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PRIMITIVE].

Inhuit: eschimesi del Canada, competenze di climatologia, sono necessarie e determinanti per la

sopravvivenza della comunità.

Discipline etnoantropologiche partono da interesse per attività culturale di piccole comunità solitamente

di territori colonizzati. Etnomusicologia si bilancia tra musicologia e scienze antropologiche: studia della

musica in ambito di attività culturali. Gli studi etnomusicologici studiano le procedure della musica

estemporanea, tali pratiche sono chiaramente indiziarie.

Musicisti spesso provenivano da ceti bassi, famiglia di musicisti che venivano conosciute per lo

strumento che suonavano tanto da condizionarne il cognome.

Osservazioni di pratiche musicali oggi permettono di desumere pratiche antiche di cui però risulta

difficile studiarne e ricostruirne lo sviluppo.

Marcel Pérez: attinge da voci della Corsica voci per cantare musiche del Duecento, di cui non si

conosce il timbro vocale. Le scienze umane non sono scienze esatte processi di validazione,

falsificazioni sono più fluidi, approssimativi, instabili. Non vuol dire però che siano prive di fondamento,

sono solo più flessibili, in linea con la natura umana.

Campi di indagine: gestione dei beni, cultura naturale, rapporti di genere, studi sul ceto dominante,

pratiche religiose, ecc.

Es.: se una società usa molto il bambù, lo studio di tale materiale implica uno studio

nell’etnomusicologia per lo studio degli strumenti musicali.

Ci sono relazioni interdisciplinari in questo campo, ognuno con codici specifici di indagine separati tra

loro linee di integrazione reciproca in base all’obiettivo prestabilito. Area privilegiata oggetto di studio

dell’etnomusicologia sono le musiche di tradizione orale/aurale. Tipi di musiche: musiche folk loriche

europee, musiche folk loriche extra-europee (non c’entrano con le elitè), musiche d’arte delle civiltà

extra-europee, musiche di interesse etnologico, musiche di tradizione afroamericana, musiche di largo

consumo nell’industria culturale, musiche pop o di matrice “popular”.

Complessità di una società non è in funzione di processi migratori complessità è data dalla

stratificaizone, combinazione di ceti diversi.

Società orizzontali o egualitarie (differenze di potere e di gerarchie sono in funzione dell’età e del

sapere acquisiti in ambiti e ruoli specifici). Società complesse (stratificate, con produzioni musicali

rappresentative di classi e ceti diversi dipende dalla supremazia socio-economica). Le società

orizzontali sono poco tecnologizzate, non alfabetizzate differenze di potere sono riconducibili a fasce

di età (anziani sanno più cose quindi hanno il potere, es.: indiani d’America).

Performing Arts: musica, danza, teatro, rito si svolgono durante il tempo di performance, rito si

svolge nel tempo.

Tempo, musica è arte del tempo ed esiste in funzione di esso. Musica come attività effimera, dura

nell’istante in cui si inserisce.

Michel Imberty: musica come scrittura del tempo, musica scrive e si inscrive nel tentativo di fermare del

tempo.

Tempo lineare: dell’orologio, irreversibile, tipico dell’uomo contemporaneo informatico.

Tempo ciclico: percepito e rappresentato come sottoposto a successivi ritorni (es. reincarnazione

buddista, islam con nascita come trama del distacco da dio a cui si anela di ritornare), appartiene a

culture basate su procedure di pensiero magico-religioso.

Queste due concezioni possono sovrapporsi musica come vettore di regolazione del tempo, musica

interagisce col tempo e ne consente processi di regolazioni. Musica stessa ha un proprio tempo interno

specifico riconducibile a due vettori di regolazione: metro e ritmo. Sono regolatori specificatamente

musicali, che la musica condivide con la poesia e la danza regolatori che scivolano sulla

sovrapposizione di discipline che si completano tra di loro.

Jean Molino: musica, danza e poesia hanno molto probabilmente un’origine comune.

Nel mondo greco musikè è un aggettivo che qualifica la parola tekné attività delle muse, insieme di

danza, poesia e musica come inseparabili tra loro. Addentrandosi nell’una o nell’altra disciplina i

regolatori assumono caratteristiche specifiche.

Musiche misurate: subordinate a regolatore temporale denominato metro.

Musiche non misurate: senza metro.

Metro: elemento regolatore che organizza una sequenza musicalmente attiva, regolatore temporale

primario nella musica costituito da impulsi isocroni determinati da un accento e tende a mantenersi

costante a se stesso. Il metro è polifunzionale perché lo stesso ritmo può reggere ritmi totalmente

diversi. Metro crea stabilità motoria, dell’impulso energetico che crea la musica, ritmo crea la

piattaforma per la variabilità della durata dei suoni continui.

In ritmi diversi le pulsazioni del metronomo rimangono isocrone, cambia la velocità di pulsazione

dell’impulso si inserisce in un quadro di gestione del tempo. Relazione fra biologia e costruzione

culturale: la mente umana viaggia su un sistema binario, es. pulsazioni troppo veloci non si riesce a

percepirle.

Possono esistere anche musiche libere senza metro, che è un regolatore inerme, ma non senza ritmo.

Minuetto è il terzo movimento nella sinfonia classica. Musica del 900 mettere in sequenza musiche

con metro diverso.

Metri asimmetrici o dispari: in una prospettiva tassonomica generale si definiscono AKSAK, da un

espressione turca che indica un andamento zoppicante, assunta quale termine di designazione trans-

culturale: 5/8, 7/8, 11/8, pulsazione molto veloce. Bartok li ha definiti con l’espressione “ritmo bulgaro”

perché ne aveva trovato molti esempi in alcune musiche tradizionali della Bulgaria. Termine turco

diventa generale per convenzione, metro 44 è articolato in 3 gruppi di 3/2/3 ottavi, piuttosto che in 4

gruppi di 2 ottavi: 3/8+2/8+3/8. Sovrapposizione di due strutture ritmiche sostenute dallo stesso

metro poliritmia su metro immobile, che può essere esplicito o mutuale (soprattutto nei ritmi africani).

Poliritmia: combinazione di parti diverse (vocali, strumentali) organizzate secondo cicli ritmici propri (di

ognuna delle parti vocali o strumentali presenti) caratterizzate da estensioni e iterazioni diverse, ma

coordinate da un regolatore generale che viene definito dagli studiosi e analisti “macro-periodo” entro il

quale tutti i cicli parziali si dispongono e alla fine del quali si ritrovano assieme.

Pigmei: bassi di statura, foresta pluviale, Africa centrale e alcune regioni dell’Asia, popolazione di

cacciatori e raccoglitori, nome di un gruppo culturale specifico con queste caratteristiche. Ne studia la

musica Simba Aram: tavola del Boobangi.

Scala generale è un inventario di possibilità di intervalli, è costruzione astratta, non è musica. Scala

modale: scala generale. Modi specifici: scale modali. Gradi preminenti all’interno della scala sociale.

Formule melodiche stereotipe, associate al modo e subordinate alla sua scala modale. Riferimenti

simbolici ed emotivi extramusicali associati ai modi specifici concezione dell’ethos in musica già

presente nel mondo antico, in autori classici ed ellenistici.

Maqam Rast associato ad esperienze di deportazione degli schiavi neri sudanesi verso il Marocco da

parte dei marocchini di origine andalusa.

Malouf tunisino conserva idea di distanza, lontananza ed esotismo.

Il paradigma di un sistema modale serve ad orientare e incanalare l’invenzione di musicisti che

agiscono in condizioni di improvvisazione di azione estemporanea. Costituisce una sorta di piattaforma

di sicurezza che valorizza l’azione dei musicisti e li tiene legati agli ascoltatori, i gradi condividono i

saperi e le norme che i musicisti mettono in atto è piattaforma di sicurezza che valorizza i musicisti e

li tiene legati agli spettatori che ne conoscono le norme come amateur. Esecuzione pubblica era pratica

servile.

Tradizione indie colta sono tutte musica classiche destinata ad un pubblico di venti, trenta persone.

Alap: introduzione non misurata, nella quale si esercita l’esplorazione della scala modale, dei gradi

preminenti e delle formule melodiche stereotipe del RAGA scelto (tradizioni indi), sorta di introduzione

al concerto.

Bhatiyar, stile vocale drupad eseguita da Dagar brothers. Tampura strumento cordofono a pizzico

a quattro corde non tastate, serve a rendere continuamente sensibili i gradi preminenti del raga scelto.

Il raga è un assetto modale.

Il sistema indi ha sempre un grado preminente il cui primo è SA, tratto stilistiche di strascicare le note.

Musica basta sugli infinitesimali, azione musicale è data dall’elaborazione estemporanea di elementi di

dettaglio, non c’è armonia.

DO-REbem FA(mi) – Sol(fa-mi) – La – Si, scala rappresenta anche riferimenti melodici: Do e Fa sono

gradi preminenti, REbem è il grado che caratterizza la melodia. Vocalisti esplorano ed annunciano i

gradi preminenti e i tentativi melodici.

Scala indi: SA RI GHA MA PA DHA NI – SA

Scala italiana: DO RE MI FA SOL LA SI – DO

Scala internazionale: A B C D E F G – A

Tabla: doppio tamburo della musica classica indiana, si suona con tutte le dita, non con il palmo.

Tradizione araba colta

Taqsim: improvvisazione non misurata prevalentemente strumentale, realizzata in solo.

Oud: liuto che si suona con un plettro.

Arabia Saudita è il cuore dell’espansione arabo-musulmana. Non c’è introduzione, c’è già

improvvisazione, si è già dentro lunghe sequenza melodiche.

Il musicista torna al grado preminente alla fine delle frasi. Nelle musiche improvvisate non è come

cominciare il brano il problema, ma come finirlo la ripetizione quindi aiuta perché indirizza lo

strumentista.

Nuclei modali (prevalentemente tetra-cordali) brevi segmenti della scala modale sui cui si esercita

l’intenzione e l’improvvisazione, dove il primo grado è il perno, è come se fosse fatto da parti a se stanti

e separate.

Improvvisazione su Maqam Nihawand.

Tradizione persiana colta

Radif: sorta di suite, successione di episodi distinti e separati (anche da pause), costruiti su motivi

melodici diversi, esposti e variati. Xantour: cetra a corde pizzicate o percosse con cassa trapezoidale,

ogni sezione ha una propria piccola melodia; l’equivalente arabo è il Qanun con cassa triangolare

hanno corde unite a gruppi di 2 o 3, su vari cori, non accordate diversamente, gruppi di corde o corde

singole.

Radif nel Dastgah Raspanigah (Xantour). Inizialmente ci sono le note per identificare ed esplorare i

gradi tonali, le pause sono segnali di separazione, sono lunghe ed evidenti. Poi melod

Dettagli
A.A. 2009-2010
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/08 Etnomusicologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia.canella di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etnomusicologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Agamennone Maurizio.