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ROMA AUGUSTEA
Il sistema iconografico artistico in Roma muta bruscamente col cambiamento di sistema politico nel 31 a.C.,
quando la battaglia di Azio segna la fine delle varie guerre civili che avevano segnato il I secolo. La figura di
Augusto è stata oggetto di attenzione soprattutto a partire dagli anni ’30 dello scorso secolo. L’imperatore
nacque nel 63 a.C., e nel 1937 Mussolini fece celebrare il bimillenario augusteo, la più grande iniziativa
archeologica fascista. L’Impero Romano venne visto come un elemento che aveva diritto di conquistare
territori col presupposto che essi fossero superiori, con lo scopo secondario di giustificare l’espansionismo
fascista. Ci furono tuttavia anche iniziative scientifiche di alto calibro, tra cui la ricostruzione dell’ Ara Pacis
in un luogo diverso da quello originale. In quell’aria sorgevano diversi edifici, tra cui il Mausoleo di Augusto,
e l’iniziativa fascista fu accompagnata da una mostra. In quel periodo fu fatta costruire via dei Fori
Imperiali, la quale copre 2/3 del Foro di Augusto e una porzione molto maggiore del Foro di Traiano.
Per molto tempo si è considerata l’arte augustea come un ripresa del classico, e questo è anche vero a
causa delle politiche di Augusto, che in fatto di propaganda è basata sul mondo classico, specie sull’aspetto
formale, in modo di propagandare l’idea di ritorno dell’ordine.
Ara Pacis Augustae Opera di una serie di artisti greci che rielaborano temi classici, rifacendosi al
Partenone e non solo, e propagandando l’idea dinastica.
Questa teoria sull’arte augustea negli anni ’60 cominciò ad avere molto favore presso gli studiosi
anglosassoni (propaganda tramite l’arte).
Cronologia augustea:
63 nascita.
31 battaglia di Azio.
30 morte di Cleopatra e acquisizione del tesoro Tolemaico, con cui riesce ad avere il controllo diretto
dell’esercito.
27prende il titolo di Augusto (potere religioso) e a carica di Imperium Proconsulare Barus (potere
politico).
23prende la carica di Tripudicia Podestas, trasmissibile ai successori, tramite la quale ha la facoltà di
emanare leggi.
Ciò che si sa di Augusto è basato principalmente sulle Res Gestae Divi Augusti, una sua opera che si
conosce tramite monumenti epigrafici e (monumentum ancirarum) che riportano delle informazioni sulla
politica da lui messa in atto. Sotto Augusto Roma divenne erede del progetto imperiale di Alessandro
Magno, e vi fu una larga esaltazione tramite l’architettura della politica augustea (aura esa). Una delle
prime iniziative promosse dopo l’appropriazione delle spoglie alessandrine (Svetonio: Augusto trovò Roma
in mattoni e la lasciò in marmo). C’è un ruolo decisivo del modello classico e da maestranze greche,
dell’Asia Minore e delle cicladi. Diverse cave di marmo erano all’epoca sotto sfruttamento intensivo
(marmo ludense, da Lodi, e marmo di carrara) e di proprietà imperiale. Vi fu inoltre un incremento di
costruzioni utilitaristiche (gli acquedotti furono messi spesso sotto la giurisdizione di Agrippa). Sotto
Augusto furono restaurati quattro acquedotti repubblicani e ne furono costruiti due nuovi. All’incremento
economico corrispose altresì anche quello demografico, con politiche e leggi a favore.
Durante il I° secolo confluirono in Roma molti homini novi che ricevettero anche cariche alte, anche a causa
del dinamismo dell’epoca e la classe dei cavalieri ebbe una graduale preminenza nella società e nella vita
politica.
29 a.C. Ottaviano celebra un triplice trionfo (a nome dell’Imperatore e non del generale che aveva vinto
le battaglie) per la battaglia di Azio, per l’Egitto e per una rivolta domata in Illiria. Nell’ambito delle
celebrazioni fece costruire diversi edifici nell’area dei Fori Imperiali. Il Tempio del Divo Giulio (Templum
Divi Iulii) costruito dove, tradizionalmente, ci fu la pira funebre di Giulio Cesare e di fronte ai Rostra
(monumenti legati al trionfo, con i rostri delle navi sconfitte). Ai lati dell’edificio vi erano due archi di cui
rimane poco. La nuova Curia (Curia Iulia), il luogo di raccolta del Senato, particolarmente rilevante visto lo
stato di finzione repubblicana voluto da Augusto. Oggi è visibile quella tardo antica, visto che quella
costruita sotto Augusto bruciò nel III° secolo, seppure ne rimanga memoria tramite la numismatica.
La Curia Iulia era un edificio abbastanza semplice, gli acroteri erano formati da figure marittime che
rimandavano alla battaglia di Azio, la quale iconografia, essendo stata effettivamente una guerra civile,
alludeva sottilmente alla vittoria piuttosto che declamarla apertamente (figure marittime sono presenti
spesso nei rilievi dell’epoca augustea: Rilievo di Lipsia Tritone; Antefisse in marmo-fronte- Vittoria su
globo che regge trofeo, affiancata da due capricorni, il segno zodiacale sotto cui fu concepito, -retro- nave
con rostro e trofeo, un timone e un’ancora.). Per un periodo piuttosto lungo Augusto continuò a
partecipare agli incontri in Curia del senato, per paura di fare la stessa fine di Cesare.
2 a.C. iniziative associate anche nelle monete, celebrazione della res publica restituta, un atto formale
tramite il quale Augusto restituisce la Repubblica al Senato e al Popolo Romano (Res Gestae), atto questo
tramite il quale ottiene il titolo di ‘Augusto’. Nella monetazione di Ottaviano viene rappresentato Augusto,
stante, che tende una mano alla Repubblica, sollevandola da terra, iconografia la quale sarà poi ripresa
anche per la rappresentazione della provincia. Nelle Res Gestae augusto descrive il clipeus virtutis che gli
viene donato, dal popolo, proprio per quel gesto assieme ad una corona di quercia e alloro (l’alloro è
inoltre la pianta consacrata ad Apollo, il dio ‘patrono’ di Augusto), che, assieme agli stipiti delle porte
coperti di alloro della sala in cui veniva custodito il clipeus virtutis, sono elementi poi ripresi dalla tradizione
repubblicana, in seno alla sua politica di finzione repubblicana.
La corona civica era la corona di quercia (la pianta consacrata a Iupiter Optimo Maximo) che veniva data
simbolicamente da Roma come onorificenza ai soldati “che avevano salvato concittadini” in battaglia; il
clipeus virtutis era uno scudo d’oro posto a fianco della curia, in relazione ad una statua della vittoria:
questo rientra pienamente nella tradizione ellenistica in quanto simbolo, ma presentava l’elemento
romano nell’incisione (senatus populus que romanus imp caesari divi augusto cos VIII dedit clupeum virtutis
clementia e iustitia e pietas erga deos patria move) che lo dedicava ad Augusto per quelle virtù (che poi
l’imperatore usò come mezzo per propagandare la propria figura.
La pietas è probabilmente l’elemento che più si inserisce nella propaganda augustea, anche perché durante
gli anni della guerra civile l’accusa di empietà era diffusissima. Nel 28 a.C. (Res Gestae) l’imperatore fece
restaurare 28 templi, nell’ottica di ripristino dell’antica tradizione religiosa, esumando cariche o rituali
arcaici (chiusura delle porte del tempio di Giano).
Tempio romano (tuscanico): caratterizzato da elementi della tradizione tuscanico/italica.
ROMA, Capitolium Tardo Repubblicano:
Alto podio;
Pesante struttura in legno dipinto e pietra locale;
Decorazione in terracotta dipinta.
NIMES (Nemausus): Maison Carrèè (Casa Quadrata):
Tempio dentro un foro di tipo augusteo;
Dedicato a Gaio Lucio Cesare;
Elementi di continuità con la tradizione italico toscanica: un lato principale cui si accede tramite scalinate, parte
posteriore addossata ad un lato del foro, alto podio invece che stilobate;
Tempio pseudo periptero: cella che ingloba metà delle colonne, peristasi con sei colonne.
Per costruire il Forum Agusti si espropriarono dei terreni dalla Suburra, da cui l’area dei fori era separata da
un muro di 33m e che serviva a difendere i fori dai frequenti incendi della Suburra. I Fori Imperiali vengono
concepiti unitariamente come spazi chiusi, mentre il foro romano ebbe un’urbanistica singolare. Il tempio,
addossato ad uno dei lati, è italico, mentre lo spazio è organizzato da portici secondo la tradizione
ellenistica. I portici con attico erano decorati con cariatidi ( Vitruvio, I libro De Architectura: le donne di Caria
parteggiavano per i persiani alla sconfitta di questi vennero fatte schiave e poi rappresentate che reggono tetti a
simboleggiare il loro stato servile; questa simbologia venne poi ripresa per rappresentare la sottomissione delle
e vi
provincie e delle nuove regioni sconfitte e inglobate nell’impero | Foro di Traiano: daci che reggono colonne)
sono dei clipei alternati con teste di Giove Ammone al centro; le cariatidi sono una copie di quelle
dell’Eretteo. Questa combinazione cariatidi/Giove Ammone la si trova anche in fori provinciali, esempio:
Foro di Merida in Spagna (capitale della Lusitania): era un foro gigantesco dove compaiono teste di Giove
Ammone che sono chiaramente una citazione del foro di Augusto (questo tipo di copia si chiama imitatio
urbis); Sud della Francia; Svizzera; Aquileia (età severiana): le immagini di Giove Ammone compaiono non
nei clipei ma nei plinti.
Il Foro di Augusto era un foro rappresentativo e non commerciale (come era il forno nella tradizione
romana, mentre il quella greca il foro –agorà- aveva funzione sociale).
ROMA, Tempio di Marte Ultore, Foro di Augusto, Fori Imperiali:
2 a.C. costruito dopo 40 anni dalla votazione a favore, in ricordo della battaglia di Filippi in cui vennero sconfitti Bruto e
Cassio, gli assassini di Cesare, e per la restituzione da parte dei parti delle insegne perdute da Crasso ed il ritorno dei
veterani da quella guerra (55 a.C.: sconfitta di Carre, 20°.C.: ritorno delle insegne e dei veterani, scena presente anche
nell’Augusto di Prima Porta);
Raffigurato nell’ara pietatis: lastra decorata con scene di sacrificio;
Ottastilo, FrontonePartenone;
Colonne corinzie
Capitelli italico-corinzi in pietra locale (tufo o calcare)
Stuccato
Frontone: il programma figurativo è una celebrazione della Gens Iulia, sebbene l’unica figura storica del tempio sia Giulio
Cesare divinizzato; ai due angoli del frontone ci sono le personificazioni del Palatino e del Tevere, sono poi presenti
Romolo, Venere, Marte, Fortuna redux e Roma. Marte è rappresentato con l’elmo e panneggiato, con uno scettro sulla
destra, simbolo dell’Impero, e una spada sulla sinistra. Alla sinistra di Marte c’è Venere con un putto sulla spalla, mentre
alla destra c’è la Fortuna Redux (Tyche) con una cornucopia sulla mano sinistra e alla destra un timone come attributo:
questa rappresentazione della fortuna simboleggia il ritorno