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RLR.
I recettori TLR (costituiti da un dominio detto TIR) rappresentano la classe probabilmente più
importante dei recettori dell’immunità innata. Nell’uomo sono stati identificati 10 TLR, di cui
ricordiamo: il TLR3, che riconosce l’RNA virale a doppia elica, il TLR4, che riconosce componenti
batteriche come l’LPS, proteoglicani e flagellina, e il TLR9, che riconosce sequenza ricche di citosina e
guanina tipiche del DNA batterico. I TLR, tuttavia, non interagiscono direttamente col patogeno, ma
con una proteasi attivata dal patogeno stesso che agisce su una molecola detta “spatzle”. Nei vertebrati
i TLR hanno un ruolo chiave nell’inizio della risposta immunitaria acquisita: il TLR4 individua la
presenza di batteri gramnegativi attraverso la sua associazione con la proteina periferica di membrana
CD14, che è un recettore per LPS batterico; i TLR inoltre attivano il fattore di trascrizione NFkB, che
promuove quindi la trascrizione di vari geni, tra cui quelli per le citochine, le chemochine e molecole co
stimolatorie che hanno un ruolo essenziale nella risposta immunitaria acquisita e negli stadi più tardivi
dell’infezione.
I recettori NLR (NodLike Receptors) si trovano liberi nel citoplasma ed anch’essi identificano
componenti microbiche ed attivano NFkB tramite eventi a cascata. Sono costituiti da un dominio ricco
di leucine (LRR) accoppiato con un dominio TIR. L’importanza dei NOD è sottolineata dal fatto che
una mutazione del gene NOD2 costituisce un importante fattore di rischio per una malattia
infiammatoria intestinale di probabile origine autoimmune, il morbo di Crohn: forse la normale flora
batterica intestinale viene riconosciuta come NONSELF.
I recettori RLR (RigLike Receptors) sono delle elicasi che legano l’RNA a doppio filamento e attivano
la risposta infiammatoria legandosi ad una lipoproteina mitocondriale: IPS1.
Presentazione dell’antigene : dopo aver riconosciuto e fagocitato il patogeno, le cellule che
fungono da APC (come macrofagi e cellule dendritiche) raggiungono il linfonodo (sede dei linfociti)
migrando nelle vie linfatiche. Durante il percorso le cellule dendritiche subiscono un processo di
maturazione, che consiste nell’espressione di alcune molecole, tra cui il recettore per le chemochine, che
indirizzano la migrazione delle APC secondo il loro gradiente. Giunte nel linfonodo le APC presentano
l’antigene in complesso con l’MHC (complesso maggiore di istocompatibilità) ai linfociti T che si
attivano e innescano la risposta immunitaria acquisita.
Meccanismi di uccisione dei fagociti : la stimolazione delle cellule epiteliali informa i granulociti
neutrofili di uscire dal circolo sanguigno ed andare ad uccidere l’antigene. Uscito dal circolo il
granulocita diventa un macrofago e, dopo aver riconosciuto e legato l’antigene tramite i PAMP, forma
delle invaginazioni della membrana plasmatica nel sito dove è presente l’antigene fino ad inglobarlo in
una vescicola (detta fagosoma), la quale si fonderà con i lisosomi. Nel frattempo il macrofago produce
una enorme quantità di ROS e NOS per uccidere l’antigene, acidificando il pH nella cellula, ed attiva
gli enzimi lisosomiali che degradano definitivamente il batterio.
Opsonizzazione: l’opsonizzazione è un meccanismo che facilita il riconoscimento dei patogeni da
parte dei macrofagi. Le principali molecole che fungono da opsonine sono: le pentrassine, le collettine e
le immunoglobuline. Queste rivestono il materiale da fagocitare e vengono riconosciute da specifici
recettori (come le integrine) espresse su cellule quali macrofagi e leucociti, promuovendo l’ingestione della
particella riconosciuta tramite endocitosi.
Infiammazione Acuta
L’infiammazione acuta (o flogosi) costituisce una risposta immediata e locale ad un agente patogeno ed
caratterizzata dal passaggio di molecole e cellule deputate alla difesa immunitaria. Essa svolge tre ruoli
essenziali nel combattere l’infezione: il primo è quello di inviare molecole e cellule nei siti d’infezione per
aumentare l’uccisione di microrganismi invasori da parte dei primi macrofagi; il secondo ruolo è fornire
una barriera fisica sottoforma di una coagulazione microvascolare per prevenire la diffusione
dell’infezione nel circolo sanguigno; il terzo ruolo è promuovere la riparazione dei tessuti danneggiati.
Le risposte infiammatorie sono caratterizzate da dolore, rossore, calore e gonfiore nel sito d’infezione e
ciò riflette 4 tipi di cambiamenti nei vasi sanguigni:
• Aumento del diametro vascolare, che porta ad un flusso sanguigno locale aumentato (calore e
rossore) ed una riduzione nella velocità del flusso sanguigno nei piccoli vasi;
• Attivazione delle cellule endoteliali che rivestono i vasi sanguigni, in modo da esprimere molecole
di adesione e sostanze chemiotattiche che facilitano il legame dei leucociti circolanti. La
combinazione del ridotto flusso sanguigno e di molecole di adesione, permettono ai leucociti di
legarsi all’endotelio e di migrare all’interno dei tessuti (extravasazione). Esistono tre tipi di
molecole di adesione: le selettine, le integrine e le immunoglobuline. Le selettine sono molecole di
adesione tra leucociti e cellule endoteliali (selettina E e P); le integrine, invece, sono molecole di
adesione espresse sui macrofagi, sui leucociti e su tutte le cellule che attraversano i vasi; le
immunoglobuline, infine, sono espresse sull’endotelio attivato e legano le integrine;
• Aumento della permeabilità vascolare, poiché le cellule endoteliali che rivestono le pareti dei vasi
si separano e ciò porta ad una fuoriuscita di fluidi e proteine che vanno ad accumularsi nei
tessuti, causando “edema” (gonfiore e dolore);
• Coagulazione nei capillari nel sito infiammatorio, in modo tale da impedire al patogeno di
diffondersi attraverso il sangue.
Durante il processo infiammatorio vengono prodotti importanti mediatori chimici di origine plasmatica
e cellulare.
I mediatori di origine cellulare sono:
• Istamina, responsabile della vasodilatazione e dell’aumento della permeabilità vascolare che
porta alla formazione di edema;
• Serotonina, la quale media l’aggregazione piastrinica.
I mediatori di origine plasmatica, invece, sono:
• Trombina, che porta alla formazione di fibrina, responsabile della coagulazione del sangue;
• Pentrassine, che svolgono una funzione opsonizzante;
• Collettine.
Altri mediatori chimici dell’infiammazione sono: prostaglandine, leucotrieni, fattore attivante le
piastrine (o PAF), metaboliti dell’acido arachidonico, ossido di azoto e neuropeptidi. Le loro azioni sono
seguite da quelle delle chemochine e delle citochine.
Essudato e Trasudato : l’essudato rappresenta una grande quantità di liquidi che esce dai vasi
sanguigni e si accumula nel tessuto interstiziale infiammato; il trasudato, invece, è il liquido che
fisiologicamente fuoriesce dal microcircolo terminale (arteriole, capillari e venule) per far fronte allo
scambio di materiali tra sangue e tessuti (Co2 e rifiuti entrano nel sangue ed esce O2).
Reclutamento leucocitario : la migrazione dei leucociti attraverso la parete vascolare avviene in 4
fasi: la fase del rotolamento, la fase di attivazione, la fase di adesione e la diapedesi. Quando un
leucocita presente nel sangue giunge in un sito infiammatorio il flusso rallentato lo porta ad interagire
con l’endotelio tramite l’interazione con le selettine. Questa interazione debole è in grado di rallentare
ma non di fermare il leucocita, e produce rotolamento della cellula sull’endotelio vascolare. Questa
interazione è però sufficiente per permettere ai recettori chemiotattici espressi dai leucociti di riconoscere
i fattori chemiotattici presenti sulla membrana plasmatica delle cellule endoteliali. Questa interazione
produce l’adesione del leucocita sulla parete vascolare e l’inizio della diapedesi, ossia il passaggio della
cellula attraverso la parte vascolare guidato dal gradiente chemiotattico.
Citochine Infiammatorie : le citochine sono dei piccoli mediatori polipeptidici rilasciati da diversi
tipi di cellule in riposta a microrganismi o in generale ad antigeni, e fungono da segnali di
comunicazione sia tra le cellule del sistema immunitario, sia tra queste e i vari organi e tessuti. La
produzione di citochine è transitoria, in genere agiscono a breve distanza e di regola non si trovano in
quantità importanti in circolo in condizioni normali. Le loro attività biologiche sono spesso ridondanti
(ossia 2 citochine possono svolgere la medesima funzione) anche se sono strutturalmente diverse e gli
effetti possono essere “sinergici” (potenziano l’azione l’una dell’altra) o “antagonisti” (una attiva un
processo e l’altro lo spegne). Le citochine possiedono 3 meccanismi d’azione:
• Autocrino, quando agiscono sulle cellule che le ha prodotte;
• Paracrino, quando agiscono sulle cellule limitrofe;
• Endocrino, quando agiscono attraverso il circolo sanguigno.
Il loro legame a specifici recettori ha elevata affinità e la risposta cellulare della loro azione è
negativamente regolata da meccanismi a feedback. A livello locale inducono la produzione di
chemochine, fattori di crescita, prostaglandine e monossido d’azoto. A livello sistemico, invece,
amplificano i meccanismi dell’immunità innata e il reclutamento leucocitario, inducono il fegato a
produrre proteine della fase acuta (che favoriscono il rimodellamento tissutale) ed inoltre sono
fondamentali per indirizzare l’immunità specifica verso una risposta di tipo 1 (con produzione di
interferone per patogeni extracellulari) o di tipo 2 (con produzione di interlochine 4 e 13 in risposta a
γ
reazioni allergiche).
Una classificazione utile dal punto di vista operativo è quella di distinguere le citochine sulla base delle
loro proprietà funzionali:
• Citochine emopoietiche;
• Citochine dell’immunità specifica;
• Citochine infiammatorie primarie;
• Citochine antiinfiammatorie o immunosoppressive;
• Citochine infiammatorie secondarie (chemochine).
Le citochine infiammatorie primarie sono: IL1, TNF e IL6.
Interleuchina1 (IL1) : L'interleuchina 1 (IL1) è una citochina secreta da vari tipi di cellule del
sistema immunitario tra cui macrofagi, monociti e cellule dendritiche, in risposta ad un processo
infiammatorio. IL1 agisce innanzitutto sulle cellule emopoietiche (precursori emopoietici, linfociti T e
B) stimolando la proliferazione e il differenziamento, i quali sono mediati dalla produzione di fattori di
crescita e da IL6. A livello dell’endotelio vascolare, invece, induce la produzione di chemochine