L’ITALIA SECONDO LA COSTITUZIONE VIGENTE
La Costituzione vigente è entrata in vigore il 1 gennaio 1948 ed è stata elaborata dall’assemblea
costituente. Il 2 giugno 1946 fu risolta tramite referendum la questione se l’Italia dovesse
mantenere il preesistente assetto monarchico oppure la scelta repubblicana. Con voto a suffragio
universale sia femminile che maschile e con una maggioranza non troppo elevata la repubblica
prevalse. Quindi l’assemblea costituente per un elemento essenziale si vedeva instradata da
questo referendum, cioè la scelta repubblicana.
Art. 1 L’Italia è una repubblica
Art. 139 La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.
La scelta della repubblica è irreversibile. Non si può fare nemmeno con una legge di revisione
costituzionale.
Anche la forma di stato liberaldemocratica era già decisa.
Quale tipo di forma di governo? Decisero nel settembre del ’46. L’ordine del giorno presentato da
Tommaso Perassi indicava la forma di governo parlamentare aggiungendo però che nel testo della
costituzione dovevano essere inseriti quei meccanismi volti a evitare le “degenerazioni del
parlamentarismo” (instabilità, incoerenza, trasformismo, tutto quello che rende debole e inefficiente
il governo). In realtà nel teso della costituzione non venne soddisfatta questa esigenza. Infatti il
testo della Costituzione risultò al riguardo particolarmente lacunoso, limitandosi allo stretto
essenziale. La razionalizzazione del sistema di governo parlamentare e la definizione di regole
precise in realtà fu fin troppo elastica, fragile, con una eccessiva libertà lasciata al sistema politico.
Alla base della costituente c’erano in realtà i partiti politici che erano stati la base poi dei primi
governi alla fine della guerra. Il testo della costituzione è un po’ un compromesso tra i diversi
orientamenti.
Fino agli inizi degli anni ’90, i sistemi elettorali sono sempre stati proporzionali, cioè tale da
garantire una rappresentanza di quelle che erano le divisioni politico-partitiche e quindi con la
presenza di numerose forze politiche e di ridotto peso elettorale. Ciò ha influito sul fatto che per
molti anni, pur essendo le maggioranze sempre fondate sul partito principale, i governi sono
sempre stati formati da molti partiti. Direzione plurima dell’Italia governo a direzione plurima.
Fino agli anni ’90 Si è riprodotta la situazione del sistema parlamentare esistente all’epoca dello
statuto albertino.
Fino agli anni ’80 l’instabilità dette notevoli problemi. Non si poteva andare avanti ancora a lungo
così e si cominciò a ragionare di riforme, riforme elettorali, legge sulla presidenza del consiglio che
cercava di aumentare il ruolo del presidente del consiglio. La classe politica non fu in grado da sola
di arrivare alla forma elettorale maggioritaria, ci volle un referendum che impose di modificare nel
1993 le leggi elettorali da proporzionali in per ¾ maggioritari a turno unico e ¼ proporzionali. Ciò
provocò:
- un mutamento del sistema politico. Incentivò il bipolarismo, cioè il dividersi in due
fronti/schieramenti contrapposti delle forze politiche (centro destra e centrosinistra).
- E’ avvenuto che emergessero dei leader effettivi che già in modo automatico si
proponevano a guidare il governo (Silvio Berlusconi, Romano Prodi).
Nel 2005 fu ulteriormente modificata la legge elettorale: sistema essenzialmente proporzionale ma
tale per cui la coalizione che ottiene la maggioranza ottiene un premio di maggioranza che porta
ad avere il 55% dei seggi alla camera.
I nomi nella camera sono prestabiliti. Difetto!
L’assenza di una soglia minima entro la quale scatti il premio di maggioranza è un altro difetto.
Il senato deve essere eletto a base regionale. Ciampi impose che non fosse stabilito un premio di
maggioranza e dunque c’è si un premio di maggioranza ma scatta a livello regionale. Il partito che
vince nella regione vince il premio di maggioranza. Non è detto che il partito che prende più voti a
livello nazionale è lo stesso che prende più voti a livello regionale. Per votare al senato bisogna
aver compiuto i 25 anni.
Fino al 2011 il sistema bipolare ha funzionato abbastanza bene. Si sono alternati sulla base dei
voti espressi dai cittadini italiani governi di centrodestra e governi di centrosinistra e leader i cui
nomi venivano indicati nei simboli corrispondenti alla coalizione rispettiva. La legge attuale prevede
che il partito o la coalizione deve indicare un programma comune e indicare il nome del capo della
coalizione. Vincolo al simbolo partitico di indicare il capo della coalizione, non si dice il candidato
alla presidenza del consiglio. Il presidente della repubblica nomina il presidente del consiglio. Fino
al 2008 nessuno ha mai messo in dubbio che le due figure coincidessero.
Fino al 2011 questo schema ha funzionato abbastanza bene. Nel 2011 il governo Berlusconi è in
carica da 3 anni e mezzo ma il governo è costretto a dimettersi. Qui entra in gioco il presidente
della repubblica e fa due cose:
- Nomina senatore a vita Mario Monti
- Lo nomina presidente del consiglio dei ministri e imponendo una maggioranza allargata al
centrodestra senza la lega (popolo della libertà, centristi). GOVERNO DI TECNICI PER LA
LORO COMPETENZA NEI VARI SETTORI.
Elezioni del 2013 perché il popolo della libertà ha tolto il sostegno al governo monti. Restano due
fronti contrapposti ma con l’inserimento di una nuova forza, il movimento 5 stelle e una forza di
centro guidata da monti. Nessuno ottiene una larga maggioranza al senato. Bersani cerca
inutilmente di fare un governo cercando di coinvolgere il movimento 5 stelle, si inserisce la vicenda
del presidente della repubblica che viene eletto dal parlamento. Napolitano viene rieletto con il
presupposto che la rielezione faccia anche da elemento propulsore per la formazione di un
governo sostenuto da una maggioranza che aveva già sostenuto monti. Si forma un governo
guidato da Enrico Letta e per la seconda volta è un primo ministro non voluto dagli elettori. Il
governo Letta è attualmente in carica e ha ottenuto la fiducia dalla camera e dal senato.
REGOLE COSTITUZIONALI
Nell’attuale sistema italiano gli organi costituzionali sono: il parlamento e il governo, il presidente
della repubblica e la corte costituzionale (organi di garanzia e di controllo costituzionale).
Come si forma il governo in Italia?
Art. 92 2° comma: Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e,
su proposta di questo, i ministri che insieme formano l’organo collegiale, cioè il consiglio dei
ministri, presieduto dal presidente del consiglio. Non aggiunge molto di più.
Nel momento in cui si deve formare un governo il presidente della repubblica svolge una serie di
consultazioni sentendo il parere di una serie di soggetti (leader dei partiti e presidenti dei gruppi
parlamentari che rappresentano i partiti). All’interno delle camere i singoli parlamentari non
possono stare da soli ma devono riunirsi in un gruppo.
Le situazioni possono essere molto diverse: o il presidente della repubblica deve svolgere una
opera di impulso, ricerca, mediazione, per trovare quale è il punto di equilibrio sul quale si può
accordare una maggioranza oppure quando c’è una maggioranza chiara e c’è un leader autorevole
capo di quella maggioranza, deve a quel punto nominarlo.
Il presidente della repubblica non ha una libertà di scelta. Si dice che usufruisce di una
discrezionalità vincolata a formare il governo che ottenga la fiducia delle camere. Art. 94 della
Costituzione: il governo deve avere la fiducia delle due camere.
Nel momento in cui viene trovata subito la persona non viene subito nominata ma riceve un
incarico verbale. Propone poi al presidente della repubblica il nome dei ministri. La nomina è
contestuale.
Sono 3 gli atti adottati contestualmente:
- decreto di accettazione delle dimissioni del governo precedente;
- decreto con cui viene nominato il presidente del consiglio
- su proposta del presidente del consiglio vengono nominati i ministri.
Sono tutti decreti del presidente della repubblica.
La Costituzione dispone che tutti gli atti del presidente della repubblica siano controfirmati dal
presidente del consiglio oppure da un ministro.
I tre atti sono tutti atti controfirmati dal presidente del consiglio. Il presidente del consiglio
controfirma la sua nomina quando non è ancora stato nominato.
DISTINZIONE FRA GLI ATTI DEL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA
Il Presidente della Repubblica è una figura ambigua. Da un lato sembra qualificarsi come capo
dello stato, dell’unità nazionale, figura simbolica dell’unità della nazione ma non organo di indirizzo
politico.
Tuttavia sono attributi a lui molti poteri: nomina componenti del governo, scioglimento delle
camere, controfirma. Se la costituzione avesse distinto gli atti del presidente (con e senza
controfirma). Quelli senza controfirma dovrebbero essere propri del presidente della repubblica.
Viceversa gli altri da far risalire alla volontà del governo.
Art. 90 Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue
funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in
stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.
Vale a suo favore una ampia irresponsabilità sia giuridica che politica che sembrerebbe escludere
un effettivo potere del presidente della repubblica. Risponde il componente del governo che
controfirma gli atti.
Dalla faccenda della controfirma non se ne esce. Che significato ha? Si può ritenere che la
controfirma abbia un significato di controllo di legittimità o di controllo dell’effettiva provenienza.
3 tipi di atti presidenziali (tutti sono formalmente presidenziali):
- Atti formalmente e sostanzialmente presidenziali (la volontà che decide il contenuto è del
presidente)
- Atti formalmente presidenziali e sostanzialmente governativi (voluti dal governo)
- Atti formalmente presidenziali e sostanzialmente complessi cioè risalenti alla volontà
concorrente e coincidente sia del presidente sia di chi ha controfirmato (nomina del
presidente del consiglio dei ministri, scioglimento delle camere)
Dimissioni governo atto sostanzialmente presidenziale
Nomina presidente del consiglio atto complesso
Nomina dei ministri sostanzialmente governativo (la scelta dei ministri spetta al presidente del
consiglio che propone i nomi al presidente della repubblica)
LEZIONE 8
Quando si verifica una crisi di governo, l’iniziativa pe
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