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L’IDILLIO RURALE

Un tipo particolare di contro-urbanizzazione. Un diverso approccio analitico: il focus non è tanto sugli

effetti spaziali dello spostamento di popolazione urbana, quanto sulla costruzione sociale del rurale da

parte dei neo-rurali. Approccio culturale al rurale che analizza il significato dei luoghi attraverso tematiche

quali identità, rappresentazioni, usi e pratiche attraverso cui il rurale è costruito e riprodotto.

Analisi delle rural visions e rural images: l’idillio rurale come immagine egemonica. Influenza nel

determinare flussi di immigrazione verso il rurale e nello strutturare le relazioni nel rurale.

Concetto di idillio rurale: un’immagine positiva felice e senza problemi, di vita rurale connessa ad una

comunità rurale coesa e ad un ambiente naturale intatto. Costruzione romantica, che fa della campagna il

rifugio della modernità e della vita urbana.

In un mondo in cui la maggior parte della popolazione vive ormai in agglomerati urbani e dove l’agricoltura

e la trasformazione alimentare sono totalmente industrializzate, lo «spazio rurale» come spazio

definitivamente pacificato, diviso tra la produzione industrializzata di alimenti e uno spazio «di consumo»

bucolico e compensazione ricreativa, emozionale, edonistica delle deprivazioni e delle condizioni stressanti

imposte dallo stile di vita urbano-industriale. Analisi di come tale immagine egemonica sia stata prodotta e

riprodotta nel passato e nel presente nella letteratura, nell’arte così come dai media e dalla comunicazione

commerciale (es. Mulino Bianco, Postman Pat).

Immagine legata e alimentata dal superamento di una visione produttivistica del rurale dovuta a tre

ragioni principali:

1. agricoltura ha perso la sua immagine positiva ed è sempre più vista come un settore che produce

problemi ambientali e rischi sanitari, dall’allevamento intensivo all’uso dei pesticidi.

2. aumento di mobilità ha aperto il rurale a funzioni altre legate al consumo piuttosto che alla

produzione quali turismo, sport, seconde case oltre che funzioni legate alla conservazione delle

risorse naturali, natura, biodiversità e protezione del paesaggio. Rurale come spazio di consumo

piuttosto che di produzione.

3. politiche agricole sempre più condizionano gli aiuti all’agricoltura alla capacità delle aziende di

offrire servizi di tipo ambientale o sociale/territoriale.

Bell distingue 3 tipologie di idillio rurale legate a questa trasformazione:

1. pastoral farmscapes: emerge recentemente in reazione all’industrializzazione e all’urbanizzazione.

Riguarda sia persone nate nel rurale che tornano nel luogo d’origine – componente nostalgica - sia

newcomers (neorurali). Vede il rurale come rifugio dalla modernità, come luogo più semplice e

superiore all’urbano. Romanticizzazione non solo della comunità rurale ma anche del lavoro

agricolo (es. il cottage non solo per godere le bellezze natura ma per praticare attività come

allevamento animali, costruire e riparare le proprie case…etc). Implica anche il ritorno a certe

forme di agricoltura.

2. natural wildscapes: presenta il rurale come wilderness, natura selvaggia, pre-culturale, pre-umana

e pura. Visione romantica del ‘selvaggio’: per il romanticismo a differenza che per il pensiero

classico è qualcosa che deve essere preservato e protetto dallo sfruttamento uomo, non qualcosa

di cui temere e che deve essere conquistato. Fa riferimento principalmente alle visual amenities –

immagini laghi, foreste, paesaggi…Ruolo uomo principalmente di osservatore delle bellezze della

natura.

3. sporting adventurescapes: costruisce il rurale come un parco divertimenti in particolare con

riferimento sia a pratiche e attività ricreative, rilassanti, passive, contrapposte alla vita urbana, sia

attive, individuali, competitive, tecnologiche (percorsi sopravvivenza, climbing, cycling etc.).

Il mito dell’idillio rurale è stato fortemente criticato:

- Si è sottolineato come esso sia un prodotto che ha origini urbane. Il mito è stato prodotto e

riprodotto dalle classi medie urbane desiderose di rifugiarsi in un immaginario paesaggio pastorale.

43

- Riflette e consolida relazioni sociali di potere non solo di classe ma anche di genere (patriarcato). Il

mito del rurale come armonico, pacifico, soldale nasconde il conflitto,lo sfruttamento, la

diseguaglianza, la marginalizzazione di specifici gruppi sociali che caratterizzano le società rurali.

- Inoltre, all’idillio rurale viene contrapposta un’immagine distopica del rurale. Il rurale qui è

rappresentato come arretratezza, mancanza cultura e limiti alla crescita individuale e allo sviluppo

sociale. Gli abitanti del rurale sono rappresentati come ignoranti, privi di abilità sociali e cultura. A

questa immagine distopica del rurale ha contribuito anche la crescente consapevolezza dei

problemi ambientali connessi all’agricoltura intensiva. Il fallimento della moderna agricoltura e del

rurale di adeguarsi agli standard del mito può produrre come risultato un crescente sostegno alle

immagini distopiche del rurale. Allo stesso tempo l’idillio rurale può anche essere messo in

discussione dagli usi post-produttivisti del rurale.

Distinguere tra un neoruralismo edonistico-urbano (idillio rurale) ed un neoruralismo eco-contadino.

• Il neoruralismo edonistico-urbano esclude qualsiasi forma di attività agricola anche lontanamente

«produttiva» spezzando ogni legame con le tradizioni rurali del territorio. Semplice risposta alla

‘voglia di campagna’ idealizzata dai media per promuovere i consumi, cibo e turismo rurale .

• Il neoruralismo eco-contadino, enfatizza il ruolo di nuove figure (neo o post-contadini, agriturismi e

aziende biologiche) quali protagonisti di una «rinascita agricola».

Specialmente nelle aree svantaggiate, dove i caratteri strutturali del sistema agrario hanno precluso lo

sviluppo di un’agricoltura basata sulle produzioni di massa, si sono affermati modelli di pluri-attività che

continuano a mantenere o che permettono la creazione di nuovi legami con le attività agricole tradizionali.

Nel neo-ruralismo eco-contadino rientrano esperienze diversificate:

• ‘Ritorni alle radici’: neorurali che sono legati alla realtà rurale da esperienze famigliari che li

riportano nelle zone di origine. Vi sono poi giovani che, dopo periodi di studio e lavoro in altri

settori, tornano con nuove motivazioni nell’azienda famigliare o ne avviano una nuova (es. rilancio

dell’allevamento caprino).

• Vi è poi un «neoruralismo» che non contempla nuovi insediamenti, ma rappresenta un fenomeno

di «metamorfosi» dall’interno, nella continuità aziendale. Si tratta dell’adozione consapevole di

nuovi stili produttivi da parte delle piccole-medie imprese agricole che risultano basati su una

limitazione o riduzione della scala produttiva, sull’adozione di tecniche meno costose,

sull’estensivizzazione, sulla riduzione degli input dall’esterno.

IL NUOVO PARADIGMA DELLO SVILUPPO RURALE

Van der Ploeg Crisi del paradigma della modernizzazione e di un modello tradizionale agro-industriale (di

produzione, culturale ed organizzativo) uniforme e crescente differenziazione delle pratiche agricole.

Emergere di un nuovo paradigma dello sviluppo rurale nella prassi contadina soprattutto in aree marginali

dove le caratteristiche del territorio hanno precluso lo sviluppo di un’agricoltura incentrata sulle produzioni

di massa ed è rimasta una situazione di pluriattività.

Alla base del nuovo paradigma si collocano le pratiche di agricoltura economicamente e socialmente

sostenibili che si producono come risposta ai modelli di gestione aziendale dominati dal mercato, regolati

da regimi tecnologico-istituzionali e sostenuti da politiche subordinate agli interessi agro-industriali.

Van der Ploeg analizza le pratiche agricole e come esse si producono attraverso un processo complesso, a

diversi livelli.

In primo luogo, si basano su uno specifico repertorio culturale, che comprende sia il modo di intendere

l’agricoltura, sia la conoscenza acquisita.

In secondo luogo, si materializzano attraverso specifiche forme di organizzazione del processo lavorativo,

stabilite sulla base della composizione e delle aspettative della famiglia, nonché della disponibilità di risorse

produttive. 44

In terzo luogo, si manifestano nelle modalità di rapportarsi ai fattori esterni, che comprendono le relazioni

con il mercato e con la tecnologia, non più intesi come fattori strutturalmente determinanti, ma come

elementi che possono essere utilizzati dai soggetti sociali in funzione delle proprie convenienze.

In quarto luogo, si esprimono nella capacità di elaborare strategie di difesa rispetto alle regole stabilite

dal sistema istituzionale e di indicare nuove prospettive di sostegno alle forme di agricoltura capaci di

assicurare la produzione e riproduzione delle risorse.

Questo tipo di analisi del processo di cambiamento in agricoltura riafferma il ruolo determinante delle

pratiche sociali nei confronti del mercato, della tecnologia e dello Stato. In termini generali, Van der Ploeg

sottolinea come molte delle pratiche agricole emergenti possano essere interpretate come “superamento

dei confini” stabiliti dal regime tecnologico, come riduzione del grado di mercificazione e di

incorporamento nel sistema tecnologico.

Tale cambiamento si esprime attraverso 3 + 1 distinti processi:

• Il primo riguarda la “valorizzazione” (deepening) e si riferisce a quelle attività che consentono di

aumentare e conservare il valore aggiunto per prodotto: agricoltura organica, produzione di

qualità, trasformazione dei prodotti in azienda, filiere corte.

• Il secondo processo viene definito come “allargamento” (broadening) delle attività praticate a

livello aziendale, comunque integrate con l’agricoltura: agri-turismo, agricoltura sociale,

conservazione del paesaggio, produzione energetica.

• Il terzo processo, definito in termini di “rifondazione” (regrounding), riguarda le strategie adottate

per acquisire le risorse e per ridurre i costi di produzione: pluriattività, che consente di acquisire

risorse monetarie e di ridurre la dipendenza dal sistema bancario, produzione di fertilizzanti

organici, scambio sociale di prodotti da impiegare nel processo produttivo.

• A questi si aggiunge poi Self-regulation: l’agricoltura è ricondotta agli interessi e alle aspirazioni di

emancipazione di coloro che sono coinvolti. Esempi lotta per l’auto-regolazione: lotte dei contadini

in Chiapas e Guatemala, Sem Terra in Brasile per riguadagnare controllo sulle proprie vite, l’emerge

delle cooperative ambientali in Olanda.

Si tratta di una visione

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
51 pagine
4 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/10 Sociologia dell'ambiente e del territorio

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Puntini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia del territorio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Magnani Natalia.