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RISPOSTE:
“La nuova questione della lingua” interventi in risposta a Pasolini
Le risposte a Pasolini furono molteplici. Dalla titubanza alla stroncatura.
Venne accusato dagli storici della lingua di non essere uno storico della lingua e di non potersi
occupare di questo e di semplificare troppo = incompetenza generale e terminologica.
Venne accusato da personaggi popolari di aver parlato di un processo iniziato già da secoli.
Calvino rispose a Pasolini con un saggio “L’antilingua” identificando (giustamente) nel burocratese
la lingua omologatrice. Da leggere. (fa risalire questo processo a 100 anni prima sbagliando. È
giusta la data di Pasolini) “terrore semantico”
Le patologie mentali:
I malati mentali parlano in burocratese.
Tutte le patologie mentali che sono costituite da una dissociazione dalla realtà: psicosi e
Nel linguaggio si riconosce la fase nascente della patologia, la prima spia linguistica è l’uso di una lingua ricca di
tecnicismi. Si certifica l’allontanamento dalla realtà attraverso un linguaggio burocratico. (Aldilà dell’estrazione sociale del
malato), quindi il terrore semantico di cui parlava Pasolini è assolutamente provato. NB: questa lingua non è una lingua
che noi sappiamo di possedere, non la scegliamo, non la possiamo gestire e addomesticare. Questo che è un codice attiva
nei parlanti un distacco omologato! Senza ricadere nella psicosi, tutti siamo dissociati dalla realtà a causa del linguaggio in
cui siamo immersi. Il distacco dalla realtà è favorito dalla lingua che parliamo.
CARATTERISTICHE DEL BUROCRATESE:
La caratteristica semantica del burocratese è quella di essere un codice vagamente intimidatorio,
dovrebbe indurre nel destinatario rispetto e soggezione in modo da portare all’obbedienza rispetto
all’ingiunzione. Per questo il burocratese è così distante dall’italiano scritto e parlato, mentre è più
vicino alla lingua giuridica.
Il lessico:
1. Uso massiccio del latino giuridico (es. obliterare, rinvenire, istanza, esazione…)
2. Ricorso a locuzioni sovrabbondanti (es.dare comunicazioni, procedere all’arresto,
opporre diniego, mancato accoglimento, sottoporsi alla verifica…)
3. Ricorso ai deverbali a suffisso zero: sostantivi desunti da basi verbali a cui non viene
aggiunto il suffisso (inoltro, riassetto, scorporo, affido, esproprio, addebito…)
4. Ricorso a denominali: verbi formati da sostantivi o aggettivi con l’aggiunta della
desinenza verbale (es. evidenziare…)
5. Suffisso “izzare” (es. ospedalizzare, mobilizzare,…)
6. Dimostrativo “codesto”, “ella” “signoria vostra” “benché, qualora nonché, altresì” “lì 9
novembre”
NB! In questo modo si può sempre incrementare il linguaggio creando parole nuove.
La micro- sintassi:
1. Nominalizzazione: abitudine a eliminare le parti verbali (es. ai fini del rilascio
dell’autorizzazione dell’espatrio)
2. Futuro deontico: che esprime obbligo o dovere (es il modulo andrà completato in tutte
le sue parti)
3. Participi presenti con valori sostantivali o verbali
La macro-sintassi:
1. Subordinazioni estreme con conseguente strutturazione del testo che anticipano le motivazioni
rispetto ai provvedimenti (considerato, visto che…si effettua…)
La nozione di testo
La nozione di testo è applicabile sia all’oralità che alla scrittura. La condizione perché si possa parlare di
testo è che sia applicabile a due parlanti che intendono comunicarsi reciprocamente dei concetti. Insomma,
semplicemente, ci deve essere l’intenzione di comunicare qualche cosa. Testi: La divina commedia/Vietato
fumare. Definizione di Prandi.
Limiti:
Metodologia di studio che si adatti sia a testi lunghi che a testi brevi.
Faceva sparire il concetto di generi letterari.
Prandi codifica che entrambe le produzioni linguistiche hanno uno scopo comunicativo, in più mentre il
cartello ha un significato univoco, la Divina ha molti più significati, ma per i testualisti vale il proposito
comunicativo. L’emittente e il destinatario sono reciprocamente espliciti e impliciti.
Questa definizione è sembrata negli anni 80 troppo generale, Sabatini ha aggiunto per limitare la capienza
di nozione, che i testi si potessero distinguere in testi meno rigidi al vincolo di chi legge (interpretativo),
[quanto è libera l’interpretazione: una legge fisica è un testo rigido, l’interpretazione è una, mentre in un
testo poetico vige la polisemia.]
Vari livelli:
testi scientifici
testi giuridici (possono essere reinterpretati)
testo poetico (meno vincolato dal punto di vista dell’interpretazione)
In generale possiamo dire che non è difficile distinguere un testo da un non testo “ana l’ho incontrata alla
stazione centrale, abbiamo scambiato qualche parola”testo descrittivo “ana l’ho incontrata alla stazione,
presupposto
Doria è mia amica, Enrico non lo conosco” condizionale che questo test non ci dice, la
testualità è fatta salva dalla condizione contestuale. La struttura è giustapposta. “ana l’ho incontrata alla
stazione, il silenzio è la virtù dei forti, dille che la maglietta è rossa” non possiamo immaginare nessuna
condizione contestuale in cui si sviluppa una conversazione. Non si può attribuire la nozione di testo.
L’esempio massimo di non testo sono proprio i discorsi dei malati di Alzaimer. (patologia neurologica, il
centro della malattia è che non si collega più il termine all’oggetto, ci si dimentica il significato delle parole.)
(la schizofrenia è diversa, il nome esiste e non mi manca l’oggetto della realtà, è proprio la realtà a non
esserci più, una parola definisce un’altra parola. Paradossalmente dal punto di vista teorico, se la parola ha
un suo referente nella parola, il testo viene mantenuto, siamo noi che non lo capiamo.)
Il testo deve rispettare 7 condizioni, ne analizzeremo due:
rispetto
1)coesione testuale dei rapporti grammaticali e rispetto connessione sintattica, garantita da i
coesivi che sottodistingueremo tra coesivi e connettivi. (elementi del discorso che fanno si che un testo sia
legato). La coesione può essere ottenuta tramite varie modalità: concatenazione testuale per via sintattica
(nessi subordinativi a concatenazione continua) o tramite i rimandi interni (anafore e ripetizioni).
2)coerenza testuale ha a che fare con la logica e la semantica del testo, non è rintracciabile in elementi
definiti. Es. “oggi è bel tempo, prendi l’ombrello”
I tipi fondamentali di testo:
testi narrativi (romanzi, racconti, novelle fiabe articoli cronaca relazioni viaggio biografie e
autobiografie)
testi descrittivi (parti descrittive di opere letterarie, resoconti di viaggio, alcune parti di manuali
tecnici)
testi informativi (manuali scolastici, enciclopedie, guide)
testi regolativi (testi regolativi, giuridici, regolamenti, statuti, istruzioni per l’uso, manualistica
tecnica)
testi argomentativi (discorso dimostrativo e persuasivo)
Tutta la didattica delle scuole si basa su questo. ma nell’applicazione testuale ci si trova davanti a delle
incongruenze date dal fatto che non esistono tipi puri di testo.
Limite: banalizzazioni e errori.
Esistono degli indicatori che contraddistinguono alcuni tipi testuali.
1) Testo narrativo: tempo criterio principe. Si propone di raccontare qualcosa e dunque risulta
fondamentale la concatenazione tra sequenza degli eventi e la struttura temporale. Elementi che
precisano la successione dei fatti e la durata, indicatori di luogo, ricorrenza di toponimi (nomi
luogo), attenzione all’ordine naturale dei fatti.
2) Testo descrittivo: spazio criterio principe. Caratteristiche descrittive di una luogo, oggetto, persona.
Notevole ricorrenza di espressioni spaziali. Necessità della specificazione del punto di vista. Piani
della descrizione diversi.
3) Testo informativo: si propone di dare notizie utili. I dati vengono messi a disposizione in maniera
limpida e ordinata. Cura nella presentazione graduale che va dal semplice al complesso. Dovrebbe
innestarsi anche una potenziale possibilità di consultazione. (aprire a metà e capire quello che c’era
prima)
4) Testo regolativo: norme da rispettare, obblighi divieti e istruzioni da seguire. Tasso più alto di
inapplicabilità.
Intervento: Il testo argomentativo
Testo che si propone di convalidare o confutare una tesi servendosi di ragionamenti argomentati, argomenti che vengono
scelti in base al contesto degli interlocutori. Argomentare significa elaborare, esporre in maniera organica pensieri e
conoscenze in modo che siano utili a sostenete una tesi.
Disporre idee e conoscenze in una rapporto di regole…Lo Cascio (cercare su internet)
Pagina 1.
Problema: oggetto di studio su cui viene espressa una tesi sostenuta dall’ articolazione di più ele
Testo orale 1.
Ascolto della lezione di De Mauro di presentazione della Sapienza 2006. Di quali prove si avvale De Mauro per rispondere alla
domanda “Che cos’è la lingua?”? si avvale dell’ utilizzo di esemplificazioni e prove sotto forma di fonti. (Piagé e Estein).
Caratteristiche imprescindibili per avere un testo:
Coesione (coesivi)
Coerenza (connettivi)
Anafora: processi tramite i quali riprendiamo i meccanismi del già detto: ripetizioni, riformulazione, iperonimi,…
La lingua è questo, sono questi i suoni che io sto producendo deittico. Il dimostrativo non rimanda ad un processo linguistico, ma
ad uno extralinguistico. Per ragionarvi sopra, vale la pena di dirvi, digeriamo, metabolizziamo, efficacia della tesi e uso di traslati.
“Questo ce lo dicono quelli della mia corporazione”, “dobbiamo darci una calmata”parafrasa in modo molto semplice una prova
concreta sostenuta da i linguisti. CONCLUSIONE: Le parole sono dentro le cose. (Un bambino dice “il sole sta nel sole”).
Differenze fondamentali tra i due testi:
Canale scritto-canale orale
Testo accademico-lezione universitaria
Tipologia di utenza: universitari per tutti e due
Assenza del destinatario-presenza dei destinatari
L’atto illocutorio di De Mauro avviene ed una distanza temporale più ravvicinata rispetto al testo scritto di Russo.
(perlocutorio: persuadere il destinatario del messaggio)
Lessico: Russo-non incontriamo traslati, connettivo “giacché”, lessico specialistico e sorvegliato. Grado di formalità alto.
Neutralità emotiva delle scelte linguist