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POESIA RELIGIOSA

La datazione delle sue poesie non è certa, così come il fatto che quelle religiose siano state scritte

dopo songs and sonets. La cosa che maggiormente colpisce è il fatto che, per quanto riguarda di

divine poems, sono costituiti da due gruppi di sonetti, “la corona” (pag. 830) gruppo di sette sonetti

legati tra loro in quanto l'ultimo verso di un sonetto corrisponde al primo del sonetto successivo ed

hanno come tema la vita di Cristo. Il secondo gruppo sono gli holy sonets, gruppo di 19 sonetti, che

però non presentano elementi di sequenzialità. Questi costituiscono la parte più consistente. Il tema

è quello religioso e sono accomunati anche dal tono meditativo: ci sono due prospettive: 1954

poetry of the passion di Martz, il quale non ha studiato solo la poesia religiosa di Donne, ma anche

di altri poeti metafisici. Egli legge queste poesie alla luce della tradizione cattolica gesuita degli

esercizi spirituali di sant Ignazio. Segue una serie di elementi che si usavano in questi esercizi

spirituali. Data la famiglia da cui proviene Donne è probabile che avesse dimestichezza con questi

esercizi. La stessa poesia è stata letta anche in chiave protestante da un altra studiosa, studio del

1979, di Barbara Lewalski, la quale nello studio “poesia protestante” capovolge l'idea di Martz che

fin ora aveva dominato un gran filone della critica: secondo lei non è vero che siano d'ispirazione

gesuita, ma fanno parte della poetica protestante della meditazione e questo bisogno di conoscere se

stessi fa parte del protestantesimo e del puritanesimo che prevedono un esame di coscienza.

Tentativo nullo di definire in maniera univoca questi componimenti.

Di questi 19 sonetti, solo 12 sono stati pubblicati nell'edizione del 1633 e altri quattro furono

aggiunti nell'edizione del 1635, mentre altri tre rimasero in manoscritto fino alla fine dell'800.

Forma del sonetto: il sonetto era diventato una forma di moda in voga alla fine 500 in Inghilterra

soprattutto negli ultimi 10 anni del 500 comparvero tantissimi sonetti, ma anche canzonieri. In

Inghilterra il sonetto nasce come poesia amorosa, solitamente infatti portano il nome di una donna.

Donne non usa mai la forma canonica del sonetto nella sua poesia amorosa, ma la usa per la poesia

religiosa. Il suo sonetto non è quello di Shake, ha una forma diversa: quello di Shake sono 14 versi,

costruito da 3 quartine a rima alterna che cambia di quartina in quartina e un distico finale a rima

baciata (A-B-A-B-C-D-C-D-E-F-E-F-G-G). Il distico finale è una caratteristica del sonetto inglese,

l'italiano è formato da un ottava e una sestina e a chiasmo (A-B-B-A-A-B-B-A-C-D-E-C-D-E). Nel

sonetto inglese, si indica una sorta di progressione, non c'è un ritorno come in quello italiano

(problema poi approfondito e quindi risolto) in quello di Shake c'è una sorta di progressione

nell'argomentazione che va a concludersi negli ultimi due versi con la rima baciata. Il sonetto di

Donne è leggermente diverso in quanto mette insieme il sonetto inglese e quello italiano: non è una

sua invenzione, è la forma usata dal primo poeta che introduce il sonetto in Inghilterra, ossia Sir

Thomas Whyatt (viaggio in Italia e porta alcune forme poetiche in Inghilterra). Whyatt nel suo

sonetto introduce il distico finale, ma mantiene l'ABBAABBA italiano e aggiunge il GG con altri

versi (come CDCEE) tra i due che può cambiare da sonetto a sonetto. E' una forma che ricalca

l'ottava italiana e presenta un distico finale.

Per la data di composizione c'è chi sostiene che alcuni sonetti, soprattutto uno sembra essere stato

scritto subito dopo la morte di Anne, ma non ne abbiamo certezze.

Caratteristiche: sono, come molte poesia di Donne, in prima persona e presentano caratteristiche

simili alla poesia amorosa in quanto c'è sempre un io che parla ad un interlocutore e in questo caso è

spesso Dio, gli angeli, identità religiose. 17 sonetti su 19 includono nel loro interno un destinatario

indicato con vari elementi linguistici come vocativi, imperativi, come nella poesia amorosa.

Abbiamo anche gli stessi incipit drammatici. Inoltre c'è una grande varietà d' interlocutori, sono 12.

S'intuisce comunque che l'ultimo destinatario è sempre Dio, al quale il parlante vuol fare sapere

qualcosa e cerca di “imbrogliarlo” attraverso una retorica ed una costruzione del discorso in forma

antica. Un po come con le amanti, l'io cerca di persuaderlo: il tema fondamentale è la salvezza

individuale che era uno dei temi più sentiti all'epoca, soprattutto dopo la riforma protestante e il

cambiamento di visione sulla salvezza individuale. E' una delle grandi differenze con la religione

cattolica, in quanto è la dottrina della predestinazione: con la predestinazione noi siamo già destinati

o ad essere eletti o condannati per l'eternità e l'individuo non può far nulla per modificare questa

situazione che può essere modificata solo dalla grazia di Dio. Questo è un grande problema, legato

alla costante ricerca all'interno di se per trovare i segni del proprio destino e il problema della

salvezza individuale quando non c'è più nessun tipo di mediazione (nel protestantesimo c'è solo il

rapporto io -Dio, senza santi o sacerdoti) e l'individuo chiede direttamente a Dio e per questo gli

holy sonets sono ricchi di domande. Sono domande reali e non retoriche che hanno a che vedere con

l'identità e non solo il chi ma anche perché. A queste domande che sono quindi rivolte a Dio, egli

non riceve risposta perché ovviamente Dio non interviene nei testi e non risponde (nella poesia di

altri poeti, Dio interviene e si sente la sua voce, il tutto ovviamente nella finzione della

poesia,andando a tranquillizzare il peccatore.) Il parlante nelle poesia di Donne chiude le poesia nel

dubbio, non c'è mai la certezza o rassicurazione nonostante quello che dice a se stesso, i dubbi

rimangono. Da questo punto di vista sono testi molto moderni perché rimane sempre quest'apertura

che diventa elemento di modernità. La cosa interessante in queste poesie è che nel giro di

pochissimi versi questo io parlante, che cambia ruolo mostrando una sorta di negoziazione costante

del proprio ruolo sia discorsivo che sociale nei confronti dell'interlocutore, cambiando spesso anche

tono e comportamento. Tutti questi cambiamenti e negoziazioni di ruoli lo conducono a mettere in

discussione costantemente la propria identità. C'è il problema di Dio come autorità per eccellenza,

colui che sa e vede tutto, che legge gli intimi pensieri e i moti dell'anima da cui non si può fuggire,

ponendo anche il problema del come rivolgersi a Dio. L'interlocutore divino viene definito e

costruito dalla lingua del parlante che a volte lo chiama padre, relazione affettiva, a volte signore,

relazione di subordinazione. Questo modo di chiamarlo ci dice molto dell'atteggiamento che il

parlante ha nei confronti della divinità di volta in volta. 05-11-13

Molti degli elementi evidenziati nella poesia amorosa, si ritrovano anche in quella religiosa, come

gli incipit drammatici, la presenza costante di un discorso rivolto ad un tu, interlocutori che variano

e differiscono dalla donna amata. Anche quando l'io parla a se stesso, usa questa forma drammatica,

rivolgendosi alla propria anima pone comunque davanti a se un interlocutore. Il discorso è creato

pensando ad un interlocutore. La retorica classica insisteva molto sul fatto che un oratore e quindi

anche u poeta, costruisse il proprio discorso sulla base del pubblico a cui doveva rivolgersi e allo

scopo che questo oratore voleva raggiungere. Il primo grande problema che abbiamo affrontando la

poesia religiosa riguarda il modo in cui ci si possa rivolgere a un interlocutore così particolare e

difficile da definire come è Dio. Il problema retorico di come rivolgersi a Dio riflette un'altra

questione, questione epistemologica, ossia il come conosciamo Dio e come accertiamo la sua

essenza. E' un problema importante per qualcuno che voglia rivolgersi direttamente a lui come in

questo caso. Analizzare le strategie linguistiche stilistiche e retoriche impiegate da questo speaker

nei sonetti religiosi per rivolgersi a Dio e quindi l'immagine della divinità che emerge da questa

analisi, è un immagine che inevitabilmente discende dalle scelte linguistiche del parlante: questo

allarga il campo, in quanto ci dice qualcosa non solo d come Donne immagini la divinità, ma apre

anche alla percezione seicentesca di Dio e del linguaggio del sé.

Partendo da un sonetto, vediamo come Donne usa queste strategie. In questi sonetti che sono brevi,

di 14 versi, abbiamo dei cambiamenti di destinatario continui, anche due o tre volte nello stesso

sonetto. Questo vuol dire che ogni volta va rimodulato il proprio discorso sulla base

dell'interlocutore, cambiamento di modalità discorsiva e di relazioni che si vengono a stabilire

attraverso il cambio degli interlocutori.

L'esempio più significativo è il sonetto n°7, pag 902: è un testo con quattro destinatari che

inizialmente sono gli angeli, poi le anime, coloro che saranno vivi al momento del giudizio e Dio.

Guardando la struttura del sonetto notiamo che i primi 8 versi contengono 3 destinatari, il cambio di

destinatario, si ha al verso 9 ossia al verso in cui c'è il cambiamento della struttura del sonetto. C'è

anche il cambio di rima: ABBA ABBA / CDCD / EE → da C abbiamo il cambiamento, così anche

in E. L'introduzione del destinatario divino avviene al nono verso, quindi a C. (anche se non

sembra, la rima c'è, in quanto la pronuncia era diversa o al massimo si tratta di una rima imperfetta).

C'è un cambiamento di tono tra le due parti, che cambia al cambio di destinatario. L' io, nonostante

vi sia anche nella prima parte, nella seconda si pone effettivamente come soggetto, in una relazione

io-Dio, mentre nella prima parte il pronome io non compare. Capiamo che i primi versi evocano il

giudizio universale, grazie a conoscenze extra testuali, in quanto gli angeli suonano le trombe ai

quattro angoli della terra. Successivamente si va in una situazione più modesta “quì su questa terra

bassa”, ambiente più ristretto in cui, tutta la moltitudine presente nei primi versi (numberless

infinity, si aggiunge anche numberless per dare ancora maggiore enfasi) che da anche un senso di

movimento e confusione, il tono cambia e alla confusione iniziale, si sostituisce un contesto più

domestico in cui c'è un io che si rivolge a Dio, ponendosi immediatamente in un rapporto

d'inferiorità rispetto al “lord”.

L'uso dell'imperativo nella prima strofa

Dettagli
A.A. 2013-2014
25 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/10 Letteratura inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lightside-votailprof di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura inglese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Pallotti Donatella.