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FELICITA’
La legge morale deve essere stabilita da una ragione pura, quindi la volontà non deve essere
determinata da moventi materiali, la volontà deve essere autonoma. La Felicità è relativa ed è
materiale (determinata da qualcosa di sensibile) , quindi non può essere un movente della nostra
azione!!
Ciò non vuol dire che non abbia alcun valore, la felicità è comunque un bene (per essere morali non
si deve essere per forza infelici)! Anzi la felicità è distribuita proporzionalmente all’uomo in base
alla virtù (per un senso di giustizia)! Però non deve essere il fine del nostro agire!
14
VIRTU’ – FELICITA’
Stoici: la virtù è la felicità (V=F) ≠ Kant: è un errore far coincidere la contentezza di sé (virtù) con
la felicità poiché è data dal fatto che le cose esterne, indipendenti dall’uomo, vadano sempre bene
per un determinato uomo! Ma essendo indipendenti dall’uomo è impossibile che egli possa
controllarle!
Epicurei: la felicità dà la virtù (F=V) ≠ Kant: se ricerco il piacere non posso essere sempre virtuoso.
↓
Allora necessariamente la virtù e la felicità non sono derivabili analiticamente, volendo le si può
unire solo sinteticamente, non derivandole l’una dall’altra! V || F
15
Bene Supremo : la virtù, tutte le altre, compresa la felicità, sono beni inferiori.
≠ 16
Bene Sommo : è realizzare la sintesi tra virtù e felicità in modo proporzionale! *La giustizia più
elementare vuole che chi è virtuoso sia anche premiato con la felicità in proporzione al suo merito;
ma tale unione proporzionale di virtù e felicità, sommo bene, è problematica: chi vuole essere
virtuoso, realizzando la pura legge del dovere razionale, non può ricercare la felicità , perchè,
avendo natura sensibile, conferirebbe all’azione il carattere della particolarità e la renderebbe
eteronoma + il sommo bene presuppone la possibilità per il soggetto morale di realizzare la virtù
perfetta, la santità, completa adeguazione della volontà alla legge morale, nonché di meritare la
felicità totale, la beatitudine; MA in un essere finit e sensibile la santità è un ideale cui avvicinarsi
indefinitamente e non una realtà praticabile → la soluzione viene data mediante il postulato
dell’Immortalità dell’Anima, grazia al quale viene garantita la possibilità di un progresso morale
infinito dopo la morte, avvicinandosi così alla santità.
Ma come si concorda una felicità esteriore ed una virtù (autonomia, interiore)?
↓
POSTULATI
Proposizione che non può essere dimostrata teoreticamente e non ha valore conoscitivo ma pratico,
poiché è richiesto dalla ragione pura pratica per risolvere un concetto fondamentale.
Come si realizza il sommo bene?
1. Dio viene postulato perchè la sintesi tra virtù e felicità non può essere fatta dall’uomo, ma la
fa Dio, un ente onnipotente ed onnisciente! Vi deve essere un ente che controlli La Natura e
che la modifichi in modo che la adatti alla moralità (deve esserne il creatore), e deve
conoscere l’intimità dell’uomo! – Mediante il postulato dell’esistenza di Dio viene
14 Locke: felicità è piacere ≠ Kant: la felicità è qualcosa di estrinseco l’uomo, che riguarda la natura.
Leibniz: felicità è piacere dell’anima, il piacere interiore nasce dalle cose più elevate, cioè dalla contemplazione della
perfezione dell’uomo, la felicità è interiore ≠ Kant: la felicità è lo stato esteriore di un uomo al quale in tutta la sua vita
vada tutto bene (K. vive nell’ambiente di Leibniz ma recupera l’idea di felicità di Locke).
15 Bene più alto.
16 Somma di tutti i beni.
riconosciuta una causa intelligente del mondo, in grado di ordinare la natura, sede e
condizione della felicità, in modo da armonizzarla con l’intenzione morale!
2. Immortalità dell’Anima : per quanto l’uomo possa sforzarsi di essere virtuoso non potrà mai
realizzare la perfezione della virtù. Ma dato che la vita è un fenomeno, nulla ci vieta di
pensare che oltre alla vita fenomenica ve ne sia una noumenica dove viene realizzata una
perfetta virtù (santità) alla quale corrisponde una perfetta felicità (beatitudine).
3. Libertà : pur non potendo mai accertarne la verità teoretica, occorre ammettere la libertà
umana per non contraddire la realtà di fatto della legge morale; poiché se l’uomo non fosse
libero non potrebbe esserci moralità, grazie alla presenza in noi della legge morale come
factum della ragione possiamo giustificare la libertà!
e. Religione
‘La religione entro i limiti della sola ragione’ → La volontà di Dio, che comanda all’uomo quelle
stesse azioni già prescrittegli dalla legge morale, non è arbitraria ma pienamente conforme alla
ragione universalmente legislatrice. La fede religiosa quindi di traduce in Fede Razionale!
Cristo assume un valore esemplare per l’uomo non perchè si presenta come un essere
soprannaturale, ma perché la sua condotta corrisponde all’ideale razionale dell’uomo moralmente
gradito a Dio. Il cristianesimo quindi è la migliore delle religioni poiché in esso il contenuto
rivelativo e scritturale non è contrario ad una fede puramente razionale, ma ne promuove anzi la
realizzazione!
Giudizio Riflettente
Il Giudizio Riflettente non costituisce teoreticamente il proprio oggetto attraverso l’assunzione del
molteplice empirico sotto l’unità delle categorie, ma interpreta gli oggetti naturali in base al
principio della Finalità. Questo principio non ha valore conoscitivo (la finalità non è una categoria)
ma presenta un carattere universale, poiché risponde a un’esigenza presente a priori nel soggetto.
1. Giudizio Estetico: se il principio della Finalità viene riferito al rapporto tra il soggetto e la
rappresentazione dell’oggetto, in modo da provare il sentimento dell’accordo tra di essi.
↓
Il sentimento della Finalità scaturisce dall’accordo spontaneo tra l’immaginazione e
l’intelletto. L’immaginazione fornisce l’elemento sensibile non come esso viene
originariamente dato dalla sensibilità ma liberamente interpretato secondo progetti
dell’immaginazione; l’intelletto ritrova nell’attività dell’immaginazione una regolarità che
gli consente di rinvenire in essa, al di fuori delle leggi della sintesi a priori, un accordo con i
propri concetti. Su questo accordo tra intelletto ed immaginazione si fonda il Giudizio di
Gusto, che ha per oggetto la definizione del Bello.
- Giudizio di Gusto → Bello: il soggetto percepisce nell’oggetto bello un’armonia
17
interna che consente di considerarlo come un fine in se stesso . A sua volta la
coscienza di tale finalità produce nel soggetto un piacere che non deriva dal
godimento fisico dell’oggetto ma dalla rappresentazione di esso, il bello è ciò che
piace senza interesse (≠ piacere sensibile) + questo piacere è colto da un senso
comune che, pur non avendo forma concettuale e valore conoscitivo, vale per tutti i
18
soggetti forniti di gusto . Il bello ha un’affinità con la vita morale, perché chi ha
17 “La bellezza è la forma della finalità di un oggetto, in quanto questa vi è percepita senza la rappresentazione di uno
scopo”.
18 Bello: “ciò che piace universalmente senza concetto”
interesse per la bellezza della natura può farlo solo in quanto ha già fondato il suo
interesse sul bene morale.
Bello ≠ Utile: legato ad uno scopo.
Bello ≠ Gradevole: connesso al godimento sensibile dell’oggetto.
Bello ≠ Vero: riguardante la conoscenze concettuale.
Bello ≠ Bene: interesse per la legge morale.
- Sublime : nasce dal duplice sentimento che l’uomo prova confrontandosi con la
grandezza (sublime matematico) e con la potenza (sublime dinamico) della natura.
L’uomo prova dispiacere per la constatazione dei propri limiti e della propria
impotenza e piacere poiché, malgrado ciò, la sua finalità razionale e morale lo
collocano al di sopra fi ogni grandezza e potenza naturale.
2. Giudizio Teleologico: se il principio della Finalità viene riferito ai rapporti interni
all’oggetto, in modo da cogliere l’ordine finale che vige all’interno della natura.
↓
Questo concetto di fine non è un concetto dell’intelletto (categoria) ma della ragione! Le
categorie, infatti, non sono sufficienti a spiegare l’esistenza di un organismo naturale o della
totalità della natura (unico organismo universale in cui tutto è subordinato ad uno scopo
finale), il quale non potrà mai essere spiegato per mezzo della causalità meccanica, ma potrà
essere compresa sul piano del giudizio riflettente per mezzo del concetto razionale di
Finalità Interna.
L’uomo, in quanto soggetto morale fornito di un’essenza noumenica che va al di là della
natura stessa, può essere identificato con lo scopo finale della totalità della natura: per
mezzo del giudizio teleologico l’uomo può quindi rappresentare il mondo in modo che esso
non ostacoli ma favorisca la realizzazione della moralità + Il giudizio teleologico inoltre
funge da avvio per una fondazione morale della teologia: infatti il principio della finalità
della natura si fonda sull’ipotesi di una suprema causa intelligente del mondo, un Dio che
abbia prodotto la natura in vista del suo scopo finale!
Il Fine però non è una categoria intellettuale ma un concetto della ragione, pertanto le
rappresentazioni attuate per suo mezzo non hanno valore conoscitivo: possiamo agire come
se esistesse una causa intelligente del mondo, ma non possiamo affermare che essa esista
davvero! 19
Storia e Politica
Il dovere dell’uomo è quello di sviluppare completamente le proprie facoltà razionali. Dalla natura
l’uomo ha ricevuto disposizioni dirette all’uso della ragione che attendono di essere esplicate.
Attraverso il succedersi delle generazioni la specie realizza man mano la sua destinazione razionale,
la Cultura, utilizzando come strumento l’Antagonismo Sociale: contrappone gli individui e li induce
a sviluppare i loro talenti in una competizio