Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 12
Lezioni 7- 8 Analisi dei mercati Pag. 1 Lezioni 7- 8 Analisi dei mercati Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 12.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lezioni 7- 8 Analisi dei mercati Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 12.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Lezioni 7- 8 Analisi dei mercati Pag. 11
1 su 12
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Negli ultimi decenni, mentre i paesi con economie sviluppate hanno basato

sempre più la loro produzione sulle alte tecnologie e i servizi avanzati, un

numero crescente di attività produttive (calzaturiera, tessile, alimentare,

automobilistica, elettronica e altre) è stato delocalizzato, ossia trasferito, dai

paesi industrializzati tradizionali a quelli con economie in via di sviluppo,

emergenti o in transizione.

Delocalizzazione della produzione

I paesi nei quali vengono delocalizzate attività produttive dai paesi sviluppati,

sono quelli che offrono alle imprese le condizioni più favorevoli alla

massimizzazione dei profitti: 3

una base industriale ( e infrastrutture) sufficientemente sviluppata

 disponibilità di forza lavoro qualificata a basso costo

 esenzioni fiscali e altre agevolazioni

 accesso a mercati e materie prime locali

 possibilità di costruire alleanze strategiche o di rilevare quote azionarie o

 l’intera proprietà sia di aziende private sia di aziende pubbliche

privatizzate.

La delocalizzazione produttiva fa riferimento alle decisioni che determinano

l’interruzione o la riduzione di una produzione in un sito e il suo contemporaneo

trasferimento in un nuovo stabilimento, con l’obiettivo di usufruire dei vantaggi

derivanti dalla nuova ubicazione.

La delocalizzazione non va confusa con l’espansione della capacità produttiva,

che mantiene inalterata l’ubicazione delle unità produttive e il numero di

occupati nel paese d’origine e fa parte di una strategia di crescita dimensionale

dell’impresa, né con la crescita degli investimenti commerciali per penetrare i

mercati con proprie produzioni.

Delocalizzazione e Outsourcing

Delocalizzazione e outsourcing non sono sinonimi.

Frazionamento internazionale della catena del valore: le imprese decidono quali

attività esternalizzare e anche dove localizzarle, quali fasi della catena del

valore mantenere entro i confini aziendali e quali affidare ad altri e altrove.

Outsourcing: l’impresa esternalizza una o più parti del processo produttivo (al

di fuori del confine dell’azienda).

Delocalizzazione: l’impresa sposta parte della produzione in paesi stranieri, ciò

non vuol dire che esternalizza il proprio processo (la delocalizzazione può

avvenire pur rimanendo all’interno dei confini dell’impresa).

Outsourcing

Con il termine outsourcing si intende “l’uso e l’influsso di risorse, beni e

competenze di terzi a fronte di un contratto, con livelli garantiti in termini di

criteri e misurazione della qualità, della flessibilità e del value-to- cost, per

fornire servizi in precedenza forniti internamente, coinvolgendo all’occorrenza il

trasferimento del personale esistente al fornitore di servizi e/o la 4

trasformazione e il rinnovamento del processo e della tecnologia di supporto

alle attività.

Tramite l’outsourcing internazionale, invece, la produzione viene affidata a

un’altra impresa che sta fuori dai confini nazionali. Si parla di outsourcing

internazionale quando l’impresa fornitrice risiede in un paese diverso

dall’impresa acquirente e si attiva un flusso di commercio internazionale di beni

intermedi. La motivazione risiede nella convenienza economica, cioè nel fatto

che costi meno acquistare il prodotto sul mercato.

Delocalizzazione

Con la delocalizzazione l’impresa va alla ricerca di vantaggi di costo

(soprattutto) e pertanto alloca parte del processo produttivo oltre i confini

nazionali; tuttavia, ciò non comporta necessariamente un’esternalizzazione

delle fasi del processo che, difatti, può rimanere entro i confini dell’impresa,

affidato a una filiale estera o a un’impresa facente parte dello stesso gruppo.

Delocalizzare quindi significa spostare l’attività produttiva fuori dai confini

nazionali ma non necessariamente da quelli dell’impresa.

Delocalizzazione e Reshoring

È il fenomeno opposto della localizzazione. È un’operazione di rientro.

A partire dai primi anni dell’attuale decennio si sta assistendo a un’inversione

di tendenza della delocalizzazione: tale fenomeno è stato definito reshoring (o

rilocalizzazione). Si tratta di una scelta di ri-localizzare gli investimenti

internazionali nel paese d’origine per via delle dinamiche dell’ambiente

competitivo globale o per un miglioramento delle condizioni dei fattori di

attrattività nel mercato d’origine.

Internazionalizzazione della R&S

Settori in cui tecnologia, know how e altre risorse intangibili costituiscono

fattori critici di successo. Le imprese sono spinte dalla consapevolezza

dell’esistenza di competenze specifiche specializzate al di fuori del loro paese

d’origine e dalla possibilità di avvalersene per sostenere le proprie strategie di

sviluppo.

Le imprese hanno la possibilità di:

accedere a competenze tecnico-specifiche

 accedere a competenze specializzate a minori costi

 monitorare gli sviluppi tecnologici raggiunti e raggiungibili

 in diversi paesi

sviluppare nuovi prodotti

 partecipare a progetti di ricerca

 fornire la risposta più aderente possibile alle richieste dei

 singoli mercati locali

fornire servizi tecnici alle unità produttive o di commercializzare ubicate

 all’estero.

Difficoltà:

raggiungere economie di scala

 5

gestire efficacemente la comunicazione con i centri di sviluppo dislocati

 massimizzare la sicurezza per le conoscenze e le tecnologie importanti

 per l’impresa.

Internazionalizzazione finanziaria

L’internazionalizzazione del mercato dei capitali(presenza su mercati nazionali

di operatori finanziari esteri e di operatori istituzionali esteri che investono nel

capitale di rischio delle imprese nazionali).

Reperimento di risorse finanziarie sui mercati borsistici(e non) internazionali,

spesso accompagnata da strategie di immagine.

Assunzione di partecipazioni di minoranza in imprese operanti in mercati esteri.

Apertura di consociate in paradisi fiscali.

Internazionalizzazione commerciale

L’impresa decide di collocare i propri prodotti anche in paesi diversi da quello

d’origine. Prende avvio con la scelta della combinazione fra tre fattori (o vettori

di sviluppo):

paesi

 segmenti di domanda

 prodotti/servizi.

Quattro opzioni realizzabili:

Espansione semplice: rivolgersi agli stessi segmenti di domanda serviti in

 patria, con i prodotti già collaudati dall’impresa(stesso prodotto e stessi

segmenti di domanda) ciò che vendi in Italia, lo vendi anche in

Germania senza problemi. Ad esempio le auto

Sviluppo del prodotto: sviluppare nuovi prodotti da destinare a segmenti

 di domanda con caratteristiche simili a quelli serviti nel paese d’origine

(stessa domanda ma prodotti diversi) es il Mc Donald.

Sviluppo del mercato: rivolgersi a segmenti esteri diversi rispetto a quelli

 serviti nel paese d’origine, mediante gli stessi prodotti disponibili in

patria ma posizionati in modo diverso (stesso prodotto ma segmenti

diversi) es la 500 e la Mustang

Diversificazione: diversificare le attività, collocando all’estero nuovi

 prodotti rivolti a nuovi segmenti di domanda(prodotto e domanda

differenti) es prodotti per la cura del corpo, come i profumi.

Internazionalizzazione: ingresso nei mercati esteri

I principali modelli teorici in tema di internazionalizzazione delineano un quadro

del processo di espansione internazionale, secondo cui l’internazionalizzazione

delle imprese si sviluppa per gradi a partire dalla fase di esportazione.

Secondo tale logica, le varie forme di internazionalizzazione sono viste come un

continuum ideale che inizia con le esportazioni (come forma di coinvolgimento

internazionale minimo dell’impresa), passa per alcune forme di collaborazione

e culmina negli investimenti diretti di controllo.

Le modalità di ingresso di un’impresa nei mercati esteri dipendono da tre

elementi: 6

1. il tipo di attività che si intendono svolgere nell’area estera

2. i soggetti esterni eventualmente coinvolti per la

realizzazione delle attività

3. l’area geografica in cui si attua l’entrata per svolgere tali attività.

L’individuazione dell’area geografica è una scelta trasversale rispetto alle

singole modalità di ingresso.

Sull’asse delle x c’è il grado di rischio, sull’asse delle y controllo del mercato.

Parallelamente al rischio c’è Impiego di risorse.

Vicino all’origine ci sono le esportazioni, mentre sul lato opposto gli

investimenti diretti esteri. 7

Esportazione indiretta

L’esportazione indiretta è la forma più semplice di ingresso sul mercato

internazionale. La produzione rimane nel paese d’origine e alcuni intermediari

(operatori specializzati nelle attività di export) si occupano della collocazione

dei prodotti sui mercati esteri.

È la scelta delle imprese che non hanno trasferito alcuna attività della catena

del valore oltre confine. Questa condizione riguarda la maggior parte delle

imprese di piccole dimensioni.

Esportazione diretta

L’esportazione diretta implica un maggior avvicinamento al mercato e assume

all’interno dell’azienda attività affidate a terzi nel caso dell’esportazione

indiretta.

Istituzione di un profilo ufficio esportazione.

Maggior controllo sul mercato estero.

Necessità di stabilizzare le vendite sul mercato estero.

Fornire un contenuto di servizio richiesto per la vendita del prodotto.

È una scelta obbligata nel caso di produzioni su commessa e ad alto contenuto

tecnologico.

Alleanze strategiche e accordi internazionali

Le forme di accordo rappresentano una scelta capace di rispondere ai limiti

delle imprese nel gestire la propria attività in un contesto competitivo

internazionale. Negli ultimi anni è cresciuto molto il ricorso a queste forme di

collaborazione. Esiste un rischio di fallimento dell’accordo. Esso implica

l’indipendenza tra le imprese partner, una durata della relazione, condivisione

di interessi da perseguire in modo congiunto, scambio di risorse e conoscenze

in modo reciproco.

Investimenti diretti sui mercati esteri

La forma più avanzata del processo di articolazione della catena del valore a

scala internazionale (globale). Si possono realizzare attraverso la costituzione

ex novo di un’unità operativa all’estero e/o l’acquisizione di un’impresa. È una 8

scelta basata sulla ricerca di nuovi mercati di vendita dei prodotti dell’impresa,

di risorse non reperibili nel m

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
12 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher rosatallia di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Analisi dei mercati e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Piemonte Orientale Amedeo Avogadro - Unipmn o del prof Tadini Marcello.