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PERE

Akutagawa Ryunosuke; Rashōmon (1915)

L’autore era contrario all’autobiografismo e al realismo del naturalismo, prediligendo invece il racconto

breve di ambientazione storica o fantastica.

L’opera è ambientata nella Kyoto del periodo Heian, durante un periodo di carestie e cataclismi. Il

protagonista, un servo che ha appena perso il lavoro, passa la notte vicino Porta Rashō. Qui si imbatte in

una vecchia che cerca di prendere i capelli di un cadavere, per rivenderli come parrucca. La crudeltà della

scena liberano il protagonista di qualsiasi senso morale, portandolo quindi a compiere un gesto altrettanto

macabro e disumano: all’improvviso strappa il kimono della vecchia e fugge poi via nella notte.

Per Akutagawa, la lingua deve sposarsi perfettamente con le immagini, traducendo colori e sensazioni. La

brevità del racconto ne aumenta la forza comunicativa e ne comunica il pessimismo. Il percorso del

racconto è lineare, la storia si evolve insieme all’analisi intellettuale del protagonista: dopo un contrastato

cammino di consapevolezza, l’uomo passa dal senso di impotenza al controllo dello spazio circostante, al

quale si adegua senza alcuna preoccupazione morale. Il narratore mantiene sempre una certa distanza dalla

storia, creando a sua volta ambiguità.

Edogawa Ranpo; Inju (La belva nell’ombra)

Ranpo fu il massimo esponente della letteratura d investigazione, capace di sposare le tecniche del mistery

occidentale con lo stile classico.

Protagonista dell’opera è uno scrittore di romanzi gialli di nome Samukawa, che un giorno incontra una sua

ammiratrice, Oyamada, la quale gli confida di essere terrorizzata da un uomo, Oe Shundei, anch’esso

scrittore di romanzi gialli, con il quale aveva avuto una relazione. La donna nasconde tutto ciò al marito e

chiede invece l’aiuto di Samukawa. Quest’ultimo scopre che l’aguzzino si ispira proprio ai personaggi dei

suoi stessi romanzi. Quando il marito della donna viene ritrovato morto, tutti i sospetti ricadono su Oe, ma

Samukawa continua a investigare e scopre la natura violenta dell’uomo nei confronti della moglie. Convinto

di aver risolto questo caso, Samukawa avvia una relazione con la donna finché non si convince che

l’assassina sia proprio lei e che Oe Shundei sia un suo pseudonimo. Oyamada rifiuta le accuse e il giorno

dopo viene ritrovata morta suicida, per cui Samukawa è convinto della sua tesi. Col tempo una quarta

ipotesi si fa largo nella sua mente: la donna potrebbe essere stata assassinata da qualcuno ancora a piede

libero o potrebbe essersi suicidata in risposta alle accuse. Purtroppo non vi sono più risposte, ma solo tanti

dubbi e rimorsi.

L’indagine si svolge attraverso procedimenti logici e razionali, per quanto ogni tentativo di interpretazione

finisca nel nulla per via della casualità degli eventi. Una superficie di normalità nasconde un universo di

follia e perversione. L’autore presenta personaggi i cui ruoli si ribaltano di continuo, e la loro identità si

dissolve spesso. Le soluzioni possibili sono molteplici, e per questo si escludono l’un l’altra impedendo di

giungere ad una risoluzione. Ranpo usa la tecnica del testo nel testo, ovvero accavalla la narrazione con

Riassunto a cura di Ilaria Pignalosa. Rif. syllabus corso a.a 2013/2014

lettere e promemoria dei personaggi, ottenendo una frattura dei diversi piani temporali. L’investigatore si

identifica con il criminale, è costretto a prevenire le sua mosse e ciò porta il narratore, il cui livello di

onniscienza non è mai definito, a formulare osservazioni sulle tecniche del romanzo poliziesco.

Futabatei Shimei, Ukigumo (Nuvole fluttuanti, 1887)

Pubblicata in tre parti nel corso di due anni, è un resoconto della lotta fallimentare di un uomo incapace

nella vita sentimentale e lavorativa, che non riesce a collocarsi all’interno della società giapponese moderna.

E’ considerato il primo romanzo moderno giapponese.

Il protagonista, Utsumi Bunzō, dopo aver completato gli studi, si trasferisce nella capitale. Suo zio sembra

inizialmente convinto a cedergli la mano di sua figlia Osei, ma cambia opinione non appena il ragazzo perde

il lavoro, e sposta le sue mire su un altro giovane. Anche Osei dopo poco è stufa della natura testarda e

idealista di Bunzō, così forte da impedirgli di pregare il suo capo di riassumerlo. Bunzō, divorato dall’amore

e dalla sofferenza, si rinchiude in camera, incapace di reagire. Alla fine del romanzo, Bunzō scopre che Osei

si sta distaccando anche dal nuovo spasimante, ma non ne conosce i motivi e l’esito della storia resta

“fluttuante” come il titolo stesso suggerisce.

Bunzō è un anti eroe, incapace di definire se stesso in una società nuova e aliena, che è causa e

conseguenza del suo isolamento. Un altro tema del romanzo è l’incomunicabilità: i personaggi basano i

rapporti sociali sull’idea che si sono fatti a priori degli altri piuttosto che sulle comunicazione.

E’ innegabile l’influenza della letteratura russa su quest’opera, soprattutto di Turgenev, di cui Futabatei fu

traduttore. Il nucleo del romanzo è la psiche dei personaggi ed è evidente lo sforzo di rendere uno stile

letterario, il genbun’itchitai, che colmasse il divario tra lingua parlata e lingua scritta. Il romanzo si colloca

quindi a metà strada fra tradizione e romanzo moderno.

La presenza del narratore è quasi impercettibile, l’intero romanzo è focalizzato sul protagonista e ruota

intorno alala circolarità dei suoi pensieri, alla quale corrisponde una narrazione non perfettamente lineare.

La punteggiatura insistente sottolinea la frammentarietà del racconto.

Dopo la pubblicazione di questo romanzo, Futabatei abbandonò la scrittura per circa vent’anni, per motivi

sconosciuti.

Tsubouchi Shōyō; Saikun (La moglie, 1889)

In quest’opera l’autore tenta di dare una forma alla sua teoria sul romanzo, già espressa in un suo saggio.

L’insuccesso dell’opera soprattutto rispetto alla gloria ottenuta invece dal suo allievo Futabatei Shimei, lo

portarono a abbandonare l’attività di scrittore.

Otane, la protagonista, è costretta ad aiutare i suoi genitori a ripagare i debiti accumulati dal fratellastro ma,

per far ciò, preferisce non chiedere aiuto a suo marito, il quale non solo la tradisce ma a sua volta è pieno di

debiti e per rimediare impegna in segreto i beni della moglie. Osono, la cameriera a cui erano stati affidati

questi ultimi, viene derubata lungo la strada, per cui finirà con il suicidarsi per il disonore. Ne frattempo,

Otane si separa da suo marito e va a vivere con i suoi genitori, aiutandoli con il suo lavoro da insegnante.

Il racconto è in terza persona, suddiviso in quattro capitoli. Nel primo vi è un frequente ricorso al monologo

interiore e al discorso indiretto libero, affiancati ad un senso di ambiguità temporale. Il narratore fa

capolino a partire dal secondo capitolo, e man mano i suoi spazi di intervento sono sempre più ampi,

sintomo della difficoltà di Shōyō di allontanarsi dai canoni del gesaku. Nel discorso diretto e nel monologo

interiore fa ricordo al kōgō, nella lingua scritta il bungo, più colto e classicheggiante.

Shōyō non fu solo molto apprezzato per la sua qualità di traduttore delle opere di Shakespeare ma anche

come critico: la riforma della letteratura moderna coincide con la pubblicazione del suo Shōstsu shizui.

Kitamura Tōkoku; Matsushima ni oite Bashō ō o yomu (Leggendo Bashō a Matsushima, 1892)

Si tratta di un breve saggio di Kitamura, il quale nelle sue poesie esprime sempre un forte idealismo, la sua

concezione di arte come momento di contatto con l’assoluto, l’importanza dell’amore e del diritto

inalienabile alla libertà. Il vero motivo per cui Kitamura era giunto a Matsushima era per una missione da

interprete.

La prima parte del saggio è dedicata al racconto di una notte che l’autore ha passato a Matsushima, luogo

legato alla vita del grande poeta Matsuo Bashō. Quest’ultimo infatti, in un suo viaggio, aveva sì descritto le

Riassunto a cura di Ilaria Pignalosa. Rif. syllabus corso a.a 2013/2014

bellezze del luogo, ma non aveva commemorato l’evento componendo una poesia. La data della visita di

Bashō e quella di Kitamura coincidono, creando quindi una sorta di frattura temporale, non fosse che il

paesaggio adesso è immerso nel buio e non può esser ammirato. Il senso di magnificenza provato da Bashō

ora diventa al contrario senso di alienazione, allontanamento della psiche dal mondo dei sensi, regressione

verso le profondità dell’ego, fino ad affrontare i propri demoni. Nella seconda parte, il poeta espone le

proprie teorie estetiche, discute del rapporto tra uomo e Natura, critica i poeti moderni capaci solo di

comporre poesia superficiali. La bellezza di un paesaggio, quindi quella della Natura, è divina, assoluta, e il

poeta deve lasciarsi ispirare da essa. In questo concetto il poeta conferma il proprio ideale romantico.

Se in Bashō il sublime era il risultato della consapevolezza di una forza che trascinava l’anima verso una

condizione estatica a metà tra desiderio e paura di essere assorbiti, in Kitamura questo condizione nasce

dall’impossibilità di vedere il paesaggio.

Identificandosi con Bashō, Kitamura riesce a riscoprire se stesso e a vedere il presente della poesia.

Kunichida Doppo; Gen oji (Il vecchio Gen, 1897)

Scritto in stile prettamente letterario, nonostante in quegli anni si stesse affermando il genbu’itchidai.

Doppo prende però le distanze dalla narrativa Tokugawa orientandosi piuttosto verso il romanticismo

inglese. Si ispira infatti a Wordsworth per la definizione del rapporto tra uomo e natura e presenta

personaggi solitari, persi nell’infinità dell’universo. L’arte emerge dallo sboccare spontaneo di emozioni e

permette la fusione tra uomo e natura, per cui lo scopo dell’artista è di ricreare attraverso la parola

letteraria ciò che il suo spirito apprende e osservare.

L’opera si sviluppa su più livelli temporali, sovrapposti e interagenti. Nella prima parte un giovane

insegnante, dopo aver trascorso molti anni in un piccolo paesino di mare, scrive le proprie impressioni su

un vecchio di nome Gen di cui ha sentito parlare dagli anziani dal villaggio. Racconta quindi di quando Gen,

da giovane, lavorava come traghettatore ed aveva poi sposato Yuri, la quale sarebbe morta così come il loro

unico figlio. Spesso il racconto riprende il presente narrativo, lasciando che l’insegnante fantastichi sulla

vita di Gen, ignorando che questi sia già morto. In seguito spiega come Gen abbia adottato un giovane

mendicante, per colmare il vuoto che lo opprime, ma quest’ultimo non riesce a ricambiare il suo

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
17 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/22 Lingue e letterature del giappone e della corea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Strangeilary di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura giapponese 2 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Ca' Foscari di Venezia o del prof Beinati Luisa.