi, Malerba e Marussing, del Novecento Italiano. Il gruppo, animato da Margherita Sarfatti, espone per la prima volta a Milano alla Galleria Pesaro nel 1923, e si presenta ufficialmente alla Biennale di Venezia nel 1924. Subito dopo si scoglie, ma nel 1926 si rifonda con una grande mostra alla Permanente che raccoglie tutti i maggiori esponenti del Ritorno all'ordine. Negli anni successivi, il Novecento organizza mostre in tutta Europa.

Sironi partecipa pienamente alle vicende del movimento, da cui condivide l'ideale di una forma solida e di una classicità moderna, cioè una reinterpretazione libera e sintetica del passato. Dal Novecento disegna gli unici manifesti (per le mostre alla Permanente, 1926, e a Zurigo, 1927) e ne difende animosamente.

le ragioni quando nel 1931-33, viene colpito daaccese polemiche.

Seconda metà anni Venti

Che importa ce non siano figure eleganti? Sono eroi barbari d’una civiltà elementare (R.Giolli, 1931)

Nella seconda metà degli anni Venti, Sironi abbandona gradualmente il segno preciso degli anniprecedenti e dà maggiore fluidità al disegno e matericità al colore. Continua a dipingere paesaggiurbani, ma anche figure e paesaggi dagli accenti primordiali e mitici. Rinnova, anche l’iconografiadella famiglia, sostituendo alle tradizioni immagini di marito, moglie e figli in salotto, un’immagineimmersa in un’atmosfera senza tempo (La famiglia, 1927-28).

Stagione espressionista e gli anni Trenta

Certi terremoti sono la vita dell’arte e dell’emozione. Se si fa ordine e si mette ogni cosa a posto siesce dalla magia e ci si ritrova in un mondo banale. (M.Sironi)

A partire dal 1929 Sironi attraversa una crisi espressionista, che

culmina nel 1930 con opere cariche di tensione e di pennellate violente (Il pescatore, 1930). Il disegno diventa rapido e abbreviato: contrariamente a certi schemi storiografici che contrappongono nettamente il Novecento Italiano ai movimenti antinovecentisti, il Sironi di questi quadri è l'artista più antinovecentista di tutti. La crisi espressionista viene superata alla fine del 1930, quando Sironi torna a una figurazione più ferma, che prelude alla sua stagione monumentale (Nudo e albero, 1931).

9. Crollo de fascismo. Il ritorno al cavalletto. S'è tutto rotto in questi mesi, tutto. Non sono rimaste che macerie e paura. (M. Sironi, 1944-45) Col 1943, venute meno le committenze pubbliche nello sfacelo dell'Italia in guerra, Sironi torna al cavalletto. Riprende a dipingere paesaggi urbani e influenzato da una grande mostra di Carrà che vede nel 1942 a Brera, ripensa alla sua pittura metafisica, dipingendo manichini tra cumuli di macerie.

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Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
28 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher suzanna_z di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Politecnico di Milano o del prof Pontiggia Elena.