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X. AUTONOMIA DELLE SCIENZE E MEDICINA.
Nella seconda metà del V a.C. cominciano a sorgere nuove discipline scientifiche e non che
rivendicano la propria autonomia dalla filosofia.
Scultore Policleto: Canone, rapporti proporzionali tra le varie parti del corpo umano per creare
sculture migliori.
Ippocrate di Chio: geometra.
Medicina: le malattie non sono più considerate come un intervento divino, ma vengono individuate
nella natura dell’uomo.
Ippocrate: Corpus Hippocraticum, scritti di medicina, forse non tutti scritti da I. Il più famoso è il
giuramento ippocratico.
Medici vs. Eleati: gli eleati escludevano dall’ambito dell’essere la possibilità di provare dolore, di
agire o subire vs i medici sostengono che la nozione di malattia presuppone l’esistenza di una
molteplicità di elementi in relazione tra loro. L’alternativa era negare l’esistenza delle malattie e
quindi della medicina → quattro umori: sangue, bile gialla, bile nera, flegma, dal loro rapporto
equilibrato scaturisce la salute, mentre la malattia costituisce la rottura del loro equilibrio.
XI. SOCRATE (Atene, 470-399 a.C.)
a. Socrate per Aristofane.
b. Socrate per Senofonte.
c. La città e le leggi: Socrate svolse la sua attività in privato con un ristretto numero di
ascoltatori, con scambi di battute e mai lunghe orazioni: il suo è un tentativo di
convincere i cittadini a prendersi cura, prime che delle cose della città, della città
stessa, e la città sono i suoi cittadini ! → Studio dei valori e della moralità ! Il suo
punto di partenza è la constatazione del suo NON SAPERE: per acquisire il sapere di
cui manca egli si rivolge a chi invece si dichiara sapiente → Indagine filosofica
attraverso il dialogo ! Ma in realtà chi pretendeva di essere sapiente non lo è.
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Socrate, ossia il filosofo, è colui che sa di non sapere né crede di sapere e dimostra
agli altri che anch’essi si trovano in questa situazione: da qui nasce l’Ironia di
Socrate, fingere di non sapere e di essere meno sapiente dell’interlocutore, le cui
tesi, dapprima accettate, verranno poi confutate da Socrate stesso ! → metodo dell’
ELENKOS, confutazione !
d. Il metodo d’indagine: il metodo di Socrate è l’Elenkos che consente di dimostrare
la contraddittorietà delle tesi degli interlocutori. Ciò che gli permette di giungere a
questo risultato è il metodo delle domande e risposte: egli chiede ‘Che cos’è?’, il ti
esti, una definizione universale valida in tutti i casi particolari: ma spesso le tesi che
vengono esposte non sono valide sempre e sono contraddittorie. L’interlocutore se
accetterà la confutazione di Socrate si potrà liberare dalle false opinioni e purificarsi,
in modo da accingersi alla ricerca del vero sapere.
Il metodo delle domande e risposte è paragonato alla tecnica della Maieutica:
mediante domande opportune è capace di far partorire in ognuno la verità.
Chi conosce che cosa è il bene non può non farlo, quindi nessuno fa il male
volontariamente: è questa è l’unica virtù ! Per egli l’unico strumento capace di
orientare verso il comportamento corretto è il sapere.
Dunque la confutazione è la terapia dell’anima poiché libera dall’ignoranza e dalla
conseguente ingiustizia, le quali portano l’anima a fare il male.
Il fine è il perseguimento della Felicità (eudemonismo).
e. Socratismo: Euclide di Megara, Antistene di Atene e Aristippo di Cirene:
Euclide: unità della virtù, il bene è uno.
Antistene: monista (no predicazione), rigorismo etico (la felicità risiede
nell’autosufficienza, quindi non bisogna cedere ai piaceri, ai desideri e alle passioni)
Aristippo: Tutto ciò che attrae è bene, ciò che attrae è il piacere: il piaere è il fine che
tutti perseguono e debbono perseguire. Forma di edonismo.
XII. PLATONE (Atene, 428-348 a.C.)
a. Gli scritti e la loro forma.
b. Dialogo e scrittura: sfiducia della scrittura, farmacon positivo e negativo. La
scrittura di per se non può costituire l’indagine filosofica, la quale deve essere
condotta dal dialogo con le persone, soprattutto in Accademia. Il libro può essere
letto da chiunque e per questo frainteso. Non aiuta la memoria. Perciò lo scritto in
forma dialogica è quello più vicino al modello della discussione.
c. La filosofia: il filosofo è intermedio fra divinità e ignorante, poiché non possiede il
sapere ma lo cerca. E’ come Eros, figlio di Povertà è Poros, poiché manca di ciò che
ama ma ha le possibilità per cercare. Forma di vita più alta: la vita filosofica che
deve condurre ad armonizzare le passioni e l’intelletto, le prime sotto il controllo ed
il comando del secondo.
d. La reminescenza (Menone): Come si apprende? Ogni ricerca deve già presupporre
una qualche conoscenza. Ciò che si cerca in realtà è qualcosa che si è già appreso in
passato, in una vita precedente, che si è dimenticato al momento della nascita. Il
compito dell’interrogazione filosofica è far ricordare quelle conoscenze, e ci riuscirà
solo interrogando opportunamente. L’apprendimento è REMINESCENZA
(Menone). Ciò è possibile poiché in natura tutte le cose sono legate tra loro da
legami di affinità: è sufficiente ricordarsene una per poter risalire alle altre,
individuando i legami.
e. Le idee (Fedone e?): Una scienza è realmente tale se può essere sempre vera e
quindi non si può occupare di cose mutevoli, perciò Platone esclude che le entità
sensibili siano l’oggetto della scienza. La percezione degli oggetti sensibili risveglia
il ricordo delle idee. Le IDEE sono il modello, il modo migliore di essere delle cose.
E’ un universale, la forma unica di un molteplice. Solo le idee sono. Sono immobili,
immutabili ed intelligibili. L’idea è la causa, per cui un oggetto è costituito in un
determinato modo e la conoscenza dell’idea consente di spiegare perché esso sia in
quel modo e non diversamente.
f. L’immortalità dell’anima: Se l’anima ha conosciuto le idee allora vuol dire che
esisteva prima dell’incarnazione del corpo e che deve avere una natura congenere a
quella delle cose conosciute; dato che le idee esistono da sempre allora lo sarà anche
l’anima. Quindi farà parte del genere delle cose invisibili ed immutabili. Essa
partecipa anche dell’idea di vita e quindi non può partecipare del suo contrario, la
morte. Per P. ciò che si muove sempre è immortale, poiché di tale proprietà gode ciò
che si muove da sé (poiché se il suo moto dipendesse da altro e quest’ultimo cessasse
di muoversi, cesserebbe anch’esso di muoversi) e ciò che si muove da sé può anche
muovere altro: esso è dunque principio di movimento e in quanto principio è
ingenerato (poiché se provenisse da altro non sarebbe più principio) e se è ingenerato
non sarà soggetto a corruzione → ciò che si muove eternamente da sé è l’anima, che
gode della prerogativa di essere ingenerata e immortale.
g. Il filosofo e la città (Repubblica): la vita del filosofo è una sorta di preparazione
alla morte poiché l’anima separata dal corpo potrà nuovamente accedere alle idee.
Quindi, in vita, l’uomo dovrà tendere il più possibile alle idee tramite la
purificazione dei piaceri e desideri connessi al corpo. L’anima è in piccolo ciò che la
città è in grande.
Nella città ingiusta il filosofo non può condurre la vita politica, anche se la sua
attività sarebbe terapeutica nel liberare i concittadini dall’ignoranza. P. elabora un
modello di città ideale nella ‘Repubblica’: vi sono tre classi Filosofi, guerrieri e
artigiani. Vi è una suddivisione dei mestieri secondo natura, la giustizia consiste nel
fatto che ciascuno svolga le funzioni che per natura gli sono proprie.
I filosofi dovranno governare poiché conoscono ciò che è bene per la città, e non per
il desiderio del potere.
Gli accoppiamenti dovranno essere controllati, i bambini saranno tolti ai genitori ed
educati dallo stato: indirizzati, secondo le doti che dimostreranno possedere, ad una
educazione adeguata. Non vi sarà proprietà privata per filosofi e guerrieri, solo gli
agricoltori la possederanno, ma nei limiti del necessario.
Tutti i cittadini dovranno possedere due virtù: la giustizia (esercizio delle funzioni
per natura proprie a ciascuno) e la temperanza (riconoscimento che il governo deve
essere attribuito a chi di competenza).
h. L’educazione, la poesia e la conoscenza: tramite l’educazione si sarà in grado di
accertare le doti naturali di ciascuno e indirizzarlo di conseguenza.
Poesia.
Solo chi dimostrerà di possedere determinate doti intellettive potrà essere introdotto
gradatamente alla filosofia: prima della filosofia ci sarà un lungo apprendistato
matematico.
i. I gradi della conoscenza (linea): La conoscenza dipende dalla stabilità degli
oggetti, se una cosa è pienamente, sarà pienamente conoscibile: quindi la conoscenza
sensibile non è vera conoscenza. Gli oggetti conoscibili si suddividono in due ambiti:
oggetti Intelligibili e Sensibili. Quelli Sensibili si suddividono in Immagini di cose
sensibili (ombre, riflessi) e Sensibili veri e propri. Alle immagini corrisponde il
grado di conoscenza della Eikasia, a quello dei sensibili quello della Pistis. In
generale l’ambito dei sensibili è quello dell’opinione, la doxa.
Gli Intelligibili sono le Idee: il primo stadio è la Conoscenza Discorsiva che procede
attraverso passaggi Dianoia, propria delle conoscenza matematiche; il secondo è la
Conoscenza Intellettuale vera e propria Noesis. La dialettica è al di sopra della
matematica poiché non si serve di immagini sensibili ma concerne le idee solamente.
L’idea del bene: il fine della conoscenza è giungere all’Idea del Bene, il vertice del
mondo delle idee = sole: E’ la causa dell’essere delle idee, producendo verità (luce
intelligibile) fa sì che le idee possano essere conosciute (viste).
j. Il mito della caverna e l’utopia. : la conoscenza dell’idea del bene giustifica
l’attribuzione del governo della città ai filosofi. Essa rende buone le cose, fa si che
tutto poss