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Allestimenti Museali
Definizione di Museo.
Il museo dal greco mouseiom cioé luogo sacro alle muse, la prima attestazione di museo lo
abbiamo al Museo del Palazzo dei Tolomei ad Alessandria d’Egitto, formalmente un luogo di
culto ma in realtá ospitava una comunitá scientifica e letteraria mantenuta dal re.
Il museo come accettazione generale é stato definito nel 1946 dallo statuto dell’ICOM
(International Council of Museum), parte dell’UNESCO e lo definisce come un istituzione
permanente senza scopo di lucro e al servizio della societá. É un luogo di conservazione delle
opere, di informazione ma anche un luogo di emozione estetica. Un luogo artificiale inventato
per raccogliere oggetti nati per non essere li ma estrapolati dalle loro funzioni originali.
Questa mentalitá nasce dalla voglia tesaurizzare, dal piacere di raccogliere delle cose che
hanno concluso il loro ciclo vitale e sottrarle al fluire del tempo, questo ha conferito ai musei
una sorta di aura di sacralitá.
Il museo quindi nasce a metá del 700 nel clima illuminista,c osí come le Wunderkammen
(raccolte di bizzarrie tra cui animali esotici, pietre ecc.), camere delle meraviglie peró private.
Alcune raccolte principesche aprirono al pubblico prima dei musei come la Galleria Palatina
di Firenze (Uffizi) nel 1779.
Museo Pio Clementino
Nella seconda metá del settecento si concentrarono diverse esperienze in varie parti d’europa,
ma il primo museo per convenzione si considera il museo Pio-Clementino (oggi conosciuto
come Musei Vaticani).
Il museo venne costruito in seguito tra il pontificato di due papi appunto Pio IV e Clemente
XIV, quando Roma era una meta obbligatoria del Grand Tour, lo scopo di questo edificio fu
quello di trovare un posto dove raccogliere le collezioni papali, da una parte per mostrarle agli
artisti come esempi e dall’altra come luogo di conservazione di un bene pubblico. l’edificio
progettato da Simonetti e Camporesi é destinato a diventare un modello per tutti i musei
(anche se l’accesso é consentito solo agli studiosi).
Gli ambienti destinati a diventari canonici sono lo scalone trionfale, le gallerie e la rotonda
d’onore. Il linguaggio piú dominante é il neoclassico scelto per dare visibilitá alle opere in
concordanza con lo stile architettonico.
Museo du Louvre
Inaugurato nel 1793 nasce come museo statalizzato aperto a tutti i cittadini, vengono
organizzate visite guidate, le opere fornite di targhette, opuscoli per permettere la fruizione ad
un pubblico ampio.
Nel corso delle campagne napoleoniche si arricchisce di numerose opere, che porta l’esigenza
di far nascere una figura istituzionale che dia ordine alle collezioni, ovvero il conservatore che
é uno storico dell’arte capace grazie alle sue conoscenze di collocare cronologicamente e
geograficamente le opere.
Per la forma del museo nasce un tema di elaborazione presso l’Accademia assegnato a
Durand. Il riferimento templare é giá evidente nella progettazione e lo sará anche nei tre
musei tedeschi che diventano i prototipi dei musei ottocenteschi (2 di questi sono a Monaco, il
terzo a Berlino).
Glyptothek di Monaco
1816-30: gliptoteca di Monaco ad opera di Leo von Klenze, destinata ad accogliere i
capolavori della scultura classica. Ne risulta una sintesi tra un tempio e un palazzo patrizio.
Presenta una pianta quadrata, con un cortile quadrato al centro e le rotonde ai lati. La
disposizione interna e la decorazione é una rilettura neogreca. L’edificio ha riportato
danneggiamenti durante la II guerra mondiale.
Altes Museum a Berlino
É il secondo museo realizzato agli inizi dell’800 a Berlino su progetto di Karl Friedrich
Schinkel e imitato fin da sunito in tutta Europa e in America. Presenta una pianta rettangolare,
portico classicheggiante in facciata, uno scalone a doppia rampa d’onore, gallerie simmetriche
e rotonda centrale.
Inaugura quella scissione tra la scultura disposta a piano terra e la pittura al primo piano,
seppure non abbia una grande logica, la consuetudine di questa separazione ebbe una vita
molto lunga.
Alte Pinakothek di Monaco
Il terzo della triade di musei che faranno da ispirazione ai musei ottocenteschi venne
progettato sempre da von Klenze ma diversamente,non si rifá piú all’antichitá classica. La
parte dell’edificio piú chiara venne danneggiato da una bomba e ricostruito negli anni
settanta, la novitá piú interessante é la disposizione interna: la pinacoteca si sviluppa in
lunghezza dove la parte centrale é divisa in tre fasce, quella centrale é la piú grande ed é
destinata ad accogliere le opere piú importanti mentre nella salette piccole le opere minori.
Questo progetto ebbe un importanza deisiva per la capacitá di von Klenze di prevedere
diverse possibilitá di fruizione, ovvero non tutti devono vedere tutto.
Le Esposizioni Universali
Se la situazione dei musei nell’800 è abbastanza stabile e definita da un modello, a livello
delle esposizioni temporanee succede lo straordinario, soprattutto nell’ambito delle
esposizioni universali che a partire dalla seconda metá dell’800 verranno organizzate
ciclicamente in varie capitali europee.
Queste mostre presentavano ogni sorta di produzione contemporanea, e l’universalitá di cio
che veniva esposto rappresentava un occasione perché permetteva alle nazioni che vi
prendevano parte a confrontarsi su ció che andava succedendo a livello internazionale, in un
epoca dove i mezzi di comunicazione erano solo i giornali.
La piú importante delle esposizioni universali fu quela che si tenne a Londra nel 1851, anche
all’origine della creazione del Victoria and Albert Museum da parte dell’architetto Paxton, un
edificio straordinario in ferro e vetro.
Occoreva innanzitutto un edificio da realizzarsi e smontarsi in tempi rapidi e che doveva
essere economico, cosa che la maggior parte degli architetti non sapeva fare, non a caso
Paxton fu il progettatore delle serre della Regina. Si tratta quindi di un edificio prefabbricato:
tutti gli elementi che lo compongono, in realtá pochi, sono prodotti industrialmente e
assemblati, alla fine dell’Esposizioni quindi poi smontati e rimontati in un altra zona di
Londra.
L’apporto di nuovi materiali e la classe degli ingegneri e le architetture espositive hanno
saputo dare un contributo fondamentale alla storia dell’arte in generale.
La novitá inaugurata con il Crystal Palace venne subito seguita a Parigi dove si tenne
l’esposizione universale del 1889, che coincidendo con il centenario della presa della bastiglia
venne innaugurata la Galerie des Machines.
Il Novecento e la crisi del Museo
I musei ottocenteschi sembrano aver esaurito la loro spinta vitale, vivono un periodo di scarsa
fortuna critica sia tra gli artisti che tra il pubblico per la loro incapacitá di rinnovarsi.
Il concetto fondamentale é che inevitabilmente l’allestimento di un museo modifica il
messaggio che questo vuole trasmettere, nel senso che il peso dell’allestimento é decisamente
forte e determinante. L’opera d’arte non é univoca ma si presta a varie interpretazioni a
seconda di come viene presentata.
Si capisce l’importanza delle discipline come museografia (é la scienza che si occupa del
funzionamento del museo,che organizza spazi interni ed esterni in base ai reperti. Il
museografo é l’architetto), o la museologia (é una riflessione sul museo, appoggiandosi alle
collezioni tiene conto di come sono andate a formarsi e si occupa di organizzare i reperti. Il
museologo é lo storico d’arte).
La crisi dei musei porta addirittura l’interesse di due grandi scrittori come Proust e Valery che
con le loro due visioni aiutano a comprendere il problema pur trattando l’argomento con due
diversi punti di vista, fornendo possibili soluzioni.
Proust ne parla accennando l’argomento in due suoi scriti giovanili, ma considerando sempre
il museo come l’unico spazio possibile dove contemplare le opere d’arte. Lo vede come un
contenitore di oggetti in grado di evocare , dove lo spettatore con il suo uso personale riesce a
far ronascere l’opera.
Una posizione piú radicale fu quella di Valery, dove scrisse un articolo chiamato proprio “il
problema dei musei”, nel quale dice di non amare i musei, luoghi dove il caos visivo e
mentale lo turbano, nei quali vengono affiancate opere (quindi pensieri) che non hanno a che
fare nulla l’uno con l’altro. Gli turba quel disordine organizzato, dove le opere si divorano
l’una con l’altra. Valery invece di Proust che sancisce il valore soggettivo dell’esperienza
museale, lui insiste sul valore oggettivo di ogni opera d’arte, non avvertibile in un museo dove
si esce frastornati.
Questo momento di crisi é causato proprio da un esaurimento della comunicazione espressa
poiché non appartenente piú all’epoca nella quale fu cotruito.
Non é un caso che a partire dal novecento l’attenzione degli architetti fu tutta incentrata piú
alle mostre e alle esposizioni temporanee che alle strutture fisse del museo.
La Secessione Viennese
Un grosso contrinuto nel campo degli allestimenti di mostre venne dato dalla secessione
viennese, formata da un gruppo di giovani dell’accademia e pretendevano di riportare l’arte
nel quotidiano.
Soprattutto Otto Wagner fu a portare avanti la riflessione sul concetto del museo, l’idea era
che il museo non doveva essere un contenitore di oggetti ma dovesse inserirsi nella vita
quotidiana. Indubbiamente nel campo degli allestimenti fu una piccola rivoluzione perché a
loro si devono i primi allestimenti moderni e loro sono i primi che si pongono il problema di
instaurare un legame tra l’ambiente esterno e le opere esposte.
L’importanza degli allestimenti assunse un ruolo dominante: l’opera non é univoca, ma il suo
messaggio e la sua percezione puo cambiare a seconda degli allestimenti.
L’architetto simbolo della secessione fu Joseph Maria Olbrich che nel 1899 ne progetta la
sede a Vienna: l’edificio che risulta anomale nel contesto urbano é come un tempio. Nella
facciata sopra l’ingresso, su una sorta di trabeazione, campeggia una frase che é la
rivendicazione “ad ogni tempio la sua arte, all’arte la libertá”.
Il palazzo della secessione é una piccola rivoluzione in ambito museale creato solo per
ospitare allestimenti temporanei e non ad essere un museo fisso.
Lo spazio é calibrato in maniera precisa rispetto alla funzione che deve svolgere ed é
estremamente flessibile, si riduce al minimo gli interventi non funzionali.
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