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Sallustio: nasce nell’86 a nord di L’Aquila e nel 52 è tribuno della plebe a Roma; si
mise al seguito di Cesare dopo l’espulsione del senato e ottiene il governo dell’Africa
nova. Rimase estraneo alle lotte seguite all’assassinio di Cesare finché la morte lo
colse nel 34. A quest’ultima fase risalgono il Bellum Catilinae, il Bellum Iugurthinum e
le Historiae Sallustio sceglie l’attività letteraria (otium) piuttosto che quella politica
(negotium) e già in questo egli denuncia implicitamente la crisi che attanaglia lo Stato;
secondo lui la causa va ricercata nello strapotere dell’oligarchia e lo dimostra
attraverso l’analisi di due episodi esemplari della storia recente. Nel Bellum Catilinae
contrappone una visione idealizzata del tempo delle origini basata sulla virtù
all’odierno malcostume politico e le discordie interne che sfociano alla fine nella
congiura di Catilina. Nel Bellum Iugurthinum appare più razionale poiché la crisi viene
ricondotta al venir meno nei cittadini della paura dei nemici esterni (e non nel disegno
della sorte come nel Bellum Catilinae). Nelle Historiae, infine, si accentua
ulteriormente il suo pessimismo. Nuovo è il suo stile prosastico, aspro, spezzettato e
spesso disarmonico; la lingua rimane quella arcaicizzante di Catone.
Asinio Pollione: autore delle Historiae in cui egli affronta il tema scabroso delle
guerre civili dal primo triumvirato (60) alla battaglia di Filippi (42). Nel 39 egli fonda la
prima biblioteca pubblica e introduce la pratica delle recitationes, lettura di opere
letterarie fatte dall’autore a una cerchia di amici.
Giulio Cesare: autore del de bello Gallico e del de bello civili. Il commentarius è un
genere che differisce dalla storiografia per il suo carattere autobiografico, e proprio
questo Cesare lo adotta nelle sue opere, con molteplici annotazioni e uno stile
essenziale come da bollettino di guerra. L’elaborazione retorica (all’apparenza) è
minima, ma massima è l’eleganza lessicale, depurata di ogni arcaismo.
Gli interessi antiquari e Varrone: nel Liber annalis Attico ordinava tutta la storia di
Roma dalle origini fino all’età contemporanea con carattere propedeutico; alla sua
cerchia appaiono legati Cornelio Nepote e Varrone. Quest’ultimo in particolare nasce a
Rieti nel 116 ed ottiene ottima educazione, avviando poi un’occupazione politica con
spirito conservatore. Scrisse 600 libri di cui però sono giunti a noi solo 3 libri del De re
rustica, un dialogo che fornisce immagine moralmente gratificante della vita dei
proprietari terrieri, e 6 libri del De lingua latina. Nelle opere storico-antiquarie
rientrano i 41 libri delle Antiquitater rerum humanarum et divinarum; cercò anche di
ordinare tutto lo scibile nel sistema dei 9 libri delle Disciplinae, cui si baserà
l’enciclopedismo tardo antico. Alle arti liberali, che confluiranno nel trivio e nel
quadrivio, Varrone aggiunge medicina e architettura. Sempre di ispirazione filosofica
sono le Saturae Menippeae, che fornivano divulgazione della filosofia tra i meno dotti
in forma piacevole e divertente, attraverso la combinazione di prosa e versi tipica
dell’opera di Menippo di Gadara. Forte è lo sperimentalismo linguistico, affollato di
volgarismi, arcaismi ma anche termini ricercati e poetici.
L’età di Augusto (periodo aureo)
Virgilio
Orazio
L’elegia d’amore (Tibullo e Properzio)
Ovidio
Livio
10) L’età augustea: politica e cultura
Gli avvenimenti: Ottaviano è il nipote di Cesare e dopo la sua morte viene designato
suo erede nel testamento; il giovane inizialmente si schiera con il senato contro Marco
Antonio e dopo averlo sconfitto a Modena nel 43 si riconciliano ed insieme a Lepido
formano il secondo triumvirato. Dopo aver sconfitto l’esercito repubblicano comandato
da Bruto e Cassio a Filippi in Macedonia, i triumviri ricompensano i veterani con le
terre confiscate ai proprietari italici. Ma dopo varie lotte fra Ottaviano e Antonio e una
pace molto effimera (pace di Brindisi), Ottaviano consolida il suo potere sul fronte
occidentale e Antonio si muove sul fronte orientale verso Cleopatra nel settembre
del 31 sulle acque di Azio, la flotta di Ottaviano sconfigge le navi di Antonio e
Cleopatra, che un anno dopo si diedero al morte nel 27 nasce così la res publica
restituita e Ottaviano viene proclamato Augustus.
La politica culturale: in questo periodo si vengono ad istituire rapporti organici con
intellettuali e poeti attraverso la persona di Mecenate, che riuscì a legare a sé molti
scrittori del tempo creando un circolo di poeti. Ottaviano, dopo gli anni di crisi, viene
celebrato da questi come uomo della provvidenza e della speranza. Questa fase
iniziale è detta letteratura augustea; con la seconda fase abbiamo un cambio
generazionale e i poeti cantano del ritorno alla pace in una nuova età dell’oro:
Ottaviano ha estinto le guerre civili, restaurando la libertà.
I circoli poetici: Mecenate nasce ad Arezzo nel 70 e diviene potente consigliere del
principe, riunendo intorno a sé i migliori scrittori del tempo in un sodalizio morale e
culturale. Egli è dotato di raffinata cultura, fondata su un epicureismo tollerante. Al
suo circolo appartengono gli autori classici di età augustea: Virgilio Orazio e Properzio.
Altro uomo politico di antica nobiltà è Valerio Messalla Corvino, che fu in grado di
riunire nella propria casa molti poeti fra cui Tibullo, Sulpicia e il giovane Ovidio. I poeti
del circolo di Messalla, però, erano meno vincolati all’ufficialità del programma
letterario del principato rispetto a quello di Mecenate.
Letteratura e pubblico: il programma augusteo prevedeva l’apertura di biblioteche
pubbliche e il rilancio di generi letterari destinati alla recitazione orale, come il teatro
latino; ma per quest’ultimo obiettivo ogni sforzo risultò vano e Orazio diede ragione di
questo fallimento rivelando che la letteratura raffinata della nuova generazione non
era adeguata ai gusti della massa teatrale. La poesia augustea, infatti, è dotta e
raffinata, ideologicamente impegnata, canta un sistema di valori comuni con
un’estrema ricchezza di temi.
11) Virgilio
La vita e le opere: Virgilio nacque ad Andes nei pressi di Mantova il 15 ottobre del
70, ebbe buona formazione scolastica e si recò a Napoli per frequentare il circolo
epicureo di Sirone. Tra il 42 e il 41 inizia la ridistribuzione delle terre transpadane ai
veterani dei triumviri evento determinante nella sua vita (li perde e li recupera
grazie ad Ottaviano). Le Bucoliche si collocano fra il 41 e il 39; dopo di essa entra in
rapporto con Mecenate e nel 38 gli presenta Orazio. Nel 36 inizia a lavorare alle
Georgiche, dedicate a Mecenate, e dal 29 in poi si dedica totalmente all’Eneide. Si
reca ad Atene per incontrare Augusto nel 19 e dopo una visita a Megara si ammala e
muore appena sbarcato a Brindisi.
Le Bucoliche: Virgilio si ispira per quest’opera agli Idilli di Teocrito, con
riecheggiamenti ed allusioni. I poeti che si muovono sullo sfondo utopico possono
essere nella Sicilia di Teocrito, nell’Arcadia del mitico Pan ma anche nelle terre padane
delle espropriazioni. Il libro comprende 10 carmi, detti ecloghe:
I ecloga: dialogo fra i pastori Titiro e Melibeo i quali hanno subito la confisca dei
campi. Titiro li recupera grazie ad un giovane divino (cfr. Ottaviano), Melibeo è
costretto all’esilio;
II ecloga: Coridone canta il suo amore sfortunato per il giovane Alessi;
III ecloga: gara poetica fra Dameta e Menalca e Palemone li giudica in parità;
IV ecloga: non ha cornice bucolica ed è una profezia riguardo l’avvento di una
nuova età dell’oro;
V ecloga: i pastori Mopso e Menalca cantano uno la morte di Dafni, l’altro la sua
apoteosi;
VI ecloga: Sileno è costretto a mantenere la promessa di un carme e canta miti
cosmogonici e metamorfici;
VII ecloga: Melibeo parla di una gara di canto tra Coridone e Tirsi e Dafni
dichiara vincitore il primo;
VIII ecloga: due storie d’amore Damone canta il suo amore infelice per Nisa
che lo tradisce + Alfesibeo canta gli incantesimi di una donna per recuperare
Dafni;
IX ecloga: espropriazioni della I Licida e Meri lamentano la perdita delle terre
di Menalca;
X ecloga: omaggio all’amico Gallo che soffre poiché abbandonato dall’amata
Licoride.
Alternanza di componimenti a carattere dialogico (I, III, V, VII, IX) e altri lirico-narrativi
(II, IV, VI, VIII, X) + disposizione simmetrica di compie a distanza di argomento affine
I - IV (esproprio delle terre), II - VII (gare poetiche), IV - VI (carmi lontani dal tema
pastorale). La raccolta si apre con un omaggio ad Ottaviano e si chiude con uno a
Gallo. Il verso raffinato ed equilibrato risponde alla serenità del canto bucolico.
Le Georgiche: dedicato al nuovo protettore, Mecenate, è un poema epico-didascalico
in 4 libri. Le Georgiche si collocano nella tradizione ellenistica del poema didascalico;
la sua scelta riguardo l’opera è in consonanza con gli indirizzi di Mecenate
incoraggiato a tale opera per celebrare i valori della vita agricola e risollevare quindi i
contadini rispetto alla grave crisi agricola e sociale. L’opera è formata secondo uno
schema a coppie (segue l’esempio lucreziano): prima coppia = mondo inanimato /
seconda coppia = mondo animato:
I libro: proemio + lavori per la coltivazione dei cereali + digressione sulla
giustificazione divina del lavoro + tempistica + calendario;
II libro: proemio + coltivazione degli alberi + lodi dell’Italia + coltura della vita +
lodi della primavera + lodi della vita agreste;
III libro: dedicato agli animali I parte = allevamento del bestiame di grossa
taglia (cavali e bovini) + II parte = allevamento del bestiame di piccola taglia
(ovini e cani);
IV libro: I parte = allevamento delle api e il loro mondo / II parte = possibilità di
rinnovare lo sciame.
L’equilibrio stilistico e linguistico tra digressioni e argomentazioni didascaliche fa delle
Georgiche un’opera perfetta; l’aspetto più importante della poesia è l’umanizzazione
della natura che si esprime pienamente nel IV libro, quando le api diventano esse
stesse modello di organizzazione sociale fondata sull’etica del lavoro.
L’Eneide: poema mitologico in cui la storia è vista solo in lontana prospettiva; egli
infatti concepisce un progetto molto ambizioso, ovvero confrontarsi direttamente con
Omero e rinnovare l’epica latina ferma ai modelli arcaici prendendo come argomento il
mito di Enea, cui si collegano le