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V.
In particolare:
I. Costo del finding = Kd*[ 1 – (max CAR, CR)]
Dove:
• Kd indica il costo del debito.
• CAR = capitale a rischio a fronte della perdita inattesa.
• CR = minimi di capitale da regolamentazione (8%).
26 marzo 2015
L’ultima fase dell’attività di credito è quindi il risk monitoring, cioè il monitoraggio della
posizione:
• Verifica dell’andamento della relazione nel corso del tempo.
• Tanto più importante quanto maggiori sono i margini di discrezionalità lasciati al cliente.
• Permette di capire anticipatamente se la posizione è in difficoltà.
Queste difficoltà indicano i crediti deteriorati, cioè:
• Sofferenze.
• Sofferenze rettificate – cioè messe in sofferenza dall’intero sistema.
• Incagli.
• Posizioni scadute.
• Crediti ristrutturati – in Italia rientrano sempre tra i crediti deteriori, mentre in altri sistemi
tornano ad essere considerati in bonis.
Nell’UE si è provveduto ad uniformare le definizioni di non performing loan solo nel 2013, mentre
la definizione di posizione scaduta risale a Basilea 2 (quando fu anche concesso all’Italia un periodo
di pagamento più lungo a causa dei ritardi nei pagamenti della PA).
Chiaramente, l’intervento della regolamentazione è necessario in quanto a diverse classificazione
corrispondono diversi livelli di capitalizzazione.
Di fronte ad un credito deteriorato si può intervenire in tre modi:
Ristrutturazione.
1. Cessione.
2. Recupero.
3.
1. Nel caso di difficoltà finanziarie legate ai termini del contratto si può trovare una soluzione
volontaria. Le banca ha comunque una perdita, ma minore di quanto perderebbe in caso di recupero
forzoso; inoltre, si possono così salvaguardare le esternalità dell’impresa (es. occupazione).
Si interviene su tre aspetti:
• Durata.
• Tassi.
• Capitale.
E su due profili:
• Industriale.
Ristrutturazione aziendale.
o Razionalizzazione societaria.
o Dismissione di linee di mercato non strategiche.
o
• Finanziaria.
Riscadenziamento e grace period.
o Write off di alcune quote.
o Rinegoziazione dei costi per interesse.
o Finanza ponte per l’operatività corrente.
o Debt – equità swap: trasformazione del debito in capitale (solo post riforma del
o 1993).
2. La cessione dei crediti viene fatta anche per posizioni in bonis. Si possono o vendere
bilateralmente i prestiti o fare un’operazione di cartolarizzazione. In ambo i casi si genera
liquidità.
La cartolarizzazione può essere fatta da chiunque gestisca dei crediti (es. società che affitta
immobili). Nel caso di una banca si usano asset aventi caratteristiche omogenee, quindi i prodotti
più standardizzati (mutui, credito al consumo, leasing).
Special Purpose Vehicle (SPV)
Attivo Passivo
Mutui ABS
[…] […]
Cedente
Attivo Passivo
Mutui […]
Cassa
[…]
I mutui sono venduti dalla banca cedente a una società specifica in cambio di un prezzo minore del
loro valore, generando liquidità.
Le SPV non sono patrimonializzate e si finanziano emettendo Asset Backed Securities o ABS,
obbligazioni coperte dagli asset dai quali dipendono anche in termini di capacità di rimborso.
Gli ABS venivano emessi in tre tranche:
• AAA, per investitori istituzionali interessati a rendimenti maggiori di quelli dei titoli di Stato
pur rimanendo in investment grade. Questi titoli permettevano loro di diversificare
ulteriormente il portafogli, investendo in rischio di credito.
• Mezzanine, più rischiosi (BB), acquistati da banche, assicurazioni e fondi hedge.
• equity, classe in cui l’invenduto, per rassicurare gli investitori, era sottoscritto dalle stesse
banche che finivano così per aumentare, anziché diminuire, il proprio rischio.
Tuttavia gli ABS erano molto usati perché:
• eliminavano rischio.
• Erano una modalità alternativa per fare raccolta.
• Riducevano il fabbisogno di capitale.
A seguito della crisi questa tecnica è stata ridotta alla sola autocartolarizzzione: la banca
cartolarizza i crediti ma li sottoscrive direttamente. Questo serve a trasformare l’attivo da crediti a
titoli, soprattutto perché i bond sono utilizzabili come collateral per ottenere i finanziamenti BCE.
3. Bisogna considerare, a riguardo, il costo dei tempi della giustizia amministrativa.
Nell’ambito del processo del credito è fondamentale la forma tecnica perché definisce:
• Importo.
• Tassi (prezzi)
• Garanzie.
Contano anche le politiche del credito delle banche:
• Maggiore formalizzazione delle policy.
Presidio a livello di ruppo.
o Strategie di portafoglio.
o Definizione esplicita dei livelli di tolleranza del rischio.
o
• Organizzazione delle procedura.
• Autonomia e livelli decisionali.
Rating
o Ritorno all’autonomia anche nelle banche di maggiori dimensioni.
o
• Specializzazione per segmenti su:
Sistemi e processi.
o Modelli di erogazione e monitoraggio.
o
I modelli gestionali delle banche sono differenti da quelle delle autorità di regolamentazione, ma il
rapporto tra i due si è evoluto nel tempo. All’epoca di Basilea 1 la regolamentazione prevedeva un
rapporto (patrimonio di vigilanza) / (attivo ponderato per il rischio) > = 8%, detto coefficiente
di solvibilità. Con lo svilupparsi del rating interno le banche divennero in grado di stabilire fattori di
ponderazione diversi da quelli delle autorità di vigilanza, il che diventava un problema soprattutto
in caso di rischio effettivo minore (poiché aumentare l’equity riduce il ROE).
Con Basilea 2 (1999) le autorità di vigilanza permisero di usare i modelli di rating interni, purchè
validati dalle autorità stesse.
Definendo quindi precisamente lo schema di affidamento:
Il gestore valuta se il caso è finanziabile, anche forzando i filtri preliminari del sistema.
1. Acquisizione di informazioni sul cliente e sulle possibili garanzie.
2. Rating (e possibile overright).
3. Delibera.
4.
Le politiche di prestito sono anche differenti per diversi livelli di PD:
• Crescita e sviluppo.
• Sviluppo controllato.
• Gestione equilibrata.
• Gestione e protezione.
• Riequilibrio e tutela.
• Disimpegno.
Nello scegliere la forma tecnica si allega il finanziamento al suo impiego:
• Il circolante è finanziato a breve termine.
• Il capitale fisso è finanziato con forme a medio lungo termine.
Ovviamente la banca può anche finanziare solo parzialmente il fabbisogno del cliente con alcune
forme tecniche usate pro quota, ad es.:
• Smobilizzo di portafoglio.
• Fin export.
• Anticipazioni su pegno.
Le forme tecniche sono anche classificate in base al rischio assunto dalla banca:
• Prestiti in bianco, senza garanzie connaturate alla forma tecnica.
• Prestiti a base controllata, su anticipi – si attiva il primo argine di controllo del rischio.
• Prestiti a base garantita, con specifiche garanzie connaturate alla forma tecnica – si attiva
il secondo argine di rischio.
Il rischio è inoltre mitigabile in due modi:
• Mitigazione naturale – valutando la solvibilità dell’impresa.
• Mitigazione tecnico / giuridica – valutando l’efficienza delle azioni di recupero, attraverso:
Collateral; garanzie coerenti con il finanziamento. Se la garanzia perde di valore è
o necessario rientrare o aggiungere altre garanzie.
Covenants:
o Negative: azioni a fronte di aumenti di rischio (es. vendita di attività,
destinazioni di utili, divieto ad assumere nuovi debiti, presentazione di nuove
garanzie, ecc.).
Positive.
Servono in generale per tenere sotto controllo il prestito e poter interrompere il
rapporto sotto date condizioni. In Italia non sono usate per le PMI ma solo sulle LC.
1 aprile 2015
L’intermediazione mobiliare è svolta dalla banca sul circuito diretto, in più ambiti:
Portafoglio titoli di proprietà (che genera interessi attivi e dividendi)
1. Servizi agli investitori (generano commissioni).
2. Servizi agli emittenti (generano commissioni).
3.
2. Comprendono:
Trading:
a) • Come broker: la banca trasmette ordini al mercato.
• Come dealer: la banca è sul mercato e vende ai clienti titoli da un proprio stock,
guadagnando sui differenziali di prezzo.
Gestione in monte (fondi comuni).
b) Collocamento di quote di fondi.
c) Gestione di patrimoni mobiliari (GPM): si tratta di una gestione individuale con un
d) maggior livello di personalizzazione.
Private banking: gestione patrimoniale cui si aggiungono altri servizi in termini di
e) successione, fiscalità, ecc.
Consulenza (es. costruzione ottimale di portafoglio).
f)
Alcune banche non sono però ammesse alle negoziazioni, cioè non possono operare direttamente in
Borsa. Si occupano quindi di ricevere ordini che trasmettono a intermediari ammessi.
3. Comprendono:
Origination, advisoring, arranging (per IPO; PO, aumenti di capitale). Portano alla
a) costruzione e al collocamento, tramite un consorzio di banche, dell’emissione. Quest’ultima
fase può essere:
• Senza garanzia: le banche non assumono rischio (più conveniente per l’impresa).
• Con assunzione di garanzie: le banche acquistano i residui di emissione ex-post.
• Con preventiva sottoscrizione: le banche sottoscrivono l’intera emissione ex-ante (è
la soluzione più costosa per l’impresa).
M&A, Merge & Acquisition in caso di vendite di aziende (raccolta fondi, consulenza sulla
b) nuova strutturazione, ecc.).
Finanza strutturata:
c) • Cartolarizzazione (consulenza per la strutturazione dell’operazione).
• Project financing (creazione di una SPV con all’attivo uno specifico progetto da
finanziare, al passivo i debiti necessari a raccogliere i fondi, garantiti dai flussi di
cassa dell’opera).
• Restructoring.
I punti 2 e 3 sono i tipici servizi di investment banking, cioè:
• Trading
• Asset management
• Overwriting
• Consulenza
• Risk management (derivati)
• Research (analisi dei bilanci impiegando analisti finanziari).
1. Il ruolo del portafoglio titoli rispetto al portafoglio crediti dipende dal tipo di banca in analisi. Per
valutarlo si usano indici di composizione, confrontando il rapporto titoli / attivo e crediti / attivo.
I titoli permettono di diver