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MAGICO: FISSARE NEL SENSO DI BLOCCARE, PER 4 RAGIONI
Ovidio, Amores: poeta elegiaco di età augustea (scacciato da Augusto nel Ponto, TERRA DI MAGIA perché Lì NASCE MEDEA, SI TRASFERISCE POI INTESSAGLIA CON GIASONE); gli Amores sono una raccolta di elegie, QUINDIDISTICI ELEGIACI (esametro + pentametro dattilici – uu_), in cui confluiscono tutti itopoi del genere – poeta innamorato, donna che tradisce, sventure d’amore, narrazionein prima persona, qui “noi”, plurale poetico – ma novità di Ovidio: scherzosità e auto-ironia; ritratto dell’amata – Corinna - evanescente (diverso da Catullo, Tibullo,Properzio); estensione tematica. All’interno del terzo libro, narra di una notte di“cilecca” nei cfr di Corinna e la spiega, in quanto fatto inconsueto, ricorrendo allamagia:Num mea Thessalico (la Tessaglia è la terra in cui la maga Medea – che è risaputo fossededita alla
stregoneria – si trasferisce – NASCE NEL PONTO, CF MAR NERO CFVIRGILIO, dopo aver reso Re e aver sposato Giasone (che poi tradirà)) languent devota(qui tradotto con stregato, ma sinonimo di defixus, bloccato, fissato, solo che la devotioapparteneva alla sfera pubblica, la defixio a quella privata) veneno (perde la suaconnotazione di vox media dell’epoca repubblicana e qui, senza specifiche, è intesocome intruglio di erbe chiaramente dai fini stregoneschi) corpora? num misero carmen(magia-poesia: formula) et herba nocent, sagave (saga, da sagio, presagire o megliocogliere in profondità: le maghe, oltre che alla stregoneria, erano esperte di divinazione)32poenicea defixit (fissare il nome sulla tavoletta per poi colpire il fegato, fissandoall’altezza di questo, nella statuetta, gli aghi, altro momento della defixio) nomina ceraet medium tenues in iecur egit acus? Carmine (ancora cf supra) laesa Ceres sterilemvanescit.Il passaggio è
particolarmente importante: le maggiori testimonianze sulla defixio e le sue fasi giungono dall'archeologia. Muovendo dal presupposto che Audollent nel 1904 pubblica le "Defixionum tabellae" in cui estende le precedenti classificazioni a 5: iudicariae, per colpire un nemico all'interno di un processo/amatoriae, per indurre in amore verso sé una persona/agonisticae, per colpire un amico nel contesto di una gara/contro un ingannatore o un ladro/contro un nemico in materia economica, la defixio è una richiesta agli Dei degli Inferi (principalmente Ade-Proserpina) affinché danneggiassero un avversario. Procedura: la saga (maga, cf supra), plasmava a immagine e somiglianza della persona da bloccare/colpire una statuetta di cera che disponeva inginocchiata con le mani legate dietro al tronco e veniva trafitta da aghinelle parti del corpo che s'intendeva colpire, mentre si pronunciavano parole del tipo "trafiggo queste parti in modo che la“persona pensi solo a me”. Dopo di che queste parole venivano riportate incise su un supporto scrittorio – giuntici per lo più in lamina di piombo, ma pure cera e papiro – insieme ad eventuali altre. Il tutto, facoltativamente riposto all’interno di una scatoletta – veniva portato all’interno di una tomba –32 Potevano essere in cera, papiro o piombo…le maggiori rimaste, per ovvie ragioni legate alla conservazione, sono in piombo.33 Il cui simbolo è la luna, vd luna piena in Satyricon, nel racconto di Nicerote sulla licantropia. Auspicabilmente di un morto prematuro – ma in generale in un “luogo in basso”, così ch’egli la recapitasse agli Dei degli Inferi. Altra testimonianza riportata da Graf, defixio contro Lentinio Lupo (lupo lento), stavolta depositata nel Santuario delle Ninfe nei pressi di Arezzo; il tentativo di specificazione linguistica dal canto del mittente (che a più riprese tenta di
Chiamare con un nome pertinente le Dee) ne mostra la devozione (captatio benevolentiae); qui si auspica che il nemico sia sgozzato. Altri luoghi, oltre le tombe e i pozzi, tutto ciò che era a contatto con il mondo sotterraneo delle divinità degli inferi: Ctonie (Tonie->Cartonie) direzionalità dei riti che rispecchiasse il luogo degli Dei (vd, vs Superi, gli Dei del cielo). Tornando a Ovidio si parla di Poenices, tradotto con cera rossa. Anzitutto anche il supporto scrittorio poteva di essere di cera, non solo la statuetta, non solo in lamina di piombo... quindi qui si può pensare che il nome sia sulla tavoletta e non sulla statuetta (veniva riportato anche là). Rossa (e non giallo chiaro, cf pura cera d'ape delle consuete tavolette) perché più vicino alla sensibilità degli Dei degli Inferi. Poenices: Cartaginesi: Fenici più vicini alla città di Roma: Fenici, migliori estrattori di rosso porpora dai gusci dei molluschi.
Tornando alla connessione significato etimologico di Defigere e universo della magia nera/stregoneria– fissare, il destino del nemico sulla tavoletta/ Fissare gli aghi sulla statuetta/ fissare il nemico in una condizione di perdita di autonomia, giacché la sua sorte è gettata nelle mani delle divinità Ctonie/ a proposito della statuetta legata– inginocchiata, cf Katadesmos (catalessi del mos maiorum dal greco, legare in basso. Tornando a Plinio, libro XXX, storia pliniana della magia Libri 28-29-30, rimedi naturali tratti dagli animali a partire dall’uomo; nel libro 28 si parla di superstizioni (cf religio) magico-religiose e di magia nera (defixio, nb ultimo episodio sulla rottura dei gusci delle uova!), come di insieme di credenze trasmesse dal mos maiorum (atteggiamento pacato). Qui, nella prefatio al libro XXX, atteggiamento ben più giudicante: parla di magia in quanto ars (technè in greco), acquisendo la prospettiva dei Greci (medici) cheReputavano la magia muovesse, diversamente che la medicina, da premesse sbagliate, in quanto non naturali (ricordati sdoppiamento magia in IV secolo, Platone Euripide): Plinio ritiene che l'arte magica (non magheia ma ars fraudolentissima, o magicas vanitates - imposture -) abbia abbracciato le altre tre ars, la medicina (greca), le ars matematiche (astrologia - predizione del futuro a partire dall'osservazione degli astri - divinazione), e la religione (che è un'ars) e abbia avuto la presunzione di sostituirsi alla medicina appellandosi alla divinazione e alla religione. Il fatto di assumere la prospettiva medica greca, giustifica la sua posizione dura: si ricordi che era romanocentrico; giudica insomma tale ars come un male importato acquisendo la prospettiva del medico greco (vs epoca repubblicana, cf Catone, medicina intersecata alla "magia" nella tradizione del mos maiorum). Quindi, all'interno del libro XXVIII, s'impiegano tutti i
termini già ravvisati in età repubblicana, in quanto si fa riferimento alle superstizioni magico-religiose e alla magia nera; all'interno del libro XXX si impiega più propriamente il termine magicus, legato alla magia medico-divinatoria (il male importato). Tuttavia, 4 attestazioni dell'uso di magicus in passi precedenti (su 23 o 24) - si pensi al rimedio nel libro 28 sulle iene 'gli escrementi e resti di iena scongiurano le "insidiae magicae"' - testimoniano di un'ambiguità che è probativa del fatto che l'aggettivo andava sempre più assumendo la connotazione che gli sarà propria in seconda età imperiale (+ simile a magia per come la intendiamo noi). Quindi: Plinio, all'interno del libro XXX, è in qualche modo costretto ad assumere quell'atteggiamento nei confronti della magia, vale a dire la prospettiva medico-greca che ritiene che la magia muova da premesse sbagliate.Dalla funzione didattico-scientifica della sua opera. Ma questa è una posizione dottrinale, non culturale (cf il diversissimo atteggiamento mostrato nel libro XXVIII); tanto che, all'interno del libro XXX, Plinio la chiude così: insomma, la magia, per quanto deprecabile, possiede una ombra di verità (valenza antropologica).
Apuleio (Apologia, Asino d'oro). Apuleio, oratore itinerante del II d.c, di origini algerine e autore del secondo romanzo più famoso della letteratura latina, INSIEME APETRONIO. Nell'Apologia (trascrizione dell'autodifesa pronunciata al suo processo), in cui è accusato di aver impiegato la magia per avere in sposa la ricchissima vedova Pudentilla, dai genitori di lei, Apuleio risponde che anzitutto si deve distinguere una magia vera, da una che non lo è: la prima è nobilissima e rende onore agli Dei, diffusa a partire da Zoroastro e che lega a sé figure del calibro di Democrito.
Pitagora, Empedocle e Platone; lui la conosce bene ed è onorato di esser paragonato a questi. Persuade, vista peraltro la sua sconfinata cultura, i giudici. Sia il Plinio del libro XXX che Apuleio ritengono che la magia sia un'ars con alle spalle una lunga storia; partendo da uguali premesse, tuttavia, giungono a conclusioni opposte: magia nell'antica Roma come vox media e magus accettato o stigmatizzato dipendentemente da quale tipo di magia praticasse - + ricorda che Apuleio parte proprio 34 In realtà Democrito è citato da Plinio, che lo taccia d'esser il principale colpevole della diffusione della magia, visti i suoi famosissimi scritti, cf libro XXX. dall'esistenza di due tipi di magia e anche Plinio fa riferimento a due tipi: libro 28, superstizioni magicoreligiose mos maiorum vs ars medico-magica-religiosa libro 30! Plinio fa riferimento alla magia-medicina-religione e per le esigenze didascaliche della sua opera, condanna la magia che appellandosi
alla divinazione si arroga il diritto di sostituirsi alla medicina (è costretto, per una questione di fonti, ad assumere la prospettiva greca). Apuleio, al contrario, non fa riferimento alla medicina e non si riferisce alla religione dei culti privati – quella appunto degli itineranti – bensì a quella pubblica tanto che quando lo accusano di venerare religiosamente una statuetta che tiene in casa, risponde che si tratta di un Mercurio, solenne ma comune dimensione comune, sociale legittimante! + inizia la sua trattazione parlando del magus come, in origine, un sacerdote persiano (ancora religione ufficiale). + tieni in considerazione il fatto che Apuleio vive sotto il principato di Adriano (II d.c), non + espansionismo, consolidamento politico e cosmopolitismo – la prospettiva antistraniera in lui è del tutto assente –. Ancora Plinio NH, libri XII-XX, si parla del mondo vegetale, Processo a Cresimo (150a.c.). All’interno del libro XVIII