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Il fatto di assoggettare ed accoppiare il rendimento al Beta, chiaramente ci
porta a dire molto naturalmente che il peso del valore che ha il Beta sul nostro
portafoglio, lo si riesce a verificare se questo portafoglio ha un atteggiamento
aggressivo, difensivo o neutro.
Si riassume quanto detto in poche parole, dove conviene dire che aver un
portafoglio Aggressivo (beta > 1), in presenza di un mercato al rialzo, mentre
conviene aver un portafoglio Difensivo (beta < 1) in presenza di un mercato al
ribasso; Nel primo caso si potrà “amplificare” la variazione positiva del mercato
sul nostro portafoglio, mentre nel secondo caso si tiene ad “ridurre” gli effetti
negativi per effetto di una composizione del portafoglio che tiene conto
dell’effetto del mercato, queste due situazioni raggruppano la Gestione Attiva.
Nel caso di una posizione Neutrale, si fa riferimento prettamente ad una
Gestione Passiva.
Nel caso di stima del Beta , si può parlare di una stima della covarianza fra i
rendimenti del titolo e l’indice di mercato, rapportato alla varianza del mercato;
L’accuratezza dipende da quando dev’essere precisa questa stima, la scelta di
lavorare con il beta comporterebbe la scelta di composizione di portafogli che
sono connessi al beta stesso (ogni titolo, ogni asset); ma il problema è sempre
il periodo considerato da questa considerazione si può dire che il Beta tende
ad “aver”
un periodo di 24 mesi, ma è chiaro che se il Beta dovrebbe
modificarsi in un arco temporale più lungo, diventa meno significativa sotto un
verificare
profilo di se quei prezzi che si è riscontrati nella sede storica
esaminata, possono essere dei prezzi “possibili” oggi; ritener possibile, significa
che è chiaro che se si guarda nel tempo, e si pescano prezzi che oggi
(rendendosi conto), difficilmente verranno realizzati, è chiaro che il dato Finale
tiene conto del fatto che all’interno del valore del Beta, sono presenti dei prezzi
che lo hanno determinato e che oggi sono più osservabili sul mercato. Le
non
scelte sono abbastanza simili a quelle della volatilità, infatti:
�coerenza periodo storico considerato;
�ampiezza periodo ( 2 anni);
�scelta dell’indice; esclusione o meno dei dividendi
�frequenza rilevazione dei dati (mensile);
Il fatto di lavorare con non significa che non si potrà
Stime di Beta Prospettici,
lavorare alla stima del Beta, lavorando specificamente sul fatto che si va a
stimare i possibili dati futuri.
In questo ultimo caso bisognerà guardare a gli “scenari del mondo” (titolo
luxury, titoli di società che producono armi); il fatto che il Beta non è stabile nel
chiaramente questo ci dice e ci fa capire che ci consente di effettuare
tempo,
un’analisi, andando a verificare gli stessi scenari futuri. Si va ancora una volta
ad ipotizzare quello che può essere il rendimento atteso del titolo e dell’indice
di mercato, dando una probabilità al verificarsi di questi scenari.
Il fatto invece di lavorare con le i Beta tendono verso
Stime dei Beta Rettificati;
medio (tendenza verso la media),
un valore cioè gli stessi Beta regrediscono
verso o prossimamente il valore 1; essendoci questo effetto di mirror reversion
Beta Beta
verso il valore di 1, si va a fare una correzione, cioè = 2/3 x + 1/3
att stor
x 1 Il beta atteso (stimato) in pratica diventerebbe una Media Ponderata tra
il Beta storico (2/3 x Beta) + il fatto della regressione del Beta verso 1 (1/3 x 1).
Nel essendo una media ponderata fra lo stesso Beta storico ed il
beta atteso,
Beta medio di lungo periodo di tutto il mercato =1.
Si scopre così una relazione fra il Beta e i fondamentali Aziendali, chiaramente
si nota come il Beta “tenderebbe” ad essere maggiore in presenza di situazioni
che creano una sorta di effetto rischio, volatilità sull’azienda; Con la crescita
maggiore
dell’indebitamento, c’è un effetto che il Beta dovrebbe essere di una
società non indebitata;
ci può essere una variabilità degli utili, ed essendo un elemento di instabilità, si
maggiore.
può tradurre in un Beta
Un ulteriore modello che ci viene proposto, ma che viene definito come Zero
perché in realtà questo modello tenderebbe ad enfatizzare il fatto
Beta Model,
che si abbandona l’ipotesi, su quella che viene considerata “irreale” di avere
aggiuntive
una delle ipotesi del CAPM, cioè quella che rispetto a Markowitz, si
ha la possibilità di prendere e dare in prestito allo stesso tasso (risk – free).
Il vantaggio del modello Zero Beta Model, è quello di il tasso Risk –
eliminare
Free (unico), in quanto questo punto sarebbe il più contestabile, e quindi se si
elimina l’ipotesi del CAPM.
In sostanza non si avrà un’unica retta, ma si avranno più rette che si riferiscono
a
1 ad un tasso risk free, mentre la 2 si riferisce al tasso dell’indebitamento; si
hanno due tassi diversi quindi. due
In pratica, quindi, l’assenza di questa ipotesi del CAPM, ci provocherebbe a
rette tangenti, una parte da e l’altra da
r (attività risk free /investimento) r
f fin
posto a un punto più alto sulle ascisse.
(attività di prestito /tasso di finanziamento)
Non esiste più il solo portafoglio di mercato M.
Si avranno così più tratti, dove:
fra r e T ( portafoglio T retta tangente alla frontiera
Il primo tratto
• f
efficiente con intercetta r );
f
fra T e Z (tratto curvo frontiera);
Il secondo tratto
• oltre portafoglio Z sulla retta (ottenuto combinando
Terzo tratto
• indebitamento con portafoglio Z);
r fin
Di seguito il grafico che illustra quanto sopra citato:
Nel grafico si notano i tratti, dove ci sono due
tassi rispetto a quello unico del CAPM.
Il portafoglio Z, si colloca sulla Rfin E(rz),
perché il tasso di finanziamento è a un livello
più alto di quello di indebitamento, questo ci
consente di aver una situazione di questo tipo.
Chiaramente ogni investitore sceglie il suo portafoglio ottimale in base alla sua
avversione al rischio (ex portafoglio M del CAPM):
- Portafoglio T (mix di attività risk free e rischiose);
- Portafoglio Z (mix di indebitamento e attività rischiose) portafoglio di
maggior rischio a causa dell’indebitamento per andar a prendere le
attività rischiose;
- Mix di T e Z (posizione di rischio intermedia);
Il modello Zero Beta di Black, ci dice che al tasso privo di rischio bisogna andar
a sostituire il cioè un portafoglio che non ha una
rendimento atteso zero – beta,
correlazione rispetto al portafoglio di mercato, quindi in sostanza bisognerà
andare nella relazione:
in questa relazione non compare più r (è la relazione del CAPM), ma compare
f
rendimento atteso del portafoglio con
r , che non sarebbe nient’altro che un
z
correlazione nulla con il portafoglio di mercato; questo ci comporta che la nuova
relazione avrà una retta diversa dalla SML, e dovrebbe avere un’intercetta più
elevata rispetto alla SML.
Come ultimo Step, si va a non soltanto come dato
valutare l’attività del gestore,
valutare
assoluto (quanto rischio ha il portafoglio), ma si va a in termini di
quanto ha reso il portafoglio in relazione del rischio che ha “sopportato”.
Si susseguono così vari indicatori di performance, dove l’impianto di base è
proprio il CAPM, e quindi si dice che questi indici di perfomance risk adjusted,
lavoreranno sul piano del CML o SML; il fatto che si lavora però su un piano
rispetto ad un altro, si avrà un effetto significativo che “cambia”
la misura del
rischio che si va ad utilizzare. Se si va a lavorare del CML, si sa che si ragiona in
termini di Deviazione standard (rischio complessivo), mentre è normale che se
si lavora con la SML, si ragiona in termini di Beta (rischio Sistematico, non
diversificabile).
In realtà si potrebbe fare un ulteriore distinzione dicendo che la misura del
rischio potrebbe essere sì, la deviazione standard, il beta, ma potrebbe essere
ancora una misura di Downside risk, cioè vuol dire che si introduce un altro
tema la sua misura è la semi deviazione standard.
L’information Ratio fa riferimento al fatto che si va a confrontare il rendimento
del portafoglio rispetto al rendimento del Benchmark (ragionando in termini di
Gestione Attiva), infatti se il rendimento del portafoglio è una composizione
personale del gestore, rispetto a quello del Benchmark, è chiaro che il fatto che
si vuol dare una misura alla bontà o meno della gestione vuol dire che si sta
mettendo a misura, quant’è il rendimento del portafoglio rispetto a quant’è il
rendimento del Benchmark di riferimento; ovviamente si andrà a misurare il
rischio di prendere questa posizione, che è dato da:
Information Ratio = Rendim. Portaf. - Rendim. Benchmark = Tracking Error
Tracking error Volatility
Questa relazione la si dovrebbe andar a rapporta in una misura di rischio
tracking error volatility
che viene definita si va a misurare la del Di quanto ci si
volatilità
scosta
portafoglio, rispetto alla volatilità del Benchmark. rispetto al rendimento
La misura ed il concetto di perfomance risk adjusted, ci fanno capire quanto del Benchmark
rischio si è assunto rispetto a quello dichiarato.
Quando si va a vedere che differenza c’è tra una gestione a Rendimento
assoluto, rispetto ad una gestione di un Fondo di investimento, se si va a
lavorare con quest’ultima, si va a vedere nel prospetto informativo qual è il
Benchmark di riferimento (gestione a Benchmark), dove lo stesso gestore può
dirci che il proprio fondo è parametrato in una gestione di (indici di mercato
italiano, tedeschi) con lo stesso peso; se si vede invece che la gestione ha un
andamento diverso, magari positivo, è chiaro che si va ad “elogiare” il gestore,
ma con un po’ di conoscenza ci si rende conto che lo stesso gestore ha un
risultato più alto rispetto a quello della composizione degli indici che aveva
dichiarato, vuol dire che il gestore ha preso delle posizioni diverse rispetto a
quelle dichiarate (ma se il mercato avesse “girato”
male? Oggi c’è andata
bene). A questo punto si può parlare di cioè il rendimento assoluto ,
total return,
dove non si viene a sapere su che cosa si andrà