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Con il termine focolaio culturale si intende per descrivere centri di innovazione e di invenzione, dai
quali importanti tratti si spostarono per esercitare la loro influenza sulle regioni circostanti.
Ma esiste anche la cosiddetta convergenza culturale ovvero la condivisione di teconologie, strutture
organizzative e presino tratti culturali e manufatti che si manifesta in modo evidente fra societá molto
distanti tra loro.
Una cultura puó essere considerata una struttura tripartita in tre fasi: ideologico,tecnologico e
sociologico.
Il sistema ideologico é composto da idee,credenze e conoscenze di una cultura che trovano espressione
in discorsi o altre forme di comunicazione. Il sistema tecnologico é composto da oggetti materiali e
dalle tecniche di utilizzo degli stessi, grazie ai quali gli individui sono in grado di vivere. Il sistema
sociologico infine é la somma di modelli attesi e accettati di relazioni interpersonali che sfociano nella
associazioni economiche,politiche,militari,religiose e definiscono l’organizzazione sociale della
cultura.
Infine possiamo dire che le clture mutano profondamente grazie a tre fattori: l’innovazione,la
diffusione e l’acculturazione.
Per una cultura l’innovazione implica dei mutamenti che derivano dalle idee e poi adottate dalla
collettivitá, come un miglioramento nelle tecnologie.
La diffusione é il processo tramite il quale un idea o una innovazione viene trasmessa da un individuo
a tutti e avvengono in due fasi: 1- gli individui si muovono in una nuova area portando con se la loro
cultura; 2 – le informazioni possono diffondersi nella nuova cultura.
E l’acculturazione deriva dal fatto che un gruppo puo adottare alcune o tutte le caratteristiche di un
altra cultura in cui popolazioni immagranti acquisiscono valori,atteggiamenti e costumi della societá
che li ospita.
Capitolo 4
La geografia della popolazione fornisce gli strumenti e i concetti di base per concentrarsi sul numero,
sulla composizione e sulla distribuzione degli esseri umani in rapporto al variare delle condizioni dello
spazio terrestre. Questa disciplina si differenzia dalla demografia (lo studio delle statistiche della
popolazione mondiale) in quanto dedita all’analisi spaziale, ossia alla relazione che intercorre fra gli
individui e l’area da essi occupata. Secondo vecchi studi la popolazione mondiale sarebbe dovuta
arrivare a 9 miliardi di individui nel 2050, ma la tendenza decrescente che si é verificata ha portato a
nuove previsioni le quali annunciano per la fine del secolo un numero di individui pari a 8 miliardi,
con una sicurezza da parte degli esperti, ovvero quella che un ipotetico aumento demografico del
pianeta riguarderá principalmente i paesi cosiddetti in via di sviluppo.
I demografi utilizzano un ampia gamma di indicatori per misurare la popolazione e i suoi trend, tra
essi vi sono i tassi e le coorti.
I tassi registrano semplicemente le frequenze con cui si verifica un evento in un dato intervallo di
tempo all’interno di una popolazione. Le coorti sono dati riguardanti un particolare gruppo della
popolazione accomunato da una specifica caratteristica.
Il tasso generico di natalitá rappresenta il numero di bambini nati vivi durante l’anno, si definisce
generico in quanto collega le nascite alla popolazione mondiale. I tassi inferiori al 18% sono
considerati bassi e di solito caratterizzano i paesi industrializzati, mentre un tasso alto é quello del
30% registrato in paesi com africa, america latina.
Un altro tasso importante é quello della feconditá, ovvero un indicatore della capacitá riproduttiva
delle donne in etá feconda; infine c’é il tasso di mortalitá che come ovviamente descrive il nome,
indica il numero di decessi avvenuti nell’anno preso in esame.
Il numero di nascite e di morti all’interno di una regione indicano solo una parte della storia del
cambiamento demografico, la migrazione comporta lo spostamento di individui e quando tale
spostamento ha luogo fra condfini di entitá politiche diverse esso incide sulla struttura demografica.
L’equazione demografica sintetizza il contributo apportato alla variazione demografgica regionale nel
corso del tempo dalla combinazione di cambiamento naturale (differenza nascite-morti) ed
emigrazione netta.
Quasi il 90% della popolazione mondiale vive al nord dell’equatore, e due terzi nelle latitudini
centrali. Con il termine ecumene si designa aree prmanentemente abitate della superficie
terrestre, a differenza del termine anecumene, ossia la zona disabitata o scarsamente abitata
come le calotte glaciali o deserti ecc.
Con il termine densità di popolazione intendiamo esprimiamo la relazione tra il numero degli
abitanti e l’area da essi abitata. Si esprime con due varianti: la densità numerica ovvero il
numero di individui per area unitaria di superficie; e densità fisiologica ovvero il rapporto tra
la poplazione di un paese e il terreno coltivabile.
Cn la densità di poplazione si arriva ovviamente al concetto di sovrappopolazione, che come
si sa esprime il dato di un territorio che non é in grado di sostenere la propria popolazione, al
contrario di sottopopolazione che ovviamente esprime il numero troppo esiguo di abitanti in
un determinato territorio. Il primo caso di solito avviene quando c’è squilibrio da il nu mero
degli individui e la capacità di carico (capacità che un posto può contenere persone).
Le proiezioni demografiche sono soprattutto stime che riguardano sesso,età e dimensioni della
popolazione, ma non sono previsioni poichè al contrario die metereologi i demografi lavorano
con dati lacunosi e imprecisi. Tutte queste proiezioni partono dal presupposto che la crescita
demografica si arresterà e si stabilizzerà al livello di sostituzione. La pressione sulla terra non
deriva dal numero eccessivo di abitantii ma dal cibo,energia e dalle altre risorse di
sostentamento.
Un economista e demografo inglese di nome Thomas Malthus, espose questo problema in un
suo famoso saggio dal titolo Saggio sul principio di popolazione pubblicato nel 1798 e
affermava infatti chetutte le popolazioni biologiche hanno un potenziale di incremento che
supera le risorse necessarie al proprio sostentamento e che quindi queste saranno limitate.
Seguendo questa teori si deve quindi raggiungere un equilibrio tra numero di individui e le
risorse di sostentamento. Infatti quando una popolazione è equivalente alla capacità di carico
del posto in cui vive si dice che essa ha raggiunto un „plateau omeostatico“ (stato di
equilibrio).
Le teorie di Malthus potrarono nuove idee e come avviene sempre vennero fuori altre tesi atte
a confutare la tesi del demografo inglese. Ci furono saggi catastrofici come quello di Ehrilch,
il quale diceva che la crescita demografica avrebbe portato il sistema al collasso, o altri più
ottimisti , i cosiddetti „cornocupiani“ i quali affermavano che la crescita non rappresentava un
deterrente ma bensì uno stimolo allo sviluppo e che le menti umane costituiscono le risorse
fondamentali.
Ma una riduzione di feconditá non implica un arresto demografico immediato; infatti data
l’età di molte societá le nascite continueranno ad aumentare anche in corrispondenza ad un
calo del tasso di feconditá. Questo si deve ricercare nel cosiddetto momentum demografico (o
inerzia demografica) e l’elemento chiave é la struttura per etá della popolazione di un paese.
Capitolo5
Lingue e religioni sono componenti fondamentali delkle culture ,consentono di identificare
chi siamo e cosa siamo e ci collocano all’interno di più vaste collettivitá di persone. La lingua
è il mezzo più importante attraverso il quale viene trasmessa la cultura ed é ujn segno
distintivo.
Nel suo significato piú ampio lingua vuol dire un metodo sistematico utilizzato dall’uomo per
comunicare idee, atteggiamenti o intenzioni attraverso segni,suoni o gesti.
Ad esempio la linguia correntemente definita cinese é in realtá un insieme di idiomi correlati
ma distinti, la sua uniformitá risiede nel fatto che le varie lingue vengono scritte nello stesso
modo. Cosí l’arabo é anch’esso un insieme di diversi idiomi.
Oltreb la metá degli abitanti del mondo possiede una lingia madre che f aparte di un gruppo di
otto lingiue, e questa prevalenza di pochi idiomi riflette il fatto che la diversitá linguistica sta
subendo un rapido cambiamento.
La diversitá di diverse lingue risulta semplificata dall’esistenza di una serie di famiglie
linguistiche , che rappresenta infatti un gruppo di lingue che discendono da un singolo idioma
originale.
Un esempio famoso é quello del latino che anticamente veniva parlato da un capo all’altro
dell’impero romano e poi col suo disfacimento ha contribuito alla diversitá linguistica,
successivamente emersero le lingue romanze come l’italiano,il rumeno lo spagnolo, il frances
e il portoghese. A differenza delle lingue germaniche che come l’in glese e il tedesco derivano
dalle popolazioni che risiedevano nella parte bassa della scandinavia. Il latino in quetso
esempio viene definito proto-lingua in quanto capostipite della lingua; la classificazione in
base alla relazione delle vicende storiche si dice classificazione genetica.
Una comunitá possiede solitamente una lingua ufficiale e una serie di dialetti che rispecchiano
una zona geografica, e di dolito il vernacolo veniva usasto da classi sociali piú basse rispetto a
persone con cultura piú elevata che seguivano la lingua standard.
Di solito quando una comunitá con una lingua piú forte viene a contatto con un altra
popolazione a lungo termine si crea una terza lingua che é l’unione semplificata di queste due,
che viene chiamato pidgin, che non é una lingua madre mau na seconda lingua comune
generalmente limitato a funzioni quali commercio,amministrazione ecc.
Ma quando un pidgin diviene la lingua madre assistiamo all’evoluzione di una lingua creola,
che inevitabilmente finisce per acquisire una struttura grammaticale piú complessa e un
lessico magiormente articolato.
Quando peró due comunitá vengono a contatto tra loro e non ci sono i fattori per amalgamare
le due lingue si usa di solito una lingua franca, ovvero un idioma destinato ai bisogni piú
elementari di comunicazione oggi la lingua franca per eccellenza é considerato l’inglese.
I toponimi ossia i nomi propri dei luoghi, sono un esempio di influenza esercitata dalla lingua
sul territorio come in sardegna ad esempio dove sui cartelli stradali si sono adottate le lingue
anche minoritarie.
La geografia linguistica divenne ben presto un ramo ben definito nelle scienze linguistiche, e
lo scopo era