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HANNA ARENDT
- Levi vive bene, ha due bambini, ha un bel lavoro, sembra si stia lasciando alle spalle il trauma di
Auschwitz; è ciò che sta accadendo al mondo: subito dopo la guerra è difficile vedere il prezzo
che il mondo ha pagato per la guerra mondiale
- La Arendt è stata l'amante di Heidegger, che è stato un rettore universitario durante il nazismo
(incaricato anche per ragioni politiche)
- Heidegger: la storia dell’essere, l’essere che si manifesta in certe culture più forte che in altre,
mette la Germania al centro di tutto e questo diventa una giustificazione dell’ideologia razziale
- Lei poi deve ovviamente scappare ed è dentro alcune associazioni che aiutano gli ebrei ad
andare in Inghilterra o in America; amerà Heidegger in modo sincero fino alla fine; negli Stati
Uniti diventa professoressa di scienze politiche, e negherà sempre di essere una filosofa
- Viene arrestato Eichmann in Argentina per un fatto molto banale; il servizio segreto argentino lo
rapisce e lo processa in Israele; la Arendt si fa mandare a fare dei reportage sul processo, che
diventeranno il libro “La banalità del male”
- Israele è ideologicamente più vicino ai paesi dell'Europa dell’est, ma con il processo Eichmann
(che diventa molto pubblico) si assume l’eredità dell’ashoa, e questo avviene 16 anni dopo la
fine della guerra; nel 1961 si assume la verità delle cose; Eichmann doveva pensare di cosa fare
degli ebrei, all’inizio è lui a ipotizzare l’esistenza di Israele (conosce il movimento sionista): per
Israele questo è un fatto imbarazzante mentre lo processa
- La Arendt racconta di Eichmann come un borghese comunissimo, che vuole fare carriera; il
male non è un ente opposto al bene, come nella tradizione religiosa e filosofica: in Eichmann
non c’è un’adesione al male, c'è una banalizzazione del male, cioè fa semplicemente come gli è
stato detto, è una forma di adeguamento, conformismo; lei viene così accusata tantissimo dalla
comunità ebraica, anche per la sua relazione con Heidegger: non negherà mai i sentimenti per
lui
- Nel suo libro gli italiani escono un po' idealizzati perché cominciano le deportazioni più tardi;
dice che sono una buona civiltà e quindi non si lasciano trascinare troppo; purtroppo non è
così, ma in quanto a numero sì
4/12/2017
- Periodo tra “Se questo è un uomo” e “I sommersi e i salvati”: allegria del fabbricatore; nella
tregua il personaggio principale è Cesare, è un libro pieno di buonumore, il modo in cui guarda i
russi -che manderebbe in paradiso-: non si sa nulla dei crimini di Stalin fino al 1952, lui fa trenta
milioni di morti; è una tregua anche letteraria e non solo biografica, ha un buon lavoro, scrive, i
libri vanno bene
- Lo schema dantesco che è evidente in “Se questo è un uomo”: il modo in cui Dante
concepisce l’inferno, un uomo in cui è ridotto a zero, le anime sono nude, non c'è nulla che
socialmente ricopra il loro suolo, l’uomo ridotto a zero dalla colpa; ci sono dei substrati
danteschi e biblici che danno peso all’opera, spessore: la famiglia Gattegno chiude le due
pagine che spiegano cosa fa l’uomo quando si prepara a morire, cosa fa la gente difronte alla
morte; è una famiglia lieta e operosa, da Tripoli, sono falegnami, le donne si scalzano e si
sciolgono i capelli, un gesto di grandissima intimità, pregano con delle candele; Levi dice che
esse rinnovano l’esodo (traversata del deserto)
- “La tregua” è un po' il purgatorio: nel Purgatorio c'è, prima di entrare, Casella che canta la
canzone “Amor che nella mente mi ragiona”; Inferno: essere soli con la nostra colpa, le nostre
mancanze, puniti e ridotti a questo zero umano; nella Tregua comincia un periodo di speranza,
l’allegria del fabbricatore, Levi ama scrivere, nella vita si ricostruirà davvero, si sposa e fa dei
figli, scrive bene
- “Il sistema periodico”: serie di racconti come Calvino scrisse “Le Cosmicomiche”: contrappone
una teoria scientifica alla narrazione letteraria in ogni racconto
- Levi ad un certo punto non sarà più direttore della fabbrica e diventa romanziere a tempo
pieno, vince molti premi; quando si toglie la maschera del chimico, però, i libri perdono un po'
peso; la vera voce del campo è una voce non può emergere, i veri testimoni sono quelli che
non posso testimoniare, gli sterminati; lui è consapevole di narrare una cosa che non si può
narrare; è credibile perché non ha l’intenzione di scrivere dei romanzi sulla Shoa, è un chimico,
ma quando poi rinuncia a questa professione perde
- “I sommersi e i salvati”: chiude la tregua; affronta dei temi in modo molto diretti, senza alcun
velo: affronta i suoi limiti di narratore; opposizione tra concetto ed idea; un capitolo si chiama
“Comunicare”: Levi qui polemizza con Beckett (padre che non c'è mai, madre che lo picchia:
infanzia fortunata perché mio padre non mi picchiava e mia madre non è andata via), B.
ricostruisce su Joyce una figura paterna, ma poi Nora dice che non può più venire a casa sua
perché Lucia è diventata matta, quindi viene respinto anche dalla famiglia di Joyce; B. scrive
molto tardi e in francese, perché dice che in inglese il suo stile sarebbe troppo forte: cerca di
rendere la sua lingua il meno eloquente possibile; Waiting for Godot: Beckett sottrae tutto ciò
che fa narrativa, su un livello apparente non accade assolutamente nulla, ma il testo è
enormemente evocativo, perché ogni pezzo del dialogo potrebbe riferirsi a tantissime cose;
Vladimir: didi, ovvero idid (Freud) ed Estragon: Gogo (ego);
- Levi invece si scaglia contro questo principio, non si può mai non comunicare; se uno non
sapeva il tedesco nel campo, non sopravviveva; la sua testimonianza viene minacciata proprio
perché è un bravissimo scrittore, la critica dei negazionisti Levi non può contrastarla; i tedeschi
dicevano che avrebbero distrutto gli ebrei perché ciò che gli hanno fatto è troppo terribile per
essere creduti; il tipo di relazione instaurata da una violenza permane, si rimane legati; il
negazionismo è scandaloso perché è un modo di rivolgersi alla comunità ebraica
comunicandogli che schiavi erano e schiavi rimangono (babilonesi, egiziani)
- La zona grigia: Levi si rifà al film “Il portiere di notte” (Cavani), torturatore razzista e vittima
ebrea, la Cavani sostiene che il tormentatore e la tormentata hanno una relazione intensa, infatti
quando si riscontrano trent’anni dopo lei scappa dal suo matrimonio per andare da lui; Levi si
oppone: è stato una vittima e non un torturatore, non c'è mai stata complicità; parla di quegli
ebrei che hanno collaborato, come il capo di un ghetto in Polonia, che organizzava anche la
loro deportazione, e alla fine viene deportato anche lui, ma forse riesce ad andare ad Auschwitz
in carrozza privilegiata -o forse ci è andato col fratello-
- Le lettere dei tedeschi: una coppia gli scrive delle menzogne, che non sapevano che c'era
dell’antisemitismo; altre persone con cui invece terra una relazione per molto tempo
- Non c'è altro oltre questo libro, Levi è arrivato alla fine; si suicida buttandosi dalla tromba delle
scale; c'è chi dice che ha avuto un malore; riunirsi al destino dei sommersi
11/12/2017
AUSTERLITZ
- Immagini del libro: non sono didascaliche, non servono a descrivere
- Sebald: autore tedesco del ‘40, non porta direttamente la memoria è la testimonianza di ciò che
è accaduto
- È un romanzo che ha alle spalle la tragedia della seconda guerra mondiale, ma non al centro,
perché lui non l’ha vissuta (piccolo)
- Nella stazione di Anversa: chi è il protagonista? Il narratore non ci racconterà nulla di se stesso,
ma ricostruisce con una conversazione la vita di Jacques Austerlitz, portato in Inghilterra dopo
la notte dei cristalli del 38; le SS distruggono le vetrine ebree, le assicurazioni non risarciscono
le persone, bensì lo Stato tedesco, che sostiene gli aggressori
- Due filantropi trovano le famiglie disposte ad adottarli, però c'è una richiesta: i bambini devono
essere biondi
- Sebald nato nel ‘40 non ha una grande idea del nazismo perché in Germania non viene
raccontato; quando si subisce un trauma c'è bisogno di un tempo per interiorizzarlo, solo dopo
potrà riemergere, quando si sarà già stabilizzato dentro di noi (anche Levi all’inizio vende
pochissime copie, solo dopo una decina d’anni vende bene); c'è un periodo che arriva circa
fino al processo Eichmann, poi si comincia a capire cosa è accaduto
- Sebald si accorge in un processo che i nazisti sono, come dice la Arendt, uomini che hanno
sospeso la capacità di analizzare, giudicare; emigra in America dove sarà professore, e si pone
il problema di ripensare le radici del nazismo
- 4 stazioni: Anversa, Wilson a Praga (da cui parte da bambino), Liverpool Street (dove arriva),
Austerlitz a Parigi (dove scompare il padre); a parlare è sempre l’altro, mai l’io; vicenda di un
ragazzo stracciato nell’infanzia, che quando arriva alla pensione, al ritardi dalla vita sociale
inizia un ripensamento sulla propria identità, il proprio percorso e su tutta l’Europa e l’occidente
- Stazione di Anversa:
- pensata dall’imperatore del Belgio Leopoldo II -come in tutti gli stati
coloniali-, c'è il sogno dell’imperialismo di poter servire la città di Anversa -
e il Belgio- attraverso le ricchezze e i prodotti dell’africa; vengono
addirittura deportati dei pigmei e li mettono a vivere in dei parchi
(freddissimo); è considerato normale che gli europei si servano delle risorse
naturali e degli umani dell’africa
- Sebald vede nel progetto coloniale la base del nazismo: nasce dall’idea
che esistano esseri umani superiori e inferiori, quindi allarga questa
considerazione a tutti i paesi europei che; è una cosa talmente grande che
non può essere raccontata in modo biografico, bensì in modo terapeutico:
fa parlare l’altro, Austerlitz, mentre non parla mai lui; nascita e radici della
società di massa; l’uomo europeo è come se la superiorità tecnologica gli
abbia dato anche un diritto morale superiore
- Il personaggio appena arrivato ad Anversa va nel Nocturama, con luci
particolari per gli animali: mette in fila quatt