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Calvino inserisce Collodi in questa schiera di testi definiti classici. Di quest’ultimo autore abbiamo avuto
letture stratigrafiche, diverse: c’è chi ha visto la società ottocentesca italiana, chi l’evoluzione del soggetto.
I classici, per Calvino sono autori che vanno letti e riletti, quindi interpretati.
Milena Bernardi si occupa di un altro grande classico, rappresentato dalla produzione di Charles Dickens.
Scrive Rileggere Dickens come viatico verso la letteratura per l’infanzia. Dickens è un bambino
nell’Ottocento dell’età vittoriana. Dickens nasce come un bambino sfortunato che è veramente il
protagonista di un romanzo e rappresenta anche l’infanzia che precocemente lavora e viene sfruttata nelle
fabbriche. Dickens lavora per aiutare la mamma, mentre il padre è in carcere, in una fabbrica di cera per le
scarpe. È già, per il suo percorso, e lo vediamo dalle pagine autobiografiche molto ricorrenti nei suoi romanzi,
un rappresentante dell’Inghilterra dell’Ottocento che vede, nella prima metà del secolo, l’apparire della
classe media della borghesia che ha compiuto la sua parabola ascendente. David Copperfield è l’opera che
rappresenta l’apogeo di quella classe borghese. David è un borghese che ha raggiunto l’agiatezza e il prestigio
sociale. Rappresenta la borghesia come classe politicamente pulita, ingegnosa e laboriosa. David rappresenta
l’onesto borghese che lavora e che nella società ha un ruolo produttivo. 53
Il concetto di lavoro assume un valore positivo con l’avanzare della classe borghese. C’è una riconfigurazione
nel concetto di lavoro, della valutazione del lavoro, della società che lentamente si trasforma e si
industrializza. La borghesia è il nucleo portante di questo cambiamento.
David ascende nella società e nella considerazione sociale.
Per la Bernardi l’elemento centrale di questo romanzo è la visione dell’infanzia:
“I bambini dickensiani quasi sempre vestiti di stracci e di cenci, sporchi e affamati, smarriti sul ciglio della strada
e in quartieri in cui piove cenere sui loro volti anneriti dalla fuliggine e dallo sbigottimento che quello stato di
estrema emarginazione procura. Quei bambini interpretano il trauma dell’abbandono, il mistero della nascita,
l’afasia e l’anonimia di chi non ha un nome, l’enigma del romanzo familiare: l’orfanatezza”.
Nell’Ottocento abbiamo il fenomeno dell’abbandono, della ruota. In Dickens vediamo anche quella Londra
degli attracchi sul Tamigi dove alberga la mala vita, i delinquenti. Dickens ci parla di questi porti, delle
prostitute e di quest’infanzia che è abbandonata e sfruttata.
Secondo la Bernardi questi orfani richiamano gli orfani della fiaba. Rispetto a questi ultimi:
“Quegli orfani si sporgono oltre il confine del bosco, affrontando, nella trama romanzesca, l’avventura di
itinerari formativi punteggiati da successive fasi di esperienze iniziatiche”.
Sono personaggi che intraprendono un percorso iniziatico. Rispetto alla fiaba, in cui il bosco è inquietante e
nasconde quell’infanzia, la carpisce, nei romanzi dickensiani sono protagonisti che si immergono
nell’avventura, sono intrepidi e coraggiosi.
Dickens 1812-1870, copre l’arco temporale della grande Inghilterra vittoriana.
Dickens contiene in scena i romanzi dell’illusione e della delusione. L’autore scrive nel 1848-1849 David
Copperfield. Quella è la fase dell’entusiasmo e dell’illusione. Dalla metà dell’Ottocento la borghesia si
manifesta come classe ingorda di denaro, di potere e poco corretta sul piano etico. La borghesia perde quella
purezza di classe lavoratrice e onesta. Dickens, tra il 1860-1861, scrive, a tal proposito, un romanzo Grandi
speranze che rappresenta la delusione. Questo romanzo è la testimonianza di quanto l’autore veda il degrado
morale ed etico della classe borghese che si impaluda in affari loschi e in proventi poco chiari.
Il romanzo più importante di Dickens è David Copperfield perché, oltre a rappresentare un classico, è, a
modo suo, un romanzo di formazione. Rappresenta l’abc comportamentale, di principi etici per il giovane
borghese che è asceso al ruolo della classe dominante, funzione che prima era della nobiltà. È un grande
romanzo raffigurativo della società del temo.
Cesare Pavese, uomo di punta dell’Einaudi, scrittore di La luna e il falò, ha tradotto molti autori americani.
Di David Copperfield scrive:
“David Copperfield è senza dubbio il romanzo di Dickens dov’è più estrosa la caratterizzazione e più gustosa la
futilità dell’intreccio”.
Fu Dickens a creare la caratterizzazione dei personaggi. Il mondo della caratterizzazione dei personaggi di
Dickens è vastissimo:
“Borghesi, marinai, casalinghe, truffatori, semplici ragazzi, avvocati, bottegai, fantesche, spostai, in un viluppo
di quotidiane avventure che non escludono l’eroismo, né la morte. Eppure tutti quanti stanno al reale nella
proporzione di figurine vedute allo stereoscopio”.
Abbiamo questo mondo complesso, l’alto e il basso, la borghesia e le borgate più malfamate. Questa umanità
che varia, rappresenta il mondo di David Copperfield.
Il romanzo è di formazione perché il giovane borghese acquisisce stili e ritmi di vita. Il piccolo borghese di
successo impara come ci si comporta, ma anche l’etica, il concetto di lavoro. Questo Dickens è quello che
crede, come De Amicis, fortemente nella borghesia che poi si guasta e perde quell’afflato di classe pulita.
È un romanzo di formazione anche perché David Copperfield è il personaggio che affronta tante difficoltà e
che vince, come il protagonista delle fiabe. È lui al centro della rappresentazione e combatte contro tante
avversità, vincendo. Ecco perché p un romanzo di formazione e di iniziazione alla vita. 54
Dickens ha uno stile attualissimo e leggibilissimo. Ecco il classico che rimane anche in funzione dello stile.
Cuore è stato un best-seller ma non un classico.
Rapporto tra infanzia e adultità
Altro aspetto sottolineato dalla Bernardi. C’è una lettura molto innovativa in Dickens: il rapporto tra adulti e
bambini ha una lettura del mondo adulto da parte dei bambini che individuano la meschinità di questo. Il
mondo degli adulti è meschino.
“Qual è il ruolo dei bambini dell’infanzia in Dickens? È un ruolo che tende ad aprire un varco verso un ambito
altro, diverso, addirittura idealizzato, in cui racchiudere l’immagine candida dell’infanzia perduta”.
L’infanzia legge la meschinità degli adulti e che è un momento della vita dell’uomo in cui c’è la purezza:
infanzia come età pura. Infanzia che spesso viene strappata e derubata della sua stessa essenza. L’essere
sfruttati nel mondo del lavoro significa perdere il valore di essere bambini. Gli adulti vengono visti anche
come sfruttatori dell’infanzia. Sono tante le pagine in cui Dickens si sofferma a bucare con i suoi bambini,
restituendo loro il diritto all’infanzia, il ludus che è l’essena di quell’età: non si lavora, ma si gioca. Dickens ci
mostra la durezza di quella vita e le ingiustizie degli adulti. Nei romanzi emerge la difesa di Dickens
dell’infanzia, derubata della sua essenza.
Oliver Twist rappresenta un’altra celeberrima opera, scrittura tra il 1837-1839, prima di David Copperfield.
I due romanzi ci danno una rappresentazione di una folta schiera di bambini che sono raccontati e
immortalati nell’autentico contatto con il loro essere e sentire.
La rappresentazione dell’infanzia è estremamente realistica sotto due versanti:
1. Rappresentare l’infanzia nella sua autenticità sociale: anche l’infanzia derubata della propria
infanzia e sfruttata nel mondo del lavoro
2. Infanzia per classi: infanzia povera, infanzia della classe che stava diventando operaia, infanzia
borghese e nobile. Abbiamo tre classi che rappresentano tre classi di infanzia
Nei due romanzi vediamo la descrizione autenticamente storica dell’infanzia, scandita per classi. L’infanzia è
saccheggiata sempre, indipendentemente dalla classe sociale, della propria essenza dagli adulti.
L’infanzia povera non gioca, ma lavora ed è adultizzata precocemente. L’infanzia borghese invece sta
crescendo ad imitazione degli status e degli stili comportamentali della classe nobile. La borghesia imita, ha
un modello e ascende diventando la classe di potere, prendendo a modello gli stili aristocratici.
L’infanzia ha dei ritmi di vita: si vede l’orario della cena, lo stare a tavola, il rintocco dell’orologio che segna i
momenti della vita familiare. Il bambino dell’alta borghesia e della nobiltà non vive con i genitori, ma nella
nursery, cresce, spesso solo, nelle sue stanze di gioco. Il rapporto genitore-figli si riduce moltissimo, cosa che
non succede nella classe popolare, soprattutto in quella contadina dove si dorme insieme, si lavora insieme.
I ritmi di vita vengono scanditi dagli adulti: stili, modelli e principi etici vengono dettati dagli adulti.
I due romanzi sono divertenti, dove l’ironia e la sagacità di Dickens, sono in primo piano.
Teresa Cini è stata dottoranda a Firenze e ha scelto una scrittrice molto particolare, Ida Baccini.
Ida Baccini ha scritto un libro con lo pseudonimo maschile, Le memorie di un pulcino, nel 1875. Scrive con
uno pseudonimo maschile perché, a suo parere, non avrebbe avuto successo e sarebbe stata poco
considerata, se non criticata ferocemente. Questo pulcino è un po’ come il burattino: è l’immagine
trasfigurata di un bambino. Quel pulcino così vivace e disobbediente è un bambino ed è l’anticipazione della
visione collodiana dell’infanzia vera, disobbediente e curiosa.
Collodi nel 1877 aveva scritto un libro che l’editore Paggi frena che è Il Giannettino. Questo testo riprende Il
Giannetto di Parravicini del 1845. Rappresenta l’universo specifico in cui si parla di scienze e geografia. Il
giannettino fu pubblicato nel 1877 perché l’editore Paggi di Firenze. Il giannettino è la rivoluzione della figura,
non solo del bambino, ma anche dello scolaro. Il concetto di apprendimento cambia: deve avvenire
attraverso il divertimento. Il bambino vive nel gioco, ama il gioco e per questo anche apprendere deve essere
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un gioco. Giannettino non è il Giannetto ubbidiente, ma è il bambino anche disubbidiente, scherzoso e
impertinente.
Le Memorie di un pulcino della Baccini apre le porte al Giannettino. Cronologicamente si pone prima. Questo
testo fa da apripista alla rivol