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L’impresa e l’organizzazione
vengono individuati quattro grandi aggregati a partire dal numero della popolazione aziendale
Le microimprese con un massimo di nove addetti
ü Le piccole imprese con 10-‐50 addetti
ü Le medie imprese con 50-‐499 addetti
ü Le grandi imprese con oltre 500 addetti
ü
La complessità organizzativa può avere una duplice matrice: quantitativa e qualitativa.
Gli aspetti quantitativi che concorrono a definire una situazione organizzativa come complessa sono legati
principalmente all'organico, ai prodotti, ai reparti, ai mercati. Invece gli aspetti qualitativi sono legati alla
centralità dell'imprenditore, sovrapposizione tra famiglie e impresa, forte legame esistente tra piccola
impresa e contesto socio territoriale, semplicità delle strutture e dei meccanismi organizzativi, l'agire
prevalentemente in ambiti competitivi ristretti.
Le teorie organizzative per le piccole imprese
vari autori distinguono tre fasi storico ideali nello sviluppo delle teorie organizzative:
periodo della scuola classica definito anche come periodo delle certezze
ü periodo di superamento della scuola classica contrassegnato dal progressivo sgretolamento delle
ü certezze e dell'arricchimento del quadro concettuale con sempre nuovi problemi e variabili
periodo di concettualizzazione sistemica definibile anche come il recupero di alcune ipotesi di
ü certezza circoscritte e metodologiche
La teoria classica si intende quel movimento di idee noto come organizzazione scientifica del lavoro che si
rifà al pensiero di Taylor e alla teoria della direzione amministrativa di Fayol e co.
La differenza fra Taylor e Fayol scaturisce dalla diversa importanza attribuita all'organizzazione del lavoro
nel senso stretto del termine. Taylor pone l'accento sull'organizzazione del lavoro a livello di officina,
mentre Fayol pone l'accento sul lavoro direttivo con particolare attenzione all'organizzazione del lavoro
impiegatizio e dirigenziale. Il primo studio è rivolto alla razionalizzazione del lavoro a livello operaio il
secondo invece al riconoscimento dell'importanza della funzione direttiva. Le due teorie però hanno
comunque molti elementi in comune: la ricerca continua della soluzione organizzativa migliore attraverso
una serie di principi comuni e validi per tutte le organizzazioni aziendali e la realizzazione della massima
efficienza economica implicata nel concetto di profitto che infine riconosciuto socialmente e culturalmente
dall'azienda.
Alla base del pensiero di Taylor vige un principio generale: la one best way, ovvero la credenza che esiste
sempre un metodo unico e migliore per risolvere problemi o compiere azioni di qualsiasi genere. Per ogni
problema di natura tecnica organizzativa o sociale esiste una e una sola soluzione ottima ed essa può
essere raggiunta solo grazie all'adozione di adeguati mezzi di ricerca scientifica. Per la one best way deve
esserci uno studio scientifico dei migliori metodi lavorativi in rapporto alle caratteristiche sia del lavoratore
e della macchina, selezione e addestramento scientifico della mano d'opera, instaurazione di rapporti di
stima e collaborazione tra direzione e manodopera, distribuzione uniforme del lavoro e della responsabilità
tra amministrazione e manodopera.
Secondo Taylor l'applicazione di questi principi porta ad un miglioramento dell'efficienza e questo consente
di aumentare la produttività e il valore aggiunto, la scienza e la tecnica sono gli strumenti per il
raggiungimento di tale obiettivo.
Alla base del pensiero di Fayol c'è la formulazione della teoria della direzione va riconosciuta una duplice
serie di problemi: il significato da dare al termine principio e la natura e la validità dei principi. I principi in
questione sono:
il principe scalare che richiama il concetto di gerarchia affermando che l'autorità e la responsabilità
ü dovrebbero fruire in una linea chiara dal dirigente al livello più alto all'esecutore al livello più basso.
È quindi ottimale quella struttura gerarchica che tende a ridurre al minimo i livelli gerarchici
rendendo compatibili le dimensioni con le esigenze organizzative per non appesantire il processo
decisionale e di coordinamento
il principio dell'unità del comando dichiara che nessun membro di un'organizzazione dovrebbe
ü ricevere ordini da più superiore.
Il principio dell'ampiezza del controllo stabilisce che il numero dei subordinati facenti capo a
ü superiore deve essere limitato a cinque o sei persone al massimo.
Il principio dell'eccezione stabilisce che le decisioni che ricorrono frequentemente dovrebbero
ü essere ridotte a routine e delegate ai subordinati e solamente le questioni importanti dovrà essere
riferite superiori.
Il principio di specializzazione organizzativa si basa sul concetto della divisione del lavoro e quindi
ü della specializzazione di attività di ogni unità organizzativa e di ogni individuo
il principio dell'accentramento e del decentramento: la posizione assunta dalla teoria classica
ü oscilla fra le due ipotesi.
Nella teoria classica si riconosce una doppia antropologia dell'uomo: l'uomo economico i cui figli sono
ottenere un utile personale e soddisfare i bisogni legati sua sopravvivenza e un uomo spartano che ha
un'avversione innata nei &