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MATTEO MARIA BANDELLO
E' il “riscrittore” della novella di Giulietta e Romeo. Riscrivere una storia senza denunciare da chi è
stata ripresa nel Cinquecento non è una cosa negativa ma sintomo di ammirazione verso una
persona. Per esempio ci sono varie imitazioni di Dante e Boccaccio, spesso di vari centoni, cioè
solo pezzi di frasi. Non è necessario dichiarare l'autore da cui viene preso, è un omaggio ma non si
può ricopiare tutto e dire che era di sua mano.
Bandello scrisse moltissime novelle e riprese anche molte altre storie.
Nasce nel 1485 (come Da Porto) a Castelnuovo Scrivia, in Piemonte, anche se nel Cinquecento tutta
l'Italia settentrionale era chiamata Lombardia (=dove erano passati i Lombardi). Molto
probabilmente i suoi antenati erano nobili e al tempo la nascita nobile era considerata un elemento
di superiorità. Molte persone intelligenti dell'epoca infatti non sarebbero potute arrivare a livelli
molto alti se non grazie alla nascita nobile. Inoltre se nascevi come figlio legittimo e nobile potevi
arrivare al massimo del potere mentre se eri figlio illegittimo il massimo era diventare papa. Il
numero di figli illegittimi al tempo era larghissimo.
Bandello fin da piccolo viene inviato alla carriera religiosa perchè suo zio Vincenzo era priore dei
domenicani, uno dei due ordini religiosi più importanti al tempo. Gli altri erano i francescani. I suoi
avevano dei possedimenti. Subito accetta la carriera religiosa all'interno dei domenicani perchè lo
zio può aiutarlo nella sua carriera.
A 12 anni entra nel convento di Santa Maria delle Grazie di Milano (l'affresco Ultima Cena di
Leonardo è dipinto qui quindi convento molto importante e lo stesso Bandello ricorda il pittore
dipingerlo) e riceve le prime educazioni. È uno studente molto bravo e a 15 anni si trasferisce nel
convento di Pavia dove c'era l'Università dello Stato di Milano. Oltre alle discipline teologiche e
giuridiche è anche innamorato della letteratura.
Pochi anni dopo si sposta a Genova dove comincia a seguire lo zio perchè venga conosciuto come
futuro importante personaggio. Diventa ufficialmente prete e nel 1505 lo zio decide di fare un
viaggio nei conventi più importanti per controllare la situazione e si porta dietro il nipote.
Va a Firenze dove Bandello ha un primo amore platonico per una giovane che celebra sotto il nome
di Viola.
Poi arriva a Roma e frequenta la casa di una cortigiana. In questi ambienti infatti spesso si creavano
dei salotti in cui si ritrovavano uomini di una certa cultura perchè la vera cortigiana sapeva cantare,
recitare poesie, inventare poesie, suonare.
A Napoli invece entra nelle simpatie di Beatrice d'Aragona, la vedova di Matteo Corvino, re
d'Ungheria. La sorella era sposata con il duca di Ferrara. Quando il re di Ungheria muore lei torna a
Napoli, senza figli. Il figlio di Eleonora, sorella di Beatrice, viene nominato primate di Ungheria
perchè la zia non avendo figli cercò di far fare la miglior carriera ai nipoti. Bandello ama la corte di
Napoli. È molto amato come persona di compagnia e subito mostra le sue doti letterarie.
Arrivano in Calabria nel 1506, dove però il viaggio si interrompe perchè lo zio improvvisamente
muore. Bandello riporta la salma a Napoli e lo fa seppellire all'interno della chiesa. Bandello quindi
non ha più la sua guida e non ha la nomina che sperava di ereditare. Torna a Milano e decide di
entrare nelle corti come letterato, comincia a frequentare i circoli e i salotti aristocratici.
Situazione politica di Milano
Vi è un alternarsi tra francesi e la famiglia degli Sforza. Ludovico il Moro Sforza aveva preso il
potere sui Visconti.
Nell'Italia settentrionale nel 1494 erano iniziate le invasioni straniere che continuano fino all'Unità
d'Italia. I francesi volevano espandersi e non volevano che quel territorio fosse preso dagli spagnoli,
l'altro motivo è che Valentina Visconti, ultima di questa famiglia, aveva sposato un nobile francese
con l'accordo nel 1389 che se i Visconti non avessero avuto figli il ducato sarebbe passato in mano
francese. In realtà i Visconti si erano estinti ma solo perchè Ludovico il Moro aveva vinto contro di
loro (quindi non per l'assenza di eredi come previsto dall'accordo). Nonostante il fatto che quel
contratto matrimoniale fosse stato fatto un secolo prima i francesi rivendicavano quel loro “diritto”.
Con questo i francesi giustificano la guerra che muovono contro gli Sforza.
Luigi XII re di Francia viene in Italia per rimpossessarsi del ducato di Milano. Gli Sforza però non
si rassegnano e nel 1512 riescono a scacciare i francesi e riprendere il potere grazie all'aiuto
dell'imperatore Massimiliano I, che presta allo Sforza i suoi soldati svizzeri. I francesi rispondono
alla stessa maniera e nel 1515 con la battaglia di Marignano gli svizzeri vengono battuti dai soldati
francesi. Dal '21 al '35 tornano gli Sforza. Nel 1535 arrivano gli spagnoli che restano fino al
Settecento.
Siamo in un periodo di grandi rivoluzioni in cui vari signori d'Italia ne approfittano per
impossessarsi di territori altrui. Per esempio il duca Valentino aveva provato a costruire un regno
nel nord Italia, il papa si era impadronito di Bologna dove c'erano i Bentivoglio che si rifugiano a
Milano, dove mettono su una piccola corte. Bandello cerca di entrare nelle loro grazie.
Questi sono tutti sposati tra di loro: un Bentivoglio è marito di Ippolita Sforza, che sarà una grande
protettrice di Bandello ed è lei che lo esorta a scrivere le novelle. Bandello è quindi molto legato sia
ai Bentivoglio che agli Sforza e quando questi tronano a Milano dal '12 al '15 Bandello è un uomo
di corte degli Sforza, quando questi vengono cacciati Bandello scappa a Mantova, dove c'è Isabella
d'Este. Pare che la sua fuga sia così veloce che perde le carte della prima versione della novella che
aveva iniziato a scrivere. Resta a Mantova dal 1515 al 1522. Bandello è molto amato qui,
soprattutto dalle signore che girano in questa corte, c'era anche Elisabetta Gonzaga, cognata di
Isabella d'Este. In questo soggiorno lui celebra in poesie il suo secondo amore platonico che nomina
Bencia. Quando i francesi abbandonano Milano torna ma nel '26 deve scappare di nuovo, per colpa
di altri ma non si sa di chi e non si sa cosa sia successo. Entra quindi al servizio di Federico
Gonzaga e incontra Niccolò Macchiavelli che era Ministro degli Esteri. Sembra che durante questo
periodo Bandello chiese di abbandonare l'abito religioso ma non va in porto. È al servizio anche di
Cesare Precoso, figlio del doge di Genova che era stato cacciato in esilio. Precoso fa il comandante
al servizio dei veneziani e ha istanza a Verona. In realtà Bandello dovrebbe essere il suo segretario.
Gli procura anche una moglie, Costanza Rangone, che aveva due sorelle e Bandello era riuscito a
far sposare anche le altre due con membri minori della famiglia Gonzaga. Pare che Bandello sia
estremamente abile a saper contrarre matrimoni (abilità nella contrattazione). Bandello per tutta la
sua vita sarà diplomatico della famiglia. Con i Precoso si reca in Francia e conosce Margherita di
Navarra, una regina che scrive novelle in imitazione del Decameron.
Ad un certo punto Cesare Precoso viene ucciso in un'imboscata nel 1541 e Bandello resta a servizio
della vedova e la segue prima a Venezia e poi in Francia, dove il re da' ospitalità alla famiglia dei
Rangone. In questo ambiente ad un figlio di Costanza e Cesare viene offerto un vescovato (quello di
Agen) dal re di Francia, il ragazzo però ha solo 12 anni e Bandello fa la funzione di vescovo al suo
posto fino alla maggiore età. Resta in Francia fino alla sua morte nel 1561 e il suo corpo viene
sepolto nel convento dei domenicani.
Bandello fa una raccolta di novelle in cui però non fa una cornice unica. Prima di ogni novella lui
ne fa una piccola: quando l'ha sentita, chi l'ha raccontata e qual è stata l'occasione in cui questa
novella è stata narrata. Ogni volta mette come protagonista un signore che vuole omaggiare e la
dedica ad un altro signore.
In totale sono 214 novelle. Le divide in parti, le prime tre sono di lunghezza ampia quasi uguale
mentre la quarta parte è molto più breve perchè la morte lo interrompe. Non vengono pubblicate
direttamente da lui ma da Costanza Rangone e il figlio Ettore Precoso in Francia, a Lione. Le prime
tre parti invece erano state pubblicate a Milano e in Toscana.
La “rivoluzione” di Bandello è quella della lettera dedicatoria che è estremamente legata alla
novella. Le occasioni in cui le novelle sono raccontate sono sempre eventi storici del periodo in cui
Bandello vive. Molte sono vere altre invece no.
Idea di onore che ossessiona Bandello: l'onore di una donna è di non fare mai nessun torto al marito.
Invece in Boccaccio vi era il trionfo dell'amore e la nobiltà di sangue non era importante tanto
quanto quella di comportamento. Boccaccio era molto più aperto alla possibilità di miglioramento
della società. Questa libertà viene completamente dimenticata a metà del Cinquecento.
Queste novelle piacciono molto e quando ancora Bandello era vivo vennero fatte delle antologie
con solo alcune novelle perchè ripubblicarle tutte sarebbe stato troppo costoso. Le novelle di
Bandello sono novelle tragiche. Mentre in Boccaccio le novelle comiche sono ricordate di più di
quelle tragiche.
Le novelle di Bandello piacciono molto anche in Francia, anche perchè moltissimi conoscono
l'italiano e possono leggere in originale e perchè grazie alla brevità si possono leggere velocemente.
Piace il genere. Dalle raccolte di novelle francesi passa a quelle inglesi.
Crea una cornice per ogni novella nella lettera dedicatoria, parte fondamentale di ciascuna novella.
Non contiene solo complimenti ma racconta anche, inventandola, quale sia stata l'occasione in cui
ha sentito la novella che sta scrivendo. La cosa più importante è che vi mette la sua spiegazione di
cosa è per lui la vita, la sua etica. Dice che non scriverà in toscano, come doveva essere, ma in
lombardo; ha quindi coscienza della possibilità di diversità nella scrittura. Scrive in volgare classico
usando anche termini non presenti in Boccaccio.
Novella di Romeo e Giulietta
Girolamo Fracastoro è un letterato molto famoso soprattutto in Veneto, a lui è dedicata la novella.
Al tempo era un famoso medico ed è il primo che diede alla sifilide questo nome. Scrisse una serie
di trattati sulle malattie di quei tempi: al tempo ci si curava o attraverso medicine ottenute dalle
piante o con le acque minerali, termali. Non c'erano altre possib