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INDICE
Introduzione Pag. 3
Consuelo: volver y Pag. 4
1. regresar
La coniglia Saga
2. Pag. 5
Felipe lo storico
3. Pag. 6
Conclusione Pag. 7
Bibliografia e sitografia Pag. 9 2
Non guarderai di nuovo l’orologio, quell’oggetto inservibile che misura falsamente un tempo
concesso alla vanità umana, quelle lancette che marcano tediosamente le lunghe ore
inventate per ingannare il vero tempo, il tempo che corre con la velocità offensiva, mortale,
che nessun orologio può misurare.
Aura, Carlos Fuentes 3
INTRODUZIONE
Pubblicato per la prima volta nel 1962, il romanzo Aura di Carlos Fuentes mi ha colpito in
particolar modo per la capacità dell’autore di sviluppare la storia in soli cinque capitoli
riuscendo, nonostante tutto, a far sì che ogni più piccolo aspetto della vicenda abbia un
significato simbolico ben preciso. In quest’opera, infatti, nulla è lasciato al caso: il fatto stesso
che l’autore non abbia voluto dire in che anno si è svolta la storia o fornire informazioni
precise sull’età dei vari personaggi (dando solo qualche indizio affinché il lettore possa fare i
propri calcoli), lascia intendere che uno dei temi del romanzo non è il tempo cronologico,
quello scandito dalle lancette dell’orologio bensì quello psicologico dei personaggi.
Non è la prima volta che viene fatta questa distinzione tra tempo oggettivo e tempo
soggettivo. Già verso la fine dell’ottocento il filosofo francese Henri-Louis Bergson affrontò
la questione in alcuni dei suoi scritti e qualche decennio più tardi lo psicologo svizzero Jean
Piaget, analizzando i processi di sviluppo della psiche dei bambini, parlò di un «sistema di
tempo comune nel bambino che è costituito dal tempo fisico e quello psicologico.»
(http://www.treccani.it/enciclopedia/tempo/ Psicologia)
Tuttavia, nel caso di Aura, bisogna aggiungere che non solo è il tempo psicologico a dominare
la narrazione ma che questo è anche ciclico. Come nell’antichità c’era una concezione ciclica
del tempo, in cui tutto nasce e muore ripetendo sempre lo stesso corso e non cambiando mai
(il concetto venne ripreso poi da Nietzsche con il nome di eterno ritorno), così nel romanzo
ci sono vari elementi che portano il lettore a questa conclusione perché l’anima/l’aura dei
personaggi anche se nel presente, ha conservato i ricordi della vita precedente (è il caso,
questo, di Felipe Montero: «Anche tu mormori quella canzone senza parole, quella melodia
che esce naturalmente dalla tua gola.», Aura p.62).
Al fine di analizzare al meglio come Carlos Fuentes ha cercato di sviluppare il concetto della
ciclicità del tempo all’interno dell’opera, ho deciso di concentrarmi solo su tre aspetti che, tra
l’altro, sono quelli che mi hanno colpito di più poiché riferendosi a un lavoro, usando verbi o
animali che fanno parte della nostra quotidianità, durante una prima lettura non gli viene dato
molto peso e vengono quindi ignorati. Questi tre aspetti sono:
La ripetizione dei verbi volver/regresar (tradotti in italiano con tornare) da parte di
Consuelo nel corso della storia; 4
Il significato simbolico della coniglia Saga;
Il lavoro di storico di Felipe Montero.
1. CONSUELO: VOLVER Y REGRESAR
Vecchia signora di circa 109 anni (secondo i calcoli di Felipe Montero), Consuelo Llorente
passa la maggior parte della giornata rinchiusa nella semioscurità della sua camera sdraiata a
letto o inginocchiata a pregare difronte all’altarino pieno di immagini sacre.
Per mezzo della lettura delle memorie del generale Llorente da parte di Felipe, il lettore
scoprirà gradualmente la ragione della presenza di Aura all’interno della casa e la grande
paura che ha spinto Consuelo a fare tutto quello che ha fatto mentre suo marito era ancora in
vita. La donna, infatti, da giovane era consapevole della propria bellezza («Tu es si fière de ta
beauté», Aura p.51) e disposta a tutto per mantenerla il più a lungo possibile, come afferma lo
stesso generale in una delle sue carte («Que ne ferais-tu pas pour rester toujours jeune?»,
Aura p.51). Poiché per Consuelo bellezza e gioventù sono una cosa sola, il suo grande terrore
era quello di invecchiare e iniziò così a creare dei filtri (o intrugli, come li chiama il marito)
con le erbe del proprio giardino fino a quando, un giorno, non riuscì a evocare e a far
materializzare sé stessa da giovane, una ragazza che ribattezzò con un nome pieno di
significati: Aura. («Sì,sì,sì, ci sono riuscita: l’ho reincarnata; posso evocarla, posso darle vita
con la mia vita» […] «Non trattenermi, vado verso la mia gioventù, la mia gioventù viene
verso di me», Aura p.76).
Aura, quindi, non solo è un’estensione della signora Consuelo e quindi del tempo psicologico
del personaggio che, ovviamente, essendo soggettivo, non scorre seguendo le lancette
dell’orologio ma rappresenta anche la ciclicità dello stesso perché mostra come alla fine tutto
si ripresenti uguale a sé stesso. Questa ciclicità del tempo traspare anche nei dialoghi e
soprattutto nei verbi volver e regresar che Consuelo usa per riferirsi ad Aura.
Come ho già detto nell’introduzione, all’interno di questo romanzo nulla è lasciato al caso e il
fatto che vengano utilizzati due verbi con un significato simile per indicare la stessa azione, fa
capire che in realtà l’autore vuole trasmettere al lettore un’idea diversa a seconda del verbo
impiegato. Volver ha molti significati , tra cui quello di tornare al punto di partenza, ma
5
proprio per questa molteplicità di significato ha, a mio parere, un valore più generico ed è per
questo che Consuelo lo utilizza solo due volte per riferirsi ad Aura e, in entrambi i casi,
l’anziana rimane sempre sul vago. Regresar, invece, racchiude in sé solo il concetto di
tornare al punto di partenza, ed è per questo che, per me, viene utilizzato più frequentemente.
Tuttavia nella traduzione italiana questa dualità non viene mantenuta e si incontra un unico
verbo: tornare. Così facendo, però, si perde quella sfumatura di significato che l’autore aveva
appositamente creato. Sarebbe bastato aggiungere il prefisso ri- al verbo quando si incontrava
nella versione spagnola regresar, per avvicinarsi un po’ di più all’obbiettivo finale di Carlos
Fuentes. 2. LA CONIGLIA SAGA
Tra i vari miti e legende che riguardano il coniglio, ce ne sono alcuni che ricollegano questo
animale alla Madre Terra e all’acqua: il coniglio, quindi, in questo caso rappresenta la vita e la
rinascita in un cerchio senza fine avvalorando la mia tesi secondo cui nell’opera il tempo è
ciclico e non lineare («Bisogna morire prima di rinascere», Aura p.70).
Tuttavia la coniglia non solo rappresenta la ciclicità del tempo ma è anche Aura/Consuelo.
All’interno del romanzo, infatti, ogni volta che c’è Aura il coniglio scompare e viceversa
(«Saga. Saga. Dove sei? Ici, Saga.» «Chi?» «La mia compagnia.» «Il coniglio?» «Sì, tornerà.»
[…] «Le ho detto che sarebbe tornata…» «Chi?» «Aura. La mia compagna. Mia nipote.»,
Aura pp.17-19). Poiché però, come ho detto nel capitolo precedente, la ragazza altri non è che
la gioventù di Consuelo, l’animale è entrambe.
Inoltre il nome Saga in spagnolo vuol dire non solo fattucchiera (significato che può essere
ricollegato a Consuelo quando preparava i suoi filtri per evocare Aura), ma può indicare anche
l’insieme dei racconti della storia di un popolo o anche di una famiglia nel corso delle
generazioni (questo secondo significato può riferirsi alla storia stessa tra Consuelo/Aura e il
generale Llorente/Felipe). 3. FELIPE LO STORICO 6
Il romanzo inizia con una sommaria descrizione della vita di un giovane professore di storia:
Felipe Montero. Le informazioni che l’autore fornisce riguardo questo personaggio sono
strettamente legate allo svolgimento della narrazione: si sa che il ragazzo ha studiato a Parigi
e parla francese, è uno storico ed è sottopagato perché sono questi i tre motivi che lo
spingeranno, alla fine, a rispondere a un annuncio pubblicato sul giornale. Questo annuncio
ricerca un laureato in storia giovane e con una buona padronanza del francese. Lo stipendio è
di quattromila pesos al mese.
Nel momento in cui Felipe decide di presentarsi per l’annuncio, spezza la monotonia della sua
vita («Vivrai questo giorno, simile a tutti gli altri, e lo ricorderai solo il giorno seguente…»,
Aura p.9) e, inconsciamente, anche lui se ne rende conto tanto che, prima di entrare nella casa
della signora Consuelo, si girerà per osservare un’ultima volta la vita frenetica del resto della
città («Cerchi, inutilmente, di trattenere almeno un’immagine di quel mondo esteriore
indifferenziato», Aura p.11).
Il compito di Felipe è quello di riorganizzare le memorie del generale Llorente, defunto
marito della signora Consuelo ma, leggendo queste carte e innamorandosi di Aura, finirà per
scoprire ben altro facendo passare in secondo piano il lavoro per il quale si era presentato
inizialmente.
L’annuncio con l’offerta di lavoro, infatti, è solo un pretesto per attirare proprio questo
personaggio all’interno della casa. Progressivamente Felipe perde sia il contatto con la realtà
esterna che la propria identità presente: alla fine della prima cena con Aura lui le affiderà una
chiave di un cassetto dove tiene dei documenti personali che non riceverà mai ma, in
compenso, poco dopo la signora Consuelo gli regalerà una chiave per aprire un baule che, tra
le varie cose, contiene le memorie del generale Llorente. Grazie ad esse, Felipe si ricorderà
definitivamente della sua identità passata.
Anche per mezzo di questo personaggio, quindi, Carlos Fuentes sviluppa il tema della
ciclicità del tempo. Tuttavia non è solo Felipe in sé, con le sue scoperte e i suoi ricordi, a dare
l’idea di un cerchio senza fine dove passato e presente si ripetono all’infinito ma è anche il
suo lavoro di storico, di colui che studia e conserva il passato nel presente, ad avere un ruolo
importante nella vicenda. 7
Nel romanzo in spagnolo Fuentes utilizza il termine historiador per indicare l’attività di colui
che scrive sulla storia e della storia e in italiano è stato tradotto con storiografo. Tuttavia io