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IV.
5) Amedeo VI: realizza l’egemonia politica sui marchesi
di Saluzzo; il dominio viene esteso su alcune località
“Piccolo Scisma” Rinuncia di Felice V
del Biellese e del Vercellese, prima dei Visconti, e su
Cuneo, prima degli Angiò; 7) Il prestigio assunto da Amedeo VIII permette al
ducato di Savoia di imporsi come entità statale.
4. Gli Orléans in Piemonte 31
Alla morte di Roberto d’Angiò, i Visconti di Milano intensificarono la loro attività politica nell’Italia settentrionale e nella
regione subalpina, scontrandosi con le altre dominazioni regionali. Signori di Vercelli e di Novara, già avevano imposto la
loro signoria su Asti, Bra e Cherasco. Ma mentre Bra era saldamente in mano ai Visconti, Cherasco passò dapprima ai
marchesi di Monferrato, poi agli Angiò e, infine, ai Visconti. Da quel momento i Visconti fondarono il loro potere nel
territorio accordandosi con le comunità soggette, favorendo la pacificazione interna tra le fazioni e imponendo nei
centri più importanti i loro ufficiali.
La politica matrimoniale viscontea indusse Gian Galeazzo Visconti a dare in moglie la figlia Valentina al fratello del re
di Francia, Luigi di Turenna. La dote di Valentina Visconti era costituita da una cospicua somma di denaro, gioielli e terre
astigiane. Quell’atto apriva la strada alle ambizioni francesi su Piemonte e Lombardia e avrebbe portato alle “guerre
d’Italia” alla fine del XV secolo.
Tuttavia, il successore Filippo Maria Visconti riprese possesso della contea d’Asti. Luigi II d’Orléans si riconciliò con il re
Carlo VIII, intervenendo nella campagna militare in Italia rivolta alla conquista di Napoli. Dunque, anche con gli Orléans,
l’idea politica di aggregare i territori dell’area subalpina aveva trovato una parziale realizzazione. L’esito di quest’idea
politica lasciava ampi spazi all’incoerenza territoriale e ai cambiamenti repentini derivanti dai continui contrasti bellici e
dalle iniziative delle comunità urbane che contrattavano la loro sottomissione alle varie signorie. Solo in Età moderna il
ducato di Savoia si sarebbe distinto nettamente rispetto agli altri principati regionali come artefice di questo progetto di
aggregazione territoriale fra l’area alpina occidentale e la regione subalpina.
In sintesi:
1) 4)
Morte di Roberto d’Angiò; Politica matrimoniale con il re di Francia la Francia
ottiene in dote alcuni possedimenti nell’astigiano
2) ambizioni francesi su Piemonte e Lombardia “guerre
Intensificazione dell’attività politica in Italia d’Italia” del XV secolo;
settentrionale; scontro con altre dominazioni regionali; 5)
3) Filippo Maria Visconti riprende la contea di Asti;
Bra è già in mano ai Visconti. Con la “presa” di
Cherasco, dapprima appartenuta ai marchesi di 6) Gli Orléans intervengono durante la campagna
Monferrato e poi agli Angiò, avviene il consolidamento
del potere; militare in Italia alla conquista di Napoli
riappacificazione con gli Orléans e parziale
Accordi con le comunità soggette, per favorire la aggregazione dei territori dell’area subalpina
pacificazione; incoerenza territoriale e continui cambiamenti dovuti
ai contrasti bellici.
Capitolo VII
I nuovi assetti territoriali del Cinquecento
1. Guerre europee e riflessi locali
L’inizio dell’Età moderna coincise con l’avvio di importanti cambiamenti nell’arco alpino occidentale, conteso sia dalla
monarchia francese, sia dal ducato sabaudo. Quest’ultimo conservava ancora un’identità più transalpina che italiana: il
nucleo più esteso e compatto era infatti al di là delle Alpi e comprendeva la Savoia e la regione oltre il Rodano, le terre
che circondavano il lago di Ginevra; mentre al di qua presentava una conformazione più frammentata.
Il termine stesso “Piemonte” non indicava ancora un’area geografica ben definita, anzi veniva considerata come
un’appendice della Lombardia. Nel linguaggio diplomatico del tempo si attuava la distinzione tra “Savoia” e “Piemonte”,
anche se esistevano altre realtà come la Valle d’Aosta e Nizza che mantenevano caratteri propri sia dal punto di vista
politico, sia economico. Quando si parla di “regione alpina occidentale” non bisogna pensare dunque a un’unica identità
culturale, quanto considerare le distinte identità storiche dei “territori” alpini. Anzi, il fatto di essere di frontiera fu
l’elemento che contraddistinse, nel bene e nel male, queste zone.
L’ambiente alpino aveva elementi tipici che lo contraddistinguevano: la neve, il bosco, la verticalità. La società alpina
non era sedentaria, ma mobile entro le valli. Era una zona di transito per gli eserciti, soprattutto francesi, nonché un
grande campo di battaglia, una condizione che sarebbe durata fino al XIX secolo. I Savoia furono coinvolti in queste
contese e cercarono di resistere alla spinta espansionistica della vicina Francia.
32
Qui i sovrani stavano portando al termine l’unificazione territoriale del regno. Verso est la catena alpina non costituiva
tuttavia un limite e al di là delle montagne la monarchia francese possedeva importanti sbocchi verso l’Italia, che
favorivano in modo quasi naturale il suo coinvolgimento nelle vicende della penisola.
Sulla dorsale delle montagne si era formata fin dal tardo Medioevo un’entità conosciuta come la Repubblica degli
Escarton, suddivisa in cinque territori. Ad essi, considerati parte integrante del Delfinato francese, era stata concessa
nel XIV secolo una Carta che attribuiva ampie autonomie amministrative e fiscali e privilegi. La capitale di quest’area
franca era Briançon.
L’espansionismo francese portò in Europa allo scontro con l’imperatore Carlo V d’Asburgo, il quale era anche re di
Spagna. Il duca Carlo II di Savoia tentò di seguire una politica neutrale, che però si rivelò difficile a causa della
debolezza militare e finanziaria dello Stato sabaudo. Negli anni ’20 del Cinquecento si aprì una fase decisiva delle
guerre per la supremazia in Italia che si concluse con la sconfitta francese e l’insediamento degli spagnoli nella pianura
padana.
I Savoia si allearono con l’Impero e in cambio ottennero il contado d’Asti, ampliando così i propri domini nel Piemonte
sud-orientale. I rapporti con la Francia peggiorarono e il re Francesco I decise l’invasione del ducato, che venne in gran
parte occupato. Iniziò così un lungo periodo di guerre che si protrasse fino al 1559.
In questi decenni la fisionomia geopolitica del Piemonte cambiò:
• Il marchesato di Saluzzo fu inglobato dalla Francia;
• Il marchesato di Monferrato fu assegnato ai Gonzaga di Mantova;
• I territori sabaudi divennero un condominio di francesi e spagnoli e al duca rimasero poche città;
• La Valle d’Aosta fu l’unica eccezione: stipulò un accordo di neutralità con la Francia che durò circa un
ventennio. La regione occupava un’importante posizione strategica, sulla strada dei valichi che immettevano in
Savoia e in Svizzera. La Valle si dotò di un sistema di autogoverno composto dai delegati dei ceti cittadini e
delle comunità rurali, ma in realtà controllato dall’aristocrazia. Accanto ad esso fu creata una milizia paesana,
incaricata della difesa dei passi e della Zecca, che batteva la moneta corrente. I contatti con la realtà savoiarda
erano stretti sia sul piano linguistico e culturale, sia su quello dell’organizzazione ecclesiastica.
Contrariamente a quanto sostenuto dalla storiografia, il regime francese non venne accolto in modo ostile dalle
popolazioni dei territori occupati. Francesco I introdusse riforme che miravano a razionalizzare l’apparato amministrativo
con lo scopo di affermare il potere regio. Limitò le prerogative dell’assemblea in tre stati (clero, nobiltà, borghesia),
facendone una provincia del regno.
Vennero istituiti organismi di governo centralizzati come il Parlamento e la Camera dei Conti, entrambi con sede a Torino
e perfezionato il sistema di raccolta delle imposte con l’introduzione della taglia sulle proprietà immobiliari.
Analoga strategia venne portata avanti dai Savoia. Vennero introdotte importanti novità nell’amministrazione, tra cui
l’obbligo di utilizzare il volgare (francese) negli atti pubblici e di tenere i registri dello stato civile da parte dei parroci.
2. La riorganizzazione del ducato sabaudo al di qua e al di là delle Alpi
Una volta tornato in possesso dei propri domini nel 1559, Emanuele Filiberto diede inizio alla ricostruzione dello Stato.
Separò definitivamente dal punto di vista amministrativo la Savoia dal Piemonte, trasferendo la capitale da Chambéry a
Torino e orientando così gli interessi della dinastia verso gli spazi italiani.
• Riforma legislativa: realizzazione di due nuovi codici in materia civile e criminale;
• Revisione degli statuti delle comunità: limitazione dei privilegi in materia giudiziaria e fiscale, per affermare la
superiorità del potere ducale;
• Rinnovamento e potenziamento degli organismi giudiziari;
• Creazione delle prefetture: divisione dei territori sabaudi in circoscrizioni amministrative. Il prefetto aveva
soprattutto mansioni giudiziarie, ma estese le proprie competenze in diversi settori, diventando una delle figure
centrali dell’amministrazione periferica assieme al governatore. Questi aveva compiti soprattutto militari e la
sua presenza fu dovuta alla persistente necessità di difesa del territorio, che portò alla fortificazione di molte
località non solo ai confini.
Il sistema viario era costituito da due grandi assi con fulcro Torino: il primo attraversava il Piemonte occidentale da est
a ovest verso il Moncenisio; l’altro fungeva da suo naturale prolungamento a sud verso Nizza marittima. Per secoli
furono al centro della politica stradale dei Savoia. 33
Il passo del Moncenisio fu oggetto di particolari cure da parte dei duchi. La fortuna del valico consistette nel fatto che
entrambi i suoi versanti appartenevano al ducato sabaudo e che si trovava sulla linea più breve tra Chambéry e Torino.
Comunque, le strade erano più numerose di quel che comunemente si crede e erano non solo un prodotto umano che
modificava il paesaggio, bensì ne diventavano un elemento stabile, condizionandone la storia. Così, accanto alle strade
“internazionali”, si erano sviluppate delle varianti montane verso i valichi regionali di collegamento tra l’alta valle e la
pianura.
Le strade alpine erano poi percorse dalle correnti di transumanza all&rsq