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Michele
- Innanzi tutto bisogna puntare la distinzione tra:
- favola: una breve composizione in verso o in prosa, in cui i protagonisti sono animali antropomorfizzati, piante o oggetti. In oltre il suo obbiettivo finale è quello di far passare, trasmettere, una morale, un messaggio.
- fiaba: è una narrazione che ha origine dalla tradizione popolare. Sono racconti medio-brevi con personaggi fantastici, schemi fissi isolati e sopratutto non vogliono trasmettere forse nessun messaggio morale finale. Sono solo una conferma del sapere popolare. Inoltre, i personaggi sono impermeabili al trauma e ai traumi. Sia che subiscano o compino violenze alla fine ritornano vergini come se nulla fosse mai accaduto. Perdono la traccia del fenomeno traumatico.
- Nelle pagine successive si analizzano vari studi sulla fiaba di diversi autori e letterati.
Vladimir Propp
- Nel suo libro "Morfologia della fiaba" compie tutto un lavoro di analisi sulla struttura di essa.
- Individua così le funzioni ovvero delle azioni e reazioni ricorrenti nei personaggi.
- Ne individua 31 (es. divieto, allontanamento, infrazione di regole, trucco ecc...). Alcune sono più usuali di altre.
- Ovviamente questo numero è indicativo perché se ne possono individuare molte di più, senza contare le possibili combinazioni e frammentazioni.
- Nella sua analisi fissa anche sette personaggi:
- l'antagonista
- il donatore
- l'aiutante magico
- principessa + il padre re
- il mandante
- l'eroe
- il falso eroe
- Dopo la pubblicazione di questo volume Propp viene accusato di aver svolto solamente un bel esercizio strutturale, senza aver studiato l'argomento dal punto di vista morfologico. Quindi la sua analisi sarebbe incompleta.
- In realtà, subito dopo, pubblicherà "Le radici storiche dei racconti di fiabe", nel quale inizia a cercare una giustificazione alla mappatura precedentemente.
Zkai, ovvero il contenuto, viene spiegato dopo aver
formato l’azione del racconto.
- La metalettura, ovvero dare per scontato che il lettore
abbia le conoscenze per capire le vicende, non regge la
forma semplice.
BETTELHEIM
- Nel 1977 pubblica “Il mondo incantato: uso, importanza e
significati psicoanalitici delle fiabe”.
- Come si capisce dal titolo, decide di approcciarsi
alle fiabe dal punto psicoanalitico.
- Durante le varie analisi che compie, si imbatte anche
nella psicologia della “sposa animale” e si accorge
che è una riscrittura del mito di “Amore e Psiche”.
- Questa “scoperta” va a sostegno dell’idea che
mito e fiaba siano direttamente collegati poiché entrambe
formano semplici.
BERNOUST
- Nel 1973 pubblica “Segni, simboli e miti”, un libro nel
quale affronta appunto la nascita dei vari simboli.
- Vuole dimostrare che essi sono come dei contenitori
che cambiano significato a seconda di come li
riempiamo, senza perdere la loro dimensione di simbolo.
- Essi quindi sono indipendenti dalla realtà (es. svastica).
- Come i simboli, i miti possono allo stesso modo essere
riempiti, senza perdere la loro funzione originaria.
- Questo è possibile perché il loro “involucro” è fortemente
- Il racconto comico -
Nasce dalla principessa Zozza che, da quando è nata, non ha mai riso. In vita sua (ridere nelle fiabe significa essere nelle fiabe “sessualmente attivo di una persona”) il padre è disposto a qualsiasi cosa pur di rendere la figlia felice e ordina di costruire sotto la sua finestra una fontana che schizzi olio e faccia così cadere i passanti. La principessa inizia così a guardarsi le scivolate dalla finestra (guardare il mondo esterno, nelle fiabe introduce le novità). Un giorno va alla fontana una vecchina pezzente (come tutto il mondo di Basile) a raccoglierne l’olio. Un paio però, accortosi che Zozza guardava per farla ridere, rompe il naso alla signora. I due iniziano a litigare e, a quella scena, la principessa finalmente ride, dopo che la vecchia si è alzata la gonna come insulta. Offesa dalla risata la signora maledice la fanciulla: si innamorerà solo di un uomo dormiente che per essere risvegliato necessita di un vaso riempito in tre giorni, di lacrime.
L’uomo in questione è Tedeo, per il quale Zozza si ammala di malinconia e parte per trovarlo. Nel percorso conosce tre fate le quali le regalano tre automi. Giunta dall'amato inizia subito a piangere ma, poco prima di colmare il vaso, si addormenta. La Pessa, spostatosi in quel momento, arriva una schiava nera, la quale piange la ultima lacrime. Essa è Luca che riesce così, all'insaputa di Zozza, a sposare il principe ed a rimanere incinta. Senza darsi per vinta, la principessa va ad abitare
- Esse sono però veritiere perché restituiscono la differenza, le sfide, le ingiustizie e il disorientamento del popolo semplice di fronte ad esse e alla vita.
Testi da conoscere:
- La pulce (I,1)
- La Gatta Cenerentola (VI, 1)
- La Cerva fatata (IV, 1)
- La vecchia scorticata (I,1)
- Cagliuso (V, 4)
- L'Orsa (V, 2)
- Sette, Luna e Talia (V, 5)
- Inizieremo con l'affrontare diversi testi cavallereschi partendo dall'"Orlando Furioso".
- Lo affronteremo attraverso la "critica" e la riscrittura di Italo Calvino il quale scrisse "L'Orlando visto da Calvino".
- Il suo obbiettivo però è recuperarlo cambiandolo radicalmente con l'intento di:
- sottolineare cosa possono lasciarci oggi i suoi personaggi
- tracciare la linea di decadimento della figura del cavaliere
- Questa linea va poi a "terminare" nel "Il cavaliere inesistente", un cavaliere tenuto assieme dalla sua armatura bianca e che vive di regole e disciplina militare.
- Contrapposto a questa figura vi è il suo scudiero che invece è tutto spirito, lui non sa di esserci ma c'è come dice Carlo Magno nel libro.
- Se lo scudiero è spirito il cavaliere quindi è materia. Lo diventerà solo sul finale quando impazzendo acquisisce un corpo.
- Un altro libro che tratteremo è "I tre moschettieri" di Dumas.
- I suoi personaggi riassumono ognuno le caratteristiche dei cavalieri dell'Orlando ma, a differenza della lettura di Calvino, non tracciano una linea di
finito, disilluso, stanco ed apatico alla vita che deve condurre.
Ogni cavaliere è dipinto come inesistente, fantasma, affaticato dalla vita, fin dalle prime pagine in cui narra la sua battaglia.
Come ci è passato, però, da Ariosto a Calvino!
- Uno dei primi passaggi è racchiuso nel "Ciclo della tavola rotonda" e "Ciclo carolingio".
- Entrambi sono delle saghe ma al loro interno la figura del cavaliere è differente:
- Tavola rotonda: il modello è quello del cavaliere puro poiché solo lui è in grado di portare a termine la ricerca del sacro Graal, reliquia religiosa.
- Carolingio: il modello è quello dell'Orlando nel quale non vi è una vera ricerca epica. I cavalieri semplicemente seguono le loro inclinazioni.
- Le differenze tra i due modelli sono:
- nel primo la morte è costitutiva nel secondo no.
- La dignità è strettamente legata alla ricerca. Ma se nel primo se non vi è dignità la ricerca fallisce, nel secondo le due cose sono sempre in ottapposizione.
- Nel primo l'obiettivo è uno, nel secondo ve ne sono molteplici che si intrecciano tra di loro.
- L'Orlando descritto da Calvino è una miscela tra...