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UE
La governance urbana costituisce una specifica modalità di organizzazione e coordinamento dei
diversi attori e interessi presenti nella città. l’obiettivo di questa modalità organizzativa sarebbe
quello di far sì che la città agisca come un ‘attore collettivo’, dotato di un’autonoma strategia di
sviluppo. La capacità degli attori e delle organizzazioni che operano nella città è quella di
confrontarsi con le differenze e i conflitti che sono visti come possibilità per esplorare in maniera
più ampia le alternative, per ridefinire i problemi collettivi e le possibilità di azione.
L’UE per gli intereventi nella città si pone due obiettivi chiave delle azioni nella città attraverso
modelli di governance:
1. Competitività economica, rendere le città competitive
2. Coesione territoriale, attenzione ai temi della giustizia sociale sono azioni rivolte alla
rigenerazione urbana.
Questi obiettivi sono collegati tra loro, non si ha una città competitiva se non si è anche coesi. La
rigenerazione urbana sono intervenire su parti specifiche delle città per migliorare la qualità della
vita e dell’urbano. Le politiche di rigenerazione indicano quell’insieme di azioni e interventi messi in
atto in parti specifiche della città caratterizzate da situazioni più meno acute di degrado , fisico e
sociale, intervengono quindi sui quartieri in crisi. Intervenire in un ambito di disagio urbano, con il
superamento del problema del governo che agiva con azioni di tipo quantitativo (fare tante case),
per arrivare a un miglioramento della qualità. I primi esempi di programmi di rigenerazione urbana
che si pongono un obiettivo qualitativo per la rigenerazione urbana sono quelli che avvengono
negli anni 60 nelle città statunitensi che agiscono su quartieri poveri: intervengono demolendo
parti degradate per far spazio a interventi infrastrutturale per far spazio a una città che sta
crescendo. Questi interventi più che migliorare la qualità della vita, producono l’espulsione della
popolazione. In Europa invece le prime esperienze di rigenerazione urbana si hanno alla fine degli
anni 70. Siamo in un contesto diverso. C’è già un cambiamento delle dinamiche economiche
(fordismo). Queste azioni di rigenerazione quindi intervengono sugli spazi vuoti dal punto di vista
delle funzioni. Si avviano intensi processi di deindustrializzazione e profondi cambiamenti nella
struttura delle principali aree urbane. Aree liberate dalle industrie, ovvero le aree più interne della
città, aree appetibili per il mercato perché zone centrali della città. La crisi dell’industria fordista si
accompagna ad una crisi che investe le città nel loro complesso. I processi di ristrutturazione
industriale, oltre a ridimensionare l’impiego nel secondario a favore del terziario, portano la
chiusura di importanti stabilimenti industriali lasciando ampi ‘vuoti’ nel tessuto urbano. Queste
aree locali e dismesse diventano il modo per ridisegnare intere parti di città. ampi ‘vuoti’lasciati
dalla deindustrializzazione: fabbriche abbandonate e stabilimenti industriali dismessi sono cosi
‘riusati’per dare nuova qualità a interi quartieri.
Nel caso di Torino le iniziative di politica urbana messe in atto a partire dalla seconda metà degli
anni 80 agiscono prevalentemente su aree industriali dismesse: come la trasformazione dello
stabilimento FIAT del Lingotto.
Questo ridisegno della città sulla base della presenza di ‘vuoti industriali’ da riempire avviene
lungo la cosiddetta ‘spina centrale’ ovvero la ampia zona industriale lungo il tracciato ferroviario
che taglia in due la città. Interviene sui vuoti urbani con grandi progetti in cui l’architettura diventa il
simbolo della rinascita della città. Si concentrano ingenti investimenti. Sono interventi indiscutibili.
In molte città europee gli interventi sui vuoti industriali assumono il ruolo di grandi progetti di
rinnovo urbano. Centri direzionali, quartieri espositivi, centri culturali e di intrattenimento, edifici per
servizi e uffici, parchi tecnologici e grandi strutture culturali o sportive divengono il cuore di
importanti processi di cambiamento delle città. famosi architetti i cui nomi si riscontrano in tante
città (Frank O. Ghery, Renzo Piano, Santiago Calatrava, Meier, Liberskind) diventano le firme che
le città si contengono per costruire o rilanciare l’immagine urbana complessiva. Una rigenerazione
urbana che si attua è il Museo Guggenheim a Bilbao, L’expo 98 a Lisbon, la trasformazione della
sponda meridionale del Tamigi a Londra. Si tratta di processi che implicano una profonda
trasformazione della città.
Pur UE non avendo delle competenze specifiche ha rinnovato la governance per la coesione
urbana a partire dagli anni 90. Nel 1994 l’UE lancia un iniziativa che si chiama Urban sulla base di
esperienze attuate negli anni precedenti che si chiamavano i progetti pilota urbani (realizzati tra
l’89 e il 93). Un progetto pilota urbano viene anche attuato a Torino, il progetto The Gate.
L’iniziativa comunitaria Urban è nata proprio con l’obiettivo di promuovere progetti e interventi
innovativi per la rigenerazione urbana. La prima fase è Urban I
che coinvolge 118 città europee dando luogo a un’intensa attività di progettazione a livello locale.
L’esperienza è continuata con Urban II con interventi rivolti a città e quartieri con una popolazione
minima di 20.000 abitanti e caratterizzati da situazioni particolarmente problematiche dal punto di
vista socio-economico (disoccupazione , povertà, emarginazione sociale, presenza di immigrati
ecc.)e ha coinvolto una 70 di città. Agiscono quindi nelle aree problematiche della città,
caratterizzate da disoccupazione, povertà, immigrazione, basso livello di istruzione, criminalità e
degrado ambientale. Spesso nelle città europee sono le parti centrali della città che presentano
questi degradi. C’è una procedura a bando per avere finanziamenti. Devono essere progetti che
prevedono l’integrazione, che fanno riferimento a obiettivi più generali all’UE (ovvero servono a più
obiettivi, esempio servono alla competitività), che promuovono e prevedono la partecipazione, che
si mettono in rete con altri interventi dello stesso genere (affinchè si metti in comune le esperienze
delle iniziative). L’Urban 3 agisce su Bariera di Milano, anche se non c’è un finanziamento come le
altre urban, ma riprende gli interventi fatti negli altri due urban. Questa trasformazione del modo di
operare e di fare generazione urbana avviene ovviamente anche in altri città . In Italia sono stati
finanziati 10 progetti tra cui Crotone, Milano, Torino ecc. l’iniziativa Urban ha permesso di
sperimentare alcune innovazioni nella governance urbana delle città europee.
L’altra famiglia sono le azioni di governance rivolte alla competitività che promuovono lo
sviluppo urbano; nascono durante la crisi delle città europee(fase di industrializzazione). Si
pongono come esplicito obiettico lo sviluppo economico urbano e vedono il coinvolgimento degli
attori forti, degli imprenditori e investitori. Molte di queste politiche sono rivolte all’estero. Prendono
2 forme:
i piani strategici, abbiamo quelli con un approccio più astratto, quelli con approccio
reticolare. I primi esempi di piani strategici in Europa sono ad esempio quelli di Barcellona
1988, per prepararsi alle Olimpiadi 1992, in cui si è iniziato un processo di pianificazione
strategica, più volte ridefinita. Altre città sono poi seguite: Lione, Glasgow. Stoccarda,
Bilbao. In Italia la prima città che fa un piano strategico è Torino nel 2000 che poi rivede nel
2006 (2 piano strategico). Poi si diffondono a città grandi piccole. Piani per ripensare allo
sviluppo di città a fronte del superamento della produzione industriale fordista.
Progressivamente queste azioni di governance si allargano dal comune centrale a quello di
area metropolitana.
azioni di marketing urbano che si pongono come obiettivo il vendere la città su campo
globale, come promozione dell’immagine della città. La città è vista come prodotto da
vendere sul mercato. Questo per attrarre investimenti, economici e immobiliari. Il marketing
delle città nasce per rispondere al nuovo insieme di obiettivi e aspettative cui i soggetti
pubblici sono chiamati a rispondere nel nuovo clima economico e politico che si innesca a
partire dagli anni 80. Le città devono contendersi l’attrazione di residenti, turisti,
investimenti e imprese: la concorrenza e la competitività urbana determinano la necessità
di messa a punto di nuovi strumenti di gestione, tra cui il marketing e la comunicazione
assumono un ruolo centrale. in marketing urbano si inserisce quindi pienamente in quelle
politiche urbane ‘orientate al mercato: si configura come ‘attività di comunicazione e
promozione della città in quanto ‘prodotto’ da vendere rispetto a potenziali investitori, locali,
nazionali o internazionali.
Torino è una città in cui abbiamo tutti questi processi. È stata la città italiana più innovativa dal
punto di vista di rigenerazione urbana.
LEZIONE 7 MAGGIO:
METODOLOGIE:
Molti metodi usati dalla geografia sono comuni ad altre discipline. Quando dobbiamo capire cos’è
una città abbiamo a disposizione metodologie più meno consolidate. E’ l’insieme dei metodi e
tecniche con cui si effettua un’analisi. Quando si deve descrivere una città, si effettuano delle
scelte. Ogni descrizione e analisi non è mai neutra ma sempre orientata. Le scelte sono di tipo
teorico e metodologico (con che insieme di metodi e tecniche si opera per analizzare). C’è una
distinzione generale nell’ambito delle metodologie:
• metodologie ipotetico-deduttive , ovvero quelle secondo le quali si formano ipotesi
complessive sulla parte di città che si vuole descrivere e si verificano queste ipotesi
attraverso un procedimento empirico. Se si verificano o falsificano queste ipotesi. Queste
metodologie danno origine alle descrizioni nomotetiche, analisi studi rivolti a individuare
leggi generali nel funzionamento delle diverse città. Non è la specificità di Torino al centro
dell’attenzione ma il fatto che anche a Torino si trovano caratteri che la accomunano d altre
città industriali.
• metodologie induttive, definiscono possibili generalizzazioni per inferenza a partire da
casi specifici. Nel caso di studi urbani d