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3. IL MEDIOEVO IN ITALIA
Perché il Medioevo non ha prodotto in Italia una nazione come invece è successo in Francia o in
Inghilterra? La risposta sta in diversi sostanziali punti:
Rapporto con il Cristianesimo;
Individualismo al centro-nord;
Universalismo;
Multiculturalismo anti-nazione al Sud per gli influssi della cultura latina, greco-bizantina,
islamica, germanica e italiana.
L’apertura mentale di Federico II sarà determinante per la creazione di uno stato multietnico.
4. IL VOLGARE ITALIANO
L’utilizzo del volgare si manifesta ad un pubblico costituito anche da persone che non conoscono
il latino. Il termine “volgare” non è dispregiativo, ma significa “lingua del volgo” in contrapposizione
della lingua dei dotti che è il latino. Come nasce il volgare?
– Dal latino ufficiale: lingua letteraria di Roma elaborata dagli scrittori latini.
– Dal latino parlato: lingua popolare d’uso comune più umile, diffusa dai romani in tutte le
regioni che conquistarono.
– Con l’Impero romano: il latino parlato conserva una relativa compattezza e unità.
– Dopo l’Impero romano (dal 476 d.C.) → formazione attraverso delle nuove lingue chiamate
neolatine o romanze, perché nate dal ceppo unico del latino.
– Dalle principali lingue neolatine: italiano, francese, portoghese, spagnolo (castigliano),
catalano, rumeno, sardo, provenzale, ladino.
– In Italia, con il tempo e soprattutto con l’uso letterario, grazie alla preminenza del toscano
di Firenze: da volgare a lingua nazionale. Gli altri ‘volgari’ vengono relegati al ruolo di
dialetti. I diversi volgari corrispondono più o meno alle diverse regioni.
4.1 – Esempi più antichi di volgare non letterario
1. Indovinello veronese (fine VIII – inizio IX secolo), scoperto nel 1924 presso la Biblioteca
capitolare di Verona.
2. Placiti cassinesi (960-963)
Esempi più recenti di volgare anche letterario
1. Postilla amiatina (1087)
2. Iscrizione di san Clemente (ultimi anni del secolo XI)
3. Pianto cassinese (dopo il 1156)
4. Ritmo cassinese (fine del XII secolo)
5. Ritmo di sant’Alessio (fine del XII secolo), ritrovato incompleto e guasto in un codice
conservato presso la Biblioteca comunale di Ascoli Piceno.
6. SAN FRANCESCO (1182-1226)
6.1 – Vita e opere
San Francesco nasce ad Assisi nel 1182 e dà inizio alla letteratura religiosa. Il padre Pietro
Bernardoni, abile mercante di tessuti, gli garantirà un'istruzione. San Francesco conosce il latino e la
cultura cavalleresca: è infatti un cavaliere che matura con un'educazione filosofica, teologica e
letteraria. Sarà inoltre coinvolto in risse, problemi di gioco e relazioni promiscue con molte donne.
L’azione di Francesco suscita un grande seguito popolare che lo costringe a fondare l’ordine dei
Frati minori, approvato provvisoriamente da papa Innocenzo III e poi definitivamente da papa
Onorio III solo nel 1223, salvandolo dall'essere giudicato eretico. Quest’attesa di oltre di quindici
anni mostra un atteggiamento estremamente cauto della Chiesa nei confronti di tutti i movimenti
pauperistici.
Nel 1206, a 24 anni, vede per la prima volta la povertà fuori dalla città e fa riflessioni cadendo in
una profonda crisi religiosa. Vive una fase di travaglio e di elaborazione di uno stile di vita angelico
fatto di assoluta povertà, umiltà, penitenza, carità verso il prossimo e dedizione alla volontà di Dio.
Inizia un’esperienza a stretto contatto con le classi più disagiate e sfortunate, ma allo stesso tempo
in armonia con tutti gli elementi dell’ambiente naturale e della creazione. Raccoglie quindi favori
da parte dei poveri e ostilità dal mondo borghese. Questa tipologia di vita predicata da
Francesco interpreta sentimenti d’insoddisfazione e ribellione assai diffusi e radicati in vasti strati
sociali di quel tempo, convogliandoli nell’ambito dell’ordinamento della Chiesa, che rafforza il
proprio prestigio e arricchisce le strutture organizzative interne.
Nel 1219 Francesco compie un viaggio in Egitto per tentare di mediare con il sultano di quella
regione la possibilità per i cristiani di accedere a Gerusalemme. Nel 1224, due anni prima di morire,
si ritira a vita eremitica sul Monte della Verna (Umbria) dove, in seguito ad una visione, gli
compaiono sul corpo le stigmate: ferite ed escrescenze carnose sulle mani e sui piedi, che
ricordano dei chiodi, dai quali sanguina spesso. Ha inoltre un’altra ferita sul fianco destro, come
quella di un colpo di lancia. Fino alla sua morte cercherà sempre di tenere nascoste queste sue
ferite. Gli ultimi due anni sono per Francesco un autentico calvario. I tanti viaggi, la malattia agli
occhi, i numerosi digiuni hanno pesantemente minato il suo fisico. Decide quindi di tornare alla sua
Casa Madre dove tutto aveva avuto inizio, la Porziuncola, dove viene ricoverato nell'infermeria del
primitivo convento. Muore nel 1226, dopo aver aggiunto gli ultimi versi del Cantico delle Creature.
Opere in latino e in volgare di san Francesco:
– La Regola del suo ordine;
– Il Testamento;
– Le Admonitiones ai suoi frati;
– Le Laudes Dei;
– Laudes Creaturarum (o Canticum Fratris Solis).
6.3 – Laudes Creaturarum: forza comunicativa
La forza comunicativa di questo cantico è dovuta a:
1. Un'incredibile ispirazione biblica, la potenza declaratoria del testo sacro.
2. Il fascino della concezione teologica, il fascino di un Dio misterioso.
3. Il risultato di un rapporto con Dio privilegiato, che San Francesco si è guadagnato grazie
alla rinuncia, all'ascesi, alla penitenza. È il risultato di una vita sofferta per amore di Dio.
4. La suggestione di un uditorio semplice ed entusiasta fondata su:
a) Tecnica della ripetizione (“laudato si”);
b) Uso sapiente degli aggettivi (“preziosa, casta, pura”);
c) Nesso tra un sentimento che affraterna l'uomo alle cose e l’ammirazione per Dio,
autore di tanta bellezza, utilità e bontà. Concetto teologico che Francesco rende
comprensibile ai poveri.
La letteratura religiosa di San Francesco esprime gioia, bellezza, festa, letizia e gratitudine. È un
inno alla gioia ed è raro perché la letteratura religiosa del Trecento è diversa ed è basata sulla
sofferenza, sulla negatività del mondo, sul peccato della donna tentatrice dell'uomo e sul peccato
in generale. Uno di questi autori del trecento è Jacopone Da Todi, che insiste su questi elementi di
sofferenza. La concezione francescana afferma che l'idea di un Dio padre è importante perché se
Dio è padre, vuol dire che gli uomini sono fratelli fra loro, anche delle cose inanimate. Questo porta
a cercare un altro tipo di rapporto con i propri simili e gli elementi della creazione.
San Francesco inizia una tradizione lirica e religiosa, che insiste sulla centralità dell'uomo, la visione
di San Francesco inizia a diventare antropocentrica. La natura, infatti, è vista come creatura in
rapporto con l'uomo. Anche quest'opera è in fase di transizione: si ha un passaggio dal Medioevo
teocentrico, in cui l’elemento portante è Dio, a una modernità che comincia a rivolgere maggiore
attenzione all'uomo, alle sue necessità e sofferenze, al suo rapporto con la dimensione
trascendente e la realtà che lo circonda. Questo è il primo cambiamento di prospettiva, dovuto al
fatto che San Francesco vuole dare importanza al povero, mettendo in evidenza l'uomo stesso.
7. INFLUENZA DELLA LETTERATURA D’OLTRALPE. LETTERATURA IN FRANCESE
Dopo il Mille in Francia la letteratura esalta la generosità, la liberalità, il valore e il coraggio
personali. È la letteratura dei cicli in lingua d’oil (cioè in francese):
– Il ciclo sulla materia di Francia: ciclo carolingio (o Chanson de geste);
– Il ciclo sulla materia di Bretagna: ciclo bretone.
7.1 – Il ciclo carolingio
Il ciclo carolingio è un ciclo epico-religioso che ha al centro la figura di Carlo Magno e dei suoi
paladini. Nella Chanson de Roland, composta tra il 997 e il 1130, non compare il tema amoroso. Se
compare, è un amore ieratico e tragico, privo di qualsiasi effusione sentimentale.
7.4 – Letteratura provenzale
In Provenza la linea letteraria è prevalentemente amorosa, in lingua d’oc. I vari momenti della
vicenda amorosa – ispirandosi alla tradizione cortese medievale e ai costumi feudali che mettono
al centro dell’attenzione la dama (dal latino domina “padrona”) – sono regolamentati in schemi
ben precisi. Un presupposto importante è l’extraconiugalità, poiché si ritiene che solo fuori dal
matrimonio ci possa essere un vero amore. Questo principio di etica mondana entra in conflitto
con l’etica religiosa. Il rapporto tra uomo e donna riproduce i livelli gerarchici della società
feudale. L’amore si esplica nelle forme di servizio, vassallaggio, omaggio dell’amante nei confronti
dell’amata. Si richiede inoltre il rispetto di alcune convenzioni, allo scopo di convertire la pulsione al
desiderio in raffinamento delle qualità individuali dell’innamorato, che solo così può condurre a
piena realizzazione le sue virtù: lealtà, fedeltà, dedizione, discrezione, liberalità.
7.5 – Andrea Cappellano
Andrea Cappellano nasce intorno al 1150 e muore intorno al 1220. Nella seconda metà del XII
secolo scrive un popolare trattato in latino, il De Amore (o De arte honeste amandi, 1185),
contenuto in tre libri in cui si fissano norme e canoni dell'amor cortese. Alcune regole dell'amore:
Avarizia fuggi come pestilenza nociva e abbraccia lo suo contrario;
Ricordati fuggire lo mentire;
Del tuo amore non volere più segretari;
Castità dei servare all'amante;
Non curare d'eleggere l'amore di quella colla quale matrimonio contrarre non puoi senza
naturale vergogna;
In tutte le cose persevera obbediente ai comandamenti delle donne;
In tutte le cose si studia d'essere cortese e bene consumato;
Cura di prendere diletti d'amore quando è luogo e tempo e non ne avere alcuna
vergogna.
Regole che tendono a razionalizzare. L'amore non è irrazionale ma intellettuale. La lirica provenzale
da un lato cerca di perfezionare il tema d'amore idealizzandolo, dall'altro tenta di trovare gli
strumenti lirici che siano sempre più alti e puri, degni di esprimere un sentimento così alto.
La lirica trobadorica (dal verbo provenzale trobar “poetare, inventare tropi, fare poesia”) fiorisce
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