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CARPETIER: IL REAL MERAVILLOSO
Il “real meravilloso” è lo stile per raccontare la visione identitaria del Latino Americano, nel realismo magico quando appare unfantasma (intendendo tutti i prodigi) non ci si sconvolge minimamente. Si sorride, si parla ecc... Carpentier segue una traduzione altra rispetto a quella occidentale, è legata alla magia del quotidiano, gioca con lo stupore deiprimi coloni prendendo in prestito quello sguardo straniato per rendere l'idea di uno stile autoctono per guardare la realtà. Il testo “De lo real maravilloso americano” di Carpentier è interessante perché parte dagli sguardi estranei ed esterni del nuovomondo: inizialmente l'Europa descrive questa nuova realtà come quella inventata nei libri della meraviglia e Carpentier parteproprio da qui, "Il nuovo mondo è come un libro di cavalleria vivente", uno spazio di verosimiglianza e immaginazione. Nessunafrontiera percontenere i rispettivi ambiti che collassano l'uno sull'altro. Carpentier si trova in Francia quando scrive questo testo e cerca di prendere la visione comune degli anni 20 e 30 cercando di portare l'uomo comune ad abitare altrove, nella meraviglia. Il surrealismo è il fenomeno più estremo per contraddizione della tradizione occidentale che castiga la meraviglia dall'impossibile. Il surrealismo stravolge il fronte comune dell'osservazione e punta in solitaria la meraviglia. Ogni parte è incompatibile con l'altra. Carpentier lavora ad un mondo dove tutto è comune.Ad un certo punto, Carpentier ripensa alla storia dell'America Latina e ha la sensazione che tutto ciò che i surrealisti stiano inventando per distruggere questa tradizione esista già in America Latina. Schemi presenti ma che non nascono per esclusione, ma per integrazione.vuole rivendicare un privilegio dell'uomo latino-americano e scrive così un romanzo sugli schiavi neri con uno sguardo che integri i due sguardi: il conquistatore e il conquistato. Fa un viaggio ad Haiti e si rende conto che in realtà gli studi surrealisti non siano serviti a nulla. I trucchi descritti dagli europei sono per Carpentier povertà immaginativa. Imparare codici a memoria. Codici del fantastico. Un pittore surrealista, Masson, viene nell'altro mondo e si propone di disegnare la selva dell'isola di Martinica, ma il soggetto divora il pittore. Non riesce a dar conto sulla tela della selva. Alla fine del testo si da conto dell'origine di questo sguardo privilegiato che ha a che fare con la natura ancora vergine. Il nuovo mondo non ha ancora barriere alzate, i fenomeni non hanno ancora un luogo culturale definitivo. È una novità culturale dove tutto è caotico, dove tutto sempre per avvenire diventa garanzia di uno sguardo.PROLOGO: DE LO REAL MARAVILLOSO AMERICANO (prólogo a El reino de este mundo, 1949)
nuovo ed inedito sulle cose. Una negoziazione continua del divenire che si sta dando e continuerà adarsi tra i vari elementi indigeni e culturali. Una negoziazione dei limiti del reale che non sarà forse mai definitiva rendendo larealtà fluida.
Il Realismo magico è legato al meticciato, lo sguardo sincretico che deriva dal meticciato e che racconta una realtà sconfinata.
Un Preciso legame tra meticciato culturale e l'idea di una ontologia mista, aperta al dialogo paritario tra la realtà razionale equella nascosta I modelli culturali occidentali vengono accolti in un territorio senza schemi che non da loro un posizione retoricastabile. Gli elementi si uniscono senza regole, partecipano ad un mescolamento.
PRIMO CAPITOLO DEL ROMANZO DI CARPENTIER 'EL REINO DE ESTE MUNDO".
Un romanzo storico magico realista che si apre al contatto con il nemico.
Si racconta una passeggiata, uno schiavo nero con il suo padrone. Il padrone deve farsi la
barba e si ferma dal barbiere. Loschiavo aspetta fuori e osserva la vetrina del negozio del barbiere dove appaiono delle teste di cera importate come modello distile e di acconciatura perfetta francese che si stanno sciogliendo al sole e stanno quindi perdendo la loro forma. Sono esposteaccanto alle prelibatezze della macelleria che è a fianco, ma che condivide la stessa vetrina.
La sensazione che lo schiavo ne deduce è che stiano servendo in un vassoio le teste dei padroni insieme alla carne. Questo è unesempio di assenza di confini. Suggerisce con poco l'idea di rivoluzione. Un esempio di appropriazione del modello. L'effettoestetico dell'allestimento è assolutamente magico realista. Un banchetto grottesco impossibile da categorizzare in modo stabile.
L'idea della rivoluzione possibile rispetto alle gerarchie prestabilite. Tutto questo ha a che fare con il realismo magico diCarpentier. Una visione comunque utopica di anarchia totale, del
dialogo e dell'incontro anarchico tra le cose e i fenomeni.
MARQUEZ: CIEN AÑOS DE SOLEDAD
INCIPIT:
- Idea utopica di rifondare l'identità
- Luogo attraversato da dettami culturali che rendono incerto l'abitabilità
L'idea utopica di rifondare una nuova identità latino-americana, partendo da zero, un mondo attraversato da una serie di dettami culturali che lo rendono mobile come un vascello fantasma, che lo rendono malfermo, insicuro, incerto, ne rendono incerta l'abitabilità: "Muchos años después, frente al pelotón de fusilamiento, el coronel Aureliano Buendía había de recordar
El mundo era tan reciente, que muchas cosas carecían de nombre, y para mencionarlas había que señalarlas con el dedo.
L'opera è ambientata a Macondo. Nei romanzi satellitari rispetto a Cent'anni di solitudine ritroviamo lo stesso luogo, gli stessi personaggi, con altre vicende: l'idea è di provocare nel lettore, con la ricorrenza degli spazi e dei personaggi, un acutissimo senso di realtà, come se questo mondo fosse davvero ripercorribile, saltando da uno spazio testuale ad un altro. Quasi tutte le opere di Marquez sono ambientate a Macondo. Cent'anni di solitudine è il simbolo di questo fascio di "narrazioni territorio", o "narrazioni casa", che sono i romanzi del boom, ed è il luogo in cui si racconta la storia della città dalla sua fondazione alla sua apocalisse, nel momento in cui viene rasa al suolo e non ci sarà più futuro per le stirpi condannate a
cent'anni di solitudine. Questa sua opera è una vera e propria utopia in quanto García immagina utopicamente di tornare ad un inizio possibile, quando l'America non era ancora stata scoperta, in cui gli indigeni vivevano con le loro usanze e i loro sistemi, citando implicitamente i primi viaggi della navigazione-scoperta dei coloni. Crea così un mondo, un mondo caotico e aperto ad ogni possibilità. Marquez è come se strappasse queste mappe geografiche, concedendosi di poter tornare in quella terra e poter ricostruirla da capo, potendo nominare qualsiasi cosa a proprio piacimento. Marquez è una sorta di piccolo dio che inventa la latino-americanità. La sua parola è verbo, nel senso più pieno del termine: la parola crea il proprio oggetto. Gioca nell'onnipotenza. L'applicare un nome ad una determinata cosa, rende questo meno estraneo ed è questo un po' il concetto di fondo, l'essere.latino-americano significa vivere in uno spazio adibito come inedito. Il concetto inizialmente dei coloni che diedero nomi spagnoli a cose che già avevano un nome indigeno diventano nomi ibridi, frutto della tessitura linguistica tra quella europea e naturale, quella indigena, più un apporto di elemento africano. Questo incipit di "100 años de Soledad" è uno degli incipit più noti della letteratura. Ci da la possibilità di entrare fin da subito nelle dinamiche complesse del romanzo. Un incipit che dialoga con la genesi biblica. Marquez in un suo saggio per registrare la sua attività immaginativa che sta alla base di Macondo utilizza l'espressione "historia de un deicidio", storia di un deicidio, delle fondazioni di un mondo che si basa su leggi e regole diverse dal mondo comune che abitiamo, leggi fondate dal discorso. Questo incipit è l'origine di un mondo.
LETTURA DELL'INCIPIT:
Ci sono tanti
aspetti da notare nel primo frammento in cui sono condensate tutte le logiche contraddittorie caratteristiche del romanzo. Innanzitutto questa prolessi iniziale: "molti anni dopo", non è ancora stato detto niente e già si salta in avanti, si salta in avanti per contraddire sin dall'origine le logiche utopiche che si stanno innescando. La logica della formazione da zero viene automaticamente contradetta da un riferimento di violenza, di fucilazione. L'utopia viene subito imbastardita con un elemento violento legato ai forestieri che arriveranno a Macondo per segnare questa conquista che non cesserà mai. Contraddicono subito le logiche della narrazione dell'incontro, del magico realista. Un narratore veggente che sembra conoscere tristemente le logiche della fondazione e anche della distruzione del mondo narrativo che sta per mettere in moto. Un narratore veggente, una visione profetica. Il segno di un avvertimento che non sarà ascoltato.Un avvertimento di distruzione. Questo aspetto di avvertimento, di un finale già scritto nella storia con il quale forse ci si potrebbe confrontare per non ripetere gli stessi errori fatti nella storia, lega questo narratore che è un narratore magico, utopico ma anche consapevole, alla figura del personaggio di Melquíades che è l'autore di un testo dentro il testo, le sue pergamene, che indica palesemente un fenomeno di condensazione concreta del libro che il lettore ha tra le mani in un elemento che c'è dentro il libro. 100 anni di solitudine sono le pergamene di Melquíades che si presenta come uno stregone gitano che sa tutto, conosce la storia del paese e la scrive sulle pergamene che nessuno, se non alla fine, riesce a decifrare. Melquíades sa tutto, vorrebbe avvertire ma non riesce a farsi ascoltare. Una sorta di indovino inefficace che racconta una storia che non riesce a produrre gli effetti benefici sperati perché
rimane inascoltata.
“Macondo era allora un paese di 20 case di fango e canna...” un elemento che rimanda al senso dell’uomo preistorico, un mondo che è appena nato o che sta per nascere. Le cose non hanno ancora un nome, una posizione simbolica esatta nella sintassi del reale. Sono ancora mobili. Il mondo era così