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L’obiettivo primario dell’analisi del contenuto è:
- riduzione di un corpus molto ampio di dati qualitativi ad una forma più piccola e agevole di
rappresentazione, in forma di matrice di dati, metodo qualit-quantit che parte da un testo
narrativo
- il buon funzionamento del metodo è valutato in termini di
attendibilità , riproducibilità dei risultati nel corso del tempo, e uso di codificatori
o diversi (misure di accordo intra-giudici e inter-giudici)
validità , quanto una procedura sia in grado di codificare ciò che vuole realmente
o codificare:
validità concorrente: quanto una misura può discriminare tra gruppi esistenti
validità predittiva: quanto può prevedere eventi o comportamenti successivi
validità di costrutto: quanto è connessa a altre variabili come previsto dalla
teoria
validità esterna: quanto i risultati possono essere generalizzati al altri
contesti.
Tappe fondamentali di sviluppo dell’analisi del contenuto:
1. definizione del problema e formulazione ipotesi
2. scelta corpus di dati da analizzare
3. definizione delle unità di analisi (per Weber 6 opzioni possibili: parola, i vari significati
della parola, frase, elemento dell’azione (es. personaggi), paragrafo o intero documento.
4. griglia di rilevazione con mutua esclusività delle categorie e esaustività dell’intero impianto
5. pretest della verifica
6. eventuali aggiustamenti dopo pretest
7. applicazione al testo da codificare
8. tabulazione dei risultati
Esempi di ricerca con testi di rilievo storico
- scopo di verifica (non esplorativi): fine XVIII sec. con inni svedesi per verificarne
l’ortodossia religios
- per rilevare clima sociale dell’epoca : analisi quantitativ delle notizie riportate dai giornali
(fine ‘800)
- per scopi psicosociali (giorni nostri): es. analisi di opere letterarie su comportamenti del
passato e del presente, per percorsi diacronici (nel tempo) o sincronici (testimonianze
contemporanee, ma di culture diverse) e arricchire la conoscenza delle relazioni sociali,
familiari, interpersonali etc.
- Rosemberg ha analizzato testi letterari per approfondire dinamiche psicosociali, con
l’obiettivo di studiare temi quali il sé, le emozioni, la “personalità sociale”, integrando
l’analisi di casi singoli e la ricerca di leggi generali. Ha usato questa ricerca per confrontare
romanzi statunitensi e ungheresi, per coglierne le modalità affettive e documentare le
differenze in base all’appartenenza culturale.
- Sani e Reicher : analisi di testi politici per il loro lavoro sullo scisma nei gruppi sociali, con
materiali da interviste e questionari semistrutturati, testi scritti, registraz. di dibattiti, alla
ricerca di frasi, commenti riferiti all’identità di gruppo o ad aspetti della questione che ha
causato lo scisma
L’analisi delle narrative: complementare, ma anche come totalmente alternativo all’AC:
- si focalizza sul modo in cui informazioni e messaggi vengono veicolati attraverso
l’andamento sequenziale che caratterizza un racconto/testo, privilegiando il piano
qualitativo della ricerca
- importante la verosimiglianza e la risonanza emotiva del racconto (più della verità delle
affermaz.)
la narrativa è un resoconto di eventi raccontati, ma non è puramente descrittivo, o astratto:
conta molto la struttura sequenziale della stringa di eventi narrati, che si snoda in un arco di
tempo ed è quindi estremamente informativa per conoscere temi quali la costruzione del Sé,
dell’identità, delle emozioni, così come il cambiamento di tali concezioni nel corso del
tempo.
Esempi di analisi delle narrative:
- la ricerca di Vladimir Propp di cento storie russe (1928) e analisi delle funzioni
fondamentali e universali (31 azioni e relative conseguenze) giocate dai protagonisti nello
svolgimento dei racconti
- lo studio di Potter (1984): studia temi quali il Sé, stereotipi, le élites grazia all’analisi del
discorso nelle opere di Dickens, Virginia Woolf, Robert Musil…
Lo scopo di tali approcci è per lo più di tipo interpretativo:
- si vuole trovare un nuovo modo di vedere problemi in questione, nuove ipotesi e
interpretazioni.
- Il linguaggio narrativo da accesso all’esperienza soggettiva, offrendo insight alle concezioni
del sé, e dell’identità
c’è un auspicio ad una maggiore integrazione tra analisi del contenuto e analisi delle
narrative:
- L’analisi narrativa può infatti rivestire i sistemi di codifica dell’analisi del contenuto di
maggiore spessore, evidenziando il contesto in cui si collocano i fenomeni, così come la
struttura e gli elementi linguistici, che esplicitano l’interpretazione dei significati
- L’analisi del contenuto d’altro canto, ricorrendo più esplicitamente alle forme di
ragionamento scientifico tipico della psicologia sociale di mainstream, consente di
affronatre con più strumenti quei quesiti tipicamente comparativi che sono alla base della
ricerca storica.
CAP. 4 – l’interazione sociale (OK)
L’interazione NON è una concatenazione di azioni e reazioni, ognuna chiaramente distinguibile,
bensì un unico flusso di attività nel quale le azioni dei partecipanti sono interdipendenti e
reciprocamente costruite.
gli approcci interazionisti si occupano del modo in cui l’ALTRO è costitutivamente parte di
noi
del modo cioè in cui sia il proprio comportamento che la comprensione di sé prendono
forma nell’impegno di costruire senso PER qualcun altro e INSIEME a qualcun altro.
Interazionismo simbolico: fatto risalire a James, Cooley e soprattutto Mead (fine XIX inizi XX
sec.) tema centrale consiste nella costituzione del sé individuale attraverso i processi sociali,
particolarmente quelli che avvengono nel periodo infantile.
Baldwin (1897) afferma che “l’io e l’altro sono pensabili per noi nello stesso
o identico modo.
i bambini sviluppano il senso di sé tramite imitazione degli adulti rilevanti,
o introiettando i loro comportamenti e standard normativi.
si è in grado di capire un’altra persona soltanto assumendo che la sua soggettività (i
o pensieri, i sentimenti, le intenzioni) sia simile alla propria: l’altro è me.
James e Cooley riconoscono la dipendenza della società del senso di sé individuale.
o “ognuno di noi avrebbe un sé per ogni persona e si porta dietro una certa sua
immagine.
da qui la teoria di Cooley su il “sé- specchio” per indicare la funzione della altre persone di
rimandare un’immagine che va a costituire il sé (quello che immaginiamo vedano in noi,
come pensiamo di essere giudicati, il valore che ci danno, per conoscerci e attribuire valore
a noi stessi)
questo processo è costitutivo del sé nel corso dei primi anni di vita e con la maturità
o diventa una sorta di “cittadella della mente”, dove le fluttuazioni dell’idea di sé
derivante dal vedersi attraverso gli altri diventano di minore entità.
Mead (influenzato dalle idee darwiniane) ritiene che la mente sia un organo capace di
adattamento all’ambiente, e quindi deve essere sviluppata per reagire agli stimoli di natura
sociale:
la realtà sociale viene per Mead conosciuta e organizzata in termini di ruoli, allenato
o attraverso il “far finta” e poi il gioco organizzato (game) in cui ognuno occupa una
posizione definita anche se interdipendente dalle altre e con atti ritenuti “pertinenti”
creazione di aspettative sul comportamento altrui (role-taking) e su quello che gli
o altri si aspettano da noi (role-making).
Quindi l’impianto teorico dell’interazionismo simbolico assegna grande importanza alle
situazioni concrete di interazione sociale nella formazione del sé e della società.
Dal punto di vista della ricerca ci sono stati 3 tipi di approcci
- di tipo quantitativo , che studiano con metodi correlazionali il rapporto tra fattori strutturali
e relativi esiti nella formazione del sé e dell’identità
- le ricerche su basi empiriche non sistematiche , che descrivono un fenom nelle linee
generali,
- le ricerche con metodi di tipo etnografico che indagano i processi interattivi
indagine approfondita di contesti sociali definiti, allo scopo di verificare gli assunti
o teorici relativi alla costituzione interattiva del sé e della realtà sociale
metodologia di tipo etnografico, dove i ricercatori condividono come osservatori
o partecipanti i contesti abituali d’azione
da accesso alla visione della realtà di certe sottoculture e ai processi di costruzione
o
L’etnometodologia: (EM) corrente sociologica di inspirazione fenomenologica, Garfinkel, anni
’50, USA:
- grande importanza nelle scienze sociali grazie a Shutz, che valorizzò le teorie fenomen. di
Husserl
- applicando il concetto di “riduzione fenomenologica”, cioè il mettere tra parentesi
l’esistenza del mondo esterno, con tutto ciò che vi è in esso di animato e inanimato
- questo perché nello studio del mondo sociale, la percezione non riconosce oggetti isolati, ma
configurazioni complesse, che danno sempre un significato, per cui è richiesto uno sforzo di
sospensione di ciò che si sa, da conoscenze precedenti e dal modo in cui l’attenzione è
orientata.
Garfinkel nota che sino agli anni ’60 sono pochi i metodi con cui studiare le caratteristiche delle
scene familiari socialmente riconosciute:
- il programma assume quindi come oggetto del proprio interesse le circostanze della vita
quotidiana
- l’assetto di fondo è l’insieme delle caratteristiche dell’ambiente sociale noto che ai nostri
occhi diventa invisibile in quanto dato per scontato, considerato parte naturale dei fatti della
vita.
- lo studio EM si propone di riscoprire gli assetti di fondo, rendendo problematico ciò che
sembra ovvio, e metterlo in relazione con le caratteristiche delle strutture sociali.
- La strategia di Garfinkel per smascherare gli assetti di fondo sta nel partire da una scena
famigliare e chiedersi cosa si possa fare per turbarla
la EM si differenzia quindi da tutti gli altri approcci delle scienze sociali che ricercano
l’ordine a livello aggregato, mentre nell’EM il caos, cioè la moltitudine di stimoli
indifferenziati, non si da mai nella coscienza, che è comunque in grado di imporre un senso
per quanto provvisorio e rivedibile
- nella EM le vittime degli esperimenti di Garfinkel, anche se turbate da comportamenti
anomali dei