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La scelta del modello animale appropriato nella sperimentazione scientifica
Quando si affronta una specifica domanda scientifica, è fondamentale utilizzare il modello animale più adatto per ottenere dati affidabili e trasferibili alla specie umana. La prima domanda che sorge quando si parla di sperimentazione animale è se il modello animale può generare risultati validi anche per l'uomo.
Questa domanda è spesso accompagnata da evidenze storiche, tra cui la più importante è il caso del Talidomide. Nel 1954 venne brevettato un farmaco antiemetico, testato su diversi animali con risultati eccezionali. Il farmaco si rivelò non tossico, un ottimo sedativo e un potente antiemetico, diventando fondamentale per l'utilizzo nelle donne in gravidanza.
Tuttavia, nel 1957 iniziò una campagna di sensibilizzazione sulla terribile scoperta che il Talidomide causava gravi malformazioni fetali. Questo evento storico ha evidenziato la necessità di valutare attentamente l'efficacia e la sicurezza dei farmaci attraverso modelli animali che siano rappresentativi della specie umana.
marketing senza eguali, la quale pubblicizzava appunto questo farmaco, il quale iniziò così ad essere somministrato in tutta Europa; tuttavia, nel 1959, alcuni studi misero in evidenza qualche possibile effetto collaterale a livello neuropatologico dato proprio dall'impiego di questo farmaco.
In realtà infatti, nel 1960 venne documentata la nascita di alcuni casi clinici con difetti congeniti agli arti (in particolare di bambini focomelici "arti da foca").
A questo punto, iniziarono a nascere i primi dubbi sulla possibile causa di questa focomelia e quindi sull'impiego di talidomide durante la gravidanza, dai quali ne derivarono i primi studi per approfondire la situazione e soprattutto per trovarne la tossicità; il tutto proseguì, fino a quando nel 1961 uscirono due lavori che dimostrarono l'associazione tra talidomide e focomelia che portarono al ritiro di questo farmaco dal mercato (in Italia soltanto due anni dopo, quindi nel 1963).
1962). Ad oggi, in particolare nel 2006, è stata perfezionata la normativa che regola la produzione e la vigilanza sui nuovi farmaci in commercio, infatti ad oggi, un nuovo farmaco prima di essere messo in commercio deve essere obbligatoriamente testato su due diverse specie animali.
Come facciamo a curare le malattie dell'uomo?
La proposta è quella di utilizzare come organismo di sperimentazione proprio l'uomo in quanto quest'ultimo risulterebbe essere l'organismo perfetto per studiare appunto le malattie della specie umana.
Il vero problema è che le altre persone, presentano il nostro stesso status morale, di conseguenza in questo caso la situazione si fa dura più da un punto di vista etico e soprattutto decisionale, ovvero chi ha il diritto di decidere su chi sperimentare?
Tutto questo ovviamente crea degli inceppi importanti, infatti, ad oggi tra le sperimentazioni sull'uomo, possiamo ricordare:
- Sperimentazione dell'aspirina,
Testata sugli ebrei ad Auschwitz- Lo studio più infame della storia americana, dove centinaia di afroamericani in Alabama vennero usati come cavie per circa 40 anni per studiare la sifilide, una malattia sessualmente trasmissibile.
In particolare, questi uomini ovviamente non sapevano che sarebbero stati utilizzati come cavie, ma al contrario vennero plagiati promettendo loro la cura di una patologia chiamata Bud blad.
Dopo circa 10 anni, venne scoperta la penicillina, la quale permetteva di curare la sifilide; tuttavia, nonostante ciò, essi decisero di continuare comunque l'esperimento.
Proprio per tutti questi motivi, questo studio venne definito il più infame della storia americana, non solo perché si decise di non curare questi individui, ma anche perché non venne ottenuto alcun risultato, quindi, fu altamente fallimentare.
Ad oggi, il vero problema non viene a crearsi solo con l'uomo, basta pensare al fatto che la maggior parte di noi possiede
un animale domestico, di conseguenza il discorso si fa ben più ampio, infatti secondo alcuni studi, circa il 49% della popolazione pensa che gli animali debbano essere considerati esattamente al pari dell'uomo. Un esempio banale ma che ci fa capire effettivamente l'amore dell'uomo verso gli animali, possiamo vederlo con il bulldog inglese; quest'ultimo, in particolare, presenta una serie di caratteristiche a causa delle quali, in condizioni normali non sarebbe in grado di sopravvivere: - Problemi di respirazione - Problemi cardiocircolatori - Problemi dermatologici - Problemi nel parto naturale Facendo riferimento sempre alle relazioni tra animali e uomo, esistono però delle incongruenze, in quanto, se da una parte l'uomo considera sbagliata la sperimentazione sugli animali, dall'altra...