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LA GIOVENTU’ ACCERCHIATA

Il primo capitolo del David Copperfield comincia

con “i am born” e come lui anche altri romanzi

come Jane Eyre, Tom jones e Grandi Speranze,

attribuiscono un valore duratura, non proprio alla

nascita, quanto all’infanzia dei protagonisti. Questa

è una delle differenze principali tra il romanzo di

formazione inglese e quello continentale.

Grazie alle “esperienze” di Wilhelm Meister lui

rimette continuamente a fuoco il suo rapporto con il

teatro riponendolo poi nei suoi ricordi del passato

per poi volgersi alla maturità; A Tom invece è

impossibile pensare a Sophia o riflettere sul suo

amore per lei, le sue esperienze erotiche sono in

realtà digressioni che non possono farci vedere con

luce diversa un amore asessuato, un amore

d’infanzia; contrariamente a Meister, nel romanzo

inglese le esperienze più significative non sono

quelle che alterano, ma quelle che confermano le

scelte fatte in età infantile.

Ricordiamo che secondo David Copperfield, il

bambino ha una capacità straordinaria di

osservazione, limpida e precisa, e la maggior parte

degli uomini che hanno questa dote non l’hanno

acquisita col tempo ma non l’hanno mai perduta.

Al primo incontro con i vari personaggi, solitamente

in età infantile, David reagisce in maniera tale che

l’esperienza del lettore sia superflua, perché darà

per forza ragione all’innocenza del bambino. La

saggezza di zia Betsey consisterà nell’imparare a

vedere tutto con gli occhi di un bambino, o ancora,

Allworthy si dovrà pentire di non aver creduto alla

sincerità ingenua di Tom Jones.

IL BIANCO E IL NERO

Tutti i personaggi del romanzo di formazione inglese

si trovano nella situazione base secondo cui l’eroe è

alla mercè di coloro che lo disprezzano e lo

ritengono un incapace.

Se dunque il sintagma iniziale dell’eroe in balìa dei

suoi avversari incoraggia una percezione netta,

questa esige a sua volta un sintagma finale

definitivo e classificatorio, il mondo acquista senso

solo se suddiviso tra bene e male. Se il paradigma

oppositivo perde nitore, ci si trova di fronte a quei

comportamenti discutibili e diffusi in età adulta. E

allora ci potremmo chiedere perché Jane Eyre

fugge, perché non resta con Rochester: perché

rimanere significa essere un’adultera. Tutte le

grandi tradizioni narrative hanno affrontato il tema

dell’adulterio, francia, germania, russia…tranne

l’inghilterra.

VERY COMMON PEOPLE

avendo il romanzo-fiaba una struttura chiara che

propone un opposizione senza ombre tra buoni e

cattivi ed un finale ricco di premi e punizioni, ai

protagonisti resta poco da fare, se non quello di

rendere riconoscibile questo universo morale, è così

che il protagonista è una persona normale, una

persona qualunque.

Come scrisse Bettelheim, il mito propone dei

personaggi che il lettore è spinto ad emulare, nella

fiaba invece si propone una situazione familiare, un

personaggio in cui il bambino può immedesimarsi

senza sentirsi costretto a comportamenti particolari.

L’ero del mito insomma è una figura normativo,

l’ero della fiaba è una figura normale. Richardson se

n’era accorto e aveva definito Tom e Sophia delle

persone del tutto ordinarie, mostrando dell’astio

però. Nel suo Grandi Speranze, Pip coglie

l’accezione spregiativa del termine “common” e

cerca di sottrarvisi. Anche Jane Eyre è un

personaggio “common”.

L’essere common aiuta questi personaggi nel

rappresentare quella classe sociale di mezzo che

per il romanzo continentale corrispondeva alla fase

della gioventù.

Un’altra differenza tra il romanzo inglese e quello

europeo riguarda il concetto di democrazia ed

eguaglianza che ci trasmette, quindi ci viene facile

immedesimarci in Tom Jones o in David, sono

vicende che potrebbero capitare a tutti e

probabilmente reagiremmo anche allo stesso modo.

è un messaggio mediocre e incolore, ma la

democrazia non mira a potenziare le grandi

individualità, essendo per natura antieroica.

IL GIARDINO ANTROPOLOGICO

Quasi ad esaltare l’universo incolore degli eroi

common del romanzo inglese, i personaggi che li

circondano sono tutt’altro, inconfondibili.

Orwell scrisse che Dickens percepiva gli esseri

umani come dei caratteri, non in base alla loro

funzione nella società, vedendoli staticamente,

come oggetti o quadri. Seppur in forme più

articolate, anche Fielding e Sterne.

Nel romanzo inglese quanto più numerose sono le

lingue, tanto più inesistente è il dialogo tra l’una e

l’altra e il loro influsso sulla lingua dell’eroe. Infatti,

in queste opere, domina l’equivoco, ovvero lo

scambio linguistico contrapposto alla

comunicazione, frequentissimo in Sterne, ma anche

in Fielding e Dickens.

In Inghilterra il dialogo lo si trova maggiormente

nelle opere di Jane Austen e George Elliot, i due soli

casi in cui l’interesse classificatorio è superato

dall’attenzione verso la mobilità sociale. Nel

romanzo inglese viene meno dunque il dialogo, il

linguaggio non serve a comunicare ma ad

esprimere il proprio status.

ADDIO, MONTI

Nella narrativa inglese la violazione operata dal

mostro è una vera e propria costante. In cime

tempestose, in Frankestain o in cuore di tenebra, la

minaccia investe l’intero universo narrativo. Nei

romanzi di formazione invece la minaccia si

concentra su un unico punto, il protagonista. Lo

schema ricorrente racconta d un protagonista

normale e innocente, accusato ingiustamente e non

in grado di difendersi. La storia solitamente si

conclude con il protagonista condannato all’esilio o

alla fuga. È la versione inglese della metafora

narrativa della gioventù, il viaggio. Gli eroi inglesi

partono sempre contro la loro volontà e senza aver

meritato tale sorte. Più il protagonista si allontana

dal punto di partenza più aumenta l’angoscia di non

essere più se stesso. È a Londra che gli incubi

raggiungono la massima intensità, la metropoli in

cui Tom Jones chiede in moglie una donna che non è

Sophia, o in cui David affronta una delle esperienze

infantili più brutte, la fabbrica di bottiglie. Il viaggio

aiuta i protagonisti ad apprendere non quello che si

potrebbe essere, ma quello che non si vuole essere.

Se si è rimasti completamente passivi ed

immutabili, allora, sarà possibile ritornare indietro.

Nell’ultima pagina dei promessi sposi Renzo

riassume il senso dei suoi viaggi, con un elenco di

cose da non fare, ha imparato a non predicare nelle

piazze, a non alzare il gomito, ecc. anche per

Manzoni il luogo dove si è meno se stessi è la

grande città, Milano.

UR-NOVEL

La sequenza agnizione-eredità è lo schema tipico

dell’happy ending inglese, inesistente invece nel

romanzo europeo.

La borghesia non ha mai disdegnato testamenti ed

eredità, l’idea che la ricchezza provenga da

un’eredità è tipica dell’aristocrazia terriera. A

godere dell’eredità è solitamente un eroe dalla

caratteristiche borghesi alquanto sbiadite. Queste

eredità sono in realtà un atto di giustizia, non sono

doni elargiti da cardinali o altro, sono qualcosa a cui

i protagonisti hanno diritto, un diritto che gli è stato

tolto. Siamo di fronte ad una giustizia fiabesca

quasi, degna dei romanzi familiari che si sognano

nell’infanzia, i finti genitori che sono degli impostori

e gli zii che rimettono le cose al loro posto.

IL GRAN TRIBUNALE DEL MONDO

Nella violenta polemica sul ruolo della rivoluzione

nella storia inglese, nessuno scrisse niente. Solo

dieci anni dopo Edward Thompson scrisse Whigs

and Hunters, in cui parlando del sistema giuridico e

del potere di classe, sosteneva che l’egemonia della

Gentry e dell’aristocrazia settecentesca grazie alle

forze militari o alla mistificazione della stampa, ma

negli studi dei giudici di pace. La legittimità di una

classe dominante e di un intero assetto sociale, è lo

sfondo costante al romanzo di formazione.

In Grandi Speranze, la parte londinese si svolge

interamente nel mondo della legge e si conclude

con la confisca dei beni di Pip; il primo impiego di

David Copperfield è ai commons e una parte

fondamentale della storia è il processo contro Uriah

Heep; o ancora in Tom Jones, ogni episodio è

presentato come una sorta di caso giudiziario, si

inizia con la descrizione del reato, si ascolta

l’accusa, si interroga l’imputato e si arriva alla

sentenza e alla pena.

Un luogo comune della cultura giuridica inglese

recita “justice is as simple as truth”. È un

paradigma che troviamo nel romanzo, il semplice è

offuscato dalla distorsione dell’intreccio, che offre

una versione menzognera ma efficace della verità,

si innesca poi un meccanismo spazio-temporale,si

avrà il ritorno ad un luogo, o un’età, o un episodio,

che ci permette di ripristinare la verità.

NARRATIO VERSUS ROMANZO

Nell’ultimo libro di Tom Jones, Fielding, scrive che

tutto da adesso sarà semplice e serio racconto.

L’intreccio costituisce un intermezzo che si dissolve

al comparire della fabula, quest’ultima risulta

essere sempre molto “plain”, semplice, come è

stata definita Jane Eyre, con il suo viso pulito e

senza trucco.

Narratio è lo svolgimento storico degli eventi, è un

concetto della cultura greco-latina che riaffiora

adesso non in letteratura ma in ambito giuridico.

Letteratura e legge godono di un’alleanza che si

articola nella struttura del romanzo di formazione

inglese, che vuole dimostrare che tutti hanno diritto

ad essere ascoltati e a ricevere giustizia. È una

cultura giuridica diffusa, una cultura in bianco e

nero, dove abbiamo criminali e innocenti. È così che

il romanzo nasce in Inghilterra proprio quando

l’ideologia del diritto regnava sovrano.

George Elliot e Jane Austen sono le uniche che

rinunciano al modello giudiziario-fiabesco.

I protagonisti adesso hanno una fisionomia

intellettuale, hanno una personalità energica che

viene percepita come insolita. I protagonisti non

sono fanciulli ma adulti che si battono per valori non

ancora accettati dalla società, ni

Dettagli
Publisher
A.A. 2007-2008
12 pagine
11 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/10 Letteratura inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher purpettta di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura inglese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Altese Maria Paola.