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F

dovrebbe essere minore rispetto al tasso i .

[slide: rendimenti previsti sulle valute]

29 aprile 2014

Strumenti derivati

L derivati sono strumenti finanziari aventi in origine la sola funzione di copertura di rischi

finanziari. Si diffusero a partire dalla fine degli anni ’70 proprio a fronte dell’aumento di rischiosità

dei mercati, dovuto alla maggiore volatilità dei tassi di interesse (rischio di tasso) e di prezzo

(rischio di mercato o rischio di cambio). Quindi, sono detti derivati proprio perché la loro esistenza

deriva da una certa attività sottostante che può essere uno strumento finanziario, una valuta, un

tasso di interesse o una materia prima (c.d. comodities).

Esistono più famigli di derivati:

• Forward

• Future

• Opzioni

• Swap

Finalizzate a:

• Hedging, ossia copertura dei rischi in essere.

• Speculazione, cioè presa di posizioni sul rischio al fine di sfruttare l’andamento del mercato

(anche senza avere rischio effettivo di sottostante).

• Arbitraggio, cioè apertura di posizioni in derivati per sfruttare il differenziale tra prezzi spot

e a termina, che inefficienze dei mercati.

I derivati possono essere negoziati o in mercati over the counter (OTC) o su mercati regolamentati;

possono inoltre essere simmetrici, cioè comportare obblighi equivalenti per le parti (es. future,

opzioni); o asimmetrici, cioè comportare obblighi più rilevanti per una delle due parti (es. opzioni).

Nozioni:

• Posizione long: un soggetto detiene una attività finanziaria o l’acquista a termine; punta

quindi al rialzo.

• Posizione short: un soggetto vende a termine una attività finanziaria; punta quindi al

ribasso.

• Hedging: assunzione di una posizione di segno contrario a quella sul sottostante.

Forward

È il derivato più “vecchio”, usato per coprire posizione lunghe o corte su un sottostante. È un

accordo per il quale oggi effettua una transazione di importo, oggetto, ecc., definiti che avrà però

data di regolamento futura (scadenza). Non c’è quindi alcun movimento fino a tale termine,

raggiunto il quale:

• Chi compra ritira l’oggetto e paga il prezzo concordato (ha una posizione long sul forward)

• Chi vende consegna il titolo (posizione corta sul forward).

[slide: playoff]

Il forward ha il vantaggio, essendo negoziato su mercati OTC, di essere flessibile, cioè non

standardizzato e costruito quindi ogni volta sulle esigenze degli operatori.

Tuttavia, ha anche diversi vantaggi quali la mancanza di liquidità e il rischio di controparte, il che lo

rende uno strumento ormai poco usato.

Future

Sono contratti standardizzati su quantità di sottostanti e scadenze, nonché quotati, il che offre un

pricing continuo; ovviano inoltre ai problemi dei forward in quanto:

• Hanno una liquidità aumentata da:

Standardizzazione

o Mercato secondario

o Oggetto, che non è un titolo specifico bensì un paniere di titoli equivalenti, il che

o allarga la quantità dei sottostanti.

• Non hanno problemi di insolvenza; tutti i soggetti interagiscono con un terzo, la clearing

house (in Italia si chiama Cassa di compensazione e garanzia), che assume il rischio di

insolvenza, tuttavia ridotto attraverso una serie di regole:

Selezione delle controparti mediante requisiti di adeguatezza patrimoniale e

o organizzativa, di onorabilità e di professionalità.

Versamento di un margine obbligatorio iniziale alla stipulazione del contratto da

o parte dei contraenti.

Poiché il valore del future si aggiorna sempre, la stanza fa un mark to market

o giornaliero e rivaluta i margini se la variazione supera il thick, cioè il movimento

minimo rilevante. Esitono quindi margini di garanzia:

Iniziali; versati da tutti gli operatori all’apertura della posizione, calcolati in

 percentuale sul valore nominale del sottostante o sul valore effettivo in caso

di indici.

Di variazione; si valorizzano le posizioni aperte sulla base del prezzo di

 chiusura del future (c.d. settlement price). Si addebita a operatori con

posizione opposte (es. compro un future e il prezzo del sottostante scende) e

si accredita a operatori con posizioni analoghe.

Aggiuntivi; richiesti in caso di forti oscillazioni di prezzo.

 Di consegna.

Normalmente si accende un future su tassi di interesse, cioè su strumenti finanziari aventi un dato

tasso di interesse, o su indici azionari.

Il contratto si conclude:

• Più di sovente con la chiusura della posizione aperta ante scadenza.

• Talvolta alla scadenza con consegna del bene e cash settlement.

Come la maggior parte dei derivati anche i future presentano un effetto leva che consiste, nel fare

trading sul derivato anziché sul sottostante, in:

• Investimento su elevate risorse finanziarie con un limitato impiego di capitale.

• Moltiplicazione della performance dell’investimento.

Inoltre, minore è il margine iniziale rispetto al controvalore del future, maggiore è l’effetto leva:

Leva = (controvalore sottostante) / (margine iniziale).

Opzioni

Servono a coprire rischi di interesse o di prezzo. Danno la facoltà (ma non l’obbligo) di acquistare

o vendere un sottostante ad un dato prezzo (strike) ad una determinata data o durante un dato lasso

di tempo.

Il venditore dell’opzione (detto writer o sottoscrittore) è short sulla stessa in quanto si impegna a

vendere o acquistare il sottostante se il compratore esercita la propria facoltà.

Si tratta di un derivato asimmetrico: l’acquirente (che va lungo) si riserva la facoltà di esercitare

l’opzione, che se messa in atto deve essere rispettata dal writer.

La struttura del contratto è variabile:

• Opzioni americane: aperte per tutta la durata del contratto.

• Opzioni europee: esercitabili solo alla data di scadenza.

Esistono due tipi di opzioni:

• Opzioni put (per vendere); l’acquirente è short [payoff su slide].

• Opzioni call (per acquistare); l’acquirente è long [payoff su slide].

Le opzioni servono quindi a:

• Prendere posizioni sull’andamento dei marcati (trading direzionale).

• Effetto leva.

• Attivazione di strategie di trading complesse.

Inoltre il premio, cioè quanto si paga per ottenere l’opzione, varia a seconda della durata (maggiore

all’aumentare di questa), della variabilità di prezzo del sottostante (maggiore all’aumentare di

questa), dello strike price (minore all’aumentare di questo).

5 maggio 2014

Swap

Sono derivati su misura, quindi non standardizzati, simmetrici, commerciati in mercati OTC, nei

quali le parti si scambiano flussi di cassa e strumenti in un dato periodo o a scadenze definite.

Ne esistono di diversi tipi: sui tassi di interesse (interest rate swap), sulle valute (currency swap) o

come contratti di assicurazione (CDS – credit default swap).

• IRS; le parti si impegnano a versare (o riscuotere) importi dovuti al differenziale sui tassi di

interesse. È un contratto simmetrico che serve a coprirsi dal rischio di oscillazione dei tassi e

che permette di convertire la propria struttura di tasso, da fisso a variabile o viceversa.

Infatti: Il compratore paga a tasso fisso e riceve a tasso variabile.

o Il venditore paga a tasso variabile e riceve a tasso fisso.

o

• L’assenza di clearing house comporta un rischio di insolvenza; tuttavia il rischio maggiore è

dovuto alla durata dello swap.

Funzioni degli IF

Le aziende, escluse le large companies, tendono a finanziarsi sui circuiti di debito indiretti, cioè

intermediari e banche, dando poca importanza alle azioni e quindi al capitale di rischio.

Gli IF esistono quindi per diversi motivi:

Costi di transazione. Sono costi fissi per ogni investimento, tanto maggiori quanto minore

1. è l’importo dello stesso. Per le aziende, quindi, questi costi sono una limitazione, in quanto

impediscono di diversificare il proprio portafogli. Gli IF li riducono fortemente, facilitando

il contatto con la controparte.

Asimmetria informativa, dalla quale:

2. • Moral hazard

• Adeverse selection; la selezione avversa è comunque limitata dalla

regolamentazione, dalle informazioni pubbliche e private (es. agenzie di rating) e

dalle garanzie sul credito (es. ipoteca su un mutuo).

• Il compito degli IF è quindi anche quello di ridurre la asimmetria informativa,

producendo informazioni non soggette a free riding (ossia non acquisite a

pagamento), monitorando il mercato e applicando clausole sull’utilizzo del credito.

Il conflitto di interesse è un caso nel quale l’intermediario fa il proprio interesse anziché quello del

risparmiatore. Un esempio è il crack Parmalat, nel quale le banche, in conflitto di interesse con i

risparmiatori, chiudevano un occhio sui falsi in bilancio.

Conflitti di interesse possono generarsi in:

• Banche universali; hanno attività diversificate, quali credito, assicurazione, ecc. Queste

banche cadono in CI se nell’attività di under trading (sottoscrizione di una emissione da

ricollocare poi ai risparmiatori) possono avere interesse a collocare titoli nei servizi di asset

management.

• Banche di investimento; fanno spesso l’interesse delle aziende che propongono le emissioni,

a discapito dei risparmiatori.

• Agenzie di rating; sono spesso coinvolte in attività di consulenza verso le stesse società che

valutano; il che porta a rating “benevoli” per generare un maggiore business derivante dalle

consulenze stesse.

Le soluzioni ai CI possono essere molteplici:

• Disciplina di mercato, mediante corretti modelli organizzativi.

• Trasparenza, con la dichiarazione di eventuali CI

• Vigilanza.

• Separazione delle attività nelle banche universali.

• Socializzazione delle informazioni.

6 maggio 2014

La maggior parte dei sistemi finanziari mondiali è dominata prevalentemente dalle banche. Nel caso

italiano, ad esempio, si è vista una forte evoluzione in questo senso a partire dagli anni ’90, con:

• Privatizzazione.

• TUB, che definisce l’organizzazione e la forma giuridica.

• Concentrazione; fino ad ottenere un sistema di gruppi, cordate locali e piccole banche

popolari.

Una banca può essere definita tale se:

• Soddisfa i requisiti dati dalla regolamentazione.

• Raccoglie depositi dal pubblico, e questi sono accettati come mezzo di pagamento.

• Esercita attività di credito.

Se ha cioè le tre funzioni fondamentali:

• Creditizia

• Di mobilizzazione dei risparmi.

• Di offe

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Publisher
A.A. 2013-2014
36 pagine
2 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher CinoBress di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia delle istituzioni finanziarie e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Patarnello Arturo.