Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
PROPRIOCEZIONE
Il Sistema Propriocettivo è formato da recettori che servono a misurare la variazione della
forza e della contrazione dei muscoli, al fine di determinare la posizione del corpo nello
spazio: conoscendo lo stato di contrazione del muscolo in un dato momento, si può
determinare l’angolo dell’articolazione ricavando la sua posizione e, unendo le
informazioni di ogni articolazione, la posizione del corpo nel suo insieme.
Nei muscoli ci sono 2 recettori (meccanocettori) che rilevano:
La lunghezza dei muscoli: i fusi neuromuscolari. Situati dentro i muscoli in
parallelo con le fibre muscolari, hanno la funzione di misurare la variazione della
lunghezza delle fibre.
Il fuso neuromuscolare è formato da una capsula al cui interno sono presenti fibre
muscolari intrafusali attorno alle quali sono avvolti gli assoni dei neuroni sensoriali
primari che formano le terminazioni libere del meccanocettore. Quando il muscolo
si allunga il fuso scarica più frequentemente segnalandone lo stiramento.
La forza o stato di tensione dei muscoli: l’organo tendineo di golgi, situato nei
– –
tendini tessuto connettivo che collega le ossa ai muscoli e posto in serie rispetto
al muscolo. Nel tendine ci sono le fibre collagene intrecciate alle quali stanno le
ramificazioni di uno o più assoni sensoriali afferenti: quando il muscolo si contrae
aumenta la frequenza di scarica segnalando il grado di tensione muscolare.
Il sitema tattile e propriocettivo sono anatomicamente uniti, pur originando in strutture
diverse, dal midollo spinale in poi percorrono le stesse vie nervose.
Nel lobo parietale, l’informazione tattile-propriocettiva viene trasmessa dalle cortecce
somatosensoriali S1 e S2 alla corteccia parietale posteriore. Questa corteccia ha funzioni
associative estremamente importanti perché riceve ed integra tutte le informazioni
propriocettive e tattili, ma anche quelle visive provenienti dalla corteccia occipitale: questa
struttura complessa serve per ricostruire la posizione del corpo nello spazio esterno,
mettendo insieme tutte e tre le informazioni.
Un danno in quest’area provoca il neglect: incapacità di descrivere lo spazio rispetto alla
propria posizione corporea.
La corteccia parietale posteriore permette anche di localizzare gli oggetti nello spazio (via
del “where”).
SISTEMA SOMATOSENSORIALE TERMODOLORIFICO
Il dolore non è nocicezione, che comprende diversi tipi di sensazioni le cui funzioni sono
essenzialmente quelle di:
Segnalare un danno tissutale al sistema
Segnalare in generale la presenza di un pericolo potenziale
I nocicettori sono recettori formati dalle terminazioni libere degli assoni di neuroni
sensoriali primari.
Sono di 3 tipi: segnalano le variazioni di temperatura dannose per l’organismo (sotto i 5°
Termici:
e sopra i 45°).
Meccanici: rispondono a stimoli meccanici intensi.
Polimodali: rispondono a stimoli termici, meccanici e chimici (sostanze dannose)
(tipo Aα,β,δ) per la
Gli stimoli del dolore portati da due tipi di assone: mielinizzati
conduzione veloce e non mielinizzati (tipo C) per la conduzione lenta. A livello funzionale
la velocità di conduzione del segnale dolorifico determina anche diverse sensazioni legate
al dolore: dolore rapido, portato dalle fibre mielinizzate, evolutivamente più recenti e
relativo ai recettori specifici, è associato ad una sensazione di dolore acuto; il dolore
lento, portato dalle fibre mieliniche, evolutivamente più antiche e relative ai recettori
polimodali, è associato ad una sensazione di dolore sordo, profondo.
Il dolore riferito si verifica quando un danno agli organi interni viene riferito alla superficie
corporea (ad esempio, in caso di sofferenza cardiaca si percepisce dolore al braccio); i
recettori del dolore di un determinato segmento corporeo o dermatomero, sia interni che
cutanei, hanno come bersaglio il medesimo neurone all’interno del midollo spinale che fa
riferimento alla superficie del corpo: l’homunculus è solo superficiale, non c’è una mappa
che rappresenta gli organi interni.
Nel sistema termodolorifico i neuroni sensoriali primari terminano direttamente nel midollo
spinale dove contattano il neurone sensoriale secondario, il suo assone incrocia subito e
passa sull’altro lato, risale lungo il midollo spinale e raggiunge il talamo. Nel talamo viene
contattato il neurone talamico che porta l’informazione alla corteccia somatosensoriale,
dove può avvenire la localizzazione del dolore.
La via che porta il segnale dal midollo spinale al talamo si chiama via spino talamica.
Evolutivamente si sono distinte due vie che portano l’informazione sul dolore dal midollo
spinale al talamo:
Tratto o fascio NEO SPINO TALAMICO, più recente, proietta nel nucleo
VENTROBASALE del talamo e da qui alla corteccia sensoriale primaria: serve per
l’elaborazione delle caratteristiche sensoriali dello stimolo (intensità, localizzazione,
durata)
Tratto o fascio PALEO SPINO TALAMICO, più antico, proietta ai nuclei
INFRALAMINARI del talamo e da qui diffusamente a tutte le cortecce, e in
particolar modo alla corteccia cingolata anteriore e all’insula: serve per aumentare
l’attività generale delle cortecce (arousal) e la vigilanza, inoltre permette la
affettivo legato all’esperienza del dolore e dell’esperienza
formazione del connotato
sensoriale in generale.
Ci sono casi in cui il tratto paleospinotalamico risulta danneggiato: il soggetto riconosce lo
stimolo doloroso e può definirlo come sensazione, ma non ha la componente emotiva
associata al dolore.
All’opposto, studi sull’ipnosi hanno messo in evidenza come nello stato di trance ipnotica
diminuisca l’attività della corteccia cingolata anteriore e laminare, lasciando intatta l’attività
della via paleospinotalamica.
Studi più recenti riguardano il fenomeno dell’empatia: in un esperimento, ad uno di due
soggetti sperimentali viene somministrato uno stimolo dolorifico mentre l’altro soggetto (il
fidanzato/a) assiste alla scena. Il soggetto stimolato presenta l’attivazione dei fasci neo e
paleo spinotalamici, il soggetto empatico presenta l’attivazione del solo fascio
paleospinotalamico: ciò dimostra che i due circuiti sono fra loro dissociabili.
Con la modulazione del dolore si intende la capacità di percepire il dolore, che si
presenta a due livelli:
cioè là dove avviene il danno. L’iperalgesia,
locale, è un aumento della
sensazione di dolore che ha lo scopo di proteggere la parte lesionata evitando di
farla entrare in contatto con altri stimoli meccanici potenzialmente dannosi,
peggiorando la situazione. I tessuti lesionati liberano istamina e altre sostanze che
agiscono sul neurone sensoriale primario aumentandone la sensibilità al dolore. I
farmaci antiinfiammatori inibiscono queste sostanze.
generale, a tutto il SNC. È associata al livello di stress (che aumenta la percezione
del dolore) e alle condizioni ambientali (il soldato impegnato in un’azione non
percepisce il dolore), infatti l’attenzione modula la percezione del dolore in due
direzioni. Questa modulazione prende origine dalle cortecce che vanno a stimolare
la sostanza grigia periaqueduttale e i nuclei del Rafe: i neuroni serotoninergici
vanno a contattare neuroni ed interneuroni inibitori dei neuroni sensoriali primari,
esercitando una funzione di inibizione dello stimolo dolorifico. I peptidi endogeni
(encefaline, endorfine, dinorfine) sono sostanze chimicamente simili agli oppioidi e
modulano la trasmissione del dolore.
La morfina inibisce la percezione affettiva del dolore.
tra l’esterno e l’organismo viene segnalata dai
La differenza di temperatura termocettori, i
cui neuroni sensitivi seguono la stessa via spinotalamica del dolore (si parla infatti di
sistema termo-dolorifico) per raggiungere la corteccia sensoriale primaria.
La differenza principale tra i due sistemi è:
SOMATOSENSORIALE- TERMO-DOLORIFICO
PROPRIOCETTIVO Dalla periferia il neurone primario entra nel
Dalla periferia il neurone sens. Primario midollo spinale e contatta il secondario che
entra nel midollo spinale, sale, contatta il incrocia, passa sul lato opposto e sale
secondario nel bulbo che incrocia e passa verso il talamo.
sul lato opposto.
Un danno ad un tratto del midollo spinale porta alla perdita della sensibilità tattile da un
lato del corpo e contemporaneamente alla perdita della sensazione del dolore dal lato
opposto.
IL SISTEMA VISIVO
Il sistema visivo svolge fondamentalmente 2 funzioni:
Riceve e traduce le onde elettromagnetiche (luce) in codice neurale.
Interpreta gli stimoli in arrivo: l’immagine che arriva alla retina è raddoppiata (2
occhi), capovolta e bidimensionale; le cortecce visive la trasformano attivamente in
un’immagine unica, raddrizzata e tridimensionale.
Agli occhi l’immagine arriva attraverso due lenti, la cornea e il cristallino, e raggiunge la
retina, dove si trovano delle cellule in grado di trasdurre le informazioni luminose in codici
L’informazione viene trasferita alle
neurali: i fotorecettori. cellule ganglionari, neuroni il
cui assone proietta all’esterno della retina a formare il nervo ottico, che termina a livello
del Nucleo Genicolato Laterale del talamo. Gli assoni dei neuroni talamici proiettano alla
corteccia visiva, formando un fascio di sostanza bianca detto radiazione ottica. La
in cui viene elaborata l’immagine.
corteccia visiva è situata nel lobo occipitale, livello
L’OCCHIO
La cornea è la parte più esterna dell’occhio, è fatta di tessuto epiteliale e svolge due
funzioni:
Protegge l’occhio
Trasmette la radiazione luminosa: le sue cellule sono trasparenti perché sono poco
vascolarizzate ed hanno perso gran parte degli organuli (è tessuto inerte)
La luce arriva al cristallino passando attraverso un foro, la pupilla, che può variare il suo
diametro grazie all’iride, una membrana dotata di muscoli (muscoli ciliari) che ne
regolano il movimento; ci sono veri e propri riflessi che regolano il diametro della pupilla in
base alla quantità di luce.
Il cristallino è una lente che serve a proiettare l’immagine sulla retina. Tra il cristallino e la
retina c’è l’umore vitreo, una sostanza gelatinosa che serve a far passare la luce e ad
eliminare le impurità che potrebbero interferire col suo passaggio.
La retina è la parte di tessuto nervoso in cui la luce viene trasformata in codici neurali; la
fovea è il punto della retina di maggiore acuità visiva.
Nella retina originano le cellule ganglionari.
Il cristallino è una lente che permette di far cadere l’immagine (rove