vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
V F F!
F F V!
F F F!
!
Il valore di verità di enunciato complesso dipende dai valori di verità degli enunciati che la
compongono. !
Se dico P o Q è disgiunzione (nella logica la o è sostituita dalla V di vel latino). L'aut latino è falso,
mentre il vel ha comunque valore di verità quando almeno una dei due enunciati, o tutti due, sono
vere. !
! V V V!
V V F!
F V V!
F F F!
!
Se dico P ) (allora) Q:!
! V V V !
V F F!
F V V!
F V F!
!
Dottrina degli atti linguistici: una distinzione o una teoria introdotta per una ragione viene presa
e sviluppata in un altra direzione. Problema: Paolo è biondo esprime un pensiero-contenuto-
proposizione, indicato dalla clausola "che" (l'enunciato dice che Paolo è biondo). Nel simbolismo
freghiano se P è pensiero espresso da un enunciato, mettendogli un trattino davanti (-P) prendo in
considerazione il pensiero espresso ma non mi impegno sulla sua verità o falsità (se Paolo è
biondo allora...): si assume il pensiero ma la verità o meno non ci interessa. Se invece giudico che
Paolo sia biondo, impegnandomi sulla verità, non mi limito al pensiero ma asserisco che è vero !
(|-P). La copula "è" ha carattere assertivo, in quanto mi sto già impegnando sulla verità
dell'enunciato. Se bastasse la "è" per trasformare un pensiero in asserzione non potremmo mai
fare enunciati della forma Se P allora Q, perché P è già asserito, senza fare ipotesi, in quanto
assume un contenuto. Frege usa la parola Kraft, forza, per indicare il fatto che un pensiero può
essere asserito, considerato con forza assertiva, esterna al pensiero e non dentro. Ci possono
essere altri tipi di forze: uno stesso contenuto può essere asserito ma ci si può anche interrogare
su esso, perché investito da una sua forza (?-P). Il concetto di forza verrà ripreso dalla pragmatica
successivamente da John Austin, traduttore di Frege, filosofo di Oxford. Suo punto di partenza: la
filo da Aristotele in avanti ha sempre pensato che noi usiamo il linguaggio esclusivamente per
asserire o descrivere qualcosa, invece lo usiamo per fare altre cose oltre ad esse perché non solo
descriviamo ma facciamo qualcosa. Con le parole si può modificare il mondo: il sì di un matrimonio
cambia il mondo perché implica dei doveri che prima non c'erano. Un altro caso avviene quando
asseriamo qualcosa e pensiamo di avere una pretesa di verità, oppure quando facciamo una
promessa. Questa è una dimensione performativa del linguaggio, non limitandoci unicamente a
constatare (!-P). Barlume per risolvere il problema sta nella forma-contenuto di Frege. Esprimiamo
il pensiero con forza di promessa o ordine, non unicamente assertiva. Oltre a Frege, Austin era
stato colpito dai suoi studi giuridici, in particolare l'atto di emettere sentenza: in questo caso non
sta asserendo nulla ma sta facendo qualcosa, in quanto vi saranno conseguenze. !
! ----------------------------------Fine Frege-------------------------------------!
!
!
Russel: come Frege aveva posizioni affini sulla matematica, riunite nel Logicismo. Tra il 1910-12,
Russel, collaborando con un altro logico inglese Whitehead, pubblicò i tre volumi dei Principia
Mathematica, alla base non solo della notazione ma anche dei corsi di logica attuali. Problema
della proposizione (cosa la rende tale). !
1905, On Denoting, sulla denotazione. Questo saggio è stato definito un paradigma della filosofia.
Lezione fondamentale è che la forma gramamticale di un enunciato, o forma logica apparente, non
è la forma logica reale. Dobbiamo tenere conto di quella che filosoficamente è la grande
distinzione tra apparenza e realtà: il linguaggio si distingue per apparenza ma non sempre per
realtà. Bisogna farsi furbi ed evitare di lasciarsi ingannare dall'apparenza. Wittengstein: non ci si
deve basare sul vestito del linguaggio perché si rischia di non vederne il corpo: il linguaggio
traveste il pensiero; linguaggio= formalogica apparente, pensiero= forma logica reale. A questo si
collega l'idea che gran parte o molti problemi filosofici nascono dal fatto che noi ci affidiamo alla
forma grammaticale. Ma se analizziamo il linguaggio i problemni non si risolvono ma si dissolvono.
Diffidare della grammatica è il primo passo per filosofare. La forma grammaticale è una buona
guida all'ontologia, in quanto è sintetica e schematica. Per Russel il linguaggio perfetto deve farsi
emergere. Esempio del re di Francia: l'attuale re di Francia è calvo. Cos'è l'attuale re di Francia?
un termine singolare denominato descrizione definita, non è un nome proprio, che si ottiene
mettendo l'articolo determinativo davanti a una descrizione. Qual'è la bedeutung di una descrizione
definita? è l'oggetto e solo quell'oggetto che soddisfa la descrizione. Con l'articolo, la descrizione
seleziona tra tutti gli oggetti quell'unico oggetto che soddisfa la descrizione. Se mi limitassi a dire
che il re di Francia è calvo, sarebbe una descrizione indefinita perché ci sono stati molti re di
Francia. Alla stessa maniera se dico Il cortile di palazzo ducale, perché ce ne possono essere molti
di palazzi ducali o giardini. Solo un solo oggetto può soddisfare la descrizione. Nel 1905, quando
Russel fa l'esempio, non c'è nessun re di Francia, quindi nessun oggetto che soddisfa la
descrizione dell'attuale re di Francia. Domanda: di chi diciamo che è calvo? è vero o falso? il caso
è diverso dal caso letterario di Ulisse o di Paperino. La cosa si complica se dico: l'attuale re di
Francia non esiste; di chi dico che non esiste? devo assumere che qualcosa ci sia per dire che non
c'è. Il problema nasce dal fatto che noi ragioniamo diversamente: se c'è una descrizione definita ci
deve essere qualcosa che la soddisfi. Quando non troviamo nulla che la soddisfi o rimaniamo
imbarazzati o cerchiamo soluzioni ad hoc. In questo caso Alexius Meinong, filosofo poco studiato,
afferma che se possiamo dire qualcosa di qualcosa questo qualcosa deve esistere. Se posso dire
che l'attuale re di Francia è calvo, allora in qualche senso ci deve essere un'identità che è re di
Francia. Se dico che non esiste, ci deve essere un entità che dice che non esiste. Ogni volta che
predichiamo qualcosa di un soggetto l'entità che sta per quel soggetto deve esistere. Meinong
sapeva che il re di Francia non esisteva e quindi distingueva l'esistere dal sussistere: il secondo
campo è più ampio del primo; l'entità del re calvo sussiste ma non esiste fisicamente. Questo vale
anche se la descrizione sta per qualcosa di contraddittorio: se dico che il quadrato rotondo è
contraddittorio esiste un entità sussistente che me lo fa dire. !
Russel: se è un termine singolare deve avere bedeutung, non ammette la possibilità freghiana, se
è nome è bedeutung, se non la ha non è un nome. Il re di Francia ci fa presumere
grammaticamente che sia singolare, ma nella forma logica non occupa il posto del termine
singolare, quindi non avrebbe bedeutung. Per Russel nessuna descrizione definita è bedeutung. !
!
L'enunciato succitato è composto, non semplice, essendo composizione di tre enunciati. è una
congiunzione dal punto di vista logico. Congiunzione è un enunciato indicato con un puntino, vera
quando tutti i congiunti sono veri (vedi sopra alla fine di Frege), altrimenti è falsa. Ci sono due modi
per descrivere l'analisi: almeno una persona è l'attuale re di Francia (I enunciato); non più di una
persona o al massimo una persona è l'attuale re di Francia (II enunciato); chiunque sia l'attuale re
di Francia è calvo (III enunciato). Il linguaggio inganna. In tutti e 3 i casi è quello che diciamo
quando affermiamo che l'attuale re di Francia è calvo. !
I Passaggio: la forma superficiale non è forma reale; l'enunciato semplice non è tale
corrispondendo a vari. II Passaggio: l'ammettere enunciati nè veri nè falsi (che non turba Frege,
che guarda all'espressione e non al contenuto) sia per Russel che per Wittengstein è una
catastrofe: per W. un enunciato che abbia senso si distingue in sè se è vero o falso, non è il
pensiero espresso ma il suo poter essere vero o falso. Per Russel il re di Francia è falso perché
uno dei tre congiunti è falso (non esiste almeno una persona re di Francia). !
!
Compito della filosofia per Russel è analizzare il linguaggio per far emergere la forma logica reale
rivestita dal vestito del nostro linguaggio normale (filosofia analitica). Molta filo tradizionale è
ingannata da questa grammatica superficiale, producendo una serie di problemi presenti in parte
consistente e non totalmente. !
!
Descrittivismo semantico!
Alessandro Manzoni =nome proprio!
l'autore dei Promessi Sposi= descrizione definita!
Per Frege sarebbero tutti e due termini singolari, espressioni che stanno tranquillamente nella
nostra grammatica. Russel fa due operazioni: sostiene che da un certo punto di vista non c'è
differenza tra i due, in accordo con Frege. Perché? perché un nome proprio è una descrizione
definita abbreviata. Cosa vuol dire? quando diciamo Alessandro Manzoni è un modo abbreviato
per dire l'autore di... Dall'altro sostiene che non sono termini singolari, perché nell'analisi finiscono
nel posto di predicato. Li definisce simboli incompleti, perché bisogna vedere il posto che
occupano nell'enunciato. !
Se anche i nomi propri sono descrizioni definite abbreviate e se tali descrizioni non sono termini
singolari o nomi propri, esistono nomi propri? o Russel ha alla fine dimostrato che non esistono?!
La risposta è si, solo che non sono quelli indicati; questi li chiama nomi logicamente propri. Quali
sono? per Russel se un nome è tale vuol dire che non può mancare di riferimento; Omero può non
essere esistito quindi è un nome attribuito a qualcuno o qualcosa. Non abbiamo la garanzia di
riferimento a priori pur avendo un nome. Ci sono espressioni che danno garanzia? se ci sono,
questi sono nomi propri. I nomi logicamente propri sono i pronomi dimostrativi (questo o quello).
Quando li uso non c'è dubbio che mi sto riferendo a qualcosa, in un contesto pratico
accompagnato da un gesto indicativo. Attenzione! si ha la garanzia di ciò che si indica nel
particolare, non nella totalità o nelle cose che vi sono dietro. !
!
Dibattito: Sia Frege che Russel affermano che non vi siano qu