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WINTER WITH THE GULF STREAM

L’aridità invernale attenua i suoi rigori grazie agli scarsi tepori della corrente

del Golfo e la desolazione del paesaggio si scioglie nel tramonto rasserenante.

A SOLILOQUY OF ONE OF THE SPIES IN THE WILDERNESS

Questa poesia è stata scritta nel 1864, periodo di poco precedente alla

conversione di Hopkins.

Questo periodo è caratterizzato da una forte indecisione e agitazione: la

scissione tra Fede e Non Fede appare già presente; non Fede detiene i valori

positivi e Fede quelli negativi.

In realtà di questo testo ne esistono varie versioni con un ordine diverso delle

strofe, anche se il senso della poesia non cambia.

Questa poesia si presenta innanzitutto come un soliloquio, cioè come un

discorso fatto dall’io poetico che si trova solo, parla a se stesso e non c’è

nessuno che lo sente.

Il soliloquio si distingue invece dal monologo in quanto quest’ultimo è un

discorso che viene pronunciato dall’io poetico che non sa però che qualcuno lo

sta ascoltando, o almeno finge di non sapere che qualcuno lo sta ascoltando.

Il fatto che venga scelto un soliloquio e non un monologo testimonia una scelta

antropologica e culturale di Hopkins, nel momento di maggiore popolarità e

diffusione del monologo.

In questo periodo dell’Età Vittoriana il monologo era un genere letterario molto

diffuso, il cui scopo era quello di creare una relazione con altri, ai quali poter

parlare indirettamente, dicendo tutto ciò che direttamente, a causa dei vincoli

sociali o religiosi, non si poteva comunicare (es. segreti del proprio animo). Si

tratta quindi di una comunicazione esterna indiretta.

Il soliloquio invece ha un’intenzione totalmente diversa, quello di approfondire

il rapporto che ognuno di noi ha con se stesso: si tratta perciò di una

comunicazione diretta.

Mentre un autore del tempo come Browning scelse il genere del monologo,

pubblicando l’opera “Dramatist Personal”, Hopkins compie invece una scelta

culturale e antropologica diversa, scegliendo il soliloquio: il soggetto umano

viene trattato, gestito diversamente.

Questa scelta rappresenta la posizione critica di Hopkins nei confronti della

cultura letteraria del suo tempo: il suo pensiero teorico sulla letteratura non

coincide con quello della sua epoca.

Egli verificò infatti che nel suo tempo erano presenti sia il monologo che il

soliloquio ed escludere uno di questi due generi letterari voleva dire rinunciare

ad una parte dell’esperienza letteraria.

Il tema di questa poesia è quello delle dodici spie mandate da Mosè nella

Terra Promessa (Canaan), una per ogni tribù, che dovevano ispezionare il

territorio prima dell’arrivo del popolo: ogni spia era stata scelta dal capo della

sua tribù grazie alla sua fedeltà.

Dieci di queste spie tornano dicendo che è impossibile arrivare a Canaan,

mentre una di loro si trova nel deserto ed è proprio questa spia che pronuncia il

soliloquio. Il deserto diventa simbolo della solitudine dell’anima, in cui spira il

vento Simoon, vento secco del deserto che prosciuga la gola delle persone.

In questo soliloquio si nota quindi qual è il rapporto tra la dimensione personale

della spia (intenzione personale) e la responsabilità di rappresentante della

propria tribù della quale è stato investito.

Il soliloquio della spia si concentra sul fatto di aver ricevuto un ordine da

rispettare, ma senza capirne né il perché né l’origine: la spia non ha infatti

potuto né scegliere né rinunciare alla nomina in quanto ha su di sé la scelta del

capo tribù e di Mosè; la sua intenzione personale è quindi irrilevante.

Il rapporto perciò tra l’intenzione personale e ciò che le è stato imposto è di

tipo conflittuale; la voce che pronuncia il soliloquio si scinde infatti in due voci:

quella della spia, traditrice dell’esercito di Mosè in viaggio verso la Terra

- Promessa;

quella dell’imperfetto credente per il quale la sterilità non riesce a

- capovolgersi e diventare raccolto fecondo e la fame e la sete non si

saziano.

Si palesa quindi il conflitto tra la spia che è ebrea e che sa quindi chi è Mosè, e

la spia che invece chiede chi sia il Mosè che le ha imposto questa missione

(“Chi è questo Mosè?”).

Il punto infatti del soliloquio non è tanto chi sia Mosè veramente, come

persona, ma che ruolo egli svolga: questa domanda che la spia pone a sé

stessa è una domanda su più livelli, in quanto non si rivolge semplicemente a

Mosè ma direttamente a Dio, con il quale Mosè parla e dal quale ha ricevuto il

compito.

Da ciò comprendiamo quindi che questo testo può essere letto a livelli diversi:

a livello narrativo, a livello personale, a livello sociale e a livello collettivo.

Se ci concentriamo poi sulla seconda parte della domanda “Chi, noi ci

domandiamo, l’ha nominato nostro giudice e signore?”, essa completa la parte

precedente della domanda: essa si focalizza infatti su due aspetti di Mosè, cioè

quella di giudice e quella di “ruler”.

La spia definisce Mosè “giudice” in quanto ha rotto il vitello d’oro e ha imposto

il sistema di valori delle tavole della legge; lo definisce invece “ruler”

mostrando il proprio disappunto per il compito che gli è stato imposto.

BARNFLOOR AND WINEPRESS

Questa poesia è stata scritta nel 1865.

In questo periodo avvengono molti cambiamenti nella poetica di Hopkins:

Non Fede e Fede istituiscono la loro opposizione e il loro collegamento

- ossimorico: l’adesione a Non Fede costituisce un’esperienza di peccato

sterile, di fame e sete non appagate, mentre nella conquista di Fede tutto

è raccolto, guadagno e sazietà;

avviene la progressiva identificazione del soggetto dell’enunciato con il

- soggetto dell’enunciazione: in questa poesia ritroviamo infatti l’uso del

“we”, che non è ancora un “I” ma ci si sta avvicinando;

i temi dominanti sono quelli del silenzio e della parola, la quale viene

- percepita come peccaminosa e sterile.

Il primo verso della poesia identifica il peccato come devozione all’arte e alla

parola poetica: la parola poetica è un atto impuro e negativo, causa delle

contraddizioni nei confronti di Fede e come tale viene condannata.

SEE HOW SPRING OPENS WITH DISABLING COLD

Lo stesso tema della denuncia della parola viene ripreso anche dalla poesia che

inizia con il verso “See how spring opens with disabling cold”.

In questa poesia ritroviamo una denuncia esplicita della parola poetica e

l’affermazione della volontà del silenzio.

Questa poesia è un sonetto, che mostra i meccanismi transcodificativi utilizzati

da Hopkins.

I soggetti dell’enunciato sono due:

la primavera: si trova nella prima quartina  essa funge da correlativo

- 1

oggettivo della situazione del secondo soggetto (l’Io) il quale ripete in

termini metaforici ciò che nel primo avviene in termini letterari;

la persona che dice “io”: si trova negli altri due blocchi di 5 versi (5-9,

- 10-14).

La primavera arriva in ritardo e di conseguenza anche la maturazione tarda,

ciò che è nascosto fatica quindi a venire alla luce (temi della sterilità/raccolto e

occultamento/rivelazione).

Da queste figure della primavera e dell’io emerge il codice icastico-metaforico

usato da Hopkins: la primavera diventa metafora della conversione e della

vocazione sacerdotale che tardano a venire e che ostruiscono il raccolto, cioè la

fede.

Questa lentezza nella venuta della conversione è dovuta alla giovinezza dedita

al peccato, cioè la parola poetica (versi 10-14) e anche all’incapacità di estrarvi

guadagno e abbondanza.

FOR A PICTURE OF ST. DOROTHEA

In questa poesia Hopkins afferma la fecondità del sacrificio e descrive il mondo

come dominato dalla sterilità e dall’inverno.

THE HABIT OF PERFECTION

Questa poesia è stata scritta nel 1866.

In questa poesia viene ampiamente usata la figura retorica dell’ossimoro: la

presenza dell’ossimoro dimostra l’opposizione e il collegamento ossimorico tra

Fede e Non Fede.

Inoltre ritroviamo una struttura fonologica complessa e il ricorso a figure

retoriche.

Le prime due quartine rappresentano la scelta ormai compiuta verso il silenzio,

ma allo stesso tempo, la sua trasformazione in “silenzio eloquente”, quindi in

una superiore parola: in questo caso quindi il silenzio è atto di libera scelta e

mezzo in Fede per raggiungere il successo superiore (successo = music).

Quando Fede non è ancora presente, abbiamo solamente l’opposizione tra i

due opposti (silenzio/parola, oscurità/luce), mentre con l’arrivo di Fede questa

Il correlativo oggettivo è un concetto poetico elaborato da Eliot, che definì

1

come "una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi che genera

un'emozione particolare"

opposizione si trasforma: sul piano di Fede, il silenzio non è più mancato

successo, ma “silenzio eloquente”, mentre l’oscurità si converte in

“oscurità luminosa” e infine in “superiore, purissima illuminazione”.

Esattamente come avviene per il silenzio e l’oscurità, anche la sete, la fame, la

sterilità, la povertà e la spesa si trasformano: sete e fame si convertono in

sazietà, la sterilità si converte in raccolto, la povertà e la spesa si convertono

in ricchezza e guadagno.

La quinta quartina (versi 17-20) infine si concentra sulle pratiche del futuro

sacerdote, le quali alludono ad un sacrificio che si sta compiendo, ovvero il

rogo degli scritti di Hopkins.

THE WRECK OF THE DEUTSCHLAND

Hopkins rompe con questa poesia il settennale silenzio che era iniziato con la

sua entrata nella Compagnia di Gesù.

In questa poesia Hopkins non utilizza una parola breve e dimessa, ma un’ampia

emissione di parole, che esprime tutto ciò che fino a questo momento Hopkins

aveva represso nel silenzio e che Marucci definisce “eruzione di parole”.

La rottura del silenzio è simboleggiata dalla grande sciagura navale: i superiori,

che fino a questo momento erano contro il fatto che Hopkins scrivesse, ora lo

chiamarono a scrivere un poema sul tema del naufragio del Deutschland.

Questo naufragio rappresenta una parabola e Marucci afferma infatti che sia

caratterizzato da segreta parabolicità: questo evento occasionale è infatti in

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
14 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/10 Letteratura inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher glibertino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura inglese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Reggiani Enrico.